01/10/2012 13:06 CEST - WTA

Sharapova: gruntometro ok ma solo per le nuove tenniste

WTA - Il piano della WTA per fermare il grunting ha un alleato inatteso: Maria Sharapova. L'eventuale introduzione del "gruntometro" non riguarderà le giocatrici in attività. "Sarebbe come farmi cambiare il dritto" dice Masha. Alessandro Mastroluca

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Maria Sharapova (Photo by Elsa/Getty Images)
Maria Sharapova (Photo by Elsa/Getty Images)

Il piano anti-grunting della WTA ha trovato un alleato inatteso, Maria Sharapova. Masha, che quando gioca emette urla che hanno raggiunto i 101 decibel, non sarà però toccata dall'eventuale introduzione del “gruntometro”. L'equivalente sonoro dell'Hawk-Eye rientra nelle proposte di Stacey Allaster per ridurre il rumore durante gli incontri, cui si aggiunge una nuova regola sui livelli accettabili di decibel e un percorso educativo per le nuove generazioni.

“Partire dalla base è una mossa giusta” dice Maria Sharapova alla Reuters. “Vogliamo portare a tutti i livelli una nuova regola, obiettiva, attraverso la tecnologia per rendere il tutto più semplice per giocatori e arbitri” ha dichiarato Stacey Allaster. Ma, dopo aver ascoltato scienziati e psicologi dello sport come Rick Jensen (fondatore del Performance Center), coach come Nick Bollettieri, giocatrici come Billie Jean King, Monica Seles e le sorelle Williams, Allaster ha stabilito che questa nuova regola, quando entrerà in vigore, non riguarderà le giocatrici in attività.

“E' giusto” aggiunge Sharapova. “Sarebbe come imporre a un giocatore di cambiare la presa del dritto nel bel mezzo della sua carriera. Io lo faccio da sempre, è naturale, è un'abitudine: nessuno mi ha mai detto o suggerito di farlo, né in Russia né in Florida”.

Recentemente, però, Harrison ha rivelato che all'Academy di Nick Bollettieri (dove sono passate Sharapova e Larcher de Brito, altra notoria urlatrice) "lo fanno fare regolarmente, e da ormai diverso tempo quasi come una tecnica specifica e mirata per distrarre l'avversario. Mi stupisce che qualcuno ne sia ancora sorpreso”.

Il fenomeno del grunting, degli urletti o gemiti o grugniti che accompagnano il colpo, inizia quando la 17enne Victoria Palmer, che poi ha assunto il cognome del marito, Heinicke, gioca il suo primo Wimbledon nel 1962. Una giocatrice con cui aveva giocato spesso, spiega in un'intervista senza rivelarne il nome, prima del torneo chiede agli arbitri di ordinare a Victoria di smetterla. “Loro hanno parlato con mia madre, che ha parlato con me. Se mi avessero detto di non urlare, non avrei potuto giocare: punto”.

L'unico vero tentativo di porre un freno al grunting risale all'edizione 1992 di Wimbledon quando è stato sperimentato un primo “gruntometro”. Sia Nathalie Tauziat nei quarti che Martina Navratilova in semifinale si lamentano delle urla di Monica Seles. L'allora numero 1 del mondo prova a giocare “in silenzio” la finale contro Steffi Graf e la perde. Anche lei, in un'intervista a Tennis Space dello scorso febbraio, conferma che non si tratta di un disturbo intenzionale. E non si oppone al cambio delle regole: “Se i tifosi lo richiedono, niente più grunting. I giocatori sono pagati per divertire il pubblico e fare in modo che chi paga il biglietto ne ricavi il massimo divertimento possibile”.

Per Navratilova, urlare durante i punti è “barare, puro e semplice”. “Possibile che per gli arbitri quelle urla non possano valere come palla disturbata? Io se fossi in loro interverrei” dichiarava Chris Evert lo scorso febbraio.

Pam Shriver, che commenta Wimbledon per ESPN, sposta i termini della questione e si concentra sulla responsabilità delle giocatrici. “Mi piacerebbe vedere una tennista prendere la palla e dire 'fermate questo disturbo, non riesco a sentire la palla'. Sarebbe affascinante vedere che succederebbe. Stiamo ancora aspettando di vedere la prima giocatrice di questa generazione fare un tentativo serio di zittire le urlatrici”.

Il fenomeno, però, non riguarda solo il tennis femminile. Il “padre” del grunting è Jimmy Connors, che ha avuto nelle passate generazioni (per non parlare di quella attuale) parecchi emuli, basti pensare a Thomas Muster o a Andre Agassi, costretto a ridurre le sue urla durante la semifinale degli Us Open del 1988 contro Ivan Lendl. Il ceco chiama i referee in campo perché distratto, ha l'ultima parola e vince in quattro set.

Alessandro Mastroluca

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