14/10/2012 19:19 CEST - Personaggi

Murray e la psicologa di Lendl: "Mi ha rigenerato"

TENNIS - Murray ha voltato pagina. Colpisce il suo modo nuovo di vivere il match. Un aiuto è arrivato da Alexis Castorri, che già aveva aiutato Lendl a dare la svolta alla sua carriera tra il 1984 e il 1985. Simone Olivelli

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Andy Murray (Photo by Mike Stobe/Getty Images)
Andy Murray (Photo by Mike Stobe/Getty Images)

Checché ne dicano i suoi detrattori – un po’ perché una rondine non fa primavera e un po’ perché le sue vittorie finiscono inevitabilmente per coincidere con le sconfitte di quei giocatori che, a oggi, riscuotono le maggiori simpatie tra gli appassionati – Andy Murray sembra davvero aver voltato pagina.

Nel giro di pochi mesi, infatti, lo scozzese è passato dal perdere la quarta finale slam della sua carriera alla vittoria della medaglia d’oro olimpica a Wimbledon (dove per la prima volta ha sconfitto Roger Federer in una partita tre su cinque) per poi trionfare agli Us Open, dove contro Novak Djokovic ha colto il primo successo slam.

Ma ciò che forse più colpisce in Murray è il nuovo modo di vivere il match: l’attuale numero 3 del ranking sembra infatti essere più disposto ad accettare i propri errori e maggiormente capace di gestire le situazioni di crisi. Molti, e tra di essi lo stesso scozzese, sono quelli che attribuiscono buona parte dei meriti a Ivan Lendl, l’ex campione che, a inizio anno e dopo una lunghissima pausa, ha deciso di rimettersi in gioco nel mondo del tennis in veste di allenatore.

Tra i miglioramenti compiuti da Murray vi sono senz’altro il dritto, oggi più penetrante e sicuro, e un atteggiamento in campo più propositivo, quest’ultimo da intendersi come naturale conseguenza dell’aver accettato di sviluppare il proprio gioco rimanendo più vicino alla linea di fondo.

Quello che però non si sapeva fino a ieri è che ad aver contribuito alla nuova presa di coscienza di Murray è stata anche Alexis Castorri, una psicologa dello sport consigliata, neanche a dirsi, dallo stesso Lendl che ne beneficiò in prima persona nel corso della propria carriera. A rivelare l’aneddoto è stato lo stesso scozzese che, nel corso di un’intervista rilasciata alla Bbc, ha dichiarato: «Con lei ho parlato di argomenti che hanno poco a che vedere con quel che succede in campo ma che tuttavia potrebbero influenzare in negativo il gioco, impedendoti di essere pienamente concentrato. Ciò mi ha aiutato più del parlare della respirazione o di come gestire il tempo che intercorre tra un punto e l’altro».

Per Murray, tuttavia, questa non è la prima esperienza di questo genere: «Tanti atleti usano gli psicologi dello sport – ha dichiarato lo scozzese -. Io stesso in passato ci ho provato ma non aveva funzionato granché». Mancati risultati che però non hanno fatto desistere Murray dal fare un nuovo tentativo: «E’ successo quando, all’inizio dell’anno, ho parlato con Ivan [Lendl, ndr]. Lui è stato accompagnato da uno psicologo dello sport nel corso della sua carriera. Quella volta mi chiese se io fossi disponibile a tentare nuovamente e risposi di sì. E’ sempre un bene provare cose nuove e vedere che succede. Nello specifico, ho parlato con una psicologa che lavorò con Ivan e che con lui fece un ottimo lavoro- Tutto ciò mi ha rigenerato: in passato con gli psicologi avevo parlato soltanto di tennis, ma nella vita ci sono molte altre cose e un atleta le porta in campo quando gioca».
Che dire, i percorsi di Lendl e Murray continuano ad assomigliarsi sempre più. Ed è inutile dire che allo scozzese, considerato il palmares del campione ceco, tutto ciò non può fare altro che piacere.

Simone Olivelli

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