08/11/2012 19:38 CEST - Interviste

Peter Fleming: "Il doppio farebbe bene ai top player"

TENNIS - "Con queste racchette si gioca solo di potenza, non c'è varietà. Per questo i top player non giocano". Così Peter Fleming, che ha dominato gli anni '80 in coppia con John McEnroe. "Il doppio serve per imparare a giocare meglio". Da Londra, Alessandro Mastroluca

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Peter Fleming
Peter Fleming

L'evento che più spesso alza il livello di un torneo (con più giocatori in campo, più divertimento, una netta preponderanza di colpi rischiosi e azzardati e un più illuminante dispiegarsi delle possibilità tecniche e tattiche del gioco) è il doppio. Perciò è un'ironia deludente che sia il più in basso nella scala di priorità in termini di programmazione e prize money”. Così scriveva Curry Kirkpatrick su Sports Illustrated nell'agosto del 1980. Erano gli anni d'oro della coppia che ha cambiato la storia del doppio: John McEnroe e Peter Fleming. E proprio con l'amico dell'ex SuperBrat, che abbiamo incontrato alla O2 Arena, abbiamo analizzato il presente e il futuro, i limiti e le opportunità di questa specialità.

“Perché il doppio non attira più come prima? Perché i top player non lo giocano. Fanno al massimo qualche torneo all'anno, ma non danno mai l'impressione che per loro sia importante. Questa è una parte del problema. L'altra sono i nuovi materiali, le nuove racchette. Hanno tolto le variazioni, i tocchi, i colpi di fino al gioco. Ora è solo potenza, potenza, potenza. Il gioco è più uniforme. Se avesse giocato il doppio di più, forse Federer avrebbe vinto il suo primo Wimbledon prima: ricordo nel 2001 contro Sampras faceva serve and volley su ogni punto. Poi ha smesso. E' comprensibile: con queste corde, con la maggiore velocità di palla, è più difficile difendere la rete”.

Di base, diceva Gene Mayer, che è stato un top-10 in entrambe le specialità, il singolare è lavoro e il doppio è divertimento. E divertendosi, si può anche imparare. “Per me il doppio dovrebbe essere obbligatorio nei tornei giovanili, tutti i ragazzi di 12-13 anni dovrebbero giocarlo. Perché serve per giocare meglio, anche in singolare, per imparare a fare la volée, per esempio”. Ed è stato proprio questo il motivo per cui il suo primo allenatore Tony Pickard ha convinto Stefan Edberg a giocare singolo e doppio nei primi ani di carriera. “Già adesso qualche singolarista sta giocando più spesso il doppio proprio per migliorare il suo tennis” prosegue Fleming. “Se si riuscisse a fare, le prossime generazioni potrebbero giocare meglio a rete”.

Fleming e McEnroe
La “coppia più bella del mondo” inizia a giocare insieme nel 1977. Tra il 1978 (vittoria nel South Orange Open) ed il 1986 (ultima vittoria del doppio americano, ai Wembley Championships), Fleming e “The Genius” vinsero ben 50 tornei, tra i quali spiccano quattro corone a Wimbledon (1979, 1981, 1983 e 1984), tre agli US Open (1979, 1981 e 1983) e ben 7 Masters di specialità consecutivi tra il 1978 ed il 1984 (solo Martina Navratilova e Pam Shriver possono vantare un record migliore, avendo vinto il WTA Tour Championships per ben nove anni consecutivi tra il 1981 ed il 1989). Con sette titoli McEnroe e Fleming sono inoltre la terza coppia come numero di Slam vinti, alle spalle dei fratelli Bryan e dei “Woodies”.

E' una coppia perfetta. Rappresentavano il meglio nei due fondamentali chiave per il doppio. Il servizio velenoso negli angoli di McEnroe, e le risposte di Fleming, frustate fulminanti in topspin dall'alto del suo metro e 96, soprattutto con il rovescio da destra.

“Il fatto che c'eravamo io e John, ha attirato al doppio anche Lendl. All'inizio non lo giocava, non gli piaceva. Ma se andava in campo in coppia con chiunque altro contro John e me, il pubblico si scaldava e lui pure, perché sapeva che qualcosa sarebbe successa, vista la rivalità tra loro due”.

L'amicizia tra Fleming e McEnroe tocca il suo punto più basso nel settembre del 1979, quando i due si affrontano, in singolare, per il titolo a Los Angeles. La prospettiva di ritrovarsi avversari li ha talmente condizionati che il giorno prima perdono nella semifinale di doppio da Fibak e McMillan: è la loro ultima sconfitta stagionale. McEnroe non rinuncia alla solita quota di proteste. “Quanto tempo deve passare prima di dargli un penalty point” urla al giudice di sedia un esasperato Fleming, che vince 64 64 e conquista il suo terzo e ultimo titolo in singolare.

Durante un'altra sfida, in un torneo non ufficiale del WCT in Giamaica, McEnroe si sente danneggiato dalla chiamata di un giudice di linea e prova a convincere Fleming a lasciargli comunque vincere il punto. Fleming non ci sta: “Sono tuo amico, non l'Esercito della Salvezza”.

Il futuro del doppio
Oggi vedere coppie che restano sul circuito così a lungo è sempre più difficile, con l'eccezione dei gemelli Bryan. “Va dato loro un grande merito” ci dice Fleming, “per tutto quello che hanno fatto per il doppio: tutti pensano che vincere in doppio è facile, ma non è affatto così” ci dice.

Saranno molti, per esempio, i cambiamenti in vista nella prossima stagione. Nestor potrebbe iniziare a giocare con Bhupathi. Di conseguenza non è escluso che Bopanna, compagno dell'indiano, possa riformare dopo un anno il tandem con il pachistano Qureshi, che ha da poco pubblicato il suo “memoir”. Mirnyi, compagno di Nestor, dovrebbe giocare con Tecau. Il rumeno lascerebbe Lindstedt, possibile neo-compagno di Zimonjic. Buone chance anche di vedere la coppia tutta francese, che tanto bene ha fatto in Davis, Llodra-Benneteau.

Qualcosa è stato fatto negli ultimi anni per provare a ravvivare la specialità. “Cambiare le regole, introdurre il sudden death deuce o il super tiebreak, era un po' l'ultima spiaggia. Ma non credo abbiano tolto credibilità al doppio né che abbiano cambiato i risultati, nel complesso. Mi spiego, anche così sono le coppie migliori a vincere”

Alessandro Mastroluca

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