23/11/2012 23:34 CEST - STORIE DI TENNIS

La "prima" da inviato: un'emozione indescrivibile

TENNIS – Come un appassionato da sempre di sport e di cronaca sportiva realizzi a 40 anni il suo sogno. L'incontro con Ubitennis e la prima "mission" come inviato alla finale nr. 100 della Davis. Racconto di tre giorni vissuti intensamente. Stefano Tarantino

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Foto di rito al Media Party ITF organizzato a Praga per la finale nr. 100 (foto ITF)
Foto di rito al Media Party ITF organizzato a Praga per la finale nr. 100 (foto ITF)

Quando si sente la terminologia “ho realizzato un sogno” si è molte volte portati a pensare che si tratti di un luogo comune, di una frase fatta.

Posso invece garantire che l'essere stato accreditato come inviato per Ubitennis alla finale di Coppa Davis tra Repubblica Ceca e Spagna disputatasi a Praga nello scorso week-end ha rappresentato per un appassionato di tennis e soprattutto di Davis come il sottoscritto una delle avventure più belle che la vita mi potesse riservare e che porterò per sempre con me.

Per cercare di far capire quello che ho potuto provare nella bellissima tre giorni ceca è giusto fare una debita premessa.

Sono un appassionato di sport in generale e sono nato nel 1972.
Faccio quindi parte di quella generazione che la domenica pomeriggio sentiva per radio i secondi tempi delle partite di calcio a “Tutto il calcio minuto per minuto” dove i vari Bortoluzzi, Ameri, Ciotti, Ferretti, Provenzali ed il mitico Ezio Luzzi per la serie B ti facevano “vedere” con la loro bravura quanto accadeva sui campi di calcio tramite i loro racconti (Caressa e Diretta Goal erano cose inimmaginabili allora).
Quella che il giovedì sera vedeva i cartoni animati di “Supergulp” e poi subito dopo “Giochi senza Frontiere” prima di andare a letto presto perché “si fa troppo tardi e domani devi andare a scuola”.
Il tennis in televisione era soprattutto Guido Oddo e Galeazzi, la Davis era un rituale, avevamo una squadra epica che ogni anno o quasi arrivava fino in fondo e così ecco l'alzataccia notturna con mio padre per quella sfortunata finale in America o la rabbia del bambino che vede il suo idolo (Adriano Panatta) nettamente defraudato in quel di Praga l'anno dopo.

L'epoca d'oro del nostro tennis passa, ma la passione per la Davis e per lo sport in generale rimane.
Il sogno sarebbe quello di fare il giornalista, i miei amici si divertono a sentire le mie imitazioni dei radiocronisti di “Tutto il calcio minuto per minuto”, le calde giornate estive post-scuola e pre-vacanze sono passate fuori al balcone ad inventare partite di calcio e di tennis con le mollette dei panni (la beata fantasia dei bambini).

Il sogno resta, ma un po' la mancanza di coraggio, un po' l'adolescenza che ti distrae con tante cose, un po' gli episodi avversi della vita (la perdita prematura di mia madre e l'entrata nel mondo del lavoro al suo posto in banca) affievoliscono, anzi per meglio dire nascondono, in un posticino dell'animo quella piccola passione.

Diventato economicamente indipendente, mi seguo da tifoso le tre edizioni Davis dal '96 al '98 della nostra nazionale ivi comprese le trasferte a Nantes, Norkopping e Milwaukee.
Ma anche crescendo, con l'esperienza lavorativa, con il matrimonio e con i figli che arrivano (due ed il primo non poteva che chiamarsi Adriano) quella passione non si cancella, anzi.
I week-end di Davis sono sacrosanti, con l'avvento delle parabole cerco con il satellite di seguire un po' tutti gli incontri, a modo mio una sorta di “Davis minuto per minuto” di cui sono il regista.

Rimaneva però un piccolo vuoto, quella voglia di essere cronista,telecronista, di raccontare lo sport.

Un paio di anni fa giocavo il Virtual Tour, una sorta di Fantacalcio applicato al tennis, che ancor oggi Ubitennis propone e che mi appassionava per la particolarità di replicare la classifica dei concorrenti come un vero e proprio ranking dell'ATP.
Un giorno mi capitò di leggere che Ubaldo Scanagatta, proprio lui, quello che io sentivo fare le telecronache con Rino Tommasi, cercava collaboratori occasionali e volontari per il suo sito.

Dopo le tante volte nelle quali mi ero fatto degli scrupoli e non avevo avuto il coraggio di osare mi dissi che era la volta buona.
Scrissi una mail nella quale spiegavo la mia passione per il tennis e che mi avrebbe fatto piacere collaborare con il sito e scrivere qualche pezzo , mi piacevano soprattutto Davis e Fed e se serviva me ne potevo occupare io. Lasciai i miei recapiti non credendoci più di tanto ma almeno mi ero buttato.

Ed invece, seppur dopo un mesetto, prima mi arrivò un messaggio di Ubaldo che mi chiedeva se ancora ero intenzionato a collaborare con Ubitennis e poi addirittura qualche giorno dopo una sua telefonata in ufficio.
Oltre alla soddisfazione per il contatto diretto con colui che ritenevo per me una sorta di totem del giornalismo mi sorprese l'immediato coinvolgimento nella vita del sito.
Io mi offrivo per Davis e Fed, Ubaldo mi disse:” Si va bene, ma quelli ci sono 7 volte l'anno, mica vorrai fare solo quelli?” e così iniziai subito dal sabato seguente, torneo di Vienna.

Pian piano l'appuntamento e la collaborazione con Ubitennis sono diventati una costante nella mia vita, mia moglie non ha inizialmente gradito più di tanto, ma andava compresa anche perché io scrivevo (e scrivo) soprattutto il sabato, giorno nel quale lavorando tutta la settimana ti dovresti dedicare un po' di più alla famiglia.
Non lo nascondo, non sono mancate liti e discussioni, ma alla fine io ho imparato a crearmi ed a difendere i miei spazi ed allo stesso tempo a fare di più soprattutto per aiutare lei nelle cose di casa (vedi piatti, lavatrici, panni stesi, ecc.). Ci si viene incontro come è giusto che sia ed alla fine tutto diventa possibile.

L'anno scorso Ubaldo mi offrì di andare come inviato prima a Montecarlo (ma dovetti rifiutare per problemi di lavoro) e poi agli US Open. In quest'ultima occasione risposi che prendermi due settimane di ferie per me era impossibile in quel periodo, forse per una ce l'avrei fatta.
Mi rispose positivamente, ma parlandone con mia moglie mi resi conto che sarebbe stato per lei difficile tenersi i bimbi ancora piccoli da sola per una decina di giorni.
Niente da fare quindi, ma dentro di me una trasferta come inviato stava diventando quasi una necessità, mettere in campo la passione che avevo dentro era una cosa da provare quanto prima.

Intanto con i ragazzi del sito la collaborazione andava (e va) a gonfie vele, c'è un grandissimo senso di appartenenza al gruppo, sono diventato oggetto di sfottò per il mio tifo smodato per gli italiani (per tutti sono diventato Patriaman) quando possibile ci si aiuta tutti e non è poco per chi nella vita di tutti i giorni combatte sul lavoro (quello vero, questo per me è un divertimento).

A fine settembre di quest'anno il sogno inizia a materializzarsi.
Tutti sanno della mia passione per la Davis, c'è la finale a Praga e mi viene chiesto se voglio andare.
Chiederlo a mia moglie non è così semplice, ma stavolta lei fa di tutto per accontentarmi ed alla fine mi dice che non ci sono problemi.
Ci siamo, parte la richiesta e finalmente il 22 ottobre arriva la conferma, sarò l'inviato per Ubitennis.

Da una parte non sto nella pelle, dall'altra iniziano le preoccupazioni e sale la tensione.
Come andrà quando sarò li? Il mio inglese non è proprio così buono, non è che farò brutte figure? Saprò rappresentare bene Ubitennis?
Tutte domande che più si avvicina la data più si susseguono vorticose nella mia testa.
Nei giorni precedenti la partenza lo stomaco mi sale praticamente in gola, in banca a stento riesco a parlare.
Mi aiuta moltissimo la frase che mi scrive una mia amica d'infanzia:”Dalle telecronache inventate a casa tua da bambino alla finale di Davis come inviato, lo sapevo che ce l'avresti fatta...”.
Quelle parole un po' mi sciolgono, in effetti stava per accadere quello che avevo sempre sognato, bisognava solo essere concentrati e tranquilli e le cose sarebbero andate nel modo migliore.

Gli ultimi consigli di Ubaldo via telefono la sera prima (senza dimenticare l'aiuto ed i consigli del collega Gibertini, italiano che lavora in Canada e che per noi di Ubitennis segue tra gli altri ogni anno i tornei di Indian Wells e Miami), il giovedì la partenza.
La tensione lascia il posto alla felicità per una nuova avventura, il primo aereo mi porta a Monaco il secondo a Praga, dove le hostess alla partenza offrono un bel pezzo di Toblerone. Non mangiavo così tanta cioccolata da tempo immemore, ma me la gusto tutta.

Si arriva a Praga, c'è un transfer prenotato sino all'albergo, qui subito il mio inglese va alla prova del nove.
L'autista lo sa parlare ma non un granché, io mi arrabatto, poi gli chiedo se può passare prima di andare in albergo alla O2 Arena per ritirare l'accredito.
E' troppo pure per lui, chiama un suo collega che dice sa parlare meglio l'inglese e provo a spiegarmi, alla fine non senza problemi l'obiettivo è raggiunto.
Si passa al palazzetto, accredito ritirato e poi via in albergo.

In tutto questo la Federazione Internazionale ha organizzato un Party per i media accreditati, il tempo di salire in camera, una veloce doccia e via con il primo appuntamento mondano del week-end.

Praga è una città che ancora non ha completato il passaggio dall'epoca della cortina di ferro a quella della caduta del muro.
Ci sono delle costruzioni e delle zone bellissime, altre che raccontano di “guerra fredda”, altre in fase di sviluppo.
Il party si tiene nella zona centrale, quasi sotto il ponte Carlo V, il più famoso.
La location è suggestiva, gli invitati pure visto che ci sono il giudice arbitro ed i giudici di sedia della finale, il presidente Ricci Bitti, tutti o quasi i giornalisti accreditati, ex giocatori quali ad esempio Bobo Zivojinovic, l'ex tennista jugoslavo ora membro del consiglio dell'ITF.

Grande atmosfera, c'è la Coppa Davis in esposizione con annessa foto di rito (che vedete nell'articolo) che ti regalano ed alla quale il sottoscritto non si sottrae.

Si mangia benissimo (e non poteva essere diversamente) con i cuochi che si esibiscono in pietanze che richiamano la cucina italiana (risotti, cannelloni, patate al rosmarino, ecc.). Evidentemente nel settore siamo sempre i migliori.

Alle 23 si torna in albergo, spiritualmente la testa e già all'indomani con i primi due singolari.

L'avventura inizia alle 9 con una sontuosa colazione in albergo (meglio rifornirsi bene non sapendo cosa mi attende a pranzo) e poi alle 11 parto verso la O2 Arena.
La Metro è dietro l'albergo, una fermata dopo c'è il palazzetto ceco.

L'emozione sale sempre di più e con essa la soddisfazione di esserci, di vivere finalmente quello che era solo un sogno.
La sala stampa è sotto il campo, sa un po' di scantinato anni'50, quando arrivo è ancora mezza vuota, mi cerco una posizione strategica (sotto una televisione) e poi verifico che pc portatile e cellulare si colleghino al wi-fi riservato alla stampa accreditata.
Il computer pare dare dei problemi, ma si tratta di 5 minuti, il tempo di variare un paio di impostazioni e tutto è ok.
Si inizia a comunicare con i ragazzi della redazione in Italia, siamo operativi, l'avventura parte ufficialmente sul campo.
Faccio un giro nella O2 Arena, mi rendo conto di dove siano e come si arrivi alle due tribune stampa.

Alle 14 (i match iniziano alle 16) prima conferenza stampa, gli eroi cechi vincitori della Davis dell'80 ricordano quell'impresa.
Beh, vedere Lendl da vicino fa una certa impressione, Smid è in gran forma, Slozil un po' troppo silente, Kodes pare invecchiato ma è arzillo e vispo.
Qualcuno cerca di depistarmi: “Figurati se ti danno un'intervista”, ma Smid chiede di Ubaldo ad un collega e allora ne approfitto, aspetto il mio momento e poi gli chiedo di concedermi due domande per Ubitennis.
Lui che parla benissimo l'italiano acconsente, il cuore va a tremila, parte la mia prima intervista, mi viene facile e perché si parla in italiano e perché andiamo sui ricordi dei match dello stesso Smid contro Barazzutti nel '79 e Panatta nell'80 in Davis e quelli me li ricordo benissimo, tanto che alle mie affermazioni lo stesso Smid annuisce dicendomi bravo. Prendo coraggio, va molto meglio.

La prima giornata sarà massacrante ma alla fine sono troppo contento per accusare la fatica.
I match finiscono quasi a mezzanotte, all'1.10 lascio la sala stampa ma mi tocca insieme a dei simpaticissimi colleghi spagnoli di farmela a piedi fino all'albergo dove arrivo dopo una ventina di minuti.
Riapro il portatile perché il lavoro per il sito non è finito, Ubaldo dall'Italia è un fiume in piena di suggerimenti anche se ogni tanto gli prende lo scrupolo e via Skype mi chiede se sono stanco.
Gli rispondo di stare tranquillo, è tutto ok, non potrebbe andare meglio.
Si finirà alle 3.

L'indomani nonostante le poche ore di sonno parto lancia in resta, scrivo il pezzo di presentazione del doppio in albergo, poi lo finisco in sala stampa dove sono uno dei primi ad arrivare.

Oggi sono più attento alle personalità che passano, verso mezzogiorno arriva Jiri Novak, ex tennista ceco che va a prendersi un panino. Con discrezione lo seguo per fargli due domande, lui è gentilissimo e con il panino in mano mi dice ok.
Gli dico che può tranquillamente prima mangiare e poi parliamo ma lui mi rassicura e dice di andare avanti.
I battiti del cuore anche qui si fanno sentire, cerco di stare attento a ciò che dico (e come lo dico) in inglese, alla fine va tutto bene, ed orgoglioso più che mai mando subito il file ai ragazzi in Italia.

C'è anche il presidente dell'ITF Ricci Bitti, ci provo anche con lui ma cordialmente mi dice che deve andare ad una premiazione e che l'intervista la faremo dopo.

Non c'è problema, proseguo tranquillo, nel frattempo servono un pollo con purè di patate (quest'ultimo alquanto rivedibile) e ti rendi conto che tutto il mondo è paese.
Quando si tratta di mangiare, soprattutto gratis, la gente si precipita e spazzola tutto e se non stai attento fai la fame.

Inizia il doppio, bella partita, la O2 piena è uno spettacolo fantastico, un colpo d'occhio da far venire i brividi e la domanda ti viene spontanea. Ma perché in Repubblica Ceca ci sono queste strutture e da noi abbiamo ancora la maggior parte dei palazzetti antiquata (per non parlare di Napoli, la mia città, dove ce ne è uno sventrato ed uno che alla fine non è altro che un prefabbricato)? E' proprio vero che quando vai fuori ti rendi conto che siamo rimasti molto dietro in tante cose.

Si finisce verso le 6, ci sono le interviste delle due squadre, i cechi non sono proprio molto simpatici (eppure avevano vinto).
Un giornalista spagnolo abbozza una domanda in un inglese un po' incerto, Berdych lo interrompe e lo ridicolizza, non proprio una bella cosa.
Il fatto scoraggia anche me che volevo fare una domanda al capitano Navratil (altro mostro di simpatia, non dice una parola, sembra che il fatto non sia il suo), non è il caso.

Ci sono poi gli spagnoli, certo un po' arrabbiati ma molto cordiali, Corretja è la maschera della delusione.

Alle 20.30 sono in albergo, finalmente mi posso rilassare un po', poi vado in camera a riposare e recuperare il sonno della notte precedente.

Siamo così giunti alla domenica, la giornata conclusiva.
Finalmente Ricci Bitti si fa intervistare, cordialissimo anche lui, tutto a posto. Intravedo tra la folla Albert Costa, provo a seguirlo per poi intervistarlo ma poi lo vedo che parla con delle persone e desisto.
C'è un'altra conferenza stampa organizzata dall'ITF, poi arriva un sorta di risotto proprio niente male. Dico sorta perché i primi qui si assemblano, nel senso che nel piatto prima ti viene messo il riso bollito e poi viene aggiunto il condimento (nella fattispecie peperoni, funghi e carne).
Il giorno prima era successa la stessa cosa con un tentativo di imitazione della bolognese, penne bollite nel piatto e poi sopra il sugo con la carne macinata.

Ma bando alle ciance, iniziano i match.

Ferrer straccia Berdych, vado alla sua conferenza, una persona di una cordialità infinita, pacato, soddisfatto di sé stesso ma con una voglia matta di andare a sostenere Almagro che giocherà il match decisivo.
Approfitto di un attimo di stallo nella conferenza per fargli una domanda, mi blocco per un secondo perché sentirsi tutti gli occhi addosso mentre parli è alquanto disagevole, ma va tutto per il meglio, innanzitutto lo spagnolo comprende la domanda (che per me non è scontato anche se semplice nel contenuto) e risponde con convinzione.

Siamo agli sgoccioli dell'avventura, in sala stampa si sente la tensione del quinto match.

I giornalisti spagnoli stanno soffrendo e sperano nella vittoria di Almagro, con un paio di loro è nato nei giorni precedenti un bel rapporto.
Ce ne è uno, un signore di mezza età, piccoletto, che è una vera macchietta. Parla in continuazione e tradisce un tifo smodato che controlla con molta difficoltà.
Il singolare decisivo lo vedo in tribuna stampa proprio con i giornalisti iberici, che si avviliscono dopo i primi due set poi sperano nella gran rimonta quando Almagro vince il terzo, purtroppo non andrà bene.
La O2 Arena è piena come un uovo ed al contempo un vero e proprio catino infernale per gli spagnoli.
Filmo con il cellulare l'ultimo punto del match e i festeggiamenti finali, certo non potevo desiderare di meglio, non solo la finale, non solo la nr. 100 ma anche risolta all'ultimo singolare.

Si passa alle conferenze stampa, gli spagnoli sono avviliti non poco, i cechi sono gasatissimi e non potrebbe essere diversamente.
Stepanek è spiritoso più che mai e dice in ceco (non è che lo parli ma era intuitivo il significato) che i giornalisti spagnoli non sono ammessi ai festeggiamenti.
Navratil muto come al solito, ma ha vinto ed ha ragione lui.

L'avventura volge al termine, inizia un po' di magone, saluto i colleghi italiani e torno in albergo.

Sono ancora incredulo di aver vissuto tutto quanto ho raccontato e sono talmente elettrico e contento che la notte non dormo proprio.
Ripenso a tutto, a tutte le cose fatte, a tutte le emozioni vissute, le persone conosciute, le interviste ed il resto.

Il lunedì mattina mi concedo le uniche due ore da turista del week-end, un giro per il centro di Praga a comprare qualche souvenir e poi il ritorno in albergo.

A Monaco perdo la coincidenza ma a Praga avevo incontrato Almagro e Feliciano Lopez in partenza per Madrid e visto che c'ero avevo chiesto ed ottenuto delle interviste, Nico non molto propenso a parlare, Feliciano gentilissimo.

Il rientro a casa sarà solo alle 23, ma dentro di me sono troppo soddisfatto, è andata proprio come volevo io e non potevo chiedere di più.

Un esperienza indimenticabile vissuta intensamente e che auguro a tutti gli appassionati di sport (e di tennis) come me.

 

 

Stefano Tarantino

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