12/12/2012 22:21 CEST - ATP

Non è mai troppo tardi per parlare

TENNIS - Gli ex giocatori fanno sentire sempre più la loro opinione, forti del loro nome. Ma dicono sempre cose interessanti o pertinenti? I casi eclatanti di Sampras, McEnroe e Becker. Riccardo Nuziale

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Boris Becker ospite del programma tv spagnolo "El Hormiguero" (Photo by El Hormiguero/Getty Images)
Boris Becker ospite del programma tv spagnolo "El Hormiguero" (Photo by El Hormiguero/Getty Images)

Ben lungi dall'essere irrispettosi. Semmai trattasi di bonaria e affettuosa presa in giro (affetto che nasce prima di tutto dalla grandissima stima per ciò che hanno fatto nel rettangolo di gioco). Ma l'inevitabile - per quanto banale - immagine è indelebile: lo stereotipo dell'anziano che, braccia raccolte dietro la schiena, guarda i lavori nei cantieri, finendo per disturbare gli addetti.

Lo si è detto spesso: chiudere con il mondo che ti ha dato se non tutto tantissimo è un processo talmente doloroso che ad un certo punto chiunque rinuncia. La racchetta, la musicalità prodotta dal colpire la pallina, il profumo dei campi, il pubblico, il dietro le quinte, le interviste, la luce dei riflettori. Un palcoscenico che non può trovare sipario, nel cuore e nella vita dei grandi tennisti del passato.

Che però non si limitano al Senior Tour, a giocare esibizioni con top player ancora in attività per dimostrare che sono ancora giovani dentro e fuori. No. Devono parlare. Sempre di più. Incontrollatamente. Certo, il parere della vecchia gloria di una disciplina è da sempre motivo di interesse e agente di prestigio per avvallare la propria tesi ("anche Borg la pensa così!").

Ma ultimamente l'ondata di opinioni dei grandi campioni del passato è inflazione di ipse dixit. Non si perde occasione per far sentire la propria opinione, a costo di dire banalità colossali (o affermazioni al limite della provocazione). Ultimo il botta e risposta indiretto tra Henri Laconte e Pete Sampras, in disaccordo sul futuro di Rafa Nadal. Per il primo non vincerà più Slam sul cemento, perché "ormai Il suo ginocchio non è più quello di prima, e un infortunio del genere porta sempre qualche conseguenze. Per questo penso che la rapidità del cemento sia inadatta al suo tipo di gioco, difficile che torni a vincere sul veloce", per Pistol Pete invece lo spagnolo seguirà le orme di Federer e supererà il record di 14 major dell'americano (unendo le due opinioni/previsioni, Rafa sarà costretto a vincere senza interruzioni il Roland Garros fino al 2016, quando avrà 30 anni).

Proprio Sampras è stato il "convertito" più clamoroso. Da sempre introverso e a disagio davanti una telecamera, logorato dal tennis agonistico (tanto che negli ultimi anni non riuscì più a garantire il livello di gioco che gli apparteneva), sembrava il più indiziato a scomparire dal mondo del tennis e per qualche anno è stato in effetti così. Poi, nel marzo del 2007, il primo allenamento "segreto" con Federer e, a fine anno, le esibizioni con lo svizzero. Da allora il Senior Tour e un numero di dichiarazioni superiore a quello accumulato in carriera.

Cadendo spesso e volentieri in quella banalità dialettica che l'ha sempre contraddistinto: "Probabilmente Tsonga ha bisogno solo di maggior costanza per poter ambire a uno Slam o far parte in pianta stabile dei primi cinque o sei tennisti del mondo", "Se Roger gioca davvero bene, vince con Rafa; se gioca benino, a quel punto è Rafa a battere lui", "è triste vedere Wimbledon al giorno d’oggi: con nessun atleta che riesce ad esprimersi a rete ma preferisce rimanere sempre a fondocampo". Banalità probabilmente dette da molti appassionati al bar, ma che uscite dalla bocca di uno dei più forti giocatori di sempre acquisiscono qualità sacrali: non è importa cosa si dice, ma chi lo dice.

Altri malati di logorrea senile (sempre detta con tutta la simpatia e l'affetto possibili e immaginabili) sono John McEnroe e Boris Becker. Che però, a differenza di Pistol Pete, sono più dediti alla sparata ad effetto, sempre ben consci di poter parlare da un piedistallo: “Il servizio più veloce ha raggiunto una velocità pari a 133 m.p.h. Io, 20 anni fa, ho servito a 139 m.p.h e certamente non avevo il servizio più veloce. I giocatori di oggi sono molto potenti, ma noi con racchette “peggiori” avevamo servizi migliori” (Becker), "Io non riesco a capire come Djokovic e Federer facciano ad avere un così grande autocontrollo. Vorrei che tirassero fuori le loro emozioni durante le partite. Sarebbe tutto più divertente" (autocontrollo, mister McEnroe? Autocontrollo, mister McEnroe?).

Sebbene anche loro cadano di tanto nell'affermazione 1+1=2: "Non c’è risposta a questa domanda (su chi sia il GOAT, ndr). E’ vero che Roger ha vinto più di tutti ma nessuno potrà mai dire se sarebbe stato in grado di battere me, McEnroe, Borg o Laver" (Becker), "Federer è presumibilmente il più forte giocatore mai esistito. Io non credo che lui adesso sia forte come quando aveva venticinque anni, ma anche al 90% è ancora meglio di quasi chiunque altro" (McEnroe).

Abbiamo citato i tre "malati" più eclatanti, ma certamente se ne sarebbero potuti citare diversi altri, da Borg a Laver, da Edberg a Henman. Fino al caso forse più clamoroso, quello di Ivan Lendl, che continua a parlare poco, ma...addirittura tornare per allenare! E che allenatore!

La consapevolezza di non poter più essere protagonisti del campo va in qualche modo esorcizzata.

Sembra proprio vero che non esista nemico più imbattibile del vacuum da pensione.

Riccardo Nuziale

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