11/01/2013 04:31 CEST - PREVIEW AO 2013

Festa per tre (con nessun invitato)

TENNIS - Novak Djokovic, Andy Murray, Roger Federer...trovare un possibile vincitore degli Australian Open diverso da loro è molto difficile, quasi impossibile. E il serbo parte davanti a tutti. Riccardo Nuziale

| | condividi
Novak Djokovic, Andy Murray e Roger Federer (Photo by Dave M. Benett/Getty Images)
Novak Djokovic, Andy Murray e Roger Federer (Photo by Dave M. Benett/Getty Images)

Aprire la linda pagina Word per intraprendere la scrittura da Nostradamus delle televendite alla vigilia di uno Slam maschile sta diventando compito sempre più arduo e imbarazzante.

Perché di essere il veggente della domenica bisogna crederlo fermamente per arrivare a mettere in dubbio una legge che da anni è insindacabile, ovvero che ai tavoli major desinano in pochissimi. Quattro, per la precisione. Tre, per la precisione (uno è costretto a saltare la cena per un fastidioso virus).

I quali sono complessivamente talmente superiori agli altri che non si vedono alternative credibili. Perché attenzione, non sto parlando dell’ipotesi della sconfitta secca, della gargantuesca sorpresa alla Rosol, che per definizione è totalmente imprevedibile e sempre dietro l’angolo, anche nella partita più impensabile.

Mi riferisco piuttosto alla possibilità di un vincitore del torneo che non sia Djokovic, Federer o Murray. Vedo possibile l’eliminazione di uno o due di loro prima delle semifinali, una finale con la sorpresa di turno, ma un nome che spezzi la dittatura dei “tre Big Four” mi lascerebbe stupito poco meno della vittoria di Rosol contro Nadal.

Impossibilitato a dare giudizi più specifici in mancanza del tabellone, queste sono le mie percentuali di vittoria dei tre super candidati.

DJOKOVIC: 40%
Senza troppi giri di parole, attualmente sul cemento outdoor è il più forte di tutti.
Nessuno sa coniugare come lui le fasi offensiva e difensiva (nel suo gioco quasi fuse, tanto da poter dire che spesso la sua difesa è già offensiva, pone l’avversario nello scomodissimo, costante obbligo di attaccare colpendo la pallina nei pressi della linea di fondo), forza mentale e cattiveria agonistica, su questa superficie. È il giocatore mediamente meno vulnerabile in un torneo di due settimane tre su cinque, quello che fa meno fatica a tenere quel (suo) livello medio che consente di battere quasi chiunque anche concedendosi di tanto in tanto delle pause. Melbourne è poi il suo torneo, quello che l’ha consacrato top player nel 2008, lo Slam che ha vinto più volte (tre), il teatro della finale che, volenti o nolenti, ha segnato certi equilibri e l’immaginario collettivo di cosa significhi partita epica.

Viene da un Masters di fine stagione di grande livello, vinto sulla lunga distanza (la cosa che gli riesce meglio) sia in semifinale che in finale, a ristabilire gerarchie che in più di un’occasione avevano scricchiolato, nel corso dell’anno (prima con i ko sul rosso con Nadal, poi con le nette sconfitte di Wimbledon e Cincinnati con Federer, infine con la finale degli US Open con Murray).

Non perde qui dal 2010 (quarti contro Tsonga), è il numero 1 del mondo, ha vinto gli ultimi scontri diretti contro gli avversari più accreditati: impossibile non ritenerlo il favorito.

MURRAY: 30%
Lo vedo come il secondo favorito del torneo. Se infatti in uno scontro diretto lo vedrei sfavorito contro Federer, rispetto a quest’ultimo penso rischi meno la sconfitta a sorpresa prima delle semifinali. Penso che la tremenda instabilità emotiva di Murray sia definitivamente alle spalle, soffre ancora in troppe partite, ma non ne perde in pratica più. Complessivamente credo dia più garanzie di Federer in un torneo così lungo e fisicamente massacrante come gli Australian Open, per quanto non possa raggiungere i picchi di rendita dello svizzero. Semmai è ancora da rivedere – e sarà questo il grande punto di domanda e il grande motivo d’interesse – la sua solidità, la sua determinazione, il suo furore agonistico in caso di match contro Djokovic e/o Federer.

Dovesse arrivare a incontrare i due giocatori leader del ranking, lo scozzese dovrà essere in grado di zittire una volta per tutte i dubbi sulle sue vittorie più importanti (Giochi e NY), giudicate da molti frutto delle non perfette condizioni fisiche di Roger e Nole.

Dubbi ingenerosi, ma che Murray non ha saputo cancellare nei successivi scontri diretti, suicidandosi a Shanghai e perdendo di misura al Masters contro Djokovic, cedendo di schianto dopo aver perso un primo set combattuto – sempre a Londra – contro Federer. L'impressione è che ormai non abbia fatica a raggiungere il livello degli altri top, ma non riesca ancora a gestire e mantenere tale livello con la loro stessa bravura.

Penso che sul lentissimo e caldissimo cemento di Melbourne sia l’avversario più ostico per Djokovic, anche più di Federer, ma il problema rimane: la testa?

FEDERER: 25%
Buffo dirlo, ma a Melbourne non ha mai dato davvero l’idea di dominare, non si è mai trovato a suo perfetto agio nel primo Slam della stagione. Buffo dirlo perché questo torneo l’ha vinto quattro volte (2004, 2006, 2007, 2010), ma non giocando mai in modo straordinario, se non nel 2007 (unico dei suoi 17 sigilli Slam portato a casa senza perdere un set) e nel 2010 post-panico Davydenko.

Qui ha sofferto l’indicibile in partite apparentemente innocue, come nel 2011 con Simon, nel 2010 con Andreev, nel 2009 con un Berdych ancora parecchio schizofrenico, nel 2008 con Tipsarevic, nel 2006 in tutte le partite dagli ottavi in poi.

Qui ha subito sconfitte dolorosissime: la semi con match del 2005 con Safin, quella del 2008 con Djokovic a chiudere la striscia di finali Slam consecutive, la finale 2009 con Nadal.

Giudicarlo favorito assoluto quindi, nell’anno che lo vedrà compiere 32 anni, è piuttosto azzardato. In tutta onestà non credo riuscirà ad andare oltre un ottimo piazzamento. Soprattutto non lo vedrei capace di battere Murray e Djokovic a distanza di due giorni (se non senza perdere set, in partite estremamente veloci). Ma è certo che, dovesse arrivare ai quarti, entrerebbe in quella zona di torneo dove l’istinto del fuoriclasse comincia a captare il sangue del trofeo, lo stomaco da belva a sentirsi anoressico.

E – ridicolo ripeterlo ancora dopo più di otto anni – quando il braccio di Federer sente certe sensazioni e certi traguardi, possono essere anestetici dolori per chiunque.

FERRER, BERDYCH, DEL POTRO, TSONGA: 5%
In caso di cataclisma cosmico e di dipartita agonistica dei primi tre della classe in blocco (il 5% di possibilità è spudoratamente ottimistico), cito per diritto di classifica e di prestigio i giocatori immediatamente indietro in classifica.

Ferrer, a confermare che la proprietà transitiva non esiste nello sport, lo vedo meritevolissimo numero 4 e favorito in ipotetici scontri diretti contro le tre piccionaie di fuoco, ma la preda più gradita dai primissimi della classe (fatta forse eccezione per Murray).

Berdych, Del Potro e Tsonga (in ordine di qualità) li vedo come pericolosissime mine per Federer, anche se Del Potro e Tsonga sono stati brutalizzati dallo svizzero in terra australiana. Dei tre Berdych è il giocatore più completo e forte, Del Potro quello più solido, Tsonga quello meno “ammaestrabile”. Ma anche se confesso non mi dispiacerebbe vederli trionfare in uno Slam, torno a ripetere…sette partite al meglio dei cinque set nell’arco di due settimane in condizioni climatiche tutt’altro che agevoli…li vedete possibili vincitori? I folli miracoli di New York 2009 non fanno primavera.

Riccardo Nuziale

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti