21/01/2013 18:17 CEST - Australian Open

Seppi: conquista la folla, avrai la libertà

TENNIS - Robert Davis dedica un profilo ad Andreas Seppi sul sito dell'ATP. Gli inizi con il poster di Kafelnikov in camera, il rapporto umano e professionale con il coach Massimo Sartori, la svolta agli Internazionali d'Italia della scorsa estate. Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Australian Open. Andreas Seppi
Australian Open. Andreas Seppi

E' sempre interessante osservare nel comportamento umano quanto forte può essere la motivazione che arriva dalla mente quando una serie di immagini sono spinte nel subconscio ad un'età giovane e impressionabile. E' questo il caso di Seppi. Viene da chiedersi quali siano stati gli effetti dei tanti poster appesi alle pareti della sua cameretta da ragazzino. Una foto in particolare attirava la sua attenzione più delle altre: un poster di Yevgeny Kafelnikov.

"Era il suo rovescio che ammiravo di più" ammette Seppi. "Volevo giocare un rovescio così. Ho ritagliato perfino una sua foto che ho tenuto nel portafoglio per tutti questi anni. Quando ho vinto Mosca (nel 2012 in finale su Bellucci) gliel'ho mostrata dopo la premiazione ed è stato così gentile da autografarla per me".

Da ragazzo, ha praticato diversi sport come pattinaggio e hockey su ghiaccio e calcio. Inizialmente non ha preso sul serio il tennis, ma a 14 anni la sua passione per il tennis ha iniziato quasi a sviluppare una volontà propria.

"Ho iniziato a giocare quando avevo sette anni" dice Seppi. "Ma mio padre giocava a rugby e hockey su ghiaccio, mia madre era un'istruttrice di sci. Solo a 14 anni ho deciso di concentrarmi sul tennis. Penso che da ragazzo sia un bene praticare tanti sport. Penso mi abbia aiutato a crescere come atleta e mantenere un equilibrio".

Seppi ha preso un'altra strana decisione. Il suo primo e unico coach, Massimo Sartori, ha sviluppato un piano per Seppi facendogli giocare solo pochi tornei junior. Infatti ha giocato solo uno Slam da junior, il Roland Garros, ed era già numero 499 del ranking ATP. "Il mio coach aveva una strategia" ha detto. "E ha creato una programmazione diversa rispetto alla normale routine, con tanti tornei satellite e pochi junior. Voleva che vedessi non solo dove volevo arrivare, ma anche a che livello ero allora. Per noi ha funzionato".

Adesso, a 28 anni, Seppi sta giocando il suo miglior tennis di sempre. Ha finito il 2012 con il suo best ranking, n.25, vincendo due tornei ATP, a Belgrado (su Paire) e Mosca (su Bellucci) e arrivando in finale a Eastbourne (persa da Roddick) e Metz (persa con Tsonga).

Tuttavia, nella sua carriera, non è stato completamente abbracciato dal pubblico italiano fino alla scorsa edizione degli Internazionali d'Italia di Roma. Lì, sul leggendario Stadio Pietrangeli, Seppi ha fatto il suo ingresso trionfale e ha brillato davanti a tutti gli italiani. L'epico match contro Wawrinka resterà nella storia del tennis italiano come una delle più grandi battaglie di sempre.

"Fino a quel momento Seppi era considerato troppo freddo per il popolo italiano" dice Massimo Sartori, il coach che lo segue da 18 anni. "Andy si controlla molto. E' molto campo e diresti a volte che è introverso. Agli italiani piace vedere il fuoco, la passione nello sport".

Se c'è una cosa che agli italiani piace di più delle belle donne, delle auto veloci, dei vestiti di sartoria e del gelato è un bel dramma. E al Foro Italico lo standard è sempre stato elevato, da questo punto di vista. Gli appassionati anziani ancora ricordano i giorni di Adriano Panatta che entusiasmava la folla a tal punto da mandare i tifosi in delirio.

Per quegli italiani che preferiscono le palle corte e l'audacia, Seppi deve essere apparso come pane senza sale. Tuttavia, Seppi ha placato i loro appetiti piegando John Isner in tre set al secondo turno. La sua prima vittoria in carriera contro un top-10 [SIC: ovviamente non è così, basti ricordare la vittoria su Nadal a Rotterdam o Hewitt a Sydney].

I tifosi attraversavano in massa il ponte sul Tevere, si incamminavano lungo Via dei Gladiatori e si dirigevano verso il Foro Italico. Seppi e Wawrinka entravano nello Stadio Pietrangeli, con le statue classiche di marmo tutt'intorno e gli alberi di pino a far da sfondo, per quello che sembrava solo un altro incontro di terzo turno. Eppure non c'è stato niente di tipico in questo match. Ufficialmente è durato tre ore e 20 minuti. Ma tutti quelli che erano lì ne parleranno per sempre come di un classico.

Gli applausi costanti, il battito dei piedi sono diventati come un crescendo, come un rullo di tamburi. Seppi e Wawrinka continuavano a lottare. Quando Seppi ha salvato due match point nel secondo set, il numero di preghiere, di imprecazioni, di "mamma mia" urlati al cielo facevano sembrare il match più una partita del Milan che un incontro di tennis. Il giorno lasciava presto il posto alla sera, l'aria è diventata umida e le condizioni pesanti. Il terzo set poteva finire in un modo solo: al tiebreak. Poi, ha iziato a pagare la pressione costante di passare dal ruolo di underdog a quello di favorito: uno, due, tre, alla fine sei errori gratuiti di fila. Con tre match point, la vittoria era assicurata per Wawrinka. Solo apparentemente rassegnato al suo destino, Seppi si è toccato la catena intorno al collo, si è rilassato e ha salvato tre match point, Seppi ha trasformato il primo match point a suo favore, conquistando la vittoria e il cuore di una moltitudine di tifosi.

"Di sicuro è la mia partita preferita" ammette Seppi. "E' per vivere momenti così che giochiamo a tennis. Momenti simili ripagano di tutti i fallimenti, di tutte le difficoltà".

"Lo alleno da 18 anni, ci alleniamo, viaggiamo insieme, non c'è dubbio che Andy sia uno di famiglia per me" ammette Sartori. "Vedere qualcuno a cui tieni uscire vincitore al termine di una partita così è un dono del cielo. E' un momento che apprezzerò e che condivideremo per tutta la vita".

Al torneo di Sydney, quest'anno, Seppi entra in spogliatoio e si toglie la maglia mentre il sudore non ha smesso di colare giù per le sue spalle. Grazie al nuovo preparatore e a un diverso allenamento, sono un po' più larghe. "L'inverno scorso ho cambiato preparatori" dice Seppi. "Abbiamo lavorato di più sulle spalle, sulla parte alta della schiena. Mi ha aiutato molto al servizio, in campo mi sento molto meglio".

A Seppi piace giocare con un cappello tirato giù a nascondere i suoi occhi azzurro acqua e un volto ovale puntellato da una fossetta sul mento e qualche chiazza di barba. Anche nei monenti migliori i suoi capelli biondo sabbia appaiono scarmigliati ma con un sorriso sereno come una domenica mattina Seppi ha conservato un bell'aspetto un po' infantile. Il suo colorito naturale dimostra che anni fa si abbronzava sulle piste da sci delle Dolomiti.

Quando gli chiediamo cosa abbia fatto la differenza, cosa gli abbia fatto migliorare così tanto le sue prestazioni l'anno scorso, Seppi prende tempo e misura attentamente le parole. "Prima di tutto ho più esperienza, mi sento molto più sicuro in campo adesso, rispetto a quando ero numero 35 del mondo tre o quattro anni fa. Mi conosco meglio in certe situazioni. Sono molto più a mio agio con la mia classifica, con me stesso. Se riuscirò a restare in forma posso continuare a migliorare. Guardando indietro alla mia carriera, c'è sempre qualcosa qua e là" continua. "Ma non credo che cambierei coach dopo 18 anni. Non mi ha allenato solo in campo, ma anche fuori. Mi ha insegnato come comportarmi, come prendere decisioni, come diventare un uomo. Mi ha insegnato anche cose divertenti, tipo come imparare a godermi il viaggio. Per me è sempre stato un sogno girare il mondo giocando a tennis. Tutti mi chiedono se sono stanco di viaggiare così tanto, ma no, è quello che ho sempre voluto fare. Da piccolo il mio sogno era giocare nel circuito ATP. E credo che i miei anni migliori debbano ancora venire"

Il sogno di Seppi è iniziato anni fa con i poster di tennisti che ritagliava e appendeva sulle pareti della sua cameretta. Sarebbe interessante conoscere chi sarà la prossima giovane stella ispirata da un poster di Andreas Seppi.


NB - Nella traduzione abbiamo corretto diversi errori nello spelling dei nomi. Per Davis lo stadio con le statue greche è il Pietrelagi, l'ingresso del Foro è in via dei Gladiotori, il campione che infiammava le folle è Claudio Pannetta (errore doppio: cognome scritto male e Adriano scambiato per il fratello) e Seppi sciava sulle Dolomite.

Traduzione di Alessandro Mastroluca

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