23/01/2013 11:38 CEST - Rassegna nazionale

Battute le Williams! Errani e Vinci fanno il miracolo (Crivelli). L’entusiasmo ritrovato di Sara e Roberta (Giua). Grazie Errani e Vinci, le normali al potere (Valesio)

23-1-2013

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Battute le Williams! Errani e Vinci fanno il miracolo (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Non è una vittoria come le altre. Perché è vero che ci sono gli Slam a testimoniarlo e la classifica a certificarlo, ma le piccole-grandi Erravi e Vinci fino a ieri dovevano convivere con la scimmia sulla spalla di una questione irrisolta: sono davvero le più forti del mondo quando in un torneo di doppio ci sono in circolazione le Williams? All'Olimpiade fini 6-1 6-1 per le sorellone (con Sara inconsolabile, in lacrime) e la domanda pareva retorica. Ora giustizia è fatta. Pressioni Il quarto di finale degli Australian Open non può essere una partita qualsiasi, soprattutto per le nostre. Per il loro orgoglio di prima coppia italiana a dominare la specialità (e a partire come prime favorite e teste di serie n. 1 di uno Slam), perla loro voglia di dimostrare che stanno lassù a dispetto dell'ombra di avversarie così ingombranti. Perciò, le Cichi prima offrono una dichiarazione d'ufficio: «Le consideriamo grandissime rivali, un doppio fortissimo, ma non avvertivamo pressioni particolari».

Poi, finalmente rilassate, s'abbandonano alla realtà: «Sono entrata in campo molto nervosa», dirà Roberta. E Sara: «Nel primo set abbiamo commesso tanti errori perché volevamo strafare, ci tenevamo a far vedere qualcosa in più». Cuore e orgoglio Un match teso, ma con un copione ben definito: al servizio, Serena è ingiocabile e la Errani arranca tantissimo, la Vinci tiene botta a rete e Venus è un caleidoscopio multicolore di prodezze (poche) e sbagli (tanti). Però fino al 6-3 5-3 per le americane, con Venus che serve sempre per prima per preservare la sorella in vista della semifinale in singolo, l'eterna questione pende verso le Williams. A quel punto, oltre al talento e all'amicizia, serve il cuore. Le italiane strappano il servizio a Venere e non crollano nemmeno quando Sarita perde di nuovo la battuta consegnando a Serena la possibilità di servire per il match sul 6-5. Quel break, il primo su un'avversaria che batte a 200 all'ora, è come un colpo di frusta alle ambizioni ritrovate.

Robertina lo conferma: «Abbiamo fatto fatica a leggere le sue bordate, a volte io mi buttavo da una parte, a caso, ma averle tolto il servizio in quel momento ci ha fatto capire che potevamo crederci ancora».
Stop all'euforia Le Cichi giocano un tie-break regale e anche se nel terzo vanno sotto 3-0, non perdono mai il timone, perché Robi è sempre solida e la Errani, pur continuando a soffrire al servizio, nei colpi a rimbalzo è aggressiva e non sbaglia più nulla. E poi di là c'è Venus, ineffabile, che diventa una sciagura, tra smash sbagliati e dritti in rete. Sul 5-5, un suo doppio fallo con la seconda che rimbalza nel suo rettangolo di servizio è il la al break decisivo, dopo 2 ore e mezza. Ora non ci sono più storie su chi comandi davvero (…)

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L’entusiasmo ritrovato di Sara e Roberta (Claudio Giua, repubblica.it)

Il proverbiale viandante marziano capitato sulla Terra commenterebbe cosí: quelle due sono le numero uno, hanno vinto, la notizia non c'è. Eh no, caro il mio Ytgdatref22: se Sara Errani e Roberta Vinci sono adesso la coppia regina del tennis, le loro avversarie Serena e Venus Williams ne sono le imperatrici da quasi 15 anni, in doppio e singolare per di più. Imperatrici moderne, costituzionali e democratiche, che lasciano briciole di potere alle altre e si prendono lunghe villeggiature rigeneranti. Ma pur sempre imperatrici che quando ritengono tocchi a loro, così dev'essere. Come sembrava avessero deciso per gli Australian Open 2013. Quindi, porta rispetto, Ytgdatref22: le due italiane hanno osato sfidarle e batterle (3-6 7-6 6-5) , devi applaudirle perfino tu che sei marziano.

Un quarto di finale che è stata battaglia dura, tra le più combattute e lunghe - oltre due ore e mezza - dei tornei di coppia a Melbourne. Battaglia di resistenza fisica e nervi scoperti, che comincia con Serena in spolvero al servizio e le nostre che rispondono punto su punto fino all'ottavo game, quando Sara sbaglia un incrociato che costa un break e il set. Secondo set con altalena di predomìni: prendono il largo le azzurre, recuperano le americane fino ad arrivare a un soffio dal successo, sbotto di grinta di Sara che riapre la partita, tie-break (7-1) con Vinci in stato di grazia sotto rete. Stesso copione, a ruoli invertiti, nel set decisivo. Le Williams se ne vanno sul 3-0, Errani e Vinci recuperano e, dopo due break consecutivi, battono per chiudere il match. Non ci riescono: 5 pari. L'occasione ritorna sul 6-5, dopo un pessimo turno di servizio di Venus, e stavolta Sara e Roberta ne approfittano. Lasciando le Williams a zero. È semifinale, cioè la medicina giusta per il morale della romagnola, fuori al primo turno del singolare, e un po' anche della tarantina, che ha maldigerito non esser riuscita ad approdare ai quarti.

Tra gli uomini, i primi due semifinalisti sono, da copione, Novak Djokovic e David Ferrer, numeri 1 e 4 del ranking e del seed. Tornato in sesto dopo il confronto massacrante con Stanislas Wawrinka di due giorni fa, il serbo ha avuto un solo momento di difficoltà, nel secondo set, con Tomas Berdych, numero 5. Il ceco è stato invece incapace di cambiare la propria monocorde strategia. Se vuole fare il salto di qualità prima che sia troppo tardi, deve trovare un Lendl, come fece un anno fa Andy Murray, che gli impartisca lezioni di umiltà e gli dica che non è obbligatorio essere sempre uguali a se stessi.
I due spagnoli più forti in attività, in attesa del rientro di Nadal, hanno dato vita a uno scontro intenso e sanguigno, come si conviene. Nicolas Almagro, dotato di più classe ed estro, per due set ha dato un saggio di quel che sa agli spettatori entusiasti della Rod Laver Arena. David Ferrer è stato per un po' lì a prenderle e a macinare gioco, convinto com'è che credere che prima o poi la sua diuturna fatica venga sempre premiata. Il che accade puntualmente quando non deve battersi con Federer (parziale di 14-0) o Nadal (16-4). Fiducia ben riposta, come da risultato finale: 4-6 4-6 7-5 7-6 6-2. Almagro non ha abbassato mai la guardia fino alla fine del quarto set, nonostante David lo tempestasse da ogni punto del campo, e questo va a suo onore. Il quinto set, invece, non ha avuto più storia. In semifinale, il valenciano ritrova il numero 1 che gli mette meno ansia, Djokovic, che ha sconfitto cinque volte su 14 match. Può provarci.-

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Grazie Errani e Vinci, le normali al potere (Piero Valesio, Tuttosport)

Se metteste Sara Errani sopra Roberta Vinci otterreste una colonna umana di tre metri e 27 centimetri. Se effettuaste la stessa operazione con le Williams otterreste una torre di tre metri e sessantatré centimetri: sempre che la misure fornite della Wta siano del tutto corrette. Se d'altro canto poneste su una bilancia le due chiqui (o chichi, insomma, scrivetelo come vi pare) dovreste registrare un peso complessivo di 120 chili. La stessa bilancia vi direbbe, se ci salissero sopra le Sorellone, che il loro peso è di 142 chili e mezzo. Questo entusiasmante incipit serve a capire quanto sia stato davvero entusiasmante il successo di Sara e Roberta su Venere e Serena. Come se Bruno Arcari avesse preso a mazzate Monzon. Appartenenti a categorie fisiche differenti, in possesso di minori watt tennistici, la coppia azzurra ha vendicato l'umiliante e dolorosa sconfitta olimpica quando raccolsero due miseri giochettini senza nemmeno avere il tempo di produrre sudore. Ha tenuto in campo le Williams per due ore e mezza, si è tolta lo sfizio di togliere il servizio a Serena, ha ripreso per i capelli un match perso due volte. Le nostre hanno in sostanza accentrato su loro stesse la passione di tutte quante (e di tutti quanti) desiderano identificarsi con campionesse e campioni che abbiano almeno qualcosa in comune con loro. Il tennis intero dovrebbe ringraziare le azzurre per questa loro opera di riavvicinamento tra il tennis transgender di cui Serena è protagonista (una donna che gioca a tennis con molte caratteristiche maschili) e i tennisti di tutti i giorni.

LIMITI Chissenefrega se vinceranno il torneo. Sarebbe un trionfo splendido, ovvio ma la vittoria sulle Williams è e resterà un one spot, un atto unico per molti versi indimenticabile. Il supera-mento del limite. La prima conquista in solitaria di un 8000 in Himalaya, la prima volta oltre capo Horn e forse non è un caso che Giovanni Soldini Capo Horn l'abbia passato davvero poche ore dopo. Difficile sottrarsi ad un pensiero: Sara e Roberta sessantenni che si ritrovano e cena si dicono: ma ti ricordi quando abbiamo battuto le Williams? Roberta, quella volée nell'ultimo gioco? Sara avevamo vinto sul tuo servizio ricordi? Ma ti rendi conto, sul tuo servizio…

DOPAMINA Vabbè svegliamoci. Quando leggerete le nostre avranno già affrontato Makarova e Vesnina e, tanto per proporre uno spunto originale, diciamo che il pericolo più grande dopo un successo del genere viene dai livelli di dopamina. Se tale sostanza si sarà riassorbita allora fra qualche giorno potremo essere qui a celebrare il successo delle nostre (…)
 

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