24/01/2013 13:49 CEST - Approfondimenti

Medical timeout: è l'ora di cambiare le regole

TENNIS - Il medical timeout concesso a Azarenka contro Sloane Stephens riaccende i dubbi su una regola fumosa. Vika è stata fuori 10 minuti perché non riusciva a respirare: attacco di panico, ha detto a caldo, poi ha parlato di una costola bloccata. Ma il problema resta: si può chiedere l'MTO praticamente per tutto. E approfittarne è troppo facile. Alessandro Mastroluca

| | condividi
Australian Open 2013, Victoria Azarenka riceve il medical timeout contro Sloane Stephens
Australian Open 2013, Victoria Azarenka riceve il medical timeout contro Sloane Stephens

Attacco di panico. Choking of the year. No, è che non riuscivo a respirare perché avevo una costola bloccata. E' stato un MTO solo, ma lungo. No, sono due (costola e ginocchio).

I 10 minuti che Victoria Azarenka trascorre fuori del campo per un medical timeout prima dell'ultimo game della semifinale contro Sloane Stephens restano avvolti in una nuvola non chiarita di dubbi. E tornano ad alimentare aspettative, non del tutto ingiustificate, di cambiamenti regolamentari che riducano i margini di discrezionalità per il trainer, adesso davvero troppo ampi. Ma andiamo con ordine, e iniziamo con la ricostruzione di quello che è successo sul 5-4 Azarenka, secondo set. La bielorussa ha mancato cinque match point nel nono game e al cambio campo chiede un medical timeout. Il trainer entra e dopo un po' porta Vika  fuori dal campo. Ci resta dieci minuti. Qui la Stephens mostra tutta l'inesperienza dei suoi 20 anni ancora da compiere, della sua prima semifinale Slam: resta seduta lì, per tutto il tempo, mentre potrebbe protestare, chiedere spiegazioni, oppure entrare in campo, provare qualche servizio, saltellare per non raffreddarsi troppo.

Al rientro Azarenka chiude 61 64. Nell'intervista a caldo le chiedono: "Cosa è successo? Come stai?". E Vika risponde parlando delle occasioni mancate, dei match point non sfruttati, senza fare alcun riferimento a problemi di natura fisica. Anche quando, qualche minuto più in là, viene intercettata in mix zone da Tom Rinaldi di ESPN parla sì di "attacco di panico", dice "non riuscivo a respirare" ma nemmeno adesso spiega le ragioni, non parla di alcun infortunio.

Prima della conferenza stampa, dunque, quello che emerge è: Vika ha avuto un attacco di panico. E' una condizione sufficiente per chiedere l'MTO? Per Pam Shriver e Chris Evert, che commentano per ESPN, e per chiunque altro, no. Ma è anche vero che se una giocatrice dice al medico che entra in campo "non riesco a respirare", il medico non può liquidare la faccenda a cuor leggero. E "non riesco a respirare" è un sintomo di una condizione che richiede trattamento immediato. Un altro degli aspetti controversi, al di là della situazione di punteggio, è che la pausa è arrivata prima di un turno di battuta di Stephens. Gilbert ha detto che avrebbero dovuto aspettare almeno un game, e concedere l'MTO a Azarenka prima di un suo game di servizio (un episodio simile accadde a Cincinnati 2010 con vittima Hsun Lu, costretto ad aspettare prima di ricevere il trattamento medico contro Hewitt). Però è anche vero che, in questo caso, il non riuscire a respirare è sufficiente a giustificare, in linea di principio, un trattamento immediato.

Poi Azarenka si presenta in conferenza stampa, in cui praticamente non si parla d'altro. Ed emergono nuovi dettagli, nuove spiegazioni, emergono infortuni alla schiena, a una costola, di cui però a caldo, ancora a bordo campo, e con ESPN non aveva fatto alcun cenno, né diretto né indiretto. Se, come diceva Mike Bongiorno ai concorrenti dei suoi telequiz, la prima risposta è quella che conta, la versione in conferenza stampa che cos'è? Come andrebbe presa? Intanto, ecco cosa ha detto.

"Avevo problemi alla schiena per tutto il secondo set, avrei dovuto chiamarlo prima di arrivare al punto da non riuscire a respirare e dover essere portata fuori dal campo. Mi si era bloccata una costola, e non potevo continuare così: dovevo prendere quel medical timeout. Il trainer mi ha detto che doveva sbloccarmela, ma per far quello era meglio uscire dal campo: non volevo spogliarmi sul campo".

Le chiedono perché nell'intervista a caldo non abbia detto nulla al riguardo: "Non ho capito la domanda. Mi hanno chiesto perché avevo avuto queste difficoltà e io ho capito che volevano sapere perché non avessi chiuso la partita. Colpa mia, si è trattato solo di un misunderstanding".

Le fanno notare ulteriormente questa discrasia tra la versione iniziale, in cui il malessere era collegato più ai match point non sfruttati, e quella data ora, a freddo, di tono molto diverso. "Che potevo dirvi pochi secondo dopo la fine del match? Adesso vi sto dicendo onestamente quello che è successo, che avevo dolore alla schiena, che ho aspettato troppo a chiedere l'intervento del trainer. Ero arrivato al punto da non riuscire a respirare e poi il medico mi ha detto che era la costola che bloccava tutto". Anche l'attacco di panico, adesso, si inserisce in una nuova cornice: "E' vero, sono entrata nel panico, ma perché non riuscivo a respirare e non capivo che stesse succedendo, non per i match point mancati".

Un altro aspetto non chiarito riguarda il numero dei timeout. La ESPN a caldo parla di due MTO consecutivi. Doug Robson di Usa Today lo conferma su twitter, dicendo di aver parlato anche con i responsabili del torneo: gli MTO, scrive, sono stati due, per problemi alla costola e a un ginocchio. Azarenka conferma in conferenza stampa di aver sentito anche dei dolori al ginocchio, anche se fino alla domanda specifica anche di questi non aveva mai parlato, ma insiste su un punto: "E' stato un solo MTO, che è durato di più perché il trainer ha impiegato più tempo per capire cosa fare. Loro volevano concedermene due, ma ho voluto che fosse solo uno perché desideravo tornare in campo".

In tutto questo l'unica costante è il panico, il respiro corto. Ora, quello che viene definito "choking" (cioè avere il "braccino" nei momenti decisivi) non è una condizione sufficiente per chiedere l'MTO. Ma "non riesco a respirare", qualunque ne sia la motivazione di fondo, lo è: non lo sarebbe solo se il giocatore mentisse sapendo di mentire, ma in questo caso il trainer, una volta entrato, potrebbe rimandare il giocatore in campo al massimo nei 3 minuti consentiti, invece dei 10 concessi a Azarenka.

Ma questa vicenda si muove sui confini smussati di un regolamento che definisce in maniera labile cosa è consentito e cosa no. Il regolamento dell'ITF per i tornei dello Slam disciplina i medical timeout al capitolo 5, articolo 3:

Una condizione medica è un malessere o un infortunio muscoloscheletrico che richiede valutazione e/o trattamento medico da parte del fisioterapista/trainer  (noto anche come prestatore di cure primario).

Le "condizioni mediche" sono divise in due categorie, trattabili e non trattabili. Le condizioni trattabili sono:
-acute: sviluppo improvviso di una condizione o di un infortunio muscoloscheletrico che richiede trattamento immediato;
-non acute: malessere o infortunio muscoloscheletrico che si sviluppa o si aggrava e richiede trattamento durante i campi campo o a fine set.

Un giocatore può chiedere MTO per farsi curare se il malessere rientra in queste categorie (in cui peraltro si riesce a far ricadere praticamente tutto o quasi). Negli stati non trattabili rientrano:
-Ogni condizione medica che non possa essere trattata in modo appropriato o che non possa essere migliorata nel tempo concesso.
-Ogni condizione (sintomi compresi) che non si sia sviluppata, o che non sia peggiorata, durante il riscaldamento o il corso del match.
-Stanchezza generale.
-Ogni condizione che richieda iniezioni, infusioni intravenose o ossigeno, a eccezione del diabete, previo ottenimento di certificazione medica, nel qual caso sono consentite iniezioni sottocutanee di insulina.

Per contemperare l'assistenza medica con la continuità del gioco, per condizioni non acute gli MTO vengono concessi nelle pause: ovviamente, discorso a parte in caso di infortuni gravi o di malesseri acuti che richiedano un intervento immediato. Il trainer deve valutare, in un tempo ragionevole, il problema del giocatore e l'eventuale trattamento, e può anche scegliere di effettuare questa valutazione fuori dal campo. Se la condizione non è trattabile, non sarà concesso alcun MTO.  

Se il trainer ha individuato una condizione trattabile, l'arbitro può concede un medical timeout di tre minuti. A discrezione del trainer, la valutazione e il trattamento possono essere effettuati anche con il supporto del medico del torneo. Un giocatore ha diritto a un massimo di due MTO consecutivi, per due condizioni trattabili distinte. L'abuso di questa regola, e il conseguente ingiustificato ritardo nella ripresa del gioco, rientra tra le condotte antisportive con sanzioni che vanno dal warning alla squalifica.

Alla luce di questo, l'aspetto davvero controverso non riguarda tanto la concessione del MTO, quanto la sua durata. La seconda versione, quella fornita in conferenza stampa, lascia meno dubbi. La prima, quella data a caldo, in un certo senso meno ragionata, ne lasciava di più. Anche volendoci fermare a questa versione, comunque, non è l'MTO in sé il centro della questione. Azarenka qualche sintomo doveva averlo, e se un medico ha un paziente che gli dice "non riesco a respirare" ha il dovere di indagarne le cause fisiologiche, non di fare indagini psicologiche. Che sia entrata nel panico (condizione che può prendere anche i migliori e anche in situazioni non di immediato stress, vedi il caso di Federica Pellegrini in una gara dei campionati italiani, che certo non si può paragonare alle tante finali olimpiche e mondiali che già aveva disputato) per i match point mancati o no, aveva diritto in base a queste regole di chiedere l'intervento medico, anche volendo fermarsi a questa versione e dubitare di quella ufficiale sui due MTO per infortuni muscoloscheletrici alla costola e al ginocchio.

Il problema, come ha giustamente detto Patrick McEnroe, sta nelle regole: con questa discrezionalità ci saranno sempre giocatori in grado di muoversi intorno ai confini incerti. Perciò o si cambiano le regole, o è quasi inutile lamentarsi. Come cambiare? E' interessante, evitando le soluzioni draconiane e l'abolizione totale del MTO, la proposta che ha lanciato un anno fa sul suo sito ufficiale Pat Cash. Secondo lui, per evitare che i giocatori ottengano trattamenti medici per "malessere generale" da parte di trainer che girano nel circuito con loro tutto l'anno, la soluzione è una sola. Rendere obbligatoria la presenza di un dottore terzo, indipendente, durante la valutazione e il trattamento.

A meno che non si decida di istituzionalizzarli e consentire un tot di interruzioni per set a ciascun giocatore. Ma questa è solo una provocazione.

Alessandro Mastroluca

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti