08/03/2013 16:04 CEST - Personaggi

Taylor Townsend, sweet sixteen

TENNIS - A Indian Wells, Taylor Townsend ha vinto la sua prima partita nel circuito WTA. A 16 anni, è già etichettata come la "nuova Serena Williams". Come lei è stata attaccata perché nera e dalle forme morbide. Diventata professionista a fine 2012, ha cambiato preparatore e regime alimentare. E i risultati si vedono. Alessandro Mastroluca

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Taylor Townsend
Taylor Townsend

Race. Nessuna parola potrebbe riassumere meglio vita, carriera e prospettive di Taylor Townsend. Perché vuol dire sia “razza”, sia “correre”. E Taylor è la sedicenne che tutti già considerano la nuova Serena Williams, la prossima campionessa di colore che come Serena Williams non ha il fisico standardizzato della mannequin. È una promessa di talento che ha corso tanto per bruciare le tappe, che l'anno scorso è andata a giocare gli US Open junior di tasca sua, o meglio di sua madre, perché la USTA non la considerava abbastanza in forma da giocare e per questo non le ha nemmeno concesso la wild card per il tabellone principale. La USTA le ha successivamente rimborsato le spese.

“Ho dovuto smettere di mangiare un sacco di cose, e cominciare a mangiarne tante altre che non mi piacevano” ha detto a un piccolo gruppo di giornalisti a Indian Wells dopo aver battuto Lucie Hradecka 37 76 63. Al quarto match da professionista, ha ottenuto la prima vittoria contro una giocatrice che le sta davanti di 414 posizioni nel ranking. Una vittoria arrivata grazie a un tennis solido e maturo, un successo celebrato con giovanile esuberanza. Perché Taylor sarà anche "una giocatrice che cambierà il tennis" (Future Game Changer), come l'ha definita l'anno scorso Sports Illustrated. Ma rimane sempre una ragazza di 16 anni che su Twitter ha postato il suo obiettivo prima di Indian Wells: “Fare l'Harlem Shake”, il nuovo tormentone destinato a sostituire il Gangnam Style in cui si sono cimentati un numero incredibile di vip (da Madonna a Britney Spears a Ban Ki-moon!).

Introdotta al tennis dalla madre Shelia, Taylor ha potuto beneficiare dei consigli di Donald Young Sr., amico di famiglia e impegnato nel frattempo a plasmare anche il figlio Donald. “E’ stato lui (Donald Young Sr., n.d.r.) a improntare il mio gioco all’attacco, dal serve and volley al chip and charge” ha detto in un’intervista l'anno scorso. “Sto giocando in questo modo da molto tempo, sono comunque consapevole che ci vorranno anni prima che diventi naturale. E’ sempre una buona cosa ampliare il proprio bagaglio tecnico con una varietà di soluzioni che finiscono con il rendere la vita dura alle avversarie”. Anche se per molti è "la nuova Serena Williams", il suo modello è Martina Navratilova, che studia guardando partite e filmati su Youtube nel tempo libero.

Nata e cresciuta a Chicago, la stessa città di Obama, a 16 anni è partita per la Florida. Ha frequentato per un mese la Drew High School, di cui è preside il padre Gary, per poi entrare nel centro tecnico della USTA a Boca Raton, la città dove lavora la madre (divorziata dal marito) come business manager della High School. Qui viene seguita, fin dal 2008, da Kathy Rinaldi, un'altra ex promessa del tennis Usa: diventata nel 1981 la più giovane giocatrice a vincere un match a Wimbledon, ha chiuso la carriera con 3 titoli WTA in singolare e un best ranking di numero 7 del mondo. “Taylor è in grado di abbinare la capacità di attaccare da fondo” ha detto Rinaldi, “con una propensione al serve and volley che la porta a trovarsi a suo agio anche sotto rete”.

Le credenziali con cui è arrivata sul circuito sono indiscutibili. L'anno scorso ha vinto il titolo in singolare e doppio agli Australian Open, solo in doppio a Wimbledon, agli Us Open e all'Orange Bowl Under 18: qui, durante la finale vinta in coppia con Gabrielle Andrews, un uomo piuttosto anziano l'ha costantemente insultata dagli spalti perché nera e un po' in sovrappeso. Così è diventata la prima statunitense dal 1982 (Gretchen Rush) a chiudere l'anno al numero 1 della classifica Under 18.

I genitori avrebbero voluto che terminasse gli studi, che andasse al college, ma Taylor è sempre stata testarda e indipendente, sin da quando, a cinque anni, prendeva l'autobus da sola per andare a frequentare un programma per bambini particolarmente dotati in una scuola dall'altra parte della città. Così a dicembre ha scelto di accettare il contratto del team Lagardère, che già annovera tra gli altri Azarenka e Wozniacki, a dicembre e diventare professionista.

Ha cambiato allenatore, ora lavora con Juan Todero, lo stesso coach di Madison Keys. Ha un nuovo preparatore, Danny McNair. E' cominciata, insomma, una nuova vita. “Questo è il primo anno in cui mi sono davvero messa sotto a lavorare in pre-season. Ci siamo allenati sei settimane a Boynton Beach , abbiamo lavorato sulle basi, con grande intensità. E comincio a vedere i frutti di questo lavoro. Non avevo mai lavorato così prima d'ora. Prima non affrontavo la preparazione con l'approccio mentale di una professionista. Adesso che lo sono, penso: Ok, devi farlo, devi arrivare alla migliore forma possibile per fare bene nei grandi tornei e competere alla pari con le grandi”.

Un approccio che dimostra molto del suo carattere. “Amo il gioco del tennis perché rispecchia molto il gioco della vita” ha commentato mamma Shelia. “Alla fine, ti devi reggere su quello che hai imparato, su quello che sai e che ti è stato insegnato. Quello che Taylor ha passato l'ha aiutata a diventare più forte, ad avere più certezze su chi è, le ha insegnato che non deve cercare l'approvazione degli altri. In fondo, i suoi risultati parlano da soli”.

Alessandro Mastroluca

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