04/04/2013 12:39 CEST - Personaggi

Giorgi, la potenza non basta senza controllo

TENNIS - Camila Giorgi ha un grande potenziale. E la partita di Charleston contro Serena Williams l'ha confermato: tolti ace e doppi falli ha fatto solo un punto in meno della numero 1 del mondo. Ma ha mostrato ancora gli stessi difetti di qualche anno fa. Non è iscritta a Roma, ma non è da escludere una wild card. Alessandro Mastroluca

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Camila Giorgi (Foto di Ray Giubilo)
Camila Giorgi

La potenza è nulla senza controllo. Questa verità non è buona solo a far vendere pneumatici. È un messaggio che Camila Giorgi dovrebbe prendere molto sul serio. Perché il suo potenziale è davvero alto, ma il rischio di vanificarlo lo è altrettanto. Perché la prima parte dell'equazione c'è tutta ma la capacità di guidare il talento ancora manca. E la partita persa con Serena Williams a Charleston è eloquente.

Pregi e difetti
“Camila era arrabbiata subito dopo il match perché voleva vincere. Lei vuole sempre vincere” ha scritto papà Sergio sul sito ufficiale. Questo è certamente un aspetto positivo: altre giocatrici, nella sua posizione di classifica, sarebbero state soddisfatte di essersela giocata alla pari con la numero 1 del mondo. “Sono molto soddisfatto di come ha giocato al di là dei problemi al servizio” ha aggiunto. “Ha ricominciato ad allenarsi sul servizio una decina di giorni fa, dopo il problema alla spalla, quindi è naturale che non sia a posto e ci sia da riprendere confidenza, ma negli scambi ha tenuto bene e giocato dei bei punti”. Negli scambi, infatti, il match è stato più equilibrato di quanto il 62 63 faccia pensare. Tolti ace e doppi falli, infatti, Serena ha fatto solo un punto in più di Camila, 48 a 47. Dietro questi numeri si nascondono tutti i pregi e i difetti del miglior prospetto azzurro nella WTA.

I 12 doppi falli, innanzitutto, sono troppi. E non basta l'infortunio alla spalla per spiegarli. È un problema che si porta dietro da tempo, perché serve con un lancio di palla esageratamente alto e non ha una “vera” seconda. Non cerca mai soluzioni in kick, in slice o comunque più lavorate: tira praticamente due prime e molte volte con un po' troppa fretta, senza prendersi il giusto tempo. Il 48-47 dimostra che, in fondo, Serena non ha smontato il gioco di Camila. È stata più che altro l'azzurra a smontarsi da sola le opportunità di tener testa a Serena.

Ha gestito male i turni di servizio e i punti importanti, sparando sempre a tutta, senza lavorare il colpo. Ha dimostrato di avere un dritto incisivo da fondo e colpi profondi quando può colpire da ferma, anche se potrebbe angolare di più le traiettorie, ma va spesso in confusione quando deve impattare correndo in avanti o giocare di volo. Aggiungendo colpi di manovra, di costruzione, qualche palla corta in più e migliorando la gestione del servizio Camila può ancora puntare in alto. Purtroppo, però, qualche anno è stato perso. Perché questi stessi pregi, e questi stessi difetti, si intravedevano già tre anni fa. E in 36 mesi, al di là dell'exploit a Wimbledon, nella sostanza non è cambiato poi molto. Camila è ancora un diamante grezzo, un possibile cavallo di razza in cerca della guida giusta. Eppure di guide ne ha cercate tante, forse anche troppe.

Il viaggio di Camila
Nel 1982 Sergio Giorgi combatte contro il Regno Unito la guerra delle Malvinas, che resta la peggiore sconfitte militare dell'Argentina. Le isole appartengono alla Gran Bretagna e in un recente referendum i cittadini si sono espressi con percentuali plebiscitarie a favore dello status quo. Cinque anni dopo Sergio lascia La Plata e Camila, terza di quattro figli, nasce a Macerata. Sembra avviata a una carriera di ginnasta, viene anche convocata in nazionale, ma la passione per il tennis è travolgente. Impara presto e bene, tanto che a nove anni la IMG le offre un contratto per allenarsi all'accademia di Bollettieri. “Una follia a quell'età” ha detto Sergio in un'intervista del 2010 a ESPN Deportes. Da lì Barcellona, Maiorca e Parigi con un via-vai di allenatori: Pancho Alvariño (ex coach di Marat Safin), Jofre Porta (ex di Carlos Moya), Eric van Harpen (Arantxa Sánchez Vicario e Conchita Martínez) e Patrick Mouratoglu (Baghadtis, Pavlyuchenkova e Rezai). Ma perchè tanto turnover? “Tutti i suoi allenatori volevano farla giocare juniores e io non volevo, volevano che firmasse con agenti e io non volevo” ha spiegato Sergio.

Nel 2011 arriva la più tragica delle notizie. Mentre si trova a Parigi per preparare il Roland Garros, la sorella maggiore Antonella muore in un incidente stradale. “Camila e Antonella erano legatissime” ha raccontato Sergio “e il colpo subito è stato fortissimo. Ha continuato a giocare fino a Wimbledon, dove ha disputato delle bellissime qualificazioni, ma dopo è crollata e non ha vinto più una partita. Ci andavamo ad allenare, ma io vedevo che mentalmente era assente. Fino all’inizio del 2012 la situazione è stata molto difficile, tanto è vero che per un periodo Camila ha anche pensato di lasciare il tennis. Ora è tornata ad avere grande voglia e determinazione.”

Gli Internazionali e l'Italia
Sergio, che adesso le fa da coach, è sempre stato molto presente nelle scelte e nella carriera di Camila. L'anno scorso, ha raccontato in un'intervista, ha rifiutato un contratto decennale che la FIT aveva proposto in cambio della wild card agli Internazionali. A Roma Camila ha giocato una sola partita, contro Jill Craybas, al primo turno delle qualificazioni 2008. Già allora si vedevano i dritti al fulmicotone e la personalità di una ragazzina, allora sedicenne, capace di annullare diversi match point a un'avversaria top-100 e decisamente più esperta prima di cedere al tiebreak del terzo set.

Per i prossimi mesi, spiega papà Sergio, la programmazione prevede “Stoccarda o Estoril, poi Madrid e prima del Roland Garros probabilmente Camila giocherà un altro torneo, forse Strasburgo”. Non sono da escludere, comunque, trattative da qui a maggio perché Camila, non iscritta agli Internazionali, entri in tabellone grazie a una wild card.

È da escludere, invece, la prospettiva di un cambio di nazionalità, questione che periodicamente ritorna quando si parla di lei. Camila vorrebbe vivere a Parigi ma si sente italiana e, come Sergio ripete spesso, “giocherà sempre con la scritta ITA accanto al nome”.

Alessandro Mastroluca

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