09/04/2013 21:48 CEST - IL DIARIO DI RINO TOMMASI

Col Canada è stato un ko di sola superficie?

TENNIS - Il Canada, pur senza i nostri mezzi e i nostri numeri (hanno due top 100 e sei top 300, noi quattro top 100 e quattordici top 300), ha dimostrato di avere una squadra migliore della nostra. Rino Tommasi

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il team canadese festeggia la qualificazione per la semifinale Davis
il team canadese festeggia la qualificazione per la semifinale Davis

L’impressione è che l’Italia del tennis abbia serenamente accettato la sconfitta subita contro il Canada nei quarti di finale della Coppa Davis. Le attenuanti non sono poche e di un certo rilievo, giocavamo in trasferta e come noto nel tennis il vantaggio del fattore campo è particolarmente importante, perché a quelli comuni ad ogni trasferta sportiva il tennis ne aggiunge uno molto importante e spesso decisivo, vale a dire la scelta della superficie.

Si fosse giocato in Italia si sarebbe probabilmente giocato sulla terra battuta e saremmo stati favoriti, anche se non sono sicuro che Seppi avrebbe battuto Milos Raonic su un campo più lento, mentre sul risultato del doppio, nel quale i nostri avversari si sono permessi il lusso di lasciare Raonic in panchina, la superficie è meno importante.

Nulla da dire invece sul comportamento degli arbitri, mentre il pubblico ha contenuto il proprio tifo in limiti accettabili. Sapevamo che la trasferta sarebbe stata insidiosa e che la sconfitta poteva essere messa in preventivo. Il problema, quello che chiama in causa le responsabilità delle nostre strutture tecniche e della nostra Federazione, è però un altro.

E’ lecito infatti domandarsi perché il Canada, che non ha la nostra tradizione tennistica e nemmeno le nostre strutture, sia oggi in grado di mettere in campo una squadra più giovane e più forte della nostra.
Nelle classifiche del computer il Canada conta due giocatori nei primi cento e sei nei primi 300, mentre noi ne abbiamo quattro nei primi cento e ben 14 nei primi 300.

E’ vero che nel tennis la Coppa Davis si può vincere con due giocatori (al limite con uno, come la Svezia nel 1975), ma la consistenza di un movimento si può misurare anche con l’ampiezza della propria base.

Rino Tommasi

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