21/04/2013 20:37 CEST - Masters 1000 Montecarlo

Un Super Djokovic formato 2011 ma un Nadal irriducibile sullo 0-5

TENNIS - Perché mi ha entusiasmato Novak Djokovic e perché non mi ha deluso Rafael Nadal. Il serbo era assolutamente irresistibile. Lo spagnolo si fa apprezzare perché non molla mai. Da Montecarlo, Ubaldo Scanagatta

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Novak Djokovic bacia il trofeo di Montecarlo 2013
Novak Djokovic bacia il trofeo di Montecarlo 2013

Quando Novak Djokovic ha avuto 5 setpoint sul 5-0 contro Rafa Nadal mi sono ricordato il 6-0 che Rafa aveva subito da Federer ad Amburgo nel 2007 ed anche il 6-0 patito con Coria qui nel 2005 (ma Rafa aveva vinto i primi due set e quindi quella “distrazione” aveva avuto poco significato), ma ho cercato subito il nostro super-statistico Stefano Rosato per sapere se per caso a Rafa fossero occorse altre simili imprevedibili disavventure.

E Stefano ha subito verificato che i 6-0 sofferti da Nadal in tutti i suoi match d’una carrieraerano stati 10,  di cui soltanto 3 sulla terra rossa: il terzo, che mi mancava, era quello che Gaudio gli aveva affibbiato a Buenos Aires 2005.

Ma mentre Stefano conduceva tutte queste febbrili ricerche nei 12 anni di carriera del maiorchino, Rafa annullava tutti e cinque i setpoints, poi strappava a 15 la battuta a Djoker sull’1-5 prima di cedere a sua volta il game di battuta sul 2-5, al decimo punto.

Cionondimeno restava negli occhi di tutti, e forse anche in quelli di Rafa, un primo set assolutamente magistrale giocato da Djokovic. Mi è sembrato di rivedere, in quei primi 30 minuti (quelli fino al primo setpoint) il Djokovic irresistibile del 2011.

Il primo set sarebbe durato poi 47 minuti, ma _ribadisco _ quei primi 30 minuti sono stati impressionanti, fenomenali.

Ok, non prendetemi per un cerchiobottista se dico che il Nadal di oggi non era il miglior Nadal. Lui stesso ha accennato in più di un’occasione nel corso della conferenza stampa post-match, che “per sperare di battere un Djokovic forte come quello di oggi può non bastare nemmeno il mio 100x100”. Una frase che sottolinea due cose: l’umiltà di un giocatore che non si considera il più forte del mondo neppure sulla terra rossa (nonostante che tutti, Djokovic incluso, lo considerino tale), la consapevolezza (lampante a tutti dopo avergli visto commettere due doppi falli nei primi due turni di servizio, perdere a 15 il break di vantaggio e il game di battuta sul 4-3, perderlo a 0 sul 6-5 nella rinnovata situazione di poc’anzi, perdere 3 punti su 4 al servizio nel tiebreak ceduto 7 punti a 1) di non essere ancora al 100 per 100 delle proprie possibilità, fisiche e mentali.

Ciò detto è certamente vero che, ad esempio, quando Nadal ha servito per il secondo set sul 6-5, beh Djokovic ha giocato quattro punti da marziano, da extraterrestre, da vero fenomeno.

Gli avrei poi chiesto, a fine partita,  se battere Nadal sulla terra rossa di Montecarlo dove lo spagnolo ha vinto 8 volte di fila potesse equivalere per lui a battere Federer sull’erba di Wimbledon dove Roger ha trionfato 7 volte, e Novak con humour e schietta sincerità ha replicato: “Avevo già giocato altrettanto bene contro Rafa sulla terra rossa, a Madrid e Roma 2011. Quanto è accaduto oggi me ne ha fatto tornare in mente il ricordo. Cercavo di tornare indietro negli anni e ricordare cosa avevo fatto sul campo. Insomma quei match vinti mi hanno aiutato anche nella preparazione del match odierno. Riguardo al confronto Federer/Nadal e erba/terra rossa non lo so…Non ho mai vinto con Federer. Ma questa è certamente una delle vittorie più importanti della mia carriera, ho giocato uno dei miei migliori match sulla terra rossa di sempre”.

Non c’è dubbio che Djokovic abbia ampiamente meritato la vittoria e anche se nessuno può saperlo a me pare che oggi la sua superiorità fosse così evidente che _ salvo sempre possibili pause mentali _ anche se si fosse ritrovato al terzo set avrebbe vinto.

Djoker poteva fare punti con entrambi i colpi da fondo, sia il dritto e sia il rovescio, mentre Nadal difficilmente  riusciva a farli di rovescio negli scambi incrociati con il dritto del serbo. Prendeva rischi per sottrarsi a quello schema e quasi sempre, alla fine, perdeva la misura.

Ma sapeva, Djoko, che Nadal non avrebbe mai mollato, che si sarebbe battuto fino all’ultimo.  E questo è ciò che apprezzo di più in Rafa _ e che, sebbene ovviamente si parli di altra categoria e di altra esperienza, mi ha fatto arrabbiare un po’ ieri di Fognini (oggi ho avuto uno scambio di sms con il papà di Fabio che mi accusava di avercela con suo figlio, di volerlo umiliare…cosa assolutamente assurda, ma può essere che senza accorgermene io sia stato troppo severo, nobody is perfect; semplicemente ho cercato nel pezzo di ieri di spiegare perché la gente lo avesse fischiato, certo ingenerosamente ripensando alla magica settimana vissuta, ma comprensibilmente da parte di spettatori che avendo acquistato il biglietto solo per le semifinali e a caro prezzo avrebbero voluto vederlo sputar sangue prima di arrendersi anche ad un giocatoro formidabile come Djokovic).

Quanti giocatori al posto di Nadal, se si fossero trovati sotto 5-0 e 15-40 contro quel “carro armato” serbo, avrebbero mollato il set, si sarebbero detti “meglio che io risparmi energie e mi concentro sul secondo set chè tanto questo non lo rimonto più”;

Non solo Fognini, ma quasi tutti. Invece Nadal non è così. Nadal si batte e lotta anche quando tutto sembra perduto. E se spunta oltre a quei due games che ha fatto anche un terzo, rientra in partita. Non è una qualità da poco, quella. E’ quella che fa dire di un giocatore: “E’ un guerriero irriducibile, non si arrende mai, in campo dà semrpe l’anima!” Vi ricordate un certo Jimbo Connors? Tecnicamente aveva dei limiti enormi, poco dritto, poco servizio. Ma aveva un cuore grande così. Chissà se stavolta sono riuscito a farmi capire da papà Fognini, o se continuerà a pensare soltanto che io ce l’abbia con suo figlio….quando invece se c’era una persona felice, al settimo cielo, per le sue vittorie su Berdcyh e Gasquet, al di fuori dei suoi parenti, ero proprio io. Avevo voglia di abbracciarlo! Così come mi è capitato con Flavia Pennetta quando rimontò sei matchpoint in maniera incredibile alla Zvonareva all’US Open, o per Francesca Schiavone al Roland Garros 2010.

Il punto è che i giocatori, e i loro parenti (e cortigiani annessi e connessi) pretenderebbero sempre che una qualsiasi critica venisse insabbiata, nel nome della patria. Un esempio per tutti: se io sono felicissimo che la Schiavone vince il Roland Garros, e quasi piango come piansi all’epoca in cui lo vinse Panatta, questo non significa che nel momento in cui il presidente federale compie il gesto demagico di regalargli 400.000 euro io debba applaudire o anche stare zitto, far finta di niente. Chiaro che alla Schiavone starà più simpatico il giornalista più furbetto _ quello che magari aspira ad avere una sua intervista esclusiva alla prima occasione _ che non chi si è permesso di dire che sarebbe stato molto meglio pensare ad un altro tipo di premio, più simbolico, come ad esempio intestarle un campo al Foro Italico come è stato fatto in Australia per Margaret Court. Un premio del genere sarebbe rimasto tutta la vita, i 400.000 euro saranno certo stati apprezzati ma saranno anche finiti in un conto in banca nel quale queli non si distinguevano dai 10 milioni di euro vinti in carriera. Siamo certo che Francesca, pur apprezzando lì per lì, il regalo “economico”, non avrebbe preferito qualcosa di eternamente memorabile? Certo che se a Melbourne esiste una Rod Laver Arena e una Margaret Court Arena, e al Billie Jean Center di Flushing Meadows c’è un Arthur Ashe Stadium, in Italia oltre al meritatissimo Nicola Pietrangeli sarebbe bellissimo che ci fosse anche un campo Adriano Panatta e un campo Francesca Schiavone. Ma la politica farà sì che fino a che c’è questo presidente a Panatta non verranno mai riconosciuti gli indubbi meriti sportivi.

Vabbè, sono finito fuori tema, ma volevo rendere onore al grandissimo Djokovic visto a Montecarlo (“Sono stato incerto fino all’ultimo se giocare o meno, ma ho preso una delle decisioni più indovinate della mia vita”).  E volevo dimostrare il mio apprezzamento anche per la grinta dimostrata da Nadal anche in un giorno in cui il suo avversario gli era decisamente superiore. Sono duelli di questo tipo quelli che fanno bene al tennis.

In sede di bilancio di torneo, sul quale magari torneremo _ anche se purtroppo martedì mattina mi devo operare per la terza volta al mio occhio sinistro e non so in quali condizioni…riemergerò _ voglio chiaramente dire ancora un grande bravo a Fabio Fognini per il torneo che ci ha regalato. Lui e Seppi riportano due italiano fra i primi 25 del mondo come _ leggi la “breve” relativa _ non accadeva più dal ’96. Un risultato che potrebbe essere ancora migliorato nei prossimi tornei se sia Andreas sia Fabio resteranno su questi livelli. Gli ultimi due giocatori contemporaneamente fra i primi 20 sono stati Adriano Panatta e Corrado Barazzutti, ma bisogna tornare agli anni ’70.

 

GLI 0-6 SUBITI DA NADAL

U.S. Open 2004 - 2nd Round Rafael Nadal v Andy Roddick L 0-6 3-6 4-6 Hard

Lyon 2004 - 1st Round Rafael Nadal v Julien Benneteau L 3-6 0-6 Carpet

Buenos Aires 2005 - Quarterfinal Rafael Nadal v Gaston Gaudio L 6-0 0-6 1-6 Clay

Monte Carlo 2005 - Final Rafael Nadal v Guillermo Coria W 6-3 6-1 0-6 7-5 Clay

Wimbledon 2006 - Final Rafael Nadal v Roger Federer L 0-6 6-7 7-6 3-6 Grass

Hamburg 2007 - Final Rafael Nadal v Roger Federer L 6-2 2-6 0-6 Clay

Paris Open 2007 - Final Rafael Nadal v David Nalbandian L 4-6 0-6 Hard

Chennai 2008 - Final Rafael Nadal v Mikhail Youzhny L 0-6 1-6 Hard

Rotterdam 2009 Final Rafael Nadal v Andy Murray L 3-6 6-4 0-6 Hard

Doha 2011 2nd Round Rafael Nadal v Lukas Lacko W 7-6 0-6 6-3 Hard

Tokyo Outdoor 2011 Final Rafael Nadal v Andy Murray L 6-3 2-6 0-6 Hard

ATP World Tour Finals 2011 Round Robin 1 Rafael Nadal v Roger Federer L 3-6 0-6 Hard

Da Montecarlo, Ubaldo Scanagatta

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