23/04/2013 13:18 CEST - Personaggi

Hantuchova: 30 e lode

TENNIS - Daniela Hantuchova compie 30 anni. Ricordiamo i suoi successi, gli errori di gioventù e le sue grandi passioni: le lingue e il piano. Dalla vittoria a Indian Wells su Hingis nel 2002 al trionfo in Fed Cup in Spagna, i ricordi della campionessa-modella con i piedi per terra. Alessandro Mastroluca

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Daniela Hantuchova (Getty Images Europe Matthew Lewis)
Daniela Hantuchova (Getty Images Europe Matthew Lewis)

“Sono felice di poter ancora giocare a tennis dopo 14 anni” ha detto Daniela Hantuchova, la tennista modella che compie oggi, 23 aprile, 30 anni. Non ce l'ha fatta, però, nonostante la vittoria nella prima giornata, a portare la Slovacchia in finale di Fed Cup, manifestazione cui è legato uno dei più grandi successi della sua carriera, la conquista del titolo nel 2002 a Maspalomas, contro la Spagna. Nella prima giornata, Daniela lascia tre game a Magui Serna (62 61) ma firma il capolavoro nella seconda, quando al termine di una palpitante battaglia di tre ore e mezza riesce a sconfiggere Conchita Martinez 67 75 64. Il punto della vittoria lo porterà Janette Husarova con il 60 62 all'infortunata Arantxa Sanchez, che diventa la prima giocatrice a superare i 100 match giocati in Fed Cup.

Ma il suo più bel ricordo resta il suo primo titolo WTA, la vittoria a Indian Wells. Gioca un torneo straordinario, elimina tre teste di serie (eclatante il doppio 63 a Justine Henin in ottavi, il suo primo successo contro una top-10) e alla prima finale in carriera piega 63 64 Martina Hingis. Era dal 1980 che una testa di serie così bassa (n.18) non vinceva un titolo WTA.

Il successo, però, arriva troppo presto, e coincide con la separazione dei genitori. Seguono anni difficili, in cui deve affrontare le critiche e le continue voci che parlano di anoressia. “Ho dovuto lottare, ho superato  dei problemi fisici e psicologici” diceva a Ubaldo Scanagatta nel 2008. “Ho cominciato a vincere troppo giovane, non ero preparata a far fronte a tanta pressione, ogni sconfitta la vivevo come un dramma, non mi perdonavo nulla, pretendevo troppo da me stessa. E solo più tardi mi sarei come resa conto che nessuno è perfetto”.

È stata la nonna Helena, campionessa nazionale e amica della madre di Ivan Lendl, ad avviarla al tennis. “La cosa più importante che mi ha insegnato è stata di divertirmi in campo. Era felice se mi vedeva sorridere mentre giocavo. Insisteva che cercassi sempre di usare tutti i colpi, e non mi limitassi a tirare dritti e rovesci senza pensare. Il tennis è un gioco di intelligenza, non solo di potenza”. Ma non c'era, e non c'è, solo il tennis nella sua vita.

Figlia di un professore di informatica (il padre Igor) e di un'eminente tossicologa (la madre Mariane), sorella di un architetto (il fratello maggiore Igor junior), Daniela è consapevole che “in fondo io so solo colpire bene una pallina gialla” e che in pochi anni di carriera ha guadagnato più di
tutti loro in una vita. Però ha sempre studiato tanto. “Per i miei genitori era molto importante” spiega. “Ho frequentato una delle migliori scuole di Bratislava: ero molto brava in matematica, fisica, informatica. Mi piaceva imparare le lingue” e infatti ne parla quattro: slovacco, inglese, tedesco e italiano, che certamente ha “rinfrescato” nei sei mesi in cui è stata allenata da Claudio Pistolesi l'anno scorso.

“Non era facile far quadrare tutto perché a volte mi sentivo stanchissima. Andavo a scuola la mattina, mi allenavo di pomeriggio e la sera studiavo fino a tardi. Sono entrata nel circuito a 15 anni, e già giravo il mondo. Mi allenavo in Florida e tornavo due volte l'anno a Bratislava per prendere i libri che mi servivano per studiare e dare gli esami. Sono molto fiera di aver finito gli studi”.

Ha anche studiato pianoforte per otto anni, un percorso concluso con un saggio finale di Rachmaninov. La sua carriera è stata un continuo battere e levare. Vince quattro Slam in doppio misto tra 2001 e 2005: Wimbledon 2001 con il ceco Leos Friedl, Australian Open 2002 con Kevin Ullyett, Roland Garros 2005 in coppia con Fabrice Santoro e Us Open lo stesso anno con Mahesh Bhupathi.

Dopo aver raggiunto il suo best ranking di n.5 del mondo a gennaio 2003, in singolare non vince più un torneo fino al 2007, quando torna a conquistare Indian Wells (in finale su Svetlana Kuznetsova) e si impone a Linz. Il 2008 sembra l'anno della rinascita. Arriva in semifinale agli Australian Open (suo miglior risultato in uno Slam) e sembra lanciata verso la finale, ma da 60 20 si fa rimontare da Ana Ivanovic (06 63 64) cui dà una gelida stretta di mano per via del punto contestato che ha dato alla serba il break decisivo nel terzo set.

Non vince più un titolo fino al 2011, quando conquista Pattaya (su Sara Errani), confermandosi anche l'anno successivo.

“Il tennis è una piccola parte della mia vita” dice Hantuchova, che fa anche la modella e ha posato in bikini per la Swimswuit Edition di Sports Illustrated nel 2009. “So quali sono i valori veri, perciò credo che per me il passaggio alla vita normale dopo il tennis sarà più facile” aggiunge Daniela, che ha aperto un ospedale in Cambogia, la Casa del Sorriso, per curare i bambini malati di HIV.

Adesso è scesa al numero 75 del ranking, ma non si è mai pentita di aver iniziato la carriera tennistica, anche se, spiega, “quando atterri al ventesimo aeroporto in pochi mesi, quando hai comprato una bella macchina e ti accorgi che in un anno non hai mai avuto l'occasione di guidarla qualche domanda te la fai”.

Alessandro Mastroluca

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