16/05/2013 16:42 CEST - Personaggi

Paire: "Se devo fare un punto, meglio che sia bello"

TENNIS - E' il re dei colpi a effetto. Per il suo vecchio allenatore è come Luke Skywalker. Benoit Paire ha battuto Del Potro, raggiunto i primi quarti in un Masters 1000 e sogna di diventare testa di serie al Roland Garros. AM

| | condividi
Benoit Paire
Benoit Paire

“Se mi limito a tirare la palla di là, mi annoio” ha detto in un’intervista del 2009. “Se devo giocare un punto, è meglio che sia bello, no?”. E' questa la forza e insieme la debolezza di Benoit Paire, che a Roma si è regalato il primo quarto di finale in un Masters 1000 in carriera.

“Mi piace infiammare il pubblico. Ma spesso ho l’impressione che la gente mi guardi pensando che io sia una nullità. Per questo mi innervosisco quando sbaglio un colpo facile. In quei momenti penso che tutti si prendano gioco di me”.

Da piccolo, ha giocato più a calcio che a tennis. Ma a 13 anni, per non iscriversi a un centro di formazione e allontanarsi dalla famiglia, sceglie il tennis, che ha cominciato a praticare a cinque anni con il fratello e il papà, proprietario di un club ad Avignone.

"Fino a 13-14 anni ero tra i migliori giocatori francesi della mia età e mi allenavo grazie agli aiuti della Federazione" ha raccontato. "A partire dai 15 anni ho un po' mollato... Non mi allenato tanto, non ero veramente serio, mi innervosivo in campo. Poco a poco ho cominciato a regredire fino a diventare il 20mo giocatore in Francia nella mia categoria d'età. Lì ho cominciato a dubitare. Lascio il tennis? Riprendo col calcio?". Un amico del padre, però, si offre di aiutarlo e di pagargli un anno in un'accademia a sua scelta. Benoit sceglie l'ISP Tennis Academy a Sophia Antipolis (in Costa Azzurra, vicino a Nizza, NdT). "Lì qualcosa è scattato. Mi sono reso conto di quanto l'allenamento fosse importante. Poi, visto che era qualcun altro a pagare e non i miei genitori, non avevo il diritto di sprecare quell'occasione, di fregarmene e fare quello che volevo. Sono diventato più serio e questo ha pagato perché quell'anno ho vinto i miei primi tornei junior, a Cap d'Ail e Istre, e un po' più tardi il mio primo Futures".

Nel 2007 entra al Centro di Allenamento Nazionale (CNE) dove si allena con  Jérôme Potier e Jérôme Prigent. Benoit però è sempre stato indisciplinato, e lontano dalla famiglia dà il peggio di sé. Patrice Hagelauer, direttore tecnico nazionale, lo espelle dal CNE.

"E' stato uno choc" ha spiegato. "Nei due mesi seguenti non ho preso una racchetta in mano. In classifica ero numero 500 o 600. Mi sono chiesto se valesse la pena continuare. Serviva assolutamente trovare una struttura in cui potermi allenare e dove trovare un coach. Sono andato a parlare con Rodolphe Cadart. A Aix-en-Provence. Aveva una piccola struttura in cui si allenavano quattro o cinque giocatori. Mi ha proposto di fare una prova, e il test è stato superato perché è lì che ho incontrato il mio attuale coach, Lionel Zimbler, che se n'era appena andato dalla Lagardère ed era nella mia stessa situazione".

Nel 2010 debutta nel tabellone principale del Roland Garros e batte contro Schuttler agli US Open. Nel 2011 supera il primo turno anche a Melbourne e nel complesso gioca una stagione discreta, ma è dagli inizi del 2012 che prende confidenza con la vittoria: dopo i quarti all’Heineken Open e a Casablanca è arrivata la grande prestazione di Belgrado dove ha sconfitto in serie: Fognini, Garcia-Lopez, Nieminem e Andujar (tutti giocatori molto più avanti di lui in classifica) prima di cedere ad Andreas Seppi in finale con un 6-3 6-2 che in parte si può leggere anche dall’emozione del transalpino, alla sua prima finale in carriera. Raggiunge anche il miglior risultato in uno Slam, il terzo turno a Wimbledon perso da Brian Baker.

Quest'anno ha giocato la sua seconda finale, raccogliendo però appena cinque game contro Gasquet a Montpellier.

"Ho una palla abbastanza pesante, diversa dagli altri" ha detto. "Poi ho un'arma importante, il servizio. Se batti bene, hai per forza palle più corte e più facili da giocare e puoi entrare in campo e venire avanti. Sicuramente Murray e Djokovic hanno un gioco difensivo, o almeno attaccano da fondo. Ma anche guardando gli altri giocatori, ci sono pochi attaccanti, trovo. Nel mio caso, quello che fa la differenza è il peso della mia palla e la mia volontà di fare gioco, di giocare palle corte, soprattutto. Cerco di variare sempre, di non giocare mai due palle uguali di fila ed è questo che mi ha portato al numero 33 del mondo. E che mi permette di sperare ancora. Certo, è vero che facendo così faccio molti più errori degli altri".

Il suo vecchio allenatore, Prigent, diceva che Paire era un po' come Luke Skywalker. In questo 2013, Benoit sta capendo finalmente come tenere lontano il lato oscuro della forza.

AM

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti