20/05/2013 11:20 CEST - PREMIER 5 ROMA 2013

Serena DOC, ma ora viene il difficile

TENNIS - La doppietta Madrid-Roma ha riportato Serena ad essere letale anche sul rosso. La magia continuerà? La prima settimana di Parigi il rischio maggiore. Halep vincitrice morale del torneo. Riccardo Nuziale

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Serena Williams festeggia la vittoria degli Internazionali 2013
Serena Williams festeggia la vittoria degli Internazionali 2013

Serena 9 Con le dovute proporzioni del caso, questa doppietta ha ricordato quella dello scorso anno tra Wimby Championships e Wimby Giochi; in quell'occasione pose fine a un digiuno Slam mortale per i suoi standard, qui è tornata a ruggire su quella superficie che l'aveva vista trionfare solo a inizio carriera. Il cammino è stato molto simile: un primo torneo complicato, giocato spesso sottotono, ma dove all'occorrenza i match sono stati risolti con la testa ancor prima che con il tennis (i primi due turni, il bagel shock con la Medina Garrigues, il primo set con la Errani), un secondo dove si è divertita a frantumare la racchetta delle avversarie. Un parco giocatrici non irresistibile, è vero, ma comunque di qualità, che Serena ha ridicolizzato match dopo match. Quello che ha impressionato è stata la mobilità in fase difensiva: soprattutto ieri, quando l'Azarenka l'ha costretta a recuperi in scivolata, Serena è stata superba, dimostrandosi di altissimo livello anche nella fase del gioco a cui il suo nome non è mai stato associato. Fisicamente sta paurosamente bene, di testa idem. Tanto che ha avuto il coraggio di lamentarsi, verso metà secondo set, della balbettante prima di servizio.
Il dubbio però ora è d'obbligo: spintasi dove non si era mai spinta, a quota 22 vittorie consecutive, riuscirà a mantenere questa forma titanica per altri due tornei, i più importanti (Parigi e Wimbledon, naturalmente)? Soprattutto a Parigi il passo falso non è così escludibile: questi due trionfi la portano ad essere la favorita d'obbligo, ma questo non deve far dimenticare che la terra rimane di gran lunga la superficie per lei più indigesta. E, più che alle dirette avversarie, dovrà far attenzione alla prima settimana: i pericoli maggiori saranno lì.

Azarenka 8 La bizzarra sconfitta di Madrid con la Makarova ci aveva mostrato una Vika, se non inedita, molto rara: confusa, nervosa, incapace di reagire se non sparando a caso accorciando l'agonia e la partita. Era al rientro dai fastidi fisici che la portarono al ritiro a Indian Wells e anche a Roma si è vista un'Azarenka non perfettamente a suo agio fisicamente, per quanto molto vicina ai suoi standard. Le difficoltà sulla terra (Parigi è l'unico Slam dove non ha fatto almeno semifinale e l'unico torneo vinto sul rosso è Marbella 2011) non si sono viste e a parte i problemi riscontrati nei secondi set con Sam Stosur e Sara Errani, Vika ha dato dimostrazione di grande solidità.
Soprattutto mentale: ancora una volta ha fatto vedere come non si pieghi allo strapotere di Serena senza prima dare tutto. Ha detto bene in conferenza stampa sostenendo che il risultato della finale (una bella finale, per quanto possa esserlo un 61 63) è bugiardo: la Williams al 100% batte sempre l'Azarenka al 100%, ma il grande merito di Vika è che, a differenza delle altre, costringe Serena a dare sempre il massimo, anche in un 61 63 mascherato da tantissimi game finiti ai vantaggi.

Errani 7,5 Meraviglioso risultato, la doppia semi pre-Parigi, ma bisogna essere onesti: il risultato romano è stato agevolato dal forfait delle Marie. E se avrebbe probabilmente comunque piegato la Kirilenko, i dubbi di un suo successo contro Masha sono decisamente più consistenti. Ma poco importa, a parlare sono i risultati e soprattutto le semi lottate (almeno per un set) contro le primissime della classe. A conferma che la classifica - ora è n.5 - è dettata da una status mentale granitico. Il folle primo turno contro la McHale avrebbe fatto impazzire moltissime giocatrici, anche di livello pari al suo, ma Sarita non ha fatto una piega, rientrando in campo con la solita determinazione. Ora arriva il compito più difficile, quello di ritorno sul luogo del delitto, ma una nuova impresa - per quanto difficile - è alla sua portata.

Halep 8,5 La vincitrice morale del torneo. Fatta eccezione per Miami, dove superò 75 al terzo sia la Lisicki che la Paszek, prima di essere disintegrata dall'Errani, quest'anno non aveva mai vinto due partite di fila. Sul rosso aveva vinto il primo turno di Marrakesh contro la russa Bratchikova, prima di essere bastonata dalla Schiavone, mentre a Madrid uscì subito con la Dominguez Lino. Qui invece la settimana perfetta: triturata l'Hantuchova nelle qualificazioni, ha annientato Kuznetsova, Radwanska e Vinci e regolato alla distanza la Jankovic. Come se non bastasse ha vinto tre game con Serena. Che di questi tempi è lusso per pochissime.

Vinci 6 Purtroppo non sta bene e si vede. Un pochino meglio rispetto a Stoccarda e Madrid, qui ha vinto con la forza di volontà il complicatissimo match con la Vesnina e regolato d'esperienza la stellina Burnett, ma è stata poi spazzata via dal tornado Halep. Questi fastidi fisici non ci volevano, soprattutto in considerazione dei risultati di Katowice e Fed Cup. Speriamo di rivederla al meglio delle sue capacità per Parigi, dove non difende punti (uscì subito l'anno scorso) e dove non si è mai spinta oltre il terzo turno.

Sharapova 6,5 Fino ai quarti tutto perfetto, due match solidissimi contro la Muguruza e soprattutto la Stephens, a confermare che il pesante ko con Serena non ha intaccato la fiducia di Masha. Poi un ritiro che sa tanto di politichese: nulla di male, ci mancherebbe, ma i certificati medici sono ben più comprensibili se nelle postille si aggiunge che un Premier 5 non vale certo il rischio di ammalarsi sul serio con uno Slam - oltretutto da giocare come campionessa uscente - dietro l'angolo. E' quindi un voto trattenuto per la delusione di non averla vista all'opera fino in fondo.

Radwanska 4 La battuta è fin troppo facile: il biondo le stona. Il cambio di colore di crine ha coinciso infatti con due ko pesanti. La terra è da sempre il terreno più ostico per Aga, quello in cui il suo leggerissimo tennis trova un nemico quasi insormontabile; non è un caso che sia l'unica superficie dove non abbia mai raggiunto i quarti Slam e dove non ha mai fatto risultati degni del suo ranking e del suo talento. A Roma, per dire, non vince una partita dal 2010.
Ma una n.4 del mondo non può cedere così di schianto contro giocatrici palesemente inferiori a lei (Robson e Halep). Non c'è stata alcuna reazione, nessuna dimostrazione di attaccamento al match, quasi come se vedesse la stagione su terra un corpo a lei estraneo. Al Roland Garros non difende molti punti, un terzo turno (dove venne schiacciata dalla Kuznetsova): vedremo se la possibilità di incassare prima della pesante cambiale britannica la farà smuovere da questo torpore.

Stosur 7,5 Arrivata a Roma con tantissime ombre (un solo match vinto in stagione sulla terra, quantomeno sul circuito WTA), l'australiana ha finalmente ritrovato la brillantezza che a Parigi l'hanno portata, negli ultimi quattro anni, a una finale e due semifinali. Ha prima battuto in sequenza le future campionesse del doppio, Hsieh e Peng, poi ha giocato due match di grande intensità - pur con le dovute altalene da psicologia WTA -  tra prime della classe: è uscita vittoriosa con Petra Kvitova, sconfitta con Vika Azarenka. Ma per il Roland Garros sembra comunque riabilitata per un ruolo di protagonista, anche se ripetersi per il quarto anno non sarà affatto semplice.

Kvitova e Wozniacki ? Sempre più imperscrutabili enigmi. Il cemento post-Melbourne sembrava averle riconsegnate a risultati degni dei loro nomi (la finale di Indian Wells per la danese, la vittoria di Dubai e il quarto lottato a Doha con Serena per la ceca), ma sul rosso - fatta eccezione per la finale indoor di Katowice per la Kvitova, ottenuta comunque battendo giocatrici di terza fascia - stanno collezionando disastri su disastri. L'ex n.1 del mondo è riuscita nell'impresa di perdere contro una Jovanovski menomata facendosi rimontare da 62 40, l'ex campionessa di Wimbledon ha ceduto contro un'avversaria, la Stosur, che aveva sempre battuto nei quattro precedenti: nell'unico su terra, risalente addirittura al 2008 al Roland Garros, la Kvitova perse la miseria di tre game.
Qualcuno ce le riporti.

Venus non classificabile per memoria storica Qualcuno le dica che tra stoica lotta e cecità nel non voler accettare i fatti c'è una sottile ma sostanziale differenza. E che continuare a vederla così fa male. A tutti.

Riccardo Nuziale

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