21/05/2013 15:11 CEST - Internazionali d'Italia

Federer, così non va

TENNIS - La sconfitta di Roger Federer con Rafael Nadal. Senza dimenticare l'imbarazzante superiorità di Serena Williams, i limiti di Sara Errani, l'efficacia della regola sulle time violations e Roma...quinto Slam. Stefano Pentagallo

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Roger Federer
Roger Federer

Anche questa settantesima edizione degli Internazionali d'Italia va in archivio. E ancora una volta si chiude con Rafael Nadal ad alzare la coppa del vincitore. Lo spagnolo firma il suo settimo successo al Foro, che accresce sempre più i suoi spaventosi numeri sul rosso: 41esimo successo, quarto torneo vinto in sette occasioni (Monte-Carlo, Barcellona, Roma e Parigi). Così, giusto per dare un'idea della sua supremazia su questa superficie.

Quale modo migliore che vincerlo in finale sul suo eterno rivale Roger Federer, doppiato nel giorno della loro ventesima finale (20-10).

LA PARTITA - Federer partiva subito con buoni propositi: primo game con due serve and volley vincenti. Tattica a cui ha ricorso poco nel prosieguo del match. Di fronte il solito Nadal: tenace, solido e con il dritto uncinato, quello che fa tanto male al rovescio di Roger. Altra partita, stessa solfa. Lo svizzero capito l'andazzo iniziava a sparare a caso consegnando un doppio break allo spagnolo, che chiudeva 6-1 con diciotto punti vinti sugli ultimi ventuno. Partito ad handicap anche nel secondo, Roger, subiva il punto di giornata con uno straordinario passante di rovescio che portava Nadal a servire per il match sul 5-1. In grande ritardo si vedevano finalmente sprazzi di Federer che servivano solo a rinviare l'inevitabile 6-3 conclusivo.

SUDDITANZA, QUESTA MALEDETTA - Se ad Indian Wells Federer era apparso chiaramente menomato per i noti problemi alla schiena che si portava dietro già dagli Australian Open, a Roma è stato colpito da "Nadalite" acuta, malattia che si porta dietro ormai da tempo. Eh sì, perché il buon Roger quando ha Nadal dall'altra parte della rete perde totalmente la testa, e di conseguenza ne risente anche il braccio. Sente di dover fare qualcosa di straordinario per portare a casa il punto. Qualche volta ci riesce, altre no. La storia della loro rivalità parla chiaro. Questioni di affinità tecnica che favoriscono Rafa, ma non solo. Lo svizzero è apparso contratto sin da subito. Errori un po' con ogni colpo e in ogni zona del campo. Laconica più di tutte la palla corta di rovescio giocata nel secondo set e fermatasi a metà campo. Immagine di uno dei più brutti Federer mai visti contro Nadal.

LA REAZIONE CHE NON C'È STATA - Ci si attendeva almeno una reazione, che invece non c'è stata. Dimesso e rinunciatario. C'è modo e modo di perdere. Federer ha perso male. Anzi, malissimo. Forse ancor peggio che al Roland Garros del 2008. Non basta la semplice frustrazione a spiegare una sconfitta giunta in questa maniera. E non è neanche giustificabile con lo scarso interesse che Federer nutre nei confronti di qualsiasi torneo che non sia del Grande Slam. Agli Australian Open perse da Murray lasciando sul campo anche l'ultima stilla di energia, ieri questo non è successo. Un atteggiamento che non si addice ad un campione del suo calibro e della sua storia, men che meno contro il suo più grande rivale. In partite come queste dovrebbe sempre metterci qualcosa in più per esser sicuro di non avere rimpianti. Non credo che Roger possa dirsi soddisfatto neanche per questo, oltre che per il suo livello di gioco.
In conferenza ha affermato che è stata una buona settimana. Al Roland Garros e soprattutto a Wimbledon, vero crocevia della stagione, vedremo se avrà avuto ragione oppure no. Se la sua programmazione, solitamente impeccabile, sarà stata azzeccata ancora una volta o clamorosamente sbagliata.

SERENA, AVANTI UN'ALTRA - Avete presente tutti i discorsi sui tabelloni favorevoli o sfavorevoli che tanto fanno discutere in sede di sorteggio maschile? Bene, questo problema non sussiste per Serena Williams. Sharapova, Azarenka, Radwanska, Errani e compagnia, lei le batte come e quando vuole.
Si sottolinea sempre che l'americana serve e colpisce con la potenza di un uomo, ma troppe poche volte se ne mette in evidenza anche la preparazione atletica che, quando ottimale, la rende praticamente imbattibile. In giornate come quella di ieri, Serena può perdere solamente da Serena. Sembra giocare ad un altro sport, tale è la sua superiorità nei confronti delle colleghe. In finale quarantuno vincenti su settantaquattro punti fatti, nel torneo quattordici game persi in cinque incontri. C'è da aggiungere altro?

SARA, DIFFICILE FARE DI PIÙ - A detta di qualcuno la Sharapova si sarebbe ritirata per non affrontare la Errani. Siamo seri. Con tutta la stima e l'affetto per Sara, a cui bisognerebbe erigere un monumento per tutto quello che sta facendo - così come alla Vinci, e in passato a Schiavone e Pennetta -, non credo che possa spingersi oltre il suo livello attuale. É bravissima a vincere le partite da vincere, meno a vincere quelle in cui parte nettamente sfavorita. Semplicemente perché non ha le armi. Il suo servizio è un limite troppo grande contro le migliori. Non è un caso che con le prime cinque giocatrici al mondo abbia perso ventotto volte. Da questa settimana lei stessa sarà numero cinque del mondo, un piazzamento impensabile solo due anni fa. Congratulazioni per questo straordinario risultato. Certo è che un po' meno campanilismo da parte di alcuni non farebbe male.

TIME VIOLATIONS: ESPERIMENTO RIUSCITO - La regola dei venticinque secondi entrata in vigore quest'anno è stata contestata un po' da tutti, in particolare dai giocatori. Fatto sta che la regola funziona davvero. La durata media degli incontri sembra essersi effettivamente ridotta, così anche quella degli scambi. Durante la semifinale Nadal-Berdych, la grafica ha mostrato come tra un servizio e l'altro intercorrevano esattamente venticinque secondi sia per lo spagnolo sia per il ceco. Ora si può continuare a contestare il modo in cui viene applicata, ma non se ne può di certo contestare l'efficacia.

QUINTO SLAM? NON SCHERZIAMO - L'atmosfera rende Roma uno dei tornei più fascinosi del circuito, sicuramente più di tanti altri Mille. La splendida cornice, però, da sola non basta. Così come non bastano i dati sempre crescenti - quest'anno record di spettatori (167.961) ed incremento della percentuale d'incasso pari al 25%. L'organizzazione, e gli organizzatori, non è stata del tutto impeccabile.
Già lunedì, per acquistare un biglietto presso lo sportello esterno al Foro bisognava affrontare una lunga e confusionaria fila. Due sole casse attive delle sei a disposizione e gente che rallentava la scorrevolezza della stessa dilungandosi nella richiesta di informazioni varie. Una volta dentro chiusi in gabbia. Impossibile uscire per poi rientrare. Dentro o fuori. Non è dato sapere il perché.
Ha lasciato perplessa, inoltre, la programmazione degli incontri. Il culmine è stato raggiunto venerdì con lo spostamento del match Stosur-Azarenka, inizialmente previsto sulla Supertennis Arena, sul Centrale, con l'inevitabile conseguenza di scontentare una fetta di spettatori oltre che costringere Federer e Janowicz agli straordinari.
Insomma, peccati veniali ma pur sempre peccati. Si può e si deve migliorare se si vuol davvero ambire ad essere considerati come il quinto Slam, per quanto possa contare.

PER L'OLIMPICO POCO PIÙ IN LÀ - Doveste averne l'occasione, magari l'anno prossimo, dite a quei tifosi che durante la semifinale Errani-Azarenka hanno punzecchiato la bielorussa a suon di fischi, che l'Olimpico è distante solo pochi metri più in là.

CAROLINE, CAROLINE, COSA COMBINI? - La danese, ex numero uno del mondo, è protagonista in negativo di una tra le partite più surreali che si siano mai viste.
Wozniacki domina il primo set 6-2. La sua avversaria, la serba Bojana Jovanovski, da metà del secondo parziale è in lacrime per un problema alla coscia sinistra. Fa fatica a muoversi, spara tutto a tutta, nemmeno si siede ai cambi campo. Eppure la danese perde 11 degli ultimi 12 punti del secondo set e allunga al terzo. "Caro" sale 4-0 (e 0-30 sul servizio della serba), si fa rimontare sul 4-4, regala il break del 5-5 e si gioca la sua permanenza al tiebreak. Sembra finalmente poter portare a compimento questa partita ma ancora una volta si fa agganciare da 5-2 a 5-5 fino a perdere. Che sia giunto il momento di andare in psicanalisi?

Stefano Pentagallo

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