01/06/2013 18:04 CEST - Roland Garros

Che piacere riscoprire una Schiavone così!

TENNIS - Dominare 62 61 Marion Bartoli n.13 del mondo e davanti al suo pubblico non è banale. Con Errani e Vinci tre italiane fra le prime 16 a Parigi. Questa Francesca contro la Azarenka, avanti di 47 posti WTA, non parte battuta. Da Parigi Ubaldo Scanagatta

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Roland Garros 2013 - Francesca Schiavone
Roland Garros 2013 - Francesca Schiavone

PARIGI - Era tanto che non provavo il piacere di vedere una Schiavone così. Avrà contribuito certo anche una giornata non ideale della Bartoli – come mi ha appena detto papà Walter Bartoli precisando però “Francesca ha il gioco perfetto per “gener” dar fastidio a Marion, i continui cambiamenti di ritmo, i rovesci ora tagliati e ora in top, l’abilità di scendere a rete in controtempo, le smorzate” _ ma Francesca le ha dato una lezione davvero memorabile, al punto che ha quasi dato l’impressione che tre anni non fossero passati, che un anno di molte sconfitte fosse stato improvvisamente dimenticato nella magica atmosfera del Roland Garros, addirittura di giocare ancor meglio di tre anni fa quando vinse questo Slam.

Ha messo in mostra in questi 68 minuti di gran tennis tutto un repertorio che oggi _ scomparse dalla scena Hingis, Henin e Mauresmo _ non si vede più nemmeno quando giocano le prime della classe, le top-tre  Serena, Sharapova e Azarenka.

“Il più bel complimento che ho ricevuto un giorno è stato di una persona, di cui non vi voglio dire il nome, e che mi ha detto: ‘Nel mio cuore ci siete solo tu e Roger Federer…perché voi due siete unici!’ ”

Certo è che la Bartoli è stata presa in contropiede una ventina di volte, nemmeno fosse una principiante, altro che la n.13 del mondo. E non so quante volte Francesca l’ha costretta a staccare la presa bimane per difendersi con una mano sola.

“Si muove come un trattore, e non può cambiare direzione _  diceva vicino a me uno scrittore francese, Michel Sutter, che per aver scritto pieces critiche nei confronti dell’ex presidente della federazione francese Christian Bimes (poi processato per varie …distrazioni e obbligato a dimettersi) era stato osteggiato dalla sua federazione per anni in tutti i modi possibili. Tutto il mondo è Paese. E’ cambiato il presidente e Michel Sutter è tornato al Roland Garros dove non metteva più piede da anni. Come Panatta al Foro Italico.

Chiuso l’inciso dopo aver visto la Francesca di oggi _ ammesso e non concesso che la “Schiavo” sia in grado di ripetersi _ non la vedo chiusa nemmeno contro la Azarenka che, come ha detto al collega Martucci e a me (ascoltate l’audio), l’ex giocatrice francese Sandrine Testud  “si muove molto meglio di Marion, soprattutto lungo la linea di fondo, ma può soffrire le variazioni di Francesca soprattutto se sarà capace di farla muovere anche in avanti dove è a disagio”.

Sandrine, ex partner di doppio della Vinci con la quale fece un gran US Open anni fa dandole una fiducia che è parecchio servita ad aiutare la carriera successiva di Roberta, ha detto altre cose interessanti che vi invito ad ascoltare nell’audio registrato. Fra queste: “Avevo detto a Francesca, dopo averla vista giocare bene con la Flipkens anche se non così bene come oggi, che avrebbe dovuto giocare meno dritti lungolinea ed insistere invece di più con gli incrociati. Lo ha fatto e anche molto bene”.

E’ stato un match perfetto come raramente se ne vedono da parte di uno stesso giocatore/trice. E’ vero che quando uno sa giocare bene a tennis non lo dimentica, non appena ritrova la fiducia magari perduta. La difficoltà sta nel farlo giorno dopo giorno, torneo dopo torneo.

Ricordo che nell’anno del canto del cigno, 1996, Stefan Edberg fu ancora capace di giocare incontri straordinari e battere avversari difficilissimi. Quel che gli mancava era la continuità di esprimersi sempre agli stessi livelli di cinque, sei anni prima.

A Parigi Francesca respira l’aria che preferisce. E superati di slancio i primi turni ora non si ricorda nemmeno più d’essere scesa a n.50 del mondo (con gli ottavi raggiunti è già sicura almeno arrivare a n.44…). Può sembrare una banalità la frase appena scritta, ma chi conosce la storia del tennis sa invece che certi giocatori quando ritornano in un club in cui hanno vinto si trasformano e senza essere fenomeni quasi lo diventano: stessa cornice, stessa superficie, stesse attenzioni.

Ricordo al volo la Farina che vinse tre volte il torneo di Strasburgo, Taroczy che ha vinto 6 volte Hilversum, Rusedski che ha vinto 3 volte Newport. Questi  i primi esempi che mi vengono in mente, per non citare il Vilas che nella sua Buenos Aires era capace di dominare per 7 anni di fila. Ma questo caso è un po diverso, Vilas era il n.2 del mondo e sulla terra rossa il n.1 quando non c’era Borg. Potrebbe essere assimilabile, in Sud America,  al Rafa Nadal che in Europa, in quasi tutti i tornei sulla terra rossa domina gli avversari. Vilas e Nadal sono supercampioni come Agassi che vince 6 volte Miami, Lendl 6 volte in Canada, Connors 6 volte a Birmingham e quindi l’esempio calza un po’ meno. Ma di casi tipo Farina e Taroczy ce ne sono diversi (se ci pensate e me lo scrivete nei commenti mi farete cosa grata…) di giocatori che hanno vinto pochi tornei ma più volte nello stesso posto…

Tornando a Francesca la Bartoli è sembrata meno impressionata da Francesca di quanto lo siamo stati noi, anche se due anni fa in semifinale aveva perso meno nettamente, 63 63. Ma deve essere stata probabilmente l’amarezza per la propria prestazione ad  averla influenzata: “Due anni fa Francesca colpiva più forte _ dichiara Marion _  era una giocatrcie migliore di quella di oggi, se devo essere sincera. Però anche adesso sulla terra resta molto pericolosa, perché si vede che è la sua superficie prediletta. Oggi io ho avuto una brutta giornata, non sapevo che cosa fare…”.

Chissà se l’Azarenka saprà invece cosa fare contro Francesca. Come ha detto la Testud la Azarenka si muove molto meglio della Bartoli, altro fisico, altre gambe. Ma anche lei soffre le rotazioni alte, le variazioni. E le corse in avanti. Vedremo. Forse dipenderà più dalla giornata di Francesca che da lei anche se è curioso che nei confronti diretti fin qui la Azarenka abbia dominato nettamente le due partite sulla terra rossa, 62 62 all’Estoril 2007 e qui al Roland Garros 2008 addirittura 61 61, mentre Francesca ha vinto all’US open del 2009 46 62 62.

Sono quelle cose che a volte non ti spieghi e che mi pento di non aver avuto la lucidità di chiedere a Francesca pochi minuti fa in conferenza stampa. Sono vicende legate alla tipica imprevedibilità del tennis femminile.

Ma intanto, però, mi pare giusto sottolineare ancora quanto c’è scritto nella “breve” firmata da Davide Zirone - repetita juvant - che solo in altre due occasioni l'Italia ha potuto contare su tre giocatrici agli ottavi di uno Slam: qui al Roland Garros nel 2001 (Farina, Schiavone e Grande) e a Wimbledon 2012 (Schiavone, Vinci e Giorgi). Unica presente in tutte e tre le occasioni? Francesca Schiavone. Chapeau!

Da Parigi, Ubaldo Scanagatta

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