07/06/2013 22:38 CEST - Roland Garros

Il trionfo di Nadal fa commuovere zio Toni

TENNIS - Sull'8-7 al quinto, il papà di Nadal si chiede: "E se vincesse 9-7, come contro Federer a Wimbledon?". E' l'intuizione giusta. Si chiude così una semifinale di intensità pazzesca. E perfino zio Toni, di solito impassibile, si scopre a piangere.  Da Parigi, Ubaldo Scanagatta

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Roland Garros 2013, Rafa Nadal
Roland Garros 2013, Rafa Nadal

PARIGI _ Quei due fenomeni stanno lottando sotto il sole e il primo caldo parigino come due guerrieri all’ultimo sangue da 4 ore e mezzo. Il match è stato di un’intensita pazzesca, bellissimo. Fino a che, sull’8 a 7 al quinto per Rafa Nadal contro Novak Djokovic, Sebastian Nadal, il papà di Rafa, si gira verso il fratello Toni (zio Toni), verso Benito Perez Barbadillo, verso gli altri del clan che sostengono Rafa e dice: “E se Rafa vincesse 9-7 al quinto come contro Roger Federer a Wimbledon?”. Un sussulto, un fremito, percorre tutta quella tribunetta. Qualcuno tocca legno, ma papà Nadal aveva avuto l’ispirazione giusta.

E’ andata a finire proprio così, come in quel Wimbledon 2008, 9-7 quinto di un match che qui a Parigi  pareva dovesse chiudersi già al quarto set quando Rafa, in vantaggio per due set a uno, è stato avanti per due volte di un break, 4-3 e poi 6-5 per servire per il match sul 6-5 prima di perdere il tiebreak (7 punti a 3). Un match che, al contrario, sembrava poi essersi compromesso quando Djokovic ha strappato la battuta a Nadal nel primissimo game del quinto ed è riuscito a stare avanti  fino al 4-2. Se sul 4-3 il serbo non avesse non avesse perso l’ordinaria lucidità, due errori iniziali, una clamorosa invasione che gli è costato un punto che gli avrebbe dato la palla del 5-3 quando bastava toccare la palla con Nadal assolutamente impotente _ Djokovic è invece franato rovinosamente sulla rete, rischiando addirittura di finire per terra dall’altra parte del nastro _ ora saremmo qui a celebrare la vittoria di Nole che invece sulla terza palla break per Rafa ha fatto l’ultimo regalo scaraventando in rete un dritto sparato con eccessiva ed inutile foga.

Quasi un riflesso della frustrazione per quell’assurdo punto perso di poc’anzi. Così dal 4 pari in poi si è invece assistito a sette games dominati da chi era al servizio (4 punti persi in 4 servizi da Rafa, 4 punti persi da Nole in 3 servizi), fino a che sul fatidico 8-7, ecco Novak sbagliare prima uno smash clamoroso (almeno il terzo del match: non c’è di peggio, lo sa qualcunque giocatore, che quando si comincia a sbagliare il primo smash: non resta quasi mai il solo, si perde il timing, la tranquillità, si fanno figuracce anche se si è campioni), poi arriva il passing di rovescio di Rafa che Novak in confusione giudica fuori, quindi due dritti sparacchiati malissimo e fuori di metri da Djokovic consentono a Nadal di esultare alla sua solita maniera e di raggiungere l’ottava finale.

Quando pochi minuti dopo lo storico traguardo conquistato dall’irriducibile nipote, qualcuno ricorda a zio Toni invece i 7 mesi di stop, di dubbi, di paure, di Rafa, ecco che il per solito tranquillissimo zio ha una reazione inattesa, sorprendente: lacrime sgorgano improvvisamente e irrefrenabili dai suoi occhi!Toni Nadal prima prova ad asciugarle e poi “Desculpe, desculpe!” (“Scusate, scusate”) scappa verso gli spogliatoi, abbandonando il gruppetto dei giornalisti che aveva attorniato l’oracolo. Zio Toni tornerà dopo, su richiesta della tv del’Equipe, ma non dirà niente di imperdibile come quelle lacrime.

Quel 9-7 al quinto se lo è ricordato lì per lì papà Nadal, ma devo dire che ci ho pensato subito anch’io e quando  nel Players-Lounge, dopo aver incontrato Benito che mi ha anticipato la frase profetica di Sebastian glielo ho detto. Come non ricordare, con quell’identico risultato finale e lo stesso vincitore, una delle più belle finali che io ricordi d’aver visto a Wimbledon in 39 che ne ho seguite dal ’74 a oggi (la n.40 è stata quella olimpica vinta da Murray)?

Questa è stata soltanto una semifinale, e forse non è giusto che lo fosse, mi viene da scrivere mentre Ferrer sta dominando 5-0 uno Tsonga ancora frastornato dall’infinita attesa negli spogliatoi. Partita ancora giovane, giovanissima per carità, che volete che siano 3 quarti d’ora, quando la prima semifinale è durata 4h e 37 minuti?

Ma il boato che ha accolto Jo Wilfried all’ingresso sullo Chatrier lo deve aver quasi spaventato. Ferrer invece pareva tranquillissimo, forse perché dopo aver già perso 5 semifinali di Slam, tutto sommato giocarne un’altra non gli faceva poi tanto effetto. E poi nessuno gli chiedeva di vincerla, anzi. Tutta la Francia sosteneva il presunto erede di Yannick Noah, tutta la Spagna _ come sempre indifferente ai continui progressi del piccolo ed infaticabile David  _ era preoccupata solo per le sorti di Rafa Nadal, l’eroe che domenica (e se pioverà lunedì come un anno fa) diventerà con ogni probabilità il primo campione capace di vincere 8 volte lo stesso Slam. Ferrer ha sempre vissuto all’ombra di Nadal.

“Non ha mai avuto i riconoscimenti che un giocatore del suo calibro avrebbe meritato, ci pensate se voi italiani aveste un giocatore che è n.4 del mondo e che raggiunge la sua sesta finale di uno Slam”  sottolinea a ragione un collega spagnolo che non sa neppure che noi un tennista italiano in semifinale ad uno Slam non l’abbiamo più visto dal 1978!” Se poi David ha vinto soltanto il 17% dei suoi match giocati contro i primi 3 del mondo, 5 su 15 contro Djokovic, 4 su 23 contro Nadal, e 0 su 13 contro Federer…beh, noi che dovremmo dire allora che l’unica nostra tennista di vero vertice, Sara Errani _ secondo alcuni una Ferrer in gonnella _ non aveva ancora vinto una sola volta con le top5 WTA in 28 sfide prima di battere la Radwanska qui?

Ferrer è ora in finale, più che meritatamente visto che ha dato 61 76 62 a Tsonga (che ha mancato un setpoint sul 5-4 nel secondo set) ed è il solo a non aver perso un set in tutto il torneo. Con questo risultato Ferrer scavalca nuovamente Nadal: sale a 7220 punti mentre Rafa è a 6095. Se David vincesse il torneo salirebbe a 8020 e scavalcherebbe Federer (oggi n.3 con 7640 punti dietro Murray 8310). Nadal non può fare più di 6895 punti ain caso di vittoria.

Anche se è la finale che non avrei voluto vedere perchè la finali fra compatrioti non mi hanno mai eccitato _ ricordo quella fra Bruguera e Berasategui nel 1994 vinta da Sergi, quella fra Moya e Corretja vinta da Carlos _ sono allo stesso tempo dispiaciuto per Tsonga e per i francesi che sognavano da 30 anni di trovare un erede a Noah ma anche molto contento per un bravissimo ragazzo come David Ferrer che oltretutto porta in finale una marca al 100 per 100 italiana come la Lotto (grazie ad una grande intuizione di Veso Matjias anni fa: senza aver i soldi delle aziende concorrenti la Lotto ha sotto contratto il n.4 donne Radwanska e Ferrer che ormai quando non è n.4 è n.5 eviceversa). Un po’ di italianità non guasta, ora che troppe marche italiane (Sergio Tacchini, Fila, Ellesse, LaFont, Maggia, Diadora) sono via via sparite, inghiottite dalla crisi, dalla concorrenza di società dai mezzi imparagonabili (Nike, Adidas) e diventate straniere, cinesi, coreane, inglesi.

Confesso di aver visto pochissimo della seconda semifinale: è il destino di una partita seguita ad una battaglia di 5 set e 4 ore e 37 minuti che ha ricordato abbastanza da vicino l’interminabile finale dell’open d’Australia 2012. Quella durò 5 ore e 53 minuti, e la cosa curiosa è che allora Nadal aveva fatto 176 punti contro i 193 di Djokovic. Ma sapete quanti ne ha fatti oggi Rafa? 177! Esattamente uno di più che a Melbourne. Mentre Djokovic si è fermato a 158, vale a dire 35 games in meno.

Ma i paragoni con la finale australiana sono assai più significativi: anche a Melbourne il livello di spettacolarità, di suspence era decollato dal quarto set in poi. Anche a Melbourne era sembrato che il giocatore avanti 4-2 nel quinto avrebbe portato a casa il match. Là fu Nadal e vinse invece Djokovic. Oggi è stato Djokovic a trovarsi sul 4-2 e ha vinto Nadal.

Con 35 duelli già consumati la sfida fra Nadal e Djokovic, lo spagnolo di 27 anni e il serbo di 26, rischia di diventare quella più… prolifica di tutti i tempi in campo maschile perché Nadal-Federer è ferma a quota 30 e con Roger che compierà 32 anni non credo che potranno giocarne di più. Connors-McEnroe e Connors-Lendl si sono fermati a 35: se il ginocchio di Rafa regge _ e a giudicare da come correva oggi, altro che se regge…vorrei averla io la sindrome di Hoffa e correre a quel modo!! _ lui e Nole supereranno quota 50.

Non arriveranno agli 80 di Martina Navratilova e Chris Evert, ma anche perché nel tennis femminile di quei tempi c’erano solo le Fab Two (Simon e Garfunkel? Le Supremes erano tre, ma la Mandlikova non era all’altezza delle due regine, anche se era capace ogni tanto di batterle entrambe) e non i Fab Four che si sono fatti le scarpe a vicenda (difatto sulle strisce pedonali di Abbey Road attraversavano scalzi, John, Paul, George e Ringo…come Roger, Rafa, Nole e Andy).

Adesso la finale tutta iberica sembra promettere l’ennesima passeggiata di Rafa Nadal. 19 vittorie a 4 per il n.1 spagnolo contro la sua “ombra” che seppe battere Rafa sulla terra rossa soltanto nel primo scontro a Stoccarda 2004, quando Rafa aveva 18 anni, ma poi ci ha perso 16 volte sui campi rossi. Di finali Rafa e David ne hanno giocate sette, su varie superfici, e le ha vinte tutte Rafa. Ultimamente però, attenzione, “Ferru” - come lo chiamano gli amici – dimostrato di aver preso un po’ le misure a Nadal: sia a Madrid sia a Roma lo ha costretto al terzo set, e anzi a madrid ha pure servito per il match.

E’ vero che nel terzo set sia in Spagna sia in Italia è stato poi spazzato via, 60 là e 62 a Roma, e qui si gioca tre set su cinque, però è anche vero che Ferrer arriva a questa finale molto più fresco. Nadal ha sempre recuperato alla grande e potrebbe anche trovarsi un giorno di regalo in più da Giove Pluvio, visto che qui danno per scontato il fatto che domenica pioverà quasi tutto il giorno. Insomma prevedono che la finale, come lo scorso anno, si concluda (o si disputi del tutto) lunedì.

Devo riferire per dovere di cronaca, e dopo aver ascoltato Stefan Fransson, il supervisor ITF, che Djokovic si è molto lamentato “perché il campo era troppo secco, perché si scivolava e non si riusciva a cambiare direzione”, “Ma io ho chiesto anche a Nadal se ritenesse opportuno annaffiare il campo _ mi ha detto Fransson _ e poiché i due giocatori non erano d’accordo non mi pareva d’aver mai visto che si dovesse compiere tale operazione a quinto set molto inoltrato”.

A Nadal hanno chiesto quali siano stati i match più combattuti e importanti che ricordasse contro Djokovic e lui ha cominciato dalla semifinale alle Olimpiadi del 2008 a Pechino (match straordinario al quale assistetti), poi la famosa  epiù volte ricordata finale dell’Australian Open 2012, la finale di Parigi 2012, i duelli all’US Open 2010 (a big moment for me) ma anche quella del 2011 anche se l’ho persa…il terzo set è uno dei set migliori che io ricordo. Questa di oggi è una partita speciale, non è una finale e fa la differenza, ma insomma oggi si sono avuti tutti gli ingredienti per un gran match…solo che in Australia, se si parla di performance atletica è stata più dura”.

Ma due in particolare sono le frasi di Nadal che mi piace riportare: “Coraggio, volontà, amore per il gioco…tutti questi valori sono importanti, ma soprattutto l’amore. Devi amare il gioco. Se lo ami ami quel che fai. In ogni momento. Durante tutta la mia carriera ho imparato a gioire della sofferenza, e questi match sono proprio speciali. Non hai la fortuna di giocare match così tutti i giorni. Era più duro trovarsi a Maiorca e guardare match così in tv …Oggi sono qui, puoi perdere, puoi vincere, fa parte dello sport. Ma questa è il bello dello sport, è reale. Questa è la cosa bella. Tutti amano lo sport perché vedi quel che è. Uno vince, l’altro perde, a volte uno, a vlte l’altro…Ma è vero, e questa è la cosa bella!”.
Ragazzi, sarà banale, ma quale altro tennista è capace di dire le cose così?

E sentite la prossima in risposta ad un giornalista che non ha ancora capito come è fatto Nadal e che gli chiede se ripensando alla finale in Australia ha ripensato anche a prendersi una rivincita. E Rafa: “No, rivincita non è una parola che io uso. Non penso mai in termini di rivincita. Quando sono sul campo la sola cosa che penso è giocare bene, cercare di vincere, essere concentrato al 100 per 100. Penso sia una filosofia sbagliata quella della rivincita. Non mi piace. Ti faccio questo perhcè tu m’hai fatto quest’altro. Se te vuoi prenderti una rivincita non è una cosa buona, ti conduce a un maggior stress. Non ho mai guardato ad un match come ad una rivincita. L’anno scorso poi qui ho vinto la finale e allora perché dovrei pensare a quella giocata in un Paese lontano e a un match che ho vinto oppure che ho perso. La sola cosa cui ho pensato durante il match è che le dinamiche erano a favor mio, diversamente che in Australia  . In Australia ho perso il match e qui lp’ho vinto. Quindi devi cercare di procurarti queste opportunità e sfruttarle. Le ho avute e le ho sfruttate”.

Beh, ditemi che Rafa dice cose banali o non intelligenti, se credete. Io non sarò d’accordo.

Da Parigi, Ubaldo Scanagatta

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