18/06/2013 12:19 CEST - IL PERSONAGGIO

Goran: la tua vittoria più bella

TENNIS - Ad una settimana dall'inizio di Wimbledon, riviviamo lo storico e forse irripetibile trionfo di Goran Ivanisevic nel 2001: una vittoria meritata e  inaspettata, che ha permesso al croato di rifarsi dalle 3 precedenti sconfitte a Church Road. Danilo Princiotto

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Wimbledon 2001: il trionfo di Goran Ivanisevic
Wimbledon 2001: il trionfo di Goran Ivanisevic

Lunedì 9 Luglio 2001, Centre Court di Wimbledon, un'aria incredibilmente elettrica; è quasi difficile credere che ci si trovi sull'elegantissimo campo centrale dei prati dell'All England Club, il quale poche volte nella storia del tennis ha fatto si che al proprio interno potesse prevalere un'atomosfera di tipo calcistico: questa è una di quelle rare occasioni. In campo Goran Ivanisevic e Patrick Rafter; il croato è sul punto di scoppiare in lacrime, stenta a trattenere le emozioni ma, sul punteggio di 8 giochi a 7 in suo favore e 40-30, ha un Championship point, il punto più importante della sua vita. Doppio fallo. L'arbitro chiama la parità, la folla incredula rimane col fiato sospeso.

Goran Ivanisevic arriva ai Championships nel 2001, dopo un anno orribile, quello precedente, in cui  subì 14 sconfitte al primo turno, e dopo una settimana in cui, durante il torneo del Queen's perse dall'italiano Cristiano Caratti. Il croato è numero 125 al mondo e accusa diversi problemi alla spalla sinistra, parte del corpo messa sempre sotto sforzo a causa del suo micidiale servizio. Con queste premesse neanche la sfera di cristallo avrebbe potuto prevedere la vittoria finale di Goran, che pure un vero e proprio outsider non poteva essere, viste le 3 precedenti finali giocate su quei prati nel '92 (perse da Agassi) nel '94 e nel '98 (perse da Sampras). “Nessuno sa cosa sia successo nel 2001. Una settimana prima persi al Queens' contro Cariatti, e giocai veramente male, non che Caratti fosse un fuoriclasse, ma io giocai davvero male” ammette il croato qualche anno dopo

Una scenografia che sembra essere stata scritta da Spielberg quella di Ivanisevic, la cui storia, non a caso, ispirò il film “Wimbledon” con Paul Bettany, girato nel 2004, anche se lì a vincere fu un  inglese (chissà che questo non sia l'anno buono per Andy Murray così da non dover sempre nominare, di questi tempi, il “sempreverde” Fred Perry).

Goran ricevette una wild card dagli organizzatori del torneo (cosa che ad esempio non fecero al Foro Italico) così da non dover giocare le qualificazioni, ma il tabellone fu tutt'altro che semplice. Al secondo turno Ivanisevic battè Moya (tds 20) in 4 set, e al terzo fu un giovane Andy Roddick a cadere sotto i colpi del mancino di Spalato. Il primo britannico a incrociare la strada del croato è Rusedski ma il match scivola via in 3 set. Ai quarti è il turno del russo Safin, numero 4 del mondo, ma per Goran la sfida successiva è sempre più dura della precedente, infatti ad attenderlo in semifinale c'è l'idolo di casa Tim Henman.

L'edizione di Wimbledon del 2001 fu una delle più piovose della storia, tanto da far si che la semifinale tra Tim e Goran durasse tre giorni, una sorta di partita week-end iniziata il venerdì e conclusasi la domenica, con la pioggia che a più riprese interruppe i giocatori e che, a detta dei più, salvò Ivanisevic nel parziale decisivo quando il croato era ormai fisicamente sfinito, come ammesso da lui stesso: “Non pensavo, arrivati al quinto set, di poter avere la meglio su Henman, ma quando ha iniziato a piovere sapevo che ce l'avrei fatto, non so perchè, semplicemente lo sapevo, fu un segno”. L'incontro si concluse sul punteggio di 6-3 in favore di Goran che così approdò in finale per la quarta volta nella sua carriera a Wimbledon. Molti prima del match gli ricordarono, un po' malignamente, che anche Rosewall arrivò 4 volte in finale sui prati verdi senza, però, mai riuscire a trionfare.

“La finale di quell'anno venne rimandata al lunedì, giorno in cui si vendettero nuovamente i biglietti per il match a diecimila tifosi che non avrebbero mai avuto la possibilità di entrare a Wimbledon se le cose si fossero svolte normalmente” ricorda il nostro Ubaldo Scanagatta. Diversi biglietti, infatti, furono messi a disposizione di gente disposta anche a fare 10 ore e più di fila per accaparrarsene uno all'economico prezzo di 40 sterline (circa 60 euro). Anche per questo episodio il tifo quel giorno assunse contorni nettamente calcistici, con gli australiani in maggioranza per numero e visibilità (per via del colore giallo delle loro magliette) ma con i tifosi di Ivanisevic che non furono da meno in quanto ad urla e tifo. Gli appassionati non schierati erano perciò veramente pochi. Un'atmosfera elettrica ed entusiasmante appunto, come si diceva all'inizio, che da allora non si è mai più riproposta (se non parzialmente nella finale del 2008 tra Federer e Nadal). Il match, che Ubaldo ha, a più riprese, definito incredibile per il suo svolgimento e per i protagonisti in campo, vide Goran prevalere nel primo e nel terzo set, e Pat nel secondo e nel quarto. “Cavallo pazzo” Ivanisevic fu più volte sul punto di perdere la calma, soprattutto quando gli venne chiamato un fallo di piede su un ace, a cui fece seguito un doppio fallo che gli costò il break e anche la concentrazione per tutto il resto del quarto set. Ma il croato ritornò nel match giusto in tempo nel quinto parziale.


Siamo sul 7-6 in favore dell'australiano quando Goran esce da una pericolosissima buca, dopo essere andato sotto 0-30. Il break in suo favore arriva nel game successivo grazie ad una risposta vincente di dritto che fa esplodere lo stadio. Il match però non è ancora finito perchè Ivanisivec deve fare ancora i conti con l'emozione e soprattutto con il suo alter ego peggiore, quello che per due volte su altrettanti match point gli fa commettere doppio fallo e rimette il risultato in bilico. L'apoteosi però è soltanto rimandata di un paio di minuti ,poiché al quarto match point, il croato crolla sui prati in lacrime: gli dei del tennis possono essere soddisfatti, Ivanisevic è nella storia: “La gente non ricorda i finalisti ma solo i vincitori. Non ricorda che io fui il finalista in tre passate edizioni, ma che furono Sampras e Agassi a vincere. Adesso però ricorderà anche me!”.
Dopo la fine del match Goran scala le tribune del Centre Court (il primo era stato Pat Cash, l'ultimo ad oggi è Nadal) e corre ad abbracciare il suo team, prima di dedicare la vittoria all'amico Drazen Petrovic, stella del basket, morto a 28 anni in un incidente d'auto.Al ritorno in Croazia un'immensa folla festante lo accoglie al porto di Spalato e lo proclama eroe nazionale.

Dopo quella storica giornata Ivanisevic combinerà poco nel resto della sua carriera. Divorato dagli acciacchi fisici e ormai appagato riuscirà a raggiungere le 600 vittorie in carriera, a far parte della formazione che vincerà la Coppa Davis nel 2005, e null'altro. “Cavallo pazzo” è stato uno degli ultimi tennisti a divertire nelle sale stampa per il suo carattere e l'originalità che oggi latita (senti Gulbis). Il croato, protagonista di un'esperienza incredibile (dato anche il valore generali delle attuali wild card) sarà ricordato per sempre come “l'uomo del miracolo di Wimbledon 2001”.
 

Danilo Princiotto

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