24/06/2013 20:14 CEST - WIMBLEDON 2013

Flavia Pennetta futuro direttore tecnico Fit?

TENNIS - “Se fossi ancora n.150 a fine anno forse smetterei…ancora voglio provare”. “In Spagna c’è un metodo, in Italia no. L’ho detto a Binaghi…ecco cosa farei io”. Ubaldo Scanagatta

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Flavia Pennetta (foto di Monique Filippella)
Flavia Pennetta (foto di Monique Filippella)

Non è tanto importante - sebbene per Flavia, che avevo lasciato assai demoralizzata dopo la debacle parigina, invece lo sia eccome - che la Pennetta abbia battuto la modesta britannica Baltacha nel confronto più ravvicinato possibile in termini di classifica (Flavia n.166, la Baltacha n.167! Curioso no?) di questo Wimbledon. Per carità meglio vincere che perdere, ma con la Azarenka che attende Flavia al prossimo turno, la sostanza non cambia molto. Forse il morale.

Direi che è più importante però, perfino della stessa decisione che Flavia prenderà presubilmente a fine anno _ “Smettere o continuare? Il dubbio era normale porselo…se a fine anno fossi ancora n.150 non so se vorrei a 32 anni ritrovarmi a giocare certi tornei. Potrei smettere felice di una carriera che da piccola non avrei mai sperato di fare (prima top-ten italiana, quarti all’US open, n.1 del mondo in doppio con Slam in bacheca…)_   quanto il fatto che Flavia abbia bene in testa quello di cui il tennis italiano avrebbe bisogno. Almeno qualcuno che ce lo abbia ci vuole. E lo penso non da oggi, vedo molto più adatta Flavia a rapportarsi con le  nostre giovani leve in un ruolo dirigenziale, che non Francesca Schiavone, troppo umorale, troppo poco diplomatica quando…le girano le scatole, troppo imprevedibile nel bene e nel male. I giovani avrebbero bisogno di una guida stabile, serena e Flavia potrebbe esserlo. 

“In Italia nessuno insegna il tennis allo stesso modo _ dice convinta del fatto suo Flavia _ Se tutte noi ragazze siamo andate in Spagna una ragione ci sarà. Non è che la Federtennis (ancora negli anni Novanta di Galgani…) non ci abbia aiutato, anzi. Sia Roberta Vinci sia io quando c’era ancora un centro federale per il tennis femminile che oggi non c’è più perché si è preferito puntare sul tennis maschile, abbiamo avuto il giusto sostegno. Ma se poi sia Francesca Schiavone (che aveva cominciato con Barbara Rossi, poi con  Marco Tavelli cresciuto alla scuola spagnola di Jordi Arrese e fu infatti l’epoca dei primi “Vamos” e della nascita del soprannome “Leonessa”, quindi l’argentino Panajotti, poi in Spagna sia con Urpi che con un altro allenatore spagnolo), poi sia con Gabriel Urpi, quindi Sara Errani con Pablo Lozano…siamo andate tutte in Spagna era perché da noi non c’era chi sapesse cosa dirci (libera sintesi delle sue parole che potete ascoltare in audio)”.

E tutte hanno ottenuto i bei risultati che sappiamo.

Dietro alle ragazze che hanno colto tutti questi bei risultati anche negli Slam e sono stati quelli principalmente a consentir loro di irrompere tra le le top-ten – ben più importanti, credetemi, delle vittorie in Fed Cup ottenute troppe volte a spese di squadre monche _ non c’è granchè.

Se le ragazze – nonostante il grande risalto che è stato dato alle loro imprese “Oggi grazie a voi giornalisti ci riconoscono tutti anche per la strada…” _ non hanno eredi significa che dal loro esempio non si è imparato granchè. Si ripete, purtroppo, la storia dell’epoca d’oro del nostro tennis, con quattro finali in cinque anni di Coppa Davis raggiunte da Panatta (“E’ il solo che la gente continua a ricordarsi soltanto Panatta” dice Flavia), Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli: anche nel loro caso, per l’insipienza della conduzione federale di allora, non si è saputo sfruttare il boom di popolarità che si era registrato. La storia tristemente si ripete.

“Non conosco il tennis junior, non ne so abbastanza per poter dire se abbiamo eredi o no, ma credo di sapere che cosa si dovrebbe fare…l’ho detto anche al presidente. In Italia ognuno insegna alla sua maniera. Ma non hanno esperienza. In Spagna la base è uguale per tutti. Dipendesse da me io prenderei sotto contratto i tre o quattro migliori allenatori, Gabri (Urpi) che secondo me è un fenomeno, Sartori che allena Seppi, Pablo che allena Sara certo, un altro (Perlas?) che abbia esperienza e chiederei a loro di formare altri 3/4 allenatori fra i giovani che abbiano voglia di cimentarsi in questo mestiere…”.

-Ma ti piacerebbe, Flavia, occuparti a livello dirigenziale del tennis italiano?

“Sì, senza’altro _ e gli occhi le si illuminano – chissà che non lo possa fare”.

Bene, credo sarebbe un ottimo acquisto. Flavia ha imparato tanto in questi anni. E, perfino sapere rapportarsi con la stampa, comunicare le cose giuste al giorno d’oggi è importante”. Flavia ha sempre saputo farlo. Le auguro di togliersi ancora soddisfazioni sul campo da tennis, ma quando non potrà più farlo, il suo contributo potrà darlo eccome. E’ una ragazza brava ed intelligente.

Ubaldo Scanagatta

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