02/07/2013 22:00 CEST - Wimbledon

Flipkens batte Kvitova e sfiderà Bartoli

TENNIS - WIMBLEDON. Brutta prestazione di Petra Kvitova. La ceca cede a 46 63 64 a Kirsten Flipkens. La belga giocherà la sua prima semifinale slam contro Marion Bartoli, che ha piegato 64 75 Sloane Stephens. Nessuna delle semifinaliste ha mai vinto uno slam. Da Wimbledon, Riccardo Nuziale e Alberto Giorni

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Wimbledon 2013 - Kirsten Flipkens
Wimbledon 2013 - Kirsten Flipkens

Flipkens b. Kvitova 46 63 64 (Nuziale)
Un rapporto inaspettatamente conflittuale, quello tra Petra Kvitova e un Belgio ormai orfano delle maestre Henin e Clijsters; contro infatti l’avversaria odierna, Kirsten Flipkens, soffriva un bilancio negativo di una vittoria e due sconfitte, mentre giusto la scorsa settimana, perdeva al secondo turno di Eastbourne contro la Wickmayer. In fondo non è altro che una delle tante contraddizioni della più evidente incarnazione dei contrasti presente attualmente nel circuito femminile, la giocatrice di cui si attende la definitiva consacrazione da due primavere.

La consacrazione è arrivata invece per la Flipkens, che mai aveva raggiunto un quarto Slam e che ora, a 27 anni, trova la prima semi e il best ranking (sarà almeno n.17), quando un anno fa seri problemi fisici l’avevano costretta a due mesi di stop, ritrovandosi a giugno n.262 del mondo. Ha vinto la belga perché, in un braccio di schiocchi, gara di accelerazioni dove il predominio del lungolinea è stato la chiave tattica (così cercato per smascherare le difficoltà negli spostamenti da parte di entrambe), è stata colei che maggiormente ha saputo inserire variazioni nel gioco, a destabilizzare una linea di condotta altrimenti molto prevedibile. Ecco quindi back, smorzate e discese a rete che, seppur non sempre giocati con la giusta inventiva, ne hanno alla lunga premiato l’iniziativa, bocciando al contrario la staticità mentale di una Kvitova notevolmente scesa di rendimento dopo il primo set.

Dopo un quarto gioco in cui la sua reticenza a capitalizzare sembrava potesse estendersi all’infinito, la ceca ha messo a segno la prima fuga, recuperando da 40-15 grazie a una finale tripletta di risposte vincenti che ha sbigottito la Flipkens, in precedenza ingenua in qualche discesa a rete. E se anche il dritto disfattista di Petra, a regalare due punti, ha incitato la risposta vincente dell’immediato controbreak, l’ex regina del Centre Court non ha esitato a fotografare il lungolinea con la sbracciata mancina, per il nuovo vantaggio di 4-3 e servizio.

Nel decimo gioco c’è stata tutta la violenza della psicologia di Petra Kvitova, in continuo bilico tra affermazione e ripudio di sé: il più prezioso alleato (il dritto, appunto) tornato ad essere il peggiore dei nemici, con tre gratuiti non incoraggiati dall’avversaria, se non in un’occasione con un infido back, per il 15-40; due set point rifiutati con un altro dritto a spellare ancora un po’ il fondocampo fuori dalle righe di gesso e un doppio fallo; altre due palle break regalate ma comunque annullate con autorità; infine, al minuto 44, con il tentativo di risposta in back della Flipkens fermatasi in rete, la gioia del primo parziale vinto.

Il secondo set ha però cambiato musica, con la Kvitova incapace di trovare le soluzioni contro il servizio avversario trovate nel parziale appena vinto. Così a contrattaccare è stata la giocatrice sfavorita: una delle numerose risposte vincenti del match faceva salire la belga 0-30 nel sesto gioco, il primo degno di nota, e l’erede postmoderna di Annibale Frossi si è fatta perdonare il passante affossato in rete che le sarebbe valso il triplo break point con una deliziosa combinazione di smorzata e pallonetto al volo; l’opportunità di fuga si è così concretizzata con un morto rovescio in rete della Kvitova, durante il punto sfortunata nel vedersi attutire dal nastro un’accelerazione di dritto. Sbrigato un fugace consulto medico, la ceca ha trovato il riscatto d’orgoglio per cancellare il set point del doppio break e per regalare al pubblico un ultimo sussulto spettacolare, a suon di accelerazioni angolate e tocchi sottorete, ma non per riaprire il parziale, marmorizzato dalla Flipkens con un ace quando l’orologio fissava un’ora e 21 minuti di gioco.

Rientrata in campo dopo una piccola pausa, la Kvitova ha finalmente ritrovato quel lungolinea così produttivo nel primo set, raggiungendo nel quarto gioco il 30-40 con una risposta vincente, ma la racchetta della Flipkens ha spiccato il volo per trovare indietreggiando uno smash per praticanti della professione.

E due impatti perfetti in risposta hanno dato alla belga, nel nono gioco, un’inattesa parità da 40-15, resa palla break con il solito lungolinea di dritto che la controparte ceca, in allungo, non ha saputo trovar meglio che la rete.

Il dies irae si è palesato nel punto successivo, con la Kvitova ineccepibile a costruirsi il punto per lo schiaffo al volo finale, impattato talmente male che la ceca, nell’attesa disperata dell’esito del falco, è rimasta attonita, addolorata, distrutta, immobile a metà campo.

I due rovesci incrociati, ad annullare i primi due match point, sono state mere reazioni post mortem. Perché la partita e lo spirito odierno di Petra Kvitova sono rimasti in quell’attesa a metà campo.

Quello di Kirsten Flipkens, sdraiatasi a baciare il campo dopo l’ace finale, è giustamente più vivo che mai: questo pazzo Wimbledon non può che avere volti come il suo.

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Bartoli b Stephens 64 75

Sei anni dopo il suo miglior risultato in carriera (la finale di Wimbledon in cui perse con Venus Williams), Marion Bartoli ci riprova: la francese approda in semifinale dopo aver sconfitto 6-4, 7-5 Sloane Stephens in un match spezzato da una lunga pausa dovuta alla pioggia.

La transalpina punta almeno a ripetere quell’exploit. Nel 2007 arrivò all’atto conclusivo da testa di serie numero 18, battendo tra l’altro la n°1 Henin in un match incredibile in cui perdeva 6-1, 5-3. Stavolta è la numero 15 del seeding e avrà una grande occasione contro Kirsten Flipkens: sarà la prima sfida in assoluto tra le due.

Nei quarti, Sloane Stephens ha fatto quello che ha potuto, ma ha pagato l’inesperienza a questi livelli: nei momenti decisivi la francese ha giocato con maggiore freddezza e incisività.

Sul campo numero 1, nel “primo tempo” il match è stato piuttosto equilibrato: sul 5-4, la Bartoli ha mancato due setpoint e in quel momento il maltempo ha causato l’interruzione del match.

Si poteva pensare che la sosta aiutasse la Stephens, mentre la Bartoli poteva rimuginare a lungo sull’occasione perduta. Invece Marion è tornata in campo determinata a chiudere nel minor tempo possibile e non si è fatta sfuggire l’occasione. Sul setpoint a sua disposizione, ha giocato un’intelligente palla corta che ha costretto l’americana a una vana rincorsa, sigillando il 6-4.

Il secondo parziale è stato caratterizzato da numerosi break. La Bartoli si è portata subito sul 2-0; raggiunta, ha allungato sul 5-3. Ma al momento di servire per il match ha subìto la reazione della Stephens, che ha acciuffato il 5-5.

Ma il match è durato ancora pochi minuti. Sul 6-5 Bartoli, l’americana ha giocato un game sciagurato, condito anche da un doppio fallo, e al primo matchpoint un rovescio vincente ha spalancato alla Bartoli le porte della semifinale.   

Da Wimbledon, Riccardo Nuziale e Alberto Giorni

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