04/07/2013 20:53 CEST - WIMBLEDON 2013

Finale “debole” Bartoli-Lisicki Sì, la Wta è in cattiva salute

TENNIS A WIMBLEDON - Vincerà o la tds n.15 o 23: è la media più bassa di sempre. Nessuna 17enne oggi promette come Graf, Sabatini, Seles, Capriati, Hingis e le Williams. Da Wimbledon Ubaldo Scanagatta

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Sabine Lisicki in lacrime: è in finale a Wimbledon
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Se fossi stato francese o tedesco oggi sarei felicissimo e non starei a disquisire sulla qualità delle semifinali del torneo femminile, né dello stato del tennis in gonnella più in genere.

Non c’era quota, presso alcun bookmaker all’inizio del torneo, per una finale fra la francese d’origini corse Marion Bartoli, testa di serie n.15, e la tedesca d’origini polacche Sabine Lisicki, n. 23.

Il totale fa 38, ed è stato svolgendo una ricerca per capire se questa di sabato avrebbe potuto essere la finale più debole della storia di Wimbledon almeno in termini di teste di serie che ho fatto qualche (per me…) curiosa scoperta.

Mentre nel singolare maschile Boris Becker (1985) e Goran Ivanisevic (2001) sono stati i soli a vincere questo torneo senza essere testa di serie - quando vinse Boris le teste di serie erano solo 16 e lui era 20, quando vinse Goran il croato era n.125 e on avrebbe potuto giocare senza una wild card; c’è stato anche Krajicek, campione del ’96 che non era una delle 16 teste di serie ma fu promosso a n.17 quando Muster che mi pare fosse n.5 si ritirò per non lasciare vacante quella posizione - nel singolare femminile le campionesse sono sempre state seeded (teste di serie cioè).

Ma la campionessa più bassa di tutte come testa di serie è stata Venus Williams, appena n.23 nel 2007 per via di un infortunio. Era ovviamente una “falsa” n.23, perché aveva vinto i Championships, già 3 volte (su 5 in totale), e cioè nel 2000, nel 2001 e nel 2005, dopo aver perso le finali del 2002 e del 2003 dalla sorellina (si fa per dire) Serena.

E’ curioso però (sempre per me) che  per l’appunto Sabine Lisicki sia anch’ella oggi testa di serie n.23. Non solo. E’ ancora più curioso (sempre per me) che quell’anno in cui Venus vinse da n.23 la sua avversaria in finale si chiamasse per l’appunto…Marion Bartoli.

Tutto ciò parrebbe costituire una sorta di auspicio-presagio favorevole alla Lisicki, se i corsi e ricorsi cari a Giovan Battista Vico si riproducessero anche nella storia del tennis. Basta non dirlo alla Bartoli che, dal canto suo, ha buoni motivi per essere più ottimista di quanto potesse essere 6 anni fa. La Venus Williams di allora era superfavorita. La Sabine Lisicki attuale non crede all sue orecchie quando le dicono che si trova in finale a Wimbledon, sebbene qui avevsse già disputato una semifinale e due quarti, a dimostrazione di una eccellente attitudine al tennis erboso. E comunque, sebbene abbia battuto la Bartoli 3 volte su 4, non è certo favorita come lo era Venus. Potrebbe anche pagare lo scotto della minor esperienza.

Chi era furibonda era la Radwanska. Aveva infatti vinto 7 match su 7 contro la Bartoli, quindi se avesse centrato la finale avrebbe quasi certamente vinto il torneo. Credo che non dormirà per parecchie notti. Il modo in cui ha stretto fuggevolmente la mano alla Lisicki e la fretta con cui è uscita dal campo hanno fatto capire perfettamente il suo stato d’animo, le sue sensazioni.

Se oggi Flavia Pennetta può rimpiangere di non essere più quella di 4 anni fa, quando era diventata n.10 del mondo, e la prima top-ten italiana, peechè quello in cui si è infilata la Bartoli era un corridodio fantastico per centrare un obiettivo di grandissimo prestigio come una finale a Wumbledon, la Radwanska rischia anche lei di ricordare a lungo di essere stata a due punti dalla seconda finale consecutiva e, in questo caso, forse a due punti da un trionfo a Wimbledon.

Ha 24 anni e ha quindi certo più tempo davanti a sé di Flavia, 31 anni, per rimediare. Serena Williams non giocherà in eterno, Maria Sharapova neppure, fatta eccezione per la Azarenka, non mi pare ci siano campionesse trascendentali in grado di dominare il futuro del tennis. Tanto per dirne una: oggi ho visto giocare la nera americana Taylor Townsend, commentando la sua prova insieme a Billie Jean King, 70 anni (12 titoli a Wimbledon, 6 in singolare) e all’ex campionessa svedese Ingrid Bentzer. Beh, la Townsend dovrebbe perdere almeno 10 chili per diventare una giocatrice seria. Ma se ci riesce, e sembra quasi impossibile a vederla, diventa forte sul serio. Ha una mano, e un servizio mancino da manuale, notevolissimi. Bellissimi colpi a vedersi anche come stile, rovescio bimane piatto a parte. Ma quello lo giocava in modo simile anche Jimbo Connors.

Esaurite le mie curiosità statistiche legate alla posizione nel seeding della Lisicki, devo dire A) che la Lisicki meriterebbe di vincere il torneo perché è lei ad aver battuto Serena Williams, la grande favorita della vigilia e la più grande tennista oggi in circolazione. E forse nemmeno solo di oggi. B) che non mi pare che il tennis femminile goda di grande salute. Le migliori di oggi non valgono le migliori di ieri. E, quel che è peggio, non si profila all’orizzonte – almeno nel’immediato – qualche nuovo straordinario talento. Quando si parlava per le prime volte di Steffi Graf, di Gabriela Sabatini, di Monica Seles, di Arancia Sanchez, e poi di Jennifer Capriati, di Martina Hingis, di Amelie Mauresmo, di Venus e Serena Williams, quelle ragazze avevano 16-17 anni. Oggi nemmeno se si va a vedere le migliori ventenni, o ventiduenni si provano le stesse sensazioni di allora. E ciò a prescindere dal fatto che alle semifinali di Wimbledon siano approdate giocatrici di 24 anni (Lisicki e Rdawanska)  e di 27 e 28 (Flipkens e Bartoli).

Fossi la CEO della Wta, sarei contento di aver strappato un sacco di soldi a Singapore per ospitare 5 anni di Masters Cup finale, ma non sarei ottimista sul futuro.

Ubaldo Scanagatta

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