21/07/2013 08:47 CEST - rassegna nazionale

Fognini un'altra magia, Federer ancora un tonfo (Crivelli, Sisti, De Martino, Pavese); Così il contestatore è diventato campione (Valesio); Federer cede al qualificato (Corsport)

21-07-2013

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A cura di Davide Uccella

Fognini, un'altra magia Federer, ancora un tonfo (Ricardo Crivelli, La Gazzetta Sportiva, 21-07-2013)

Due settimane da dio. Fognini ha bussato al paradiso e gli è stato aperto. E non è soltanto per la seconda finale consecutiva (la quarta in carriera, però la prima in un Atp 500), già di per sé un risultato fantasmagorico, oppure per le nove vittorie di fila sul rosso tedesco, o ancora per l'approdo sicuro da lunedì nei primi 20 del mondo. In fondo, stiamo parlando di un talento che già abbagliava da fanciullo.

Momenti clou No, ciò che colpisce nella parabola vincente di Fabio, più ancora del gioco vario e spumeggiante che l'accompagna da sempre, è l'impetuosa crescita mentale. Nella semifinale contro Almagro, numero 15 con un fresco passato da top ten (dove venne portato da José Perlas, oggi coach dell'azzurro) e con 12 tornei vinti in carriera sulla terra, Fogna scava la differenza nei momenti clou: «E' incredibile, sto giocando benissimo e rimango molto concentrato sui punti importanti». Così, vince il primo parziale al sesto set point dopo una delicatissima palla break annullata con prima di servizio e discesa a rete, e trionfa nel secondo in cui vanifica 11 palle break su 12 allo spagnolo, gli rimanda in faccia un set point con un lungolinea anomalo e poi chiude con un mirabolante tiebreak a uno (con quattro vincenti).

Sana pazzia Sulla terra, dove è diventato il giocatore con più vittorie (24) in stagione dopo Nadal, il ligure ormai vale i primissimi: «E' vero, io credo di aver fatto un salto con la testa, fino a qualche mese fa ero un po' pazzo, quella sana pazzia che a volte ti fa fare le cose giuste e altre volte quelle sbagliate, in allenamento e in partita». E, dopo Wimbledon, lo scatto decisivo è arrivato in un faccia a faccia propositivo con coach Perlas: «Ci siamo seduti al tavolo e ci siamo detti che dovevo riprendere da dove avevo lasciato, da quel terzo turno contro Nadal a Parigi. Ho lavorato ore e ore per risultati come questi, ma adesso voglio provare a vincere la finale».

Decrepito Dove non troverà, incredibilmente, Roger Federer: sarebbe stato un test psicologico importante. Invece, gli tocca l'ineffabile argentino Federico Delbonis, numero 114 partito dalle qualificazioni, che sconfigge il decadente ex numero uno con due tiebreak, annullandogli un set point nel primo parziale. Lo svizzero non perdeva due partite consecutive contro avversari oltre il centesimo posto (a Wimbledon uscì contro Stakhovsky) dal 2002 econferma, nonostante la nuova racchetta, le defaillance di tutta una stagione: lento, mai incisivo al servizio, poco penetrante nei colpi da fondo. Appagamento? Declino fisiologico? Problemi ormai irrisolvibili alla schiena? Roger fornisce spiegazioni da gran signore, come sempre: «Semplicemente, lui è stato meglio di me e nei pochi punti che hanno deciso la sfida, gli ho lasciato troppo spazio. Però non sono del tutto insoddisfatto, ho giocato quattro match intensi che mi serviranno a capire meglio le mie condizioni e la nuova racchetta». Il buon Delbonis, che a giugno girava per challenger in Italia (l'ultimo, a Caltanissetta) e che nei sette giorni che possono cambiargli la vita ha messo in fila, prima di Federer, anche Robredo, Tursunov e Almagro, non sta nella pelle: «E' un sogno, ho cercato solo di divertirmi. Ho cominciato a sette anni guardando mio padre che si divertiva da dilettante al Circolo, inseguo sempre un posto tra i primi 5». Nel 2011, ha vinto l'unico precedente con Fabio. Ma Fognini era ancora nella preistoria.

 

Così il contestatore è diventato campione (Piero Valesio, Tuttosport, 21-07-2013)

QUALCOSA è cambiato. No, è poco. Parecchio è cambiato. Perché non si arriva in finale in un torneo importante e la settimana successiva ad un altro torneo (anche se un po' meno) importante se qualcosa non è cambiato. Nella testa, nel cuore, nelle gambe. nel braccio. In uno degli elementi che compongono un tennista e che possono condizionarne in modo pesante il rendimento. Cosa è cambiato in Fabio Fognini? Questa è la domanda. Oggi ad Amburgo Fogna giocherà la sua seconda finale nel giro di 15 giorni: nella prima ha battuto Kohlschreiber. Oggi affronterà l'argentino Federico Delbonis che ieri si è iscritto al club dei giustizia-tori di Roger Federer. Certo, una finale contro il grande svizzero avrebbe avuto il sapore di una possibile consacrazione, per il nostro: ma tutto sommato che importa. Anzi: contro un giocatore che E' diventato un difensore eccezionale dotato però di intelligenza tattica e di una grande sensibilità manuale staziona oltre la centesima posizione mondiale è che comunque è un rognosissimo mazzolatore (gli si pronosticava un grande futuro, qualche anno fa) il nuovo Fognini dovrà affrontare un compito forse anche più arduo. Per-ché mentre contro Roger, qualora avesse perso, avrebbe potuto giustificatamente avanzare le attenuanti originate dall'aver affrontato un tal mostro sacro, contro un mezzo carneade dovrà dimostrare di essere in grado di non perdere concentrazione, di organizzare le forze, di non ritenere di avere già vinto. Tutto molto complicato. Ma la domanda resta: il Fabio Fognini che da domani sarà n.20 al mondo (19 se Kevin Andersson non vincerà a Bogotà) in cosa è differente da quello dell'anno scorso? Cosa gli ha dato la spinta, alla non tenerissima età di 26 anni, per bussare all'ingresso del gotha del tennis mondiale?

TESTA II segreto sta tutto lì. A vedere Il Fognini che ha battuto Haas venerdì e ieri Nico Almagro si capisce tutto o quasi. Per dire: contro Granollers ha salvato 5 pallebreak su sette. Contro Haas cinque su sei; contro Almagro 10 su undici. Segno indiscutibile che Fabio sta nel match. Il suo focus è conquistare il punto e più la posta in gioco è importante più lui sta nel match. Se arriva una crisi, o un vuoto. Fabio si riprende subito dopo. Nel tie break di ieri, chiaramente stanco fra l'altro, Fognini ha giocato in modo ineccepibile. La discplina mentale che evidentemente Perlas gli ha insegnato (e alla quale lui ha accettato di sottoporsi) sta dando frutti eccezionali.Nel suo comportamento in campo c'è sempre più spazio per la ritualità che conduce al conseguimento del risultato; e sempre meno per bizzarrie di varia natura che lo danneggiavano sotto ogni profilo. Il Fognini che sta nascendo in questi giorni è una sorta di Ferrer con più manualità e sensibilità (e un servizio più ballerino, però): uno splendido difensore la cui testa lucida permette di invertire i destino dello scambio con una freschezza tattica da applausi. Sulla terra vale i primi già oggi. Sul cemento chissà.

LE GAMBE Fabio sembra fatto di gomma, recentemente. Quello vecchio si arrotolava su se stesso dopo un colpo sbagliato e quell'errore ne condizionava la mobilità per i lunghi minuti successivi. Quello visto a Stoccarda ad Amburgo (ma anche in Davis contro la Croazia e stava pure male; contro Ferrer ad Acapulco e a Montecarlo) si muove molto meglio. Anzi: è uno spettacolo. Anche in condizioni di precario equilibrio cerca e ttrova gli appoggi migliori e trasmette raramente la sensazione di essere in ritardo. E non è che contro Haas o Almagro ti arrivino addosso pallette mosce. A ben vedere anche contro Na- dal a Roland Garros Fabio qualcosa aveva fatto intuire: c'era di nuovo quella scelta di far giocare all'avversario sempre un colpo in più che può permettersi solo chi sta benissimo con la testa e con le gambe.

IL CUORE Quello non gli è mai mancato. Ma in queste due settimane quando la testa gli dice che un certo recupero si può fare e le gambe lo conducono verso quell'obiettivo, l'ultimo passo glielo fa fare il cuore. O la voglia, se preferite. Quella che può provare solo chi scopre che non ha dedicato la propria vita ad un obiettivo che non raggiungerà mai ma che quell'o- biettivo si può raggiungere. Anzi non è mai stato vicino come ora. Il nuovo Fabio Fognini, a ben vedere, è nato a Wimbledon. Immediatamente dopo quella sceneggiata in cui, per un punto mal giudicato contro Melzer, si sdraiò sul campo provocando pure le risaste di Pascal Maria che arbitrava l'incontro. Il suo refrain in quella occasione fu: «Non è vero, non è vero, non è vero". Che Fognini ri-sbrocchi qualche altra volta in futuro è del tutto probabile: che abbia capito quanto quei comportamenti non gli danno nulla sotto l'aspetto del risultato sportivo è altrettanto probabile. Che poi noi si nutra la segreta speranza che quel «Non è vero, non è vero, non è vero« diventi l'equivalente al pesto di «You can not be serious" di John McEnroe, beh questo è un problema nostro.

 

E' un Fognini grandi numeri (Il Corriere dello Sport, 21-07-2013)

Nove vittorie consecutive, e Fabio Fognini è di nuovo in finale a un torneo Atp. Dopo il trionfo a Stoccarda, dove domenica scorsa ha conquistato il suo primo titolo in carriera, il ligure ha raggiunto l'ultimo atto anche all'Atp 500 di Amburgo, diventando il primo italiano in finale in un torneo della categoria 500 (da quando è stata creata, nel 2009). L'ultimo azzurro a sollevare la coppa dell'evento tedesco è stato Paolo Bertolucci, nel lontano 1977.

NERVI SALDI - Fabio ha sconfitto in' due set, per 6-4 7-6(1), lo spagnolo Nicolas Almagro, n.15 del mondo, testa di serie n.3 del tabellone e finalista ad Amburgo nel 2011. Ancora una volta il figure, con il tennis solido che lo aveva portato fin qui, ha saputo mantenere i nervi saldi nei punti più delicati del match, tenendo a bada la tensione. Eloquente la rabbia a fine partita dello spagnolo - ex allievo di Josè Perlas, l'attuale coach di Fognini - che ha chiuso la partita con un doppio fallo. Anche stavolta, come a Stoccarda, il 26enne di Arma di Taggia - che ad Amburgo è la testa di serie n.12 - si trova in finale senza aver lasciato per strada nemmeno un set. Superati nel cammino gli spagnoli Albert Ramos e Marcel Granollers. (che aveva eliminato Seppi all'esordio), il tedesco Tommy Haas (favorito n.2 del tabellone e n.11 del mondo) e, ieri, l'altro spagnolo Almagro.

AZZURRO TOP - Ora Fognini cercherà il secondo titolo consecutivo sfidando l'argentino Federico Delbonis, vincente ieri a sorpresa su un Roger Federer apparso appannato e sottotono, condizionato dall'ormai cronico problema alla schiena. In ogni caso, con la finale raggiunta, Fabio farà un ulteriore salto nel ranking. Attuale numero 23 (ha già scavalcato Andreas Seppi, riprendendosi lo "scettro" di numero 1 azzurro che fu suo nel giugno 2011) il ligure è già nei primi 20: che.vinca o che perda oggi, domani salirà al numero 19. Erano stati sette, prima di lui, gli azzurri riusciti a entrare nei Top 20. Primo tra tutti ovviamente Adriano Pa-natta, volato al gradino numero 4 della classifica nell'agosto del 1976. Poi Corrado Barazzutti (n.7 nel 1978); Paolo Bertolucci (n.12 nel 19.3), Omar Camporese (n.18 nel 1992), Andrea Gaudenzi (n.18 nel 1995), Andreas Seppi (n.18 lo scorso gennaio) e Renzo Furlan (n.19 nel 1996). Una stagione indimenticabile per il ligure, fidanzato con la splendida modella bulgara Svetoslava Simeonova. Oltre alle ultime due settimane da sogno, ha raggiunto lo scorso aprile la sua prima semifinale in carriera in un Masters 1000, a Montecarlo, fermato solo dal numero i del mondo Novak Djokovic dopo aver superato due Top 10: Tomas Berdych e Richard Gasquet. Era arrivato a Stoccarda da numero 31 del mondo, ora potrà lasciare la Germania da numero 19. Un bel salto, in dieci partite.

 

Insaziabile Fognini, in finale ad Amburgo (Enrico Sisti, La Repubblica, 21-07-2013)

NON smette. Nove vittorie consecutive. Il tennis italiano, soprattutto quello maschile, non è più abituato a certi numeri, forse non lo è mai stato. E nel tennis non ci sono amichevoli quindi vale tutto e tutto vale in crescendo, dal primo turno in su. Il tennis è fatto di spettacolari arrampicate verso le finali. Solo che quasi mai si arrampica un italiano. Fognini è un caso. Da un paio di settimane Fabio sta creando allarme nell'ambiente. E' diventato una speciedigatto, non lo piglia più nessuno, sale sui tornei come fossero tetti giocando il suo miglior tennis di sempre nella sua miglior stagione di sempre per continuità e spessore tecnico/tattico (lunedì sarà n. 19 del mondo, primo azzurro del ranking).Con le prime cinque partite del filotto aveva vinto il torneo di Stoccarda, un 250, disegnando come se la racchetta fosse una matita preziosa i contorni del suo primo trionfo Atp, battendo gente importante, tipo Haas: un dettaglio l'aspetto, il blasone, la nazionalità e il colore della maglietta di chi stava dall'altra parte della rete. Il problema era Fognini. Per gli altri. Con le ultime quattro, senza un solo giorno di pausa, e sempre ritrovandosi fra i piedi quel demonio di Haas, è approdato ieri alla finale del torneo di Amburgo (oggi ore 15Supertennis), che è un 500,dunque altro tabellone, altre pressioni e altre idee cheti fantasticano nel la testa. Superando Almagro, uno degli specialisti mondiali del rosso, è diventato il primo italiano a conquistare la finale di un 500 da quando I'Atp ha introdotto la categoria (2009). Ed è in finale ad Amburgo a 36 anni da Paolo Bertolucci (1977), che poi avrebbe vinto il torneo battendo Orantes in quattro set (buon auspicio). Oggi Fognini non avrà di fronte Fede-rer, come si poteva presumere, perché lo svizzerocon racchetta nuova (98 pollici quadrati di piatto corde) e vecchi dolori (alla schiena) ha perso in semifinale dall'argentino Delbonis, n.114 del mondo, proveniente dalle qualificazioni ma già giustiziere di Verdasco. Quindi Fabio Capitan Fracassa Fognini, l"angry young man" dal talento smisurato, forse non ancora espresso del tutto, il ragazzo ligure che compendia mare e monti e che chiacchiera spesso con l'aria, giocherà, classifica e numeri alla mano, la sua prima finale in un 500 da favorito. Non se lo sarebbe mai aspettato. Sognato forse.

 

Fognini sogna anche l'Italia ha trovato un tennista (Marco De Martino, Il Messaggero, 21-07-2013)

Due settimane da dio. Fabio Fognini non si ferma più, sbriciola come un cracker anche il numero 15 del mondo Nico Alma-gro, mette giù la nona vittoria di fila e poi si ferma a contemplare la storia che è lì a un passo. Dopo tante illusioni, dopo tanti viaggi e miraggi, stai a vedere che finalmente anche l'Italia ha trovato un giocatore di tennis. Il Padreterno sa essere misericordioso: Fognini sembrava un caso disperato, un progetto di campione abitato all'interno da variegate forze del Male, poi invece ecco questa campagna di Germania che cambia tutto. Vittoria a Stoccarda e finale ad Amburgo, battuti in sequenza Ward, Mayer, Haas, Bautista Agut, Kohlshreiber, Ramos, Granollers, ancora Haas e ieri Alma-gro. Nel tennis ci vuole pazienza, bisogna saper aspettare, anche un talentino bizzarro di 26 anni coetaneo di Djokovic e Murray...

A 37 ANNI DA PANATTA L'ultimo italiano che era riuscito a mettere giù due finali di seguito era stato un certo Adriano Panatta la bellezza di 37 anni fa, quando nell'ormai giurassico 1986 vinse di fila prima Roma e poi il Roland Garros. Oh certo, altri tornei e altre altezze, e Fognini non ha nemmeno battuto Newcombe, Solomon, Vilas o Borg: ma insomma, il salto fa comunque impressione. Stoccarda era un Atp 250, Amburgo è addirittura un 500, e comunque vada la finale di oggi Fognini lunedì mattina sarà il numero 19 del mondo, settimo italiano dell'era Open a spingersi così avanti dopo Panatta (4), Barazzutti (7), Bertolucci (12) e il trittico degli incompresi Camporese, Gaudenzi e Seppi arrivati a numero 18. E pensare che l'ex yuppie di Arma di Taggia un anno fa era numero 65, mentre all'inizio di quest'anno era ancora plafonato sulla casella 47 (non era morto ma durante i match parlava in continuazione con tutti, con l'arbitro, i con il pubblico, con se stesso...). Incoraggiante che il momento sia alfine arrivato, ma se permette, Eccellenza, era ora. Perché Fognini in tutti questi anni è stato sempre molto curato, coccolato, aiutato, perdonato e aspettato, e adesso finalmente restituisce alla FIT, alla pazienza del presidente Binaghi, a quella di Barazzutti, e un po' a tutti gli italiani, le tante delusioni vissute con lo stomaco annodato, i lanci di racchette egli ululati alla luna durante match sciagurati.

PERLAS, SOLDI BEN SPESI Bellissima però la partita di ieri, intelligente, solida, convincente, un match che il vecchio Fognini avrebbe perso sicuramente. Perché Fabio giocando benissimo è andato avanti 6-4 2-0, ma poi ha dovuto subire il ritorno di Alma-gro che nel secondo set ha avuto a disposizione la bellezza di dieci palle-break e anche un set point sul 5-4 che il Nuovo Fognini ha annullato con autorità. La strada verso la definitiva redenzione del giocatore è stata poi quella che ha lastricato di gloria il tie-break, giocato divinamente e vinto 7-1. Un Fognini strepitoso, sempre in cattedra, con un'accelerazione di dritto notevole e una condizione atletica imporante: Fognini si è sempre mosso in campo come un gatto, ma adesso sbaglia pochissimo, gioca lungo ed è sempre pronto a ribaltare la situazione da difesa ad assalto. «Mi costa una cifra» ci disse una volta papà Fognini parlando del nuovo coach neo-assunto, lo spagnolo José Perlas. Soldi ben spesi perché il nuovo guru e taumaturgo, in passato anche coach di Almagro, ha veramente cambiato la vita di Fabio.

Oggi in finale contro Fognini non ci sarà Federer, ed è un peccato. Il vecchio re, con la nuova racchetta e con i soliti guai alla schiena, è riuscito nell'impresa di perdere 7-6 7-6 dal carneade mancino argentino Del Bonis, numero 114 del mondo e ad Amburgo partito dalle qualificazioni. Un'occasione da sogno per Fabio, nel lunapark del suo tennis dove è appena arrivato.

 

Fognini non finisce qui (Gianni Pavese, L'Unità, 21-07-2013)

DOPO TRENT'ANNI, E IN ATTESA DELLA CRESCITA FRA I PROFESSIONISTI DEL 17ENE GIANLUIGI QUINZI, FORSE L'ITALIA HA RITROVATO UN TENNISTA DA PRIMI DICEI DEL MONDO.È ligure, pieno di talento, piedi velocissimi, accelerazione di dritto fenomenale, rovescio bimane e solido, carattere volubile e tendente alla resa, servizio alterno. Ma oggi è tutto un complimento: Fabio Fognini continua a vincere e lo fa battendo lo spagnolo Nicolas Almagro nella semifinale del torneo Atp 500 in corso di svolgimento ad Amburgo in Germania. L'azzurro raggiunge cosi la seconda finale nell'arco di una settimana dopo quella conquistata e vinta a Stoccarda, contro Philippe Kohlschreiber.

Sui campi in terra rossa del Bet at home Open German Tennis Championships, Fognini ha avuto la meglio di Almagro in due set (6-4, 7-6) al termine di una partita durata 1 ora e 50 minuti. L'avversario era di grande rilievo: Almagro è un tizio che vive a cavallo della decima posizione al mondo, specialista della terra rossa, già vincitore di 12 titoli in carriera. Nel primo parziale il ligure parte benissimo conquistando il break al primo gioco e mantenendo il servizio per il resto del set. Nel secondo, pur perdendo subito la battuta, Fabio conquista il con-trobreak sul 2-2 portando Almagro al tie-break, chiuso 7 punti a 1. Con questo successo, il nono consecutivo, Fognini entra tra i primi 20 al Mondo, suo best ranking, e nella classifica che considera solo i risultati dell'annatta in corso, è intorno al numero 15.

Con questo risultato Fabio è virtualmente numero 19 del mondo e le buone notizie non sono ancora finite: oggi affronterà in finale il qualificato argentino Federico Delbonis, capace dell'impresa del giorno, e della vita: ha sconfitto un deludente Federer grazie a due tie break, 7-6 7-6. Lo svizzero ha sofferto i soliti acciacchi alla schiena ed è ancora in rodaggio con la nuova racchetta, come era evidente dall'insicurezza nel colpire a tutto braccio e nelle traiettorie troppo alte del rovescio, sia coperto che in back. Nonostante questo, una sconfitta contro il 22enne argentino era impronosticabile. Delbonis aveva vinto appena 13 partite nel circuito maggiore prima di questo torneo, dove ha messo in fila 6 avversari, fra qualificazioni e tabellone principale.

Per Fognini dunque è una grandissima occasione per portarsi a casa un prestigiosissimo torneo, ricco di montepremi e di punti. Sta giocando in modo naturale, così come gli consente l'enorme talento, sempre riconosciuto da tutti, ma altrettanto spesso dilapidato, a parte qualche rara ed eroica vittoria, specie al Roland Garros, dove giunse ai quarti di finale due anni fa. È capace, Fabio, di variare con semplicità schemi e angoli e velocità, arma sconosciuta ai colpitori "progressisti" che bazzicano i campi. E abile anche in difesa, per una facilità di spostamento che lo mette in grado di arrivare sempre e bene sulla palla. Fino a dieci giorni fa i limiti erano soprattutto di tenuta mentale, con scarsa capacità di concentrazione prolungata. Fabio lasciava andare le partite, o le trovava che era già tardi. Anche il servizio è stato per troppo tempo trascurato, confinando Fognini ai soli tornei su terra.

Le recenti vittorie, anche con avversari che frequentano i top 10, possono finalmente averlo portato al salto di qualità. A 26 anni, si può fare ancora tutto. Niente da fare invece per le ostre ragazze che si erano elevate alle semifinali. Karin Knapp ha perso a Bad Gastein contro l'austriaca Yvonne Meusberger (6-4 6-3 lo score fnale). A Bastad viene sconfitta anche Flavia Pennetta, che in semifinale ha ceduto 2-6 6-3 6-4 alla svedese Johanna Larsson. Buona partenza per la brindisina, che però poi si è disunita alla distanza, cedendo dopo una dura lotta. Per entrambe, però, la conferma di una ritrovato condizione psicofisica dopo mesi assai tribolati per vari infortuni.

 

Federer cede al qualificato (Il Corriere dello Sport, 21-07-2013)

Sarà l'argentino Federico Delbonis l'avversario di Fabio Fognini, nella finale di Amburgo. E' lui, infatti, la vera sorpresa della settimana tedesca: classe 1990 e attuale n.119 del mondo (ad aprile era 98), il 22enne nato ad Azul è partito dalle qualificazioni. Eliminati il russo Philipp Davydeiko (nipote del ben più noto Nikolay) e lo spagnolo Munoz De La Nava, ha messo in fila nel tabellone principale Reister, Robredo (n.10) e Tursunov, prima di annullare due match-point a Verdasco. Poi, ieri, la vera grande sorpresa: sconfitto Roger Federer, decisamente limitato dal problema alla schiena che lo affligge da un po'. E' stata appena la dodicesima volta che lo svizzero s'è inchinato ad un giocatore oltre il n.100 del mondo. «Incredibile. Qualcosa che non avrei mai osato sperare» le prime parole di uno stupefatto Delbonis, che dopo Amburgo salirà al n.68 dell'Atp. Federico è figlio di Horacio, ex portiere professionista che oggi distribuisce prodotti per capelli, e Marta, assistente sociale. Per poter continuare a giocare, a 15 anni, firmò un accordo con il suo coach, Gustavo Tavernini: lui lo sosteneva economicamente e Federico ricambiava versandogli parte dei primi guadagni. Quest'anno ha giocato soprattutto i challenger e ora si trova a un passo dal realizzare un sogno. In fondo, l'unico precedente con Fognini lo ha vinto lui, nelle qualificazioni del Masters 1000 di Madrid 2011. Speriamo che il suo sogno si realizzi in un'altra occasione.

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