25/07/2013 17:42 CEST - Circuito Atp

Federer: "Mai più una rivalità come la mia con Nadal"

TENNIS – Per la prima volta, Roger lega il proprio futuro ai risultati: "Per me non è sufficiente stare nel circuito. Se le vittorie non arriveranno, sarà il momento di fare altro. Dopo Amburgo, gioco a Gstaad perché ho bisogno di vincere partite". Traduzione a cura di Alberto Giorni

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Roger Federer con la nuova racchetta all'Atp di Amburgo
Roger Federer con la nuova racchetta all'Atp di Amburgo

Non lascia, anzi raddoppia. Roger Federer ribadisce che il suo obiettivo è tornare al top e rivincere altri Slam, anche se le ultime sconfitte bruciano ancora. Stakhovsky gli ha stappato le chiavi del giardino di casa, il Centrale di Wimbledon, mentre Delbonis gli ha fatto lo sgambetto ad Amburgo: forse rovesci così inaspettati lo hanno fatto riflettere. Perché per la prima volta, in un’intervista al quotidiano spagnolo  "Marca", lo svizzero confida che se i risultati non saranno all’altezza della sua fama, potrebbe cambiare i programmi futuri che lo vedono protagonista fino alle Olimpiadi di Rio del 2016.

Roger, perché hai deciso di cambiare racchetta?

"Dal 2002 non ho mai modificato la mia racchetta. Dopo la prematura sconfita a Wimbledon, mi sono chiesto che cosa preferissi: allenarmi, giocare o provare un nuovo attrezzo. Iscrivendomi ad Amburgo e Gstaad, posso fare tutte e tre le cose allo stesso tempo. Le sensazioni sono buone, ma per ora resta un prototipo…".

Ti sei dato una spiegazione per la sconfitta al secondo turno di Wimbledon?

"A volte è difficile trovare un motivo. Intanto l’avversario era ostico, però già arrivavo dalla brutta partita con Tsonga ai quarti del Roland Garros. Il k.o. di Amburgo è diverso perché era da molto tempo che a luglio non passavo dall’erba alla terra. Wimbledon era sicuramente il mio obiettivo di quest’anno. Perché è così speciale? Mi ricordo che da piccolo giocavo a ping-pong a casa e quando vincevo una partita mentalmente mi dicevo: “Game, set e match, Federer campione di Wimbledon".

Senti di poter tornare a vincere uno Slam?

"E’ ovvio che in questi tornei non sarò il favorito, cosa che prima non succedeva. Murray, Djokovic e Nadal andranno a New York convinti di vincere. So che posso farlo anch’io, ma devo dimostrarlo in primis a me stesso conquistando fiducia, e questo si può fare solo vincendo partite. Ecco perché sarebbe stato un errore fermarsi sette settimane prima di Montreal. Inoltre, Gstaad e Amburgo mi rievocano buoni ricordi. A Gstaad ho debuttato come professionista grazie a una wildcard: non volevo ritirarmi senza tornare dove avevo iniziato. E ad Amburgo ho vinto quattro volte: è stata una decisione presa con il cuore".

Ti immagini a disputare un torneo senza essere testa di serie?

"Per giocatori come me o Rafa, essere numero 2 o numero 5 non cambia la vita: l’importante è non uscire dai primi 8. Per questo non ho capito la polemica riguardo al seeding di Nadal a Parigi: non cambia molto essere n°4 o n°5. Per me non è sufficiente stare nel circuito, ho bisogno di vittorie e spero di stare bene fisicamente, non è piacevole giocare infortunati: Rafa potrebbe cantare una canzone al riguardo. Se le vittorie non arriveranno, sarà il momento di fare altre cose".

La tua rivalità con Nadal è stata epica, il nuovo duello sarà tra Murray e Djokovic?

"Non ci sarà mai una rivalità come la nostra. Neanche quella tra Borg e McEnroe è a quel livello, anche se entrambi avevano grande personalità e uno era destro e l’altro mancino. Murray e Djokovic sono molto simili. Io e Rafa siamo opposti in tutto e questo ha spinto molto i tifosi a schierarsi per uno di noi due. E la nostra rivalità non è finita. In questa stagione ci siamo sfidati a Indian Wells, anche se non considero questo match perché ero infortunato, e a Roma, dove ho dato tutto ma lui era in gran forma".

Quale consideri l’anno migliore della tua carriera?

"Nel 2005 ho vinto 81 partite e ne ho perse solo 4. Nel 2003 ho conquistato il mio primo Wimbledon e il Masters. Nel 2009 ho finalmente vinto il Roland Garros eguagliando il record di Sampras e l’ho superato a Wimbledon: mia moglie era incinta di sette mesi e nessuno lo sapeva, è stato un anno speciale. E martedì festeggeremo il quarto compleanno delle gemelle".

Hai vinto 17 Slam, quanto ti dà fastidio avere a casa riproduzioni in miniatura dei trofei?

"Un giorno parlavo con Tiger Woods e mi diceva che nel golf succede lo stesso: il trofeo che ti lasciano portare a casa è una copia molto piccola. Per questo Tiger chiede una riproduzione a grandezza naturale delle coppe degli Slam. Ho chiesto anch’io la stessa cosa agli organizzatori quando ho vinto il Roland Garros e l’ultimo Wimbledon. Ho detto loro che li avrei pagati, ma che i trofei da tenere dovessero essere all’altezza del torneo".

Davanti ai fotografi, Nadal morde i trofei, mentre tu preferisci baciarli…

"Bacio solo i più importanti, è un momento unico. Nutro particolare affetto per quello di Wimbledon, quello che simboleggia il numero 1 Atp e la medaglia d’oro nel doppio di Pechino, senza dimenticare i quattro Laureus come sportivo dell’anno".

E dei tuoi numerosi record, quali ti stanno più a cuore?

"Non mi piace parlare molto di questo. Credo di avere 24 finali vinte di seguito, 45 successi di fila sull’erba, cinque vittorie di fila sia a Wimbledon che agli US Open, 36 quarti Slam consecutivi, più di 300 settimane come numero 1…".

Alberto Giorni

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