11/08/2013 09:30 CEST - L'intervista

Papà Quinzi: “Wimbledon? E’ stato uno Tsunami!”

Dopo le frasi di Volandri a San Marino (“Chi la insegna l’educazione al ragazzino?”), Luca Quinzi considera “chiuso il caso, cose che possono succedere a caldo”. Scanagatta

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La famiglia Quinzi
La famiglia Quinzi

Luca Quinzi, il padre del campioncino junior di Wimbledon c’era rimasto comprensibilmente male _ come sarebbe rimasto male qualunque genitore _ : nell’apprendere quel che aveva detto Filippo Volandri a San Marino nel corso del suo match contro Gianluca “Chi gliela insegna l’educazione al ragazzino?”.

Ma una volta appurato che la frase di Volandri era stata detta a caldo, nell’ambito di un duello forse più aspro e combattuto di quanto il livornese si attendesse (“In fondo Filippo ha mostrato di rispettare come avversario Gianluca prendendolo così sul serio… io ho visto la sua reazione come quella di chi in fondo nutre un profondo rispetto di caratura tecnico sportiva nei confronti di Gianluigi, ne emerge un aspetto  positivo da non prendere in modo ironico ma semmai molto serio, c’è un rispetto …tecnico del Quinzi”) ma comunque papà Quinzi per evitare un netto “No comment” forse troppo British conclude: “Il caso è chiuso, il tempo sarà galantuomo _ come per dire, anche se non lo ha detto…, tutti capiranno che Gianluigi è un ragazzo beneducato _ sul campo a caldo sono cose che possono capitare, ripeto per me episodio chiuso”.

Come è in fondo giusto che sia.

Approfitto della cortesia  di papà Quinzi _ che ho avuto modo di conoscere dai tempi in cui mio figlio Giancarlo si trovò da Bollettieri alla Tennis Academy di Bradenton, con Gianluigi che a 8 anni aveva già convinto Nick a dargli una borsa di frequentazione gratuita dell’Academy _ per chiedergli che cosa sia cambiato, e se è cambiato, in casa Quinzi a Porto San Giorgio dopo l’exploit di suo figlio a Wimbledon.

“Ha cambiato sicuramente la nostra vita. E come uno tsunami che ti arriva addosso. Non è che fossimo del tutto impreparati, che il successo di Gianluigi sia arrivato dal niente. Ma resta un’onda tsunamica piuttosto violenta…

 E come la vivete?
“Beh, c’è il bicchiere mezzo pieno, fa incredibilmente piacere venire riconosciuti, rispettati, osservati con curiosità ed interesse, e c’è anche il bicchiere mezzo vuoto di una libertà e una privacy un pochino diminuite…sebbene ci si renda perfettamente conto che Gianluigi ha fatto solo il primo gradino di una scala che potrebbe essere lunga, non c’è niente di certo sul suo futuro, ma crescono gli impegni, le pressioni,  e bisogna conviverci. Ovvio comunque che è meglio che un tale exploit sia arrivato piuttosto che no. Adesso viviamo alla giornata”.

Tsunami sulla famiglia Quinzi, ma lei che lo ha visto in casa…come ha reagito e come crede che reagirà Gianluigi a questa improvvisa grande popolarità, alle forti pressioni che d’ora in avanti gli faranno inevitabile compagnia?
“Spero che lui ce la farà a sopportarle e a venirne fuori. D’altra parte il tennis è uno sport bellissimo ma che ti mette a dura prova fin da piccolo. A differenza di altri sport che ti permettono di conciliare molto più facilmente la loro pratica con altre attività, alludo soprattutto a quelli di squadra, il tennis ti costringe fin da età precoce a un approccio logisticamente sfrenato. Se ci vuoi provare, se ci vuoi stare dentro sperando di uscire fuori a tempo debito devi stare al gioco, patire privazioni sociali, culturali, formative importanti…assieme peraltro ad esperienze di vita diverse da quelle che affronta un giovane che resta in famiglia e a casa propria. Esperienze quindi da valutare anche in modo positivo, l’apprendimento delle lingue…il dover affrontare problematiche che ti fanno crescere prima dei tuoi coetanei…”

Poi ci vogliono anche tanti soldi da parte dei familiari no?
“Beh certo, ma i soldi li puoi avere…è importante la salute, e fin qui Gianluigi è stato preservato da problemi di salute, è stato benedetto dal Signore, ma direi che i problemi sono più legati a quello che è l’equilibrio familiare, è molto facile deragliare…Gianluigi ha avuto anche qualche momento negativo, magari possono nascere dubbi se si siano fatte le scelte giuste, alla fine deve uscire il suo carattere…”

Già, Gianluigi mi sembra molto determinato, un ragazzo che ci mette tutto se stesso, crede nelle proprie qualità senza essere presuntuoso e ci prova con il massimo dell’impegno vero?
“Sì, è motivato di suoi, ha una corazza attorno al suo corpo che lo rende forte anche di fronte a situazioni complesse. Non credo agli esseri invincibili, tutti abbiamo le nostre debolezze, labilità. Se fosse convinto di essere troppo forte non lavorerebbe come fa per migliorarsi. Diciamo che è un ragazzo consapevole di avere una tempra e una forza mentale che per ora con i suoi coetanei ha fatto forse la differenza, ma non si creano macchine perpetuamente invincibili. Spero che chi lo sostiene lo aiuti a diventare quel che lui sogna”.

I vostri rapporti con la Fit come sono?
“So che Ubitennis è spesso molto critico nei confronti della Fit ma per quanto ci riguarda dobbiamo dire che c’è sempre stato grande rispetto reciproco. Obiettivamente non abbiamo subito alcuna imposizione di calendario. La scelta di disputare gli europei junior anziché il challenger di Orbetello non era stata imposta da nessuno, l’aveva programmata prima della vittoria di Wimbledon il suo coach Eduardo Medica…sicuramente Gianluigi ci tiene molto a giocare nelle competizioni a squadre per l’Italia, le ha sempre giocate tutte, salvo quella che ha dovuto saltare perché aveva gli esami annuali del quarto anno di liceo scientifico…”

Beh e come sono andati gli esami? A proposito della difficoltà di conciliare scuola e tennis come ha fatto Gianluigi?
“ Per tre anni ha frequentato il Liceo Scientifico di Fermo _ non lontano da Porto San Giorgio _ programmandosi per evitare di superare il massimo consentito di assenze previste dalla legge per un liceo parificato, ma quest’anno l’attività nevrotica necessaria per conciliare sia il percorso junior che quello professionistico ha reso impossibile una serena convivenza fra cultura e sport. Ne abbiamo preso atto, lo abbiamo ritirato. Ha preso un tutor, sua madre Carlotta si è impegnata fortemente per aiutarlo sfruttando quelle reminiscenze scolastiche che aveva _ è laureata in farmacia, oltre ad essere stata una sciatrice che competeva con le migliori ai tempi della Compagnoni, della Magoni prima di diventare nazionale di pallamano e partecipare ai Giochi del Mediterraneo del ’93 a Montpellier, vincere un paio di scudetti e il titolo di capocannoniere in Serie A, una Coppa Italia, la partecipazione alle qualifiche delle Olimpiadi _ e insomma fino al 5 agosto è stato impegnato a dare scritti e orali s tutte le materie. Per giocare San Marino ha fatto ogni giorno avanti e indietro, studio, esami, tennis e poco sonno. La mattina che ha giocato con Volandri aveva fatto un esame…”

E come sono andati? E’ stato promosso in quinta?
“Sì, sì, avrebbe avuto un cinque soltanto in latino, ma la valutazione complessiva è stata sopra la sufficienza in tutte le altre materie, quindi ce l’ha fatta”.

Da papà a papà, ricordandomi che non sapevo mai cosa fare quando andavo a vedere mio figlio che giocava, come si comporta papà Quinzi? Lo va a vedere oppure no? E se non ci va è perché soffre o per lasciarlo in pace?
“Ecco tutte e due le cose. La prima è che sto male io. La seconda è che se io andassi e anche mi nascondessi tra 3.000 spettatori a San Marino lui mi intercetterebbe in 6 secondi. E ho potuto notare in passato, con cinica e puntuale verifica, che se lui comincia a incrociare lo sguardo con me, la sua prestazione decade, i gesti diventano più contratti, lui cerca magari di voler dimostrare quel che  non è in grado di fare, inverte la sua posizione. Il tennis è cinico, non fa concessioni. Già è sport complicato di suo…così cerco di starne fuori. Se un domani le cose dovessero cambiare si vedrà…I figli degli altri, quelli sì, li vado a vedere!” esclama Luca Quinzi che da presidente del Tennis Club Porto San Giorgio segue con grande interesse e passione i campionati europei under 12 che da diversi anni si svolgono nel suo circolo (senza trascurare l'attività del suo Gruppo di Costruzioni Edili).

E mamma Carlotta anche lei così?
“Lei prima ci andava, ma poi ha iniziato a star male pure lei, a esserne patologicamente coinvolta. La sua presenza, diversamente dalla mia, non ha mai inciso sul suo tennis, ma se anche lei ora soffre, meglio che non vada neppure lei. La pressione ogni giorno aumenta, ti porta a considerare la posta più alta, ci vuole maggior resistenza e si rischia di perdere in serenità.  Vedere le partite dei figli di altri è un’altra cosa…Sono buon amico del papà di Alberto Tomba, me lo ricordo quando Alberto scendeva in uno slalom. Era una gara di un minuto e 10 secondi, l’apnea per quel tempo la si può reggere _ non è un match di tennis che può durare ore _ ma lui andava in giardino, faceva riti scaramantici, seminava un alberello, non vedeva mai le manches del figlio…io dico che nemmeno il papà di Bolt le guarda, anche se lui è il più forte di tutti. Nel tennis…per me sono tutti bravi, chissà forse un Nadal, un Djokovic li vedrei con un po’ di tranquillità, il livello è molto omogeneo…

Ma papà Quinzi come tennista com’era?
“Un modesto terza categoria. Conosco il gioco, a lo giocavo a quei livelli in cui c’erano tanti che non avevano il rovescio, chi si muoveva male, magari da una parte, insomma c’erano vulnerabilità evidenti…Oggi non si vedono quasi più…”

Quando lo saluto da parte di mio figlio, molto amico di Roby Marcora, papà Quinzi ricambia con simpatia, se lo ricorda bene, e poi dice: “Vedi, uno come Marcora non ha niente meno di altri, può arrivare dove magari nemmeno lui immagina, è lo sport che è ingrato…non te lo assicura prima.”

Poi, proprio alla fine di questa intervista, Luca Quinzi dice che “il doppio sì, quello vado a vederlo. E il doppio che hanno cominciato a giocare assieme direi per caso a Recanati e a San Marino, Gianluigi e Adelchi Virgili, beh ti dico che mi ha proprio divertito. Giocano proprio bene insieme. Prima li ho visti battere i cechi Martin e Mertl al tiebreak del terzo set (26 63 10-4), poi li ho visti perdere ma soltanto al tiebreak del terzo set ( 76 46 10-4) contro gli australiani Hanley (n.43 Atp in doppio)  e Peers (n.46), teste di serie n.1 del torneo sanmarinese. Secondo me hanno dimostrato di avere un potenziale davvero interessante. Magari mi sbaglio eh? Hanno qualità. Virgili ne ha addirittura troppa. Ha un talento disumano. Una manualità con l’attrezzo, un timing che vale quello dei top-player…Ogni tanto eccede in autoconfidenza, ma se in singolare si fa magari prendere da qualche leziosismo di troppo che magari gli fanno sfumare qualche risultato altrimenti alla sua portata, in doppio dove anche per ragioni anagrafiche è il leader della coppia, si preoccupa di usare anche il freno, cerca di regolarsi e gestirsi perché si sente responsabile anche nei confronti del compagno, insomma a me è parso un mix davvero interessante”.

Gianluigi non è il solo Quinzi capace di tenere bene in pugno una racchetta. “Beh Gianluca, classe 2001, ha già esordito in Winter Cup _ anche lui ha frequentato l’Academy di Bollettieri in Florida _ “Beh, giocoforza, di mamma ce n’è una sola!” _ , e nei giorni scorsi ha disputato a Serramazzoni la Coppa Belardinelli in rappresentazna delle Marche. Non è il n.1 d’Italia della sua categoria, ma fra i primi 5 probabilmente c’è, dicono gli addetti ai lavori, mentre il padre preferisce schivare la domanda.

Mini biografia di Gianluigi Quinzi

Inizialmente si avvicina allo sci alpino ottenendo un secondo posto nei campionati under 10 del Trentino-Alto Adige[1] ma a sette anni lascia questo e altri sport per concentrarsi principalmente sul tennis. 

A otto anni viene notato dal talent-scout Nick Bollettieri che gli offre una borsa di studio per la sua accademia.[1] Partecipa al Little Mo, torneo giocato in Florida e riservato agli Under-10, e trionfa entrando nell'albo d'oro del torneo insieme a nomi illustri quali Serena Williams e Andy Roddick.[1] A tredici anni è il più giovane tennista nelle classifiche Itf Junior[1] e l'anno successivo conquista quattro tornei consecutivi con una serie di venti vittorie.[2]

Inizia a farsi conoscere presto nei tornei riservati agli Under-18, a quattordici anni nel 2010 conquista l'Honduras Bowl sconfiggendo in finale sulla terra battuta Walner Espinoza.[3] Visti gli ottimi risultati ottenuti a livello giovanile nel 2010 gli viene assegnato il titolo di Giocatore dell'anno della Federazione europea, come già fatto in passato con Đoković e Gasquet.[4]

Nel 2012 conquista il Trofeo Bonfiglio di Milano superando in finale in tre set Temur Ismailov.[5] Nelle settimane successive partecipa, come seconda testa di serie, al Roland Garros di categoria, ma viene eliminato al terzo turno dall'inglese Kyle Edmund in tre set.[6]

Partecipa poi al torneo di Wimbledon come numero tre del seeding e raggiunge le semifinali dove viene sconfitto dal campione uscente e numero uno al mondo Luke Saville.[7] Nel finire della stagione 2012 partecipa alla Coppa Davis Junior e nel match decisivo contro l'Australia vince il singolare su Thanasi Kokkinakis e il doppio insieme a Filippo Baldi, portando per la prima volta il titolo in Italia.[8].

Il 1º gennaio 2013 raggiunge per la prima volta in carriera la prima posizione del ranking mondiale ITF per juniores.

Al primo Slam junior dell'anno perde ai quarti di finale per mano di Thanasi Kokkinakis. Stessa sorte lo coglie anche al Roland Garros, cedendo al serbo Nikola Milojevic. Si prende, però, la rivincita sul serbo nei quarti solo un mese più tardi, quando lo sconfigge nei quarti di Wimbledon. Inoltre, nello stesso torneo inglese raggiunge la sua prima finale Slam, sconfiggendo il più quotato Kyle Edmund con il punteggio di 6-4 6-4 e nella finale batte per 7-5, 7-62 il sud-coreano Hyeon Chung, conquistando il suo primo Slam juniores.

È il secondo italiano della storia a vincere al Torneo di Wimbledon, dopo Diego Nargiso nel 1987.

Professionista

Nel settembre 2011 ottiene il primo punto da professionista al Mazatlán Open dove supera al primo turno lo svizzero Luca Margaroli.[9] Al future di Pozzuoli raggiunge i quarti di finale dove viene sconfitto in due set da Alessio Di Mauro. Nel 2012 a settembre, al torneo di Manzanillo, raggiunge la prima semifinale futures in carriera, mentre a novembre raggiunge la prima finale nella Copa Curicó in Cile. Dopo altre due finali perse a Bogotà, e a Sharm el-Sheikh, sfata la maledizione, infatti il 1º giugno 2013 vince il suo primo titolo Future della carriera a Casablanca contro l'algerino Lamine Ouahab con il punteggio di 7-6, 1-6, 6-4. Il 16 luglio 2013 arriva il primo successo in un Challenger, a Recanati, dove batte Stefano Travaglia per 6-2, 6-7, 6-4. Nel turno successivo viene battuto da Flavio Cipolla, giocando un' ottima partita, per 6-4, 4-6, 6-4. Il 20 luglio 2013 in coppia con il connazionale Adelchi Virgili perde la finale del torneo challenger di Recanati contro la coppia formata dai britannici Ken Skupski e Neal Skupski con il punteggio di 4-6, 2-6.

Ubaldo Scanagatta

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