15/08/2013 15:40 CEST - Approfondimenti

Per la Pellegrini 3.000 euro, per la Schiavone 400.000!

TENNIS - Possibile che nell’ambito dello sport italiano ci siano due pesi e due misure così? Federica ha vinto 200 e 400 sl ai mondiali di nuoto di Roma 2009, Francesca il Roland Garros, mondiale sul “rosso”. Un premio invertito sarebbe stato altrettanto ingiusto. Il CONI deve decidersi a stoppare l’eccessiva discrezionalità dei presidenti federali. Lo farà mai? Ubaldo Scanagatta

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Il presidente del Coni, Giovanni Malagò
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò

Tutti i quotidiani italiani hanno dedicato enorme spazio, paginate, allo sfogo di Federica Pellegrini che  – letti i premi ratificati dalla Federnuoto per i successi ai 200-400 sl ai Mondiali di Roma 2009 _  sul suo Twitter ha postato questo commento sarcastico: “Questo è quello che ho guadagnato vincendo 2 mondiali con tre record del mondo in una sola edizione. Fate voi”. E poi: “Sono felice che sia ufficiale. Mi spiegheranno anche perché”.

La nuotatrice non sarà magari simpatica a tutti, ma di certo ha gli attributi. Per allenarsi come si allena da più di 10 anni, per i risultati che ha fatto, per i peli che non ha sulla lingua se deve far sapere come la pensa.

“Pellegrini furibonda: per la Federazione valgo solo 3.000 euro” titola il Corriere della Sera. “La Pellegrini e i premi: Filippi trattata meglio” titola la Gazzetta dello Sport in un articolo e “La Pellegrini non è sottopagata,  ma il nuoto azzurro cambi metodo”.

Alla Pellegrini ha replicato il presidente federale Paolo Barelli sostenendo con la Gazzetta dello sport che la Pellegrini “confonde i contributi al suo club con i premi…ha preso 120.000 euro”. Per Repubblica quei 120.000 euro sono invece 70.000 (35.000 per medaglia d’oro): “Pellegrini, il duello dei 3.000 euro: ‘Federnuoto, valgo così poco’.  Chi ha ragione fra le due testate? Poco importa, non è certo questa la questione che mi interessa.

La vera questione infatti risiede nella spaventosa discrezionalità di quei contributi che una qualunque federazione sportiva_ al di là dei premi determinati preventivamente _ può dare ad una società piuttosto che ad un’altra, o magari ad un giocatore piuttosto che ad un altro, con criteri in genere per nulla trasparenti (anche se poi la fantasia per per farli apparire tali è altamente creativa). Il problema non riguarda soltanto la federnuoto. E non solo la federtennis. Quante altre federazioni? Diverse, vi assicuro.

Il nodo centrale della questione, al di là dei "calcoli ragionieristici" della Federnuoto e delle rivendicazioni di Federica Pellegrini, è tutto qui: con quale criterio vengono distribuiti i soldi dalle federazioni? Perché la squadra di pallanuoto dell'Ortigia, retrocessa in serie B, incassa 30mila euro per l'organizzazione di tornei e la Pro Recco campione d'Italia, che costituisce l'ossatura della nazionale campione del mondo a Shanghai 2011 e argento olimpico a Londra non incassa nulla?

Questo è un sistema perverso che consente ai presidenti federali (tutti eh, ma naturalmente ci sono federazioni più ricche ed altre più povere nell’elargizione di premi e  contributi) di avere un potere enorme e purtroppo anche di permettere incredibili ingiustizie attraverso le quali si possono centrare due obiettivi fondamentali per il dirigente che aspiri a conservare la propria poltrona il più a lungo possibile: a) si favorisce gli amici che ti votano, b) si spaventa tutti quelli che non lo fanno o minacciano di non farlo. Se poi _ ed accade in diverse federazioni, non solo quella del tennis _  viene a mancare un candidato d’opposizione e ci si adopera alla grande con statuti e furbizie di vario tipo per scoraggiarne la presentazione, capite bene tutti come  mai in decine di elezioni federali le percentuali degli eletti siano bulgare.

L’ex presidente del CONI Petrucci non ha mai fatto granchè (nulla?) per intervenire e arrestare l’andazzo. Lo farà Giovanni Malagò? Mah, mi pare che per ora il neo presidente si sia mosso in modo tartarughesco. Ma forse che il premier Letta non si muove allo stesso modo, al punto da esser già stato ribattezzato “Slitta”, a furia di rinviare le soluzioni a tanti problemi? Forse in Italia non si riesce a fare altrimenti. E questo è un guaio, per il nostro Paese. A tutti i livelli.

Va premesso a mio avviso che si deve dare per scontato che Federica Pellegrini _ avendo già guadagnato oltre 2 milioni di euro secondo la Gazzetta e con 7 sponsor in grado anche oggi di assicurare vita agiata a lei e probabilmente ai suoi eredi _ ne faccia una questione di principio. Qualche giornalista che non l’ha capito l’ha invece attaccata per le sue dichiarazioni, sottolineando alquanto demagogicamente il momento di crisi del Paese e quindi l’incongruità delle richieste di una milionaria. Ma secondo me si sbaglia.

E’ infatti una questione meramente di principio e trasparenza, quella che solleva Federica, alla quale difatti si accodano anche quei club che attaccano i contributi elargiti da Barelli per altre apparentemente clamorose disparità di trattamento. L’episodio più lampante non riguarda nemmeno, rispetto ai 3.000 euro deliberati per l’Aniene della Pellegrini di fronte ai 20.000 euro invece dati all’Aurelia della Filippi (lei si allenava sì con un coach federale, ma non al centro FIN di Verona dove la Pellegrini era direttamente “seguita” dallo scomparso Castagnetti sotto l’egida FIN, sebbene le spese d’affitto per la casa gliele pagasse invece l’Aniene del presidente Malagò… che con Barelli non ha mai avuto grande feeling), ma riguarderebbe semmai i 30.000 euro dati alla suqadra di pallanuoto dell’Ortigia, retrocessa in serie B (con la motivazione “per aver ospitato collegiali ed eventi”) e ZERO euro al Recco che ha vinto tutto e fornisce 8 pallanotisti al Settebello oro a Shanghai e argento olimpico.

Eppoi io non so davvero se i 10.000 alla Polisportiva comunale di Riccione, i 5.400 al Posillipo, i 4.000 alla Basilicata Nuoto, i 20.000 a Bolzano, etcetera etcetera, possano essere giusti, equilibrati, ben motivati. Quindi, pur registrando un sacco di dichiarazioni negative, non mi pronuncio al loro riguardo.

Ma, premesso che se la Pellegrini avesse preso 400.000 per una sola grande vittoria per essere più vicina a Barelli che a Malagò e la Schiavone invece (al di là dei 900.000 euro del primo premio) solo poche migliaia di euro dalla sua federazione, sosterrei ugualmente che si tratterebbe di un fatto inaccettabile – il mio discorso prescinde dai nomi delle protagoniste beneficiate o trascurate _  conosco invece abbastanza bene, però, le situazioni del tennis. E se non vi fidaste di me andate un po’ a chiedere a Flavia Pennetta e a Sara Errani se ritengono di avere ricevuto lo stesso trattamento di Francesca Schiavone quando hanno tagliato traguardi analoghi (non la vittoria al Roland Garros, chè quella l’ha centrata solo Francesca...). Flavia è stata la prima italiana a tagliare il traguardo delle top-ten. I risultati e la classifica di Sara da un anno e mezzo a questa parte, parlano per lei. Ma provate anche a sentire in giro le società, i circoli di tennis. Credete che ritengano ci sia stata giustizia ed equilibrio, anno dopo anno, nella gestione dei contributi? Volete provare a sentire i comitati regionali non elettori, considerati “ostili”?. Più facile che lo dicano a voi che a me. Esporsi pubblicamente non conviene mai. Vai a sapere le conseguenze. Come diceva Andreotti? Il potere logora chi non ce l’ha.

Secondo me nell’ambito dello sport italiano certe differenze fra federazioni ricche e povere andrebbero possibilmente almeno un tantino riequilibrate.

Si potrebbe anche osservare che più una federazione è ricca _ e quella del tennis è più ricca di quella del nuoto _ e più ha potere. Qualunque presidente che può decidere di dare 400 mila euro o 250 mila o anche "solo" 120 mila, ha un potere discrezionale enorme. E' facile che il tappeto dove cammina sia pieno di sudditi inginocchiati e con la mano tesa. Al di fuori del calcio, quale altra federazione sportiva ha un cespite annuo dall’altissimo potenziale economico quale quello costituito dagli Internazionali d’Italia? Nessuna.

“Quando Angelo Binaghi, all’inizio del suo mandato, voleva disfarsi del torneo di Roma affidandolo ad una gestione esterna alla FIT, io gli dissi che farlo sarebbe stato un errore madornale. Si sarebbe infatti privato di un’arma dal potenziale micidiale… (l’autore di questa dichiarazione intendeva ovviamente riferirsi agli introiti derivanti dalla bigliettazione, dalla possibilità di gestirla in modo “intelligente”, così come i rapporti con gli sponsor, le tv, i dirigenti, gli elettori, le autorità politiche). Per fortuna almeno in quell’occasione ha seguito il mio consiglio!”  va ripetendo da anni _ e l’ultima volta pochi giorni fa ad Orbetello in occasione della prima Associazione costituita ed intitolata nel nome dell’ex dt  Mario Belardinelli  _ Francesco Ricci Bitti che, eletto presidente della federazione internazionale, lasciò la presidenza della FIT conquistata da poco dopo due anni di commissariamento seguito al defenestramento di Paolo Galgani, l’avvocato rimasto in sella alla FIT come presidente per un ventennio e criticatissimo da tutti al momento della destituzione, ma poi “generosamente” nominato presidente onorario da Binaghi.

Tutto vero e condivisibile quel che dice un dirigente esperto come Francesco Ricci Bitti, ma io mi domando: Se è sì giusto che ogni federazione gestisca il proprio sport, il Coni  però _ nonostante la debolezza insita nel fatto che il suo Presidente è eletto dalle stesse federazioni con le quali deve forzatamente convivere e talvolta andare perfino a braccetto _ non dovrebbe pretendere da tutte le federazioni, nessuna esclusa, la trasparenza assoluta dei bilanci, di tutti i bilanci, quello reale della FIT e quello delle società partecipate, criteri oggettivi predeterminati per la distribuzioni di premi e contributi a società, atleti e organismi periferici (i comitati regionali)? E non dovrebbe anche operare un minimo di spending-review all’interno di quelle che hanno spese non giustificate, decidendo ad esempio di aiutare maggiormente le federazioni più povere anziché quelle più ricche che magari sperperano milioni di euro in iniziative di dubbia resa?

Dovrebbe, potrebbe…E’ sempre la solita storia. Sia maledetto il potere che alligna nella necessità del consenso, piuttosto che del fare!

LA RISPOSTA DELLA FIN E LA NUOVA POLEMICA

Federica Pellegrini ha ricevuto dalla Federnuoto 750 mila euro. La Fin, come scrive l'Ansa, ha comunicato l'entità dei premi pagati dal 2006 al 2012.  ''Nello specifico dei mondiali di Roma - spiega la Fin - l'azzurra ha ricevuto 147.000 euro, somma che rispecchia criteri meritocratici uguali per tutti gli azzurri". I 750 mila euro riguardano "i premi di classifica nelle competizioni internazionali e borse di studio ad esclusione dei premi del Club Olimpico e i contributi del Coni per le medaglie olimpiche''. Nei soli mondiali del 2009 l'azzurra ha ricevuto 147mila euro per le ''due medaglie d'oro, tre record mondiali, e il piazzamento nella 4x200sl''. La Fin ''conferma che sono erogati contributi alle società per l'alto livello relativi a criteri specifici meritocratici, e per particolari esigenze motivate''.

Pellegrini però non ci sta, e all'Ansa dice: "Sono allibita dalle dichiarazioni del presidente del mio sport. Al calcolo ragionieristico sui premi sarebbe fin troppo facile rispondere con l'elenco di medaglie e primati conquistati dal 2004 a oggi. Tutto questo per aver espresso una critica? Incredibile. Difendo con onestà intellettuale i contributi che la federazione deve riconoscere alla mia squadra e continuerò a farlo. Al calcolo ragionieristico sui premi economici conquistati in piscina sarebbe fin troppo facile rispondere con la lista di medaglie e primati del mondo che ho conquistato dal 2004 a oggi''.

 

Ubaldo Scanagatta

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