26/08/2013 22:36 CEST - Personaggi

James Blake lascia il tennis: "Questo è il mio ultimo torneo"

Un anno fa l'addio di Roddick

TENNIS - James Blake lascia il tennis. "Sono contento, perché posso andarmene con i miei tempi" dice. Il terribile 2004, la morte del padre, la paralisi facciale e lo zoster. Il ritorno alle Olimpiadi e il grande quarto con Agassi agli Us Open 2005. Venus Williams: "Straordinario come abbia usato la sua popolarità per cause nobili". Alessandro Mastroluca

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James si commuove annunciando il ritiro dal tennis
James si commuove annunciando il ritiro dal tennis
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Era solo un ragazzo che cercava la sua strada nel tennis quando il padre di un altro giocatore gli si avvicinò e con fare profetico gli disse: “Mi dispiace per te, per la tua eredità. Ti odieranno tutti, bianchi e neri”. Mai profezia si rivelò più sbagliata. La giovane promessa riferì quelle parole al padre, un afroamericano, Thomas Senior, e alla mamma, Betty, una donna bianca che da giovane era stata una velocista e una saltatrice in lungo in Inghilterra prima di emigrare negli Usa. Betty aveva scoperto il tennis tardi, e non voleva che suo figlio lo abbandonasse così presto. “Tutti ti ameranno” gli disse. Per fortuna degli appassionati di tennis, suo figlio, James Blake, si lasciò convincere.

"Questo è il mio ultimo torneo" ha annunciato commosso in conferenza stampa nella mattinata newyorchese. "Nessuna sorpresa, ho passato 14 anni bellissimi. Nonostante le lacrime" ha aggiunto, "sono felice perché posso scegliere di smettere con i miei tempi, alle mie condizioni: non c'è un motivo particolare che mi ha convinto, ma il corpo non risponde più come prima. Adesso sono un padre ed un martio e questa è la scelta giusta. Ho sentito che era il momento per lasciare". I primi apprezzamenti sono arrivati da Ryan Harrison: "James è uno dei miei più cari amici sul circuito, è una guida, ti dà sempre consigli utili. Ho un enorme rispetto per quello che ha ottenuto".

"Lo capisco" ha detto Venus Williams in conferenza stampa, dopo la sua vittoria su Kirsten Flipkens. "Avrebbe potuto giocare ancora a lungo, ma ha deciso che questo era il momento giusto per lui. Ora ha una famiglia e queste sono priorità importanti. E' pronto, e non possiame fare altro che supportarlo. Speriamo possa contribuire ancora al tennis, in qualsiasi forma. Quello che di lui ho ammirato di più" ha aggiunto, "è stato il modo in cui ha usato la sua carriera, la sua popolarità, per restituire qualcosa, soprattutto contro il cancro", grazie alla fondazione che porta il suo nome. "Penso che abbia anche portato tanti appassionato al tennis. E' sempre triste perdere qualcuno che ha aiutato il tennis a crescere. Il pubblico è sempre interessato a James, ed è questo che mi mancherà".

Blake ha scelto di chiudere a casa, agli Us Open, nel torneo che forse meglio rispecchia e rappresenta il suo tennis spettacolare e insieme rischioso, un tennis luccicante e insieme dai forti contrasti, che ha trovato una cornice e uno specchio ideale nell'atmosfera di Flushing Meadows. Darren Cahill ha vissuto da coach due delle partite più straordinarie della sua carriera, e della storia recente a Flushing Meadows. La prima nel 2001: Cahill allenava Lleyton Hewitt, che si è trovato sotto due set a uno ma ha vinto 60 al quinto grazie alla maggiore resistenza atletica.

Quattro anni dopo, la condizione fisica e la qualità dei colpi erano decisamente migliori. Al terzo turno, offre una superba dimostrazione di tennis d'attacco conto Rafa Nadal, in quello che considera "uno dei miei ricordi più belli a New York". E nei quarti gioca forse la sua miglior partita, contro Andre Agassi. Per due set Blake è semplicemente perfetto. Breaka nel settimo game e vince 12 dei successivi 13 punti. Agassi gli strappa il servizio per la prima volta nel gioco che apre il secondo set. Ma il vantaggio dura poco, lo spazio di un game. Blake colpisce prima e più piatto di Agassi (e non sono in tanti quelli che ci riescono), gioca vicinissimo alle righe e in poco più di un’ora è in vantaggio di due set.
Blake strappa un nuovo break e si porta avanti 3-2 nel terzo, ma perde il servizio nel gioco successivo e nell’ottavo game, rivelatosi decisivo, commette due doppi falli su due palle game. Agassi vince terzo e quarto mentre sugli spalti parte la ola. Nel quinto Blake serve per il match sul 5-4 ma con un paio di risposte aggressive Agassi gli toglie il servizio e chiude al tiebreak al secondo match point. “Se 20 mila persone sono ancora tutte lì all’1.15 del mattino, il vincitore non sono io, è il tennis” commenta Agassi. “Perdere non avrebbe potuto essere più divertente” dice James Blake mentre gli stringe la mano. Ha appena perso 36 36 63 63 76 nei quarti di finale ma il pubblico che riempie ancora l’Arthur Ashe gli riserva una commovente ovazione. Il pubblico era sì diviso, ma la razza non c'entrava nulla. Era diviso tra l'acclamazione al vecchio campione vincitore e l'ammirazione per il giovane sconfitto che aveva dato tutto e regalato emozioni impossibili da dimenticare.

"Quello è il più bel match della mia carriera: nel tiebreak ci sono stati solo vincenti, non so come ho fatto a perdere" dice ridendo.

Era passato un anno dalla morte del padre per un cancro allo stomaco (un episodio che segna la vita di James e lo convince a non prendere mai più antidolorifici, la cui assunzione è stata fra le cause della malattia del padre) e da un inizio di 2004 che più duro non si può. Come racconta nel suo splendido libro, “Breaking back” ((in inglese “rompersi la schiena”, ma anche “fare il contro-break” e quindi rientrare in partita, nel tennis come nella vita), a Roma, allenandosi al Circolo Parioli dopo la sconfitta agli Internazionali d’Italia quando per recuperare una palla corta colpisce il paletto della rete. Subisce un urto fortissimo che fortunatamente non colpisce la parte superiore della testa, altrimenti il medico gli disse che non avrebbe più camminato. “In quel momento pensai che la mia vita fosse finita”. James già da giovane era stato costretto a portare un busto per 18 ore al giorno per problemi alla schiena. “Mi sembrava essere tornato indietro nel tempo quando per cinque anni portai un bustino per correggere un problema giovanile di scoliosi”. Poco dopo contrae un rarissimo virus interno, lo Zoster. Mezza faccia rimane paralizzata, il suo udito ridotto del 50% e la vista offuscata. “Un amico guardandomi scoppiò a ridere dicendo che ero troppo ridicolo, questo allentò la tensione e mi fece reagire nella maniera giusta”.

“La morte del padre” ha spiegato mamma Betty in un'intervista di qualche anno fa, “ha prodotto lo stress che ha causato lo zoster. James sapeva di non avere molto tempo, e si è messo un'enorme pressione addosso per tornare in tempo a giocare, perché voleva che suo padre lo vedesse un'ultima volta. È stato troppo per lui. Ma so che sta continuando a lavorare per lui, perché vuole che suo padre sia fiero di lui”. Anche durante il tiebreak con Agassi, Blake alza gli occhi al cielo e grida: “Ti voglio bene, papà”. Proprio al papà ha dedicato un pensiero nella conferenza stampa in cui ha annunciato il suo addio al tennis: "Vorrei che lui adesso fosse qui".

E Thomas senior è stato sempre fiero di James e del fratello, Thomas junior, come ha scritto nella commovente lettera che ha consegnato a Betty in punto di morte. Si erano conosciuti proprio su un campo da tennis: era una delle poche che accettava di farlo giocare al Fay Park. Tanti lo escludevano per il colore della pelle. Quella era l'America dei pionieri Althea Gibson e Arthur Ashe, i primi a conquistare il privilegio di giocare lo sport dei bianchi e di farsi applaudire dai bianchi. Era l'America in cui i neri facevano meglio a non farsi vedere troppo tardi in giro la sera (ora la situazione è migliorata, ma non risolta, come dimostra la sentenza del processo a George Zimmerman, assolto nonostante abbia sparato a un 17enne di colore disarmato, Trayyvon Martin). Come racconta nel libro, James e il fratello crescono con il padre che li obbliga a tornare a casa al massimo alle 23.30.

Anche per questo Thomas senior si è sentito offeso dall'attacco di Lleyton Hewitt che, agli Us Open 2001, a seguito di una chiamata sfavorevole, si è rivolto verso l’arbitro dicendo: “Guarda il mio avversario e il giudice di linea: non ti sembra che abbiano qualcosa in comune?”. Erano entrambi di colore. Hewitt ha sempre detto di essere stato frainteso, e papà Blake ha scelto di appoggiare James, che non ha voluto polemizzare sull'accaduto.

Sono le persone più care a Blake, come il coach Brian Barker, una sorta di secondo padre, a riportarlo alla competizione, alla sfida, al campo da gioco, alla fiducia nei propri mezzi. Un ritorno che coincide con la prima vittoria in carriera su Roger Federer, nei quarti del torneo olimpico di Atene, nel 2004. “Quando sei là fuori con la scritta Usa sul petto, senti una sensazione diversa, un orgoglio diverso. Ti senti ispirato da Michael Phelps, da Dara Torres, dal Dream Team. Sei solo fiero di essere parte di tutto questo”. Quella vittoria racconta molto di Blake. Come ha spiegato Cahill, “James ha alcuni punti di forza incredibili. La velocità nello spostamento laterale è straordinaria. I primi due passi e l'accelerazione sono pazzeschi, così come la capacità di frenare, il dritto esplosivo e la risposta alla seconda di servizio”. Però, come ha notato anche Agassi, se non è andato oltre i quarti negli slam e la posizione n.4 nel ranking, è perché il suo è sempre stato un tennis incredibilmente dispendioso e a volte gli sarebbe bastato mischiare un po' le cose, trovare semplicemente un modo per vincere, anche solo tirando la palla di là.

Ma Blake è sempre stato integralista, fedele a se stesso e al suo ideale di tennis e di correttezza. Nella semifinale olimpica del 2004 contro Fernando Gonzalez, James vince il primo set 6-4, il cileno si aggiudica il secondo 7-5. Nel terzo è battaglia. Mano de Piedra salva tre palle break in avvio, poi annulla tre match point sul 6-5 Blake. Poi succede tutto. Primo punto del 18mo game, Gonzalez serve sotto 8-9. Scende a rete, l'americano "tira alla sagoma", Gonzalez si sposta, la palla finisce lunga. Punto Gonzalez. Ma Blake non ci sta. Sostiene che l'avversario abbia comunque sfiorato la palla con la racchetta. L'arbitro non ha visto, l'Hawk-Eye non può aiutare. "Sei alle Olimpiadi, tutti parlano dello spirito olimpico, del fair play, certe cose devi dirle, devi chiamarle da solo" commenta frustrato Blake. "E' difficile uscire così, quando perdi non solo la partita ma anche un po' di fiducia nel tuo avversario".

Ma dopo quello che aveva passato, anche una sconfitta sportiva, anche una delusione sul campo, come il match perso 10-8 al quinto con Del Potro agli Australian Open 2010, l'ultimo grande match della sua carriera, ha un altro sapore, un retrogusto meno amaro. “Avevo due opzioni: disperarmi o andare avanti. Ho scelto la via del sorriso perché mi consideravo una ragazzo fortunato per essere ancora vivo. Contro il parere dei miei medici italiani, sono volato a casa mia nel Connecticut. E’ stata la scelta migliore che io abbia potuto fare perché sono stato vicino a mio padre per le ultime sei settimane della sua vita. Ho imparato molto sulla vita e sono cambiato come persona”.

Blake non ha ancora pensato ai progetti futuri. "Ora potrò migliorare la mia tecnica a golf. Cambierò un po' più pannolini. Un giorno mi piacerebbe diventare capitano di Coppa Davis". E proprio alla Davis è legato il miglior ricordo della sua carriera: "Vincere la coppa nel 2007 in Russia con Roddick e i Bryan".

LA CARRIERA IN SINTESI

TITOLI E FINALI

Titoli in singolare (10):
2007 (2) New Haven  (Outdoor/Hard) , Sydney  (Outdoor/Hard)
2006 (5) Stockholm  (Indoor/Hard) , Bangkok  (Indoor/Hard) , Indianapolis  (Outdoor/Hard) , Las Vegas  (Outdoor/Hard) , Sydney  (Outdoor/Hard)
2005 (2) Stockholm  (Indoor/Hard) , New Haven  (Outdoor/Hard)
2002 (1) Washington  (Outdoor/Hard)

Finali in singolare (14):
2009 (2) London / Queen's Club  (Outdoor/Grass) , Estoril  (Outdoor/Clay)
2008 (2) Houston  (Outdoor/Clay) , Delray Beach  (Outdoor/Hard)
2007 (3) ATP Masters Series Cincinnati  (Outdoor/Hard) , Los Angeles  (Outdoor/Hard) , Delray Beach (Outdoor/Hard)
2006 (3) Tennis Masters Cup  (Indoor/Hard) , London / Queen's Club  (Outdoor/Grass) , ATP Masters Series Indian Wells  (Outdoor/Hard)
2005 (1) Washington  (Outdoor/Hard)
2003 (1) Long Island  (Outdoor/Hard)
2002 (2) Newport  (Outdoor/Grass) , Memphis  (Indoor/Hard)

Titoli in doppio (7):
2013 (1) Delray Beach  (w/Sock, Outdoor/Hard)
2012 (1) Houston  (w/Querrey, Outdoor/Clay)
2004 (3) Munich  (w/Merklein, Outdoor/Clay) , Houston  (w/Fish, Outdoor/Clay) , San Jose  (w/Fish, Indoor/Hard)
2003 (1) Scottsdale  (w/Merklein, Outdoor/Hard)
2002 (1) ATP Masters Series Cincinnati  (w/Martin, Outdoor/Hard)

Finali in doppio (3):
2013 (1) Memphis  (w/Sock, Indoor/Hard)
2007 (1) Basel  (w/Knowles, Indoor/Hard)
2006 (1) Memphis  (w/Fish, Indoor/Hard)

MIGLIORI RISULTATI NEGLI SLAM

Australian Open QF (2008)
Roland Garros 3R (2006)
Wimbledon 3R (2006, 2007)
US Open QF (2005, 2006)

BEST RANKING: n.4 (20-11-2006)

Alessandro Mastroluca

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