27/08/2013 14:48 CEST - Us Open

Un ex-golfista: "La Battaglia dei Sessi truccata dalla mafia"

TENNIS - Il 10 settembre 1973 all'Astrodome di Houston, Billie Jean King sconfisse Bobby Riggs in in tre set. Eppure su ESPN un testimone rivela: Riggs ha truccato la partita perché doveva 100 mila dollari alla mafia per debiti di gioco. King: "Teoria assurda". Davide Uccella

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Billie Jean King contro Bobby Riggs: è "La Battaglia dei Sessi"
Billie Jean King contro Bobby Riggs: è "La Battaglia dei Sessi"
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20 settembre 1973: un grande pubblico a Houston, il più numeroso mai accorso a un incontro di tennis, con oltre 50 milioni di americani collegati, un grande spettacolo, un evento che a distanza di quarant'anni affascina ma non solo. La questione di genere, in tutti i campi, resta purtroppo un problema aperto, attuale, e anche da questo punto di vista "The Battle of the Sexes" che vide protagonisti Billie Jean King e Bobby Riggs resta un cult e un must da ricordare nella storia dello sport americano e mondiale. Non si trattava soltanto di uomo contro donna su un campo da tennis, o di una rivalità personale che nei mesi precedenti era cresciuta tra schermaglie, polemiche, affronti, accuse varie, ma anche di una battaglia in un periodo delicato per la società già globale: il Vietnam, il Watergate...e il femminismo, tennis compreso. Siamo a pochi mesi dalla nascita di quella che sarà la WTA, insomma si respira un clima di svolta...e naturalmente c'è chi sbandierando tradizione e luoghi comuni, si fa avanti...proprio come Bobby Riggs.

Campagne mediatiche, pubblicitarie, giornalistiche...poi la vittoria di Billie Jean in tre set, clamorosa, e che vendicò la pesante umiliazione subita da Margaret Court White pochi mesi prima: una storia perfetta, e bellissima, in puro stile "Davide contro Golia".

Ma da allora non sono pochi a pensare che dietro quella storia stupenda, e perfetta, ci sia dietro qualche "mano invisibile".

Sarà una semplice sete di scoop, un eccesso di dietrologia, il desidero di trovare sempre una spiegazione fuori dal campo alle imprese che sul campo nascono, ed entrano nella leggenda? Sì o no, sta di fatto che sulla rubrica "The Match Maker" di ESPN è stata pubblicata una cronaca minuziosa di quello che fu (ufficialmente e non) nei mesi precedenti alla magica serata dell'Astrodome, 20 settembre compreso, naturalmente.

Emerge una storia di scommesse, debiti di gioco, gangsters, malavita internazionale, mafia. Il tutto in alcune dichiarazioni di un tal Hal Shaw: allora 39enne, sparring partner in un circolo di golf di Tampa (Florida), oggi questo ex uomo di fiducia del Palma Ceia Golf and Country Club ha voluto dire la sua su una vicenda che per molti, rispetto alle versioni ufficiali, ha lasciato qualche pezzo di verità per strada: in testa il grande Don Budge, che ha sempre mostrato sospetti fino alla sua morte nell'anno di grazia 2000, oppure Graham Sharpe, attuale direttore delle relazioni con i media della agenzia di scommesse William Hill, tra le più quotate del pianeta.

Secondo "la versione di Shaw", di mezzo ci sarebbe un trio di nomi che forse di primo acchitto non dice nulla (Carlos Marcello, Santo Trafficante Jr. e Frank Ragano), ma che leggendo le fedine penali dice fin troppo: Ragano, molto attivo nell'edilizia, era il rappresentante in Florida degli interessi di Trafficante, mentre Marcello era uno dei capi della malavita di New Orleans, su cui ci sono faldoni e faldoni nell'archivio dell'FBI, causa omicidio di John Fitzgerald Kennedy.

I tre (siamo nell'inverno 1972) incontrano Bobby Riggs, il "grande provocatore" in una stanza del circolo: proprio accanto a quella di Shaw, separata soltanto da un vetro con pellicola solare. Shaw così ha la possibilità di vedere senza essere visto,  e ascoltare qualcosa che "mi fece restare di sasso": Riggs doveva ai gangsters più di 100mila dollari da scommesse sportive perse, e aveva un piano per restituire  il debito.

Un piano costruito, raffinato, e che sarebbe consistito proprio nel perdere "volontariamente" nell'ultima di una serie di partite con cui far crescere l'attenzione del pubblico, far salire la tensione...e tutto andrà "secondo i piani".

Una testimonianza inedita, quella di Shaw, ma tutta da verificare. Anche perchè negli anni si è detto tutto e il contrario di tutto su quanto fatto da Riggs nei giorni pre-partita: sicura la sua passione per le scommesse, c'è chi dice che si allenasse dalle 10 alle 12 ore al giorno nella sua tana di San Diego in quel periodo, per ritrovare la forma in poco tempo; di contro l'ex campione Gadnar Mulloy (100 anni a novembre), volle fare da aiuto per l'ultimo allenamento pre-match contro la King, ma Riggs si fermò dopo 10 minuti di scambi a fondo campo. 

Dubbi anche su stessa partita: Riggs, perso il primo set, avrebbe chiesto di far scommettere altri 5mila dollari ai 10mila già puntati sulla sua vittoria, attraverso un socio presta-nome, tal Dick Butera, talpa nello staff della King: obiettivo far alzare ancora le quotazioni della giocatrice, date in partenza per 5 a 1.

Sarà andata davvero così? Il match ha avuto un suo "Maker"? In tutte le interviste televisive, con tanto di avvocati e macchine della verità, Riggs ha sempre negato. Anche Billie Jean King ha negato questa ricostruzione. "E' una storia ridicola" ha dichiarato. "Ero in campo con Bobby e so che non stava truccando la partita. Potevo vedere nei suoi occhi, nel suo linguaggio del corpo, che voleva vincere. La gente deve accettare che ha avuto solo una brutta giornata, così come l'aveva avuta Margaret Court quando aveva giocato con Bobby. Sono passati 40 anni e io ho vinto la partita e sono sicura al 100% che Bobby voleva vincere tanto quanto me. Chi ha scommesso contro di me ha perso dei soldi ma il risultato oggi è lo stesso di 40 anni fa". Il dubbio però resta.

 

Davide Uccella

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