30/08/2013 13:03 CEST - Rassegna

La Pennetta è travolgente Errani in lacrime: «Sto male» (Martucci, Zanni, Azzolini); Lucida e solida È tornata la vera Flavia (Bertolucci); Dott. Fabio e Mr. Fognini: chi vincerà? (Valesio); Un derby tira l'altro A New York è Little Italy (Semeraro)

30 agosto 2013

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Rubrica a cura di Stefano Pentagallo

La Pennetta è travolgente Errani in lacrime: «Sto male»

Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport del 30.8.2013

Troppo facile. Flavia Pennetta domina Sara Errani sul cemento degli Us Open e risorge proprio lì dov'è spuntata la sua stella Slam, con i secondi quarti consecutivi a Flushing Meadows, nei 2009, e la laurea di prima italiana ad entrare fra le top 10, dopo i 6 match point salvati contro Vera Zvonareva sempre sul gigantesco stadio Arthur Ashe.

Perfezione e lacrime Al di là del fattore tecnico: «Io so che il suo colpo migliore (il dritto) va a incocciare sul mio colpo più forte (il rovescio)». Al di là del servizio: «Ha fatto la differenza, è stata la chiave, per i sette ace (e alcun doppio fallo) e perché mi ha molto aiutato per tirarmi fuori da situazioni difficili». Al di là della partita «pressoché perfetta, avendo sempre chiaro il modulo di gioco, aggressivo, togliendole il tempo per sviluppare il suo». Al di là delle implicazioni psicologiche fra la 83 del mondo e la 5, per la prima volta testa di serie numero 4 in uno Slam (per la rinuncia di Maria Sharapova) fra chi ha mille pressioni e chi non ha nulla da perdere. Infatti, c'è di più, c'è molto di più dietro le lacrime che Saretta trattiene a malapena davanti ai microfoni: «Non sono triste per la sconfitta — se ne perdono tante di partite... — e Flavia ha meritato, ha giocato benissimo, molto meglio di me. Contro Flavia o Roberta (Vinci, ndr) non riesco a caricarmi, a urlare e incitarmi come contro le straniere. Ma devo accettare il problema della pressione, e cercare di gestirla al meglio. Ma devo soprattutto ritrovare il modo di stare in campo e lottare. E da un paio di settimane non sono tranquilla, sento troppo la pressione della classifica, di quello che ci si aspetta da me: non dormo bene; non sto bene...».

Esecuzione Una Errani così svuotata non rischia mai di rientrare davvero in partita. Perché, al gioco finalmente fluido e offensivo della sfavorita (33 vincenti, 63 punti totali, anche di dritto), la regolarista - finalista l'anno scorso al Roland Garros - non oppone altro che gioco corto ed errori gratuiti (18). E quindi non compensa i noti limiti al servizio, non ha mai davvero in mano il comando dello scambio, corre solo, sempre più nervosa e frustrata: dall'1-1, scivola 1-5, recupera un break, ma non il primo set, dopo 41 minuti.

Personalità L'ace a 173 chilometri all'ora con cui Flavia salva la palla-break sull'1-1 e una chiamata sbagliata del giudice di linea pur corretta dal giudice di sedia stendono definitivamente la Errani. Che non reagisce più , ma è la prima ad abbracciare l'amica a rete. Mentre l'amica e compagna di doppio Roberta Vinci completa la rimonta con Safarova e si propone da favorita (è n. 13 del mondo) al derby azzurro di terzo turno contro Karin Knapp (n. 55 oggi, 35 nel 2008 prima di mille problemi fisici), quasi perfetta — anche per i fratelli-coach, Piccari — contro la più nota Vesnina, prossima avversaria dell'Italia nella finale di Fed Cup del 2-3 novembre a Cagliari con la Russia. 

Pennetta Che batosta alla Errani!

Roberto Zanni, Corriere dello Sport del 30.8.2013

Super @flavia_pennetta... Che spettacolo.... rullo compressore". Chi l'ha twittato? Andrea Preti, il fidanzato-modello, nel senso che fa le sfilate, un attimo dopo il pugno chiuso agitato ieri dalla brindisina nell'Arthur Ashe Stadium, subito dopo aver finito alla grande il derby d'Italia: 6-3 6-1, appena quattro giochi lasciati all'amica-avversaria Sara Errani, la 83 del mondo contro la 5 (e semifinalista l'anno scorso), ma questa volta i numeri hanno portato la firma solo di Flavia. «Sono stata perfetta - ha detto la brindisina appena concluso il match - non era una partita facile. Siamo amiche, ci conosciamo fin nei minimi particolari».

RINASCITA - E stata la prima italiana a entrare tra le Top Ten, poi dalle prime 100 Flavia c'era anche uscita, l'intervento al polso, i dubbi a 31 anni e in questa stagione, oltre agli ottavi centrati a Wimbledon, solo due acuti, le semifinali di Strasburgo e Bastad. «Ma gli US Open - ha subito sottolineato dopo il successo che l'ha portata al terzo turno dell'ultimo Slam dell'anno - sono il mio torneo preferito». Tre volte nei quarti a Flushing Meadows (2008, 2009 e 2011), il suo top quando si parla di Slam. «Questa volta - ha continuato Flavia - non c'era bisogno di usare le parole che di solito si dicono per caricarsi: forza, andiamo...No, siamo amiche, anche se poi una volta che entri in campo cerchi di dare il massimo e di vincere. Sono stata aggressiva nel gioco. Sono felice, voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, il mio team, gli amici, tutti».

UN'ALTRA AMICA - Prossima avversaria la russa Svetlana Kuznetsova (ora 29 al mondo vincitrice a New York nel 2004), fino a pochissimo tempo fa compagna di doppio. «Credo di non averla mai battuta (infatti ha perso in tutti i cinque precedenti - ndr) - ha concluso la Pennetta - è una ottima giocatrice, una delle migliori ed è un'altra amica...».

SARA IN LACRIME - Fuori al primo turno in Australia e a Wimbledon, al secondo a New York. Degli Slam 2013, a Sara Errani resta solo la semifinale di Parigi. Sicuramente non molto per la numero 5 del ranking che poi agli US Open era diventata anche la testa di serie più alta (4) nella storia del tennis femminile italiano. E poi anche i tre derby di fila persi, due con la Vinci, finale di Palermo e Cincinnati, e ora con la Pennetta (salita a 4-2 nei confronti con Sara). «Non è perdere che mi fa star male - ha detto la romagnola con gli occhi arrossati, cercando di non piangere - mi è successo un miliardo di volte. Il problema è quando ti accorgi che non hai la forza di lottare. Flavia ha giocato bene, ma io è qualche settimana che sento una pressione incredibile. Devo distrarmi, fregarmene della classifica, della gente che si aspetta tanto da te, del numero 4, sono tutte cose che ti fanno giocar peggio. Devo imparare a vivere più serena e questo da un po' di tempo non succede più». 

È Serena Pennetta Travolta la Errani!

Daniele Azzolini, Tuttosport del 30.8.2013

Tornare Flavia. Dopo un anno. Tornare alla base, finalmente fuori dagli incroci ingannevoli di un labirinto snervante. Tornare se stessa, e non chiedere né di più, né di meglio che mettersi in gioco una volta ancora. «Sentirmi comoda», dice lei, felicemente sintetizzando l'ebbrezza che ha provato nel giocare facile contro Sara Errani, in un derby che ha scompigliato le carte del nostro tennis.
Difficile dire se Sara Errani ricorderà questo 29 agosto. Il tennis dà, toglie, e qualche volta sbatte le porte in faccia. È capitato a lei, stavolta, e nemmeno le lacrime servono a far defluire i cattivi pensieri. «Non piango per la sconfitta», dice, «ma perché da qualche tempo non sono più io. Non so il perché. Non so darmii risposte. Ma in campo mi sento infelice, frustrata, smarrita. Sento di dover lottare, e invece vorrei scappare. Forse ho avvertito tutte insieme le pressioni di quest'anno cui chiedevo conferme. A Parigi mi sentivo forte e coraggiosa. Ora non so bene che cosa fare». Sara non è la prima a sentirsi confusa, in questo tennis esagerato nei colpi come nelle angosce. La classifica è buonissima, il Masters di fine anno è a un passo. Una prestazione minuscola ci può stare, anche se quella di ieri, nel derby con la Pennetta, più che sotto tono è apparsa orribile. Non c'è stato un solo momento in cui Sara si sia issata al livello di Flavia. Sembravano due tennis differenti. Pennetta inappuntabile nei colpi base, solida nel dritto e addirittura violenta con il servizio. Sette ace, uno con la seconda. Sara sbalestrata, fallosa, se non peggio: banale in tutte le sue giocate. Ed essere banale, davvero non è da lei. Se ne farà una ragione, Sara? Vedremo. Certo comprenderà se esultiamo per la Pennetta ritrovata, e per una nuova giornata di luce per il nostro tennis al femminile. Roberta Vinci lascia fare per un set, dando alla Safarova la sensazione di poter prevalere, poi entra in campo quando la ceca ha le prime avvisaglie del rimbambimento che il tira e molla dell'azzurra inevitabilmente provoca. «Ho gestito bene il match, mi do otto in pagella», esulta. Poi arriva la vittoria della Knapp sulla russa Vesnina. L'italiana corre, macina gioco, deborda. Anche lei ha ritrovato se stessa. 

Lucida e solida È tornata la vera Flavia

Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport del 30.8.2013

Da molti anni il tennis italiano poggia i suoi successi sulle solide spalle del settore femminile.
Dalla Reggi alla Farina, dalla Pennetta alla Schiavone, per finire con la Vinci e la Errani. Proprio quest'ultima, attuale n. 5 del ranking Wta ha affrontato la Pennetta, ex n. 10 (attualmente n. 83) nel derby del secondo turno a New York. Era la sesta sfida tra le due e i precedenti (3-2 per la brindisina, l'ultimo l'anno scorso in finale ad Acapulco) davano indicazioni di un match in equilibrio.
Invece, come prevedibile, la sfida ha mostrato risvolti anche psicologici di difficile comprensione.
Non si spiega altrimenti la brutta prova di Sara, tremendamente fallosa, incapace di raccogliere punti in forma diretta, priva della consueta intensità di gioco. Flavia è riuscita a imporre la qualità attraverso il servizio e il rovescio, evitando di rimanere invischiata nella ragnatela avversaria. Ha mostrato un tennis vario, non ha concesso punti di riferimento e ha preso fin dalle prime battute il largo ritrovando vecchie sensazioni e una buona fase di contenimento.
La brindisina ha giocato libera, comandando le danze a suo piacimento, ben sopportata dai colpi, lucida tatticamente,solida di testa e spietata negli affondi. Una vittoria rapida che può rilanciare la Pennetta, dopo i tanti infortuni, verso una classifica più consona al suo valore.

Dott. Fabio e Mr. Fognini: chi vincerà?

Piero Valesio, Tuttosport del 30.8.2013

DOTTOR Fabio e Mister Fognini. Come Jeckyll e Hyde. Uno è maturo, centrato su se stesso, guascone il giusto ma conscio del suo nuovo ruolo di leader. E conseguentemente vincente. L'altro è preda di crisi adolescenziali acute, capriccioso, senza alcun focus, indisponente, lontano una vita dalla coscienza di avere un ruolo. A luglio abbiamo visto, apprezzato e celebrato Dottor Fabio: capace di vincere quasi tre tornei di fila ma soprattutto di soffrire senza mai farsi spaventare dalla fatica. Riprendendo situazioni difficili e cedendo solo a Robredo in quel di Umago causa fatica. In America stiamo vedendo e subendo Mister Fognini: dalla sceneggiata contro Stepanek a Cincinnati (un game completamente buttato nello sciacquone con due doppi falli, un penalty point per lancio di pallina su Plutone e due falli di piede) alla non-partita contro Ram a New York (cinque giochi raccolti in tre set contro uno che Fabio potrebbe battere da seduto) il passo è stato breve, troppo breve. Ora stante che nessuno è dotato di palla di cristallo la domanda è una sola: chi due prevarrà alla fine? Ecco, questo è il punto: alla fine, con ogni probabilità, non ne resterà soltanto uno: sopravviveranno entrambi e conviveranno. In certe notti di luna piena emergerà il Fognini belvoso incapace di reggere psicologicamente il confronto con qualunque avversario. In altre notti più cristalline a rivelarsi dominante sarà il Fabio combattente e talentuoso, simpatico, accentratore di entusiasmi e suscitatore di speranze: colui che quando lo vedi giocare non puoi reprimere la sensazione che un posto fra i primi dieci, vista l'aria che tira, non dovrebbe sfuggirgli. Perfino il curatore del Fognini buono, Josè Perlas, dopo il crollo di New York ha sostanzialmente alzato la mani e ha commentato: «Una sconfitta così è incommentabile.» E' inutile stare a ragionare se le cinque ore di attesa per pioggia abbiano sgonfiato il nostro: certo è che sulla terra pare avere più spesso la meglio il Fognini buono: sul cemento (specie dopo una lunga sequenza di match sul rosso) americano domina quello cattivo. Nel caso di Fognini l'ira e i suoi derivati privano il giocatore di forza, di creatività, di energia Teniamocelo così: aspettando speranzosi che il Dottor Fabio (quello buono) tenga a bada Mr. Fognini, quello cattivo. 

Un derby tira l'altro Flavia, Roberta & C. A New York è Little Italy

Stefano Semeraro, La Stampa del 30.8.2013

Già l'anno scorso Little Italy era sbarcata sulla Quinta Avenue del tennis: con il quarto di finale degli Us Open tra Sara Errani e Roberta Vinci che aveva promosso Sarita a una inattesa, storica, brividosa semifinale contro Serena Williams. II derby azzurro era però entrato a Flushing Meadows dalla porta secondaria, quella gloriosa ma oggi un po' laterale del vecchio campo intitolato a Louis Armstrong. Ieri invece per la prima volta nella storia degli Us Open un match all'italian, Pennetta-Errani, è andato in scena in matinée nel catino immenso dell'Arthur Ashe, 23 mila posti, il più vasto palcoscenico del tennis mondiale. Dalla disfida generazionale tra la "vecchia" (si fa per dire) Penna e la "giovane" Errani, tra top-ten di ieri e di oggi, è uscita vincente a sorpresa la veterana Flavia, e pochi nella piccola, grande Italia del tennis se lo sarebbero aspettati. Ma i derby, si sa, sono gare a parte, emozionali, bizzose, difficili da vaticinare.
Sarita alla vigilia aveva confessato di sentirsi più stressata che felice per la responsabilità di dover reggere (complice l'assenza della Sharapova) la testa di serie numero 4, peso non indifferente per un'antidiva come lei. La tensione, la preoccupazione per i tanti punti da difendere e gli strascichi nervosi delle polemiche sul litigio (poi risolto) con l'amica del cuore Roberta Vinci hanno contribuito a mandarle di traverso il derby. Come del resto era le era già capitato due volte quest'anno proprio contro la Vinci, a Palermo e a Cincinnati.
E dopo il match di ieri l'ha confessato, con il magone che le illanguidiva gli occhioni azzurri: «Flavia ha meritato di vincere, ma io da qualche settimana a questa parte non riesco a essere tranquilla. Mi pesa tutto questo, non riesco a gestirlo. Mi è pesato da morire, alla vigilia del torneo, essere testa di serie numero 4 e ho finito per pagarlo a caro prezzo». Un preoccupante passo falso per Sara, Formichina Atomica schiacciata dalla responsabilità.
Ma c'è anche la conferma che le ragazze italiane da qualche anno sanno darsi i turni dietro il bancone. Ieri ha trionfato anche Roberta Vinci, che ha battuto la ceca Safarova e domani incrocerà in un nuovo derby nostrano Karin Knapp, anni 26, numero 55 del mondo, capace di buttare fuori in due set dal torneo la testa di serie n. 22, la russa Vesnina. Derby su derby, arriveremo in fondo? Comunque vada avremo un'italiana negli ottavi e, con la Pennetta che veleggia da quelle parti, la speranza di un nuovo "quarto" tutto italiano non è folle. Little Italy ha aperto la sua filiale a downtown, e di chiudere bottega non ha nessuna intenzione. 

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