01/09/2013 08:20 CEST - rassegna nazionale

Pennetta torna ragazzina, a New York rivede gli ottavi (Martucci, Semeraro, Zanni, Valesio); Anche Hewitt è redivivo, Del Potro k.o. (R.Z.); Djokovic è il più debole dei Fab Four (Bertolucci); Serena ritrova Sloane, scontro generazionale (Azzolini)

01-09-2013

| | condividi

A cura di Davide Uccella

 

II grande ritorno di Flavia di lusso, E' agli ottavi (Vincenzo Martucci, La Gazzetta Sportiva, 01-09-2013)

Uno scoiattolo sul campo 11. No, anzi: due. Troppi, per quel panzer di Svetlana Kuznetsova, uno dei più grandi talenti sprecati del tennis. Il primo, quello vero, la russa, che vinse gli Us Open 2004, arrivò al numero 2 del mondo nel 2007 e siglò un altro Slam solo al Roland Garros 2009, lo accompagna fuori, il secondo, cioé la rediviva Flavia Pennetta, non può fermarlo, non nel magico volo di questi giorni dell'azzurra. Non se Flà serve, colpisce di dritto, si muove, reagisce e, soprattutto, pensa giusto come non mai. Meglio, sotto l'aspetto tattico, anche dei giorni d'oro dei quarti 2009, quando annullò 6 match point a un'altra russa - un segno del destino? - Zvonareva, e toccò il numero 10 Wta, prima azzurra di sempre. E così, da 83 del mondo, dopo l'operazione al polso di un anno esatto fa, dopo il match quasi perfetto e il 6-3 6-1 contro Sara Errani (5 del mondo),l'italiana che non t'aspetti, a 31 anni, doma «la sciagurata» Sveta (oggi 29) per 7-5 6-1 in un'ora 23 minuti con una prova altrettanto impeccabile, che cancella d'incanto i 5 k.o. in 5 precedenti con l'amica ed ex compagna di doppio, e la promuove agli ottavi con la romena Simona Halep, 21 anni, 19 del mondo per i 4 titoli dell'anno, ma 0-2 (Marbella 2010 e Baastad 2013) nei testa a testa, sulla terra, con la brindisina dal sorriso che conquista.

Segreti «Abbiamo migliorato la prima di servizio, ma non vi dico come, è un segreto», dice serissimo coach Salvador Navarra, che da aprile ha preso ufficialmente il posto dell'altro spagnolo Gariel Urpi (oggi spalla destra della Mauresmo alla federazione francese). «Nessuna sorpresa, Flavia ha un potenziale di gioco bestiale». Il servizio? «Sì, l'ho perso. solo sul 7-5 5-0, ho servito abbastanza bene», minimizza Flavia davanti al 74% di punti con la prima, ma tre-quattro anni fa non avrebbe salvato con la battuta (anche a 175 chilometri all'ora) 3 delle 4 palle break sul delicatissimo 7-51-0. Il dritto? «Forse muovo di più la mano», spiega la solidità sul colpe più debole, anche negli scambi, in diagonale, col super-dritto Kuznetsova. Le variazioni? «A Kuzne, davo un po' più di giro sul dritto e le giocavo più piatto il rovescio, e tiravo in mezzo, non sugli angoli».

Testa Due mesi fa a Wimbledon, Flavia ragionava sul ritiro: «Dopo 5-6 mesi dal rientro, non mi sentivo competitiva, ma ora, sia in allenamento che in partita, mi sento di nuovo all'altezza, ho ritrovato certe sensazioni. Sono stata brava a non lasciarmi andare e a continuare a lavorare. Non c'era un solo problema, ma tanti, dalla lunga lontananza dalle gare ai cambi tutti insieme e quindi all'equilibrio che noi giocatori, già così instabili di nostro, dobbiamo trovare con un team». Quello che porta avanti le Ci-chi (Errani-Vinci), nel doppio di venerdì contro la rientrante Martina Hingis (costretta, sotto pressione a tre doppi falli sul 6-3 7-5) é che caratterizza la famiglia allargata Piatti-Sartori-Cinà. Così Andreas Seppi porta il quinto azzurro nel terzo turno di uno Slam - nuovo record Us Open, record open di Wimbledon eguagliato, a caccia del primato personale di primo azzurro di sempre a toccare gli ottavi in tutti i Majors - e, oggi, nel quarto duello Slam allo specchio con Denis Istomin, cerca di evitarsi un altro quinto set recuperando un po' di qualità. Mentre è già domani con Giulia Sartori (15 anni), Giulia (11) e Pallino Cinà (7) e Rocco Piatti (9). Perché il tennis, poi, fa la differenza. Giusto?

 

Pennetta torna ragazzina, a New York rivede gli ottavi (Stefano Semeraro, La Stampa, 01-09-2013)

Esattamente un anno fa, il 30 di agosto, si era operata al polso, e gli Us Open 2012 li aveva visti in tv, postando messaggi su Twitter con il braccio destro al collo e sorrisi pieni di scaramanzia. Ieri, a 31 anni e da n. 83 del mondo Flavia Pennetta ha buttato fuori in due set Svetlana Kuznetsova (n. 29, ma ex n. 2 e vincitrice degli Us Open nel 2004) guadagnandosi per la quarta volta in carriera gli ottavi di finale a Flushing Meadows.

Che Flavia, n. 10 Wta nel 2009 dopo essere guarita da un'altra operazione al polso sinistro, avesse inaugurato ufficialmente la sua terza o quarta carriera lo si era capito già in estate, dopo gli ottavi a Wimbledon. La vittoria di tre giorni fa nel derby con la Errani, anche se una Errani distratta e confusa, lo aveva confermato. «Sono serena, felice di quello che sto facendo», ha detto a New York Flavia. «Quando sono rientrata, a febbraio, mi ero un po' "infuocata" la testa con le aspettative, avevo paura di non riuscire a tornare ai miei livelli. Prima di Wimbledon avevo anche pensato di ritirarmi e a un posto in Federazione, invece adesso sono in pace con me stessa». E persino migliorata tecnicamente. Il turbo-rovescio è sempre lo stesso, il nuovo coach Salva-tor Navarro le ha migliorato il servizio. «Ma non vi dico come - sogghigna il tecnico, spagnolo come lo storico coach di Flavia, Gabriel Urpi - è un segreto professionale».

Fatto sta che contro la russa, con cui in cinque precedenti aveva vinto appena un set, è stato proprio il servizio a fare la differenza, e lo si è visto nel secondo game del secondo set, quando la Penna ha salvato una palla-break con una sberla a 172 chilometri all'ora. L'ennesima prova che in Spagna sta la mecca del nostro tennis. La Pennetta è stata operata a Barcellona, dallo staff medico che segue Nadal, con cui si è anche allenata a dicembre. Ra-fa, rientrato come lei a febbraio dopo il guaio al ginocchio, è rinato; Flavia a 31 anni pare tornata ragazzina. Negli ottavi la aspetta la tremenda Simona Halep, forse l'avversaria più in forma del momento, che ieri ha spazzato via la Kirilenko e punta dritta a un posto fra le top 10. Ma Piccola Penna, splendida trentenne, la aspetta serena. Comunque vada, il suo 2013 è già un successone.

 

Pennetta scatenata (Roberto Zanni, Il Corriere dello Sport, 01-09-2013)

Sembrava danzasse, Flavia, sul campo 11 di Flushing Meadows. Da una parte l'eleganza della Pennetta, movenze da scuola di ballo, dall'altra lo sbuffare della Kuznetsova. Ha resistito solo dieci giochi la russa, travolta poi dalla bellezza-potenzaprecisione dei colpi dell'azzurra: ha tenuto fino al 5-5 Svetlana, l'ex compagna di doppio che finora non aveva mai perso, in singolare, con l'italiana. Ma agli US Open 2013, almeno finora, Flavia non risparmia le amiche: prima la Errani, adesso la Kuznetsova ed ecco gli ottavi. Eguagliato, ma solo fino a oggi, il miglior risultato in uno Slam quest'anno. Vince 7-5 6-1 così dopo cinque sconfitte, al sesto faccia a faccia Flavia si è sbarazzata di Svetlana (numero 29 e vincitrice qui nel 2004) piazzando dal 5-5 sette game consecutivi, con l'avversaria che non riusciva a trovare una risposta al gioco effervescente e completo della Pennetta, guidato da un servizio efficacissimo che l'ha' portata ad arrivare agli ottavi, a un passo dal suo Slam-record, i quarti, raggiunti sempre a New York, in tre 'occasioni: 2008, 2009 e 2011.

MAI LASCIATA ANDARE - «Ho servito molto bene e ho fatto altrettanto con il rovescio - è qui che l'azzurra trova le chiavi dellla vittoria - anche se poi con il dritto e con lo stesso servizio nei momenti decisivi ho faticato un po'». Ma il successo di ieri è poi il frutto dei grandi sacrifici fatti una volta subito l'intervento chirurgico al polso: «Quando dopo il rientro le cose non andavano bene - ha sottolineato Flavia - sono stata brava a non lasciarmi andare. Non è facile ritrovare la stabilita quando poi tutto ti cambia attorno (staff e coach, da Gabriel Urpi all'altro spagnolo Salvador Navarro - ndr). Ma già a Wimbledon avevo detto che avvertivo buone sensazioni per il prosieguo della stagione, e ora eccomi qui».

NEW YORK, NEW YORK... - Il ritorno della Pennetta a grandi livelli però non è un caso che si sia realizzato proprio a New York: «Qui mi piace tutto - ha ribadito - città, atmosfera, campi e palline. Mi sento quasi a casa». E infatti in tribuna ci sono anche i genitori, Oronzo e Concita, invece al ristorante "Piccola Cucina" diventato il ritrovo nella "Big Apple" del tennis made in Italy, c'è andata con Francesca Schiavone e Maria Elena Camerin.

ECCO LA HALEP - Ora negli ottavi l'ostacolo Simona Halep. «Mi piace un po' meno di New York - ha detto parlando della prossima avversaria - ma devo farmela piacere... Mi ricorda la Wozniacki prima maniera, un muro, stabile, ma è un match possibile». I precedenti sono a favore di Flavia: 2-0, successi ottenuti sulla terra, quella di Marbella nel 2010 e poi di Bastad quest'anno (con il ritiro dell'avversaria sul 2-0 al terzo set). Numero 19 al mondo (contro 1'83 dell'italiana), la Halep finora la sua popolarità la doveva all'enorme seno, poi ridotto grazie a un intervento chirurgico. Quattro titoli vinti in carriera, tutti quest'anno, l'ultimo dei quali a New Haven, un 2013 eccellente che finora le ha fatto saltare 28 posti del ranking, passando dal 47 al 19 attuale.

È TWITTER-FLAVIA - E come era già successo dopo il successo contro la Errani, anche ieri il boyfriend Andrea Preti si è scatenato su Twitter: da "...che spettacolo... rullo compressore" di giovedì, si è passati a un (testuale): "Non c'è ne per nessuna... @flavia_pennetta le piega tutte".

 

Ma quale ritiro... Flavia è più forte (Piero Valesio, Tuttosport, 01-09-2013)

"IL DOLORE non mi uccide, io uccido il dolore". Il tatuaggio che Sveta Kuznetsova sfoggia sulla parte interna del bicipite destro, a ben vedere, potrebbe essere il migliore dei manifesti programmatici possibili per colei che ieri ha spedito la Kuz a casa perla prima volta in carriera: Flaviuccia Permetta nostra. La quale, a 31 anni e dopo aver osato annunciare a se stessa che se il 2013 non le avesse regalato qualche conferma avrebbe anche potuto pensare di dedicarsi a figli e famiglia, ha trovato forse proprio in quel timore (di doversi dedicare ad un futuro extratennis) l'energia prima per sfiorare i quarti di Wimbledon: poi per centrare gli ottavi nello Slam che più ama, quello americano. Una tennis resurrection splendida nel suo dipanarsi visto che Flavia, giova ricordarlo, è stata ferma quasi un anno per un infortunio al polso con relativo intervento chirurgico.

MIRACOLI Ma come a volte può succedere il pensiero del ritiro fa miracoli. Pure in una come lei che quando smetterà di giocare non smetterà di giocare; nel senso che diventerà qualcosa di simile ad una direttora tecnica del tennis azzurro. La Flavia che sta facendo bella mostra disèaNYè semplicemente migliorata rispetto al passato. E quando si migliora a 31 anni vuol dire che determinazione e voglia non solo sono intatte rispetto agli anni della prima giovinezza: ma sono rese ancora più so- lide dalla maturità. Magari non vincerà gli Us Open Flaviuccia: anche perché nel prossimo turno avrà di fronte Simona Halep la più sorprendente delle tenniste dell'anno che nel giro di pochi mesi è diventata una iradiddio. Ma intanto ha battuto due teste di serie e in tre match non ha perso un set. Vedete un po' voi. Ma dove è migliorata la nostra? Buttiamoli tre elementi: testa, servizio e dritto.

LA TESTA Flavia è brava, ma quanto si spaventa, si diceva una volta. Ora si spaventa molto meno. Per dire: ieri ha concesso otto palle break alla sua amica russa e sette le ha recuperate. Contro una che in campo aveva sempre patito moltissimo. E sulla cui palla è meno facile entrare che su quella più liftata della Erravi, per dire. Del resto a 31 anni di cosa bisogna aver paura su un campo da tennis? Se le gambe viaggiano e non ci sono dolori di sorta il peggio che può capitare è di perdere una partita contro una con cui si è già perso cinque volte. Ma poi magari pensi ,'chissenefrega» e il segreto è tutto lì: qualche anno addietro dietro un colpo sbagliato c'erano la vita e la giustificazione di se: ora c'è solo un colpo sbagliato. II che è l'atteggiamento migliore per vincere il punto successivo.

SERVIZIO & DIRITTO Ieri non è stato efficace come oonIro la Errani ma Flavia Io tira, eccome se Io tira. Quando si è accorta che l'amicoska non riusciva a rispondere da sinistra sul rovescio l'ha martellata senza pietà. E quando puoi iniziare lo scambio sapendo che il tuo servizio ha fatto male è tutto un altro giocare. Se poi puoi attaccare l'avversaria con il diritto al volo senza tremare beh allora inizi a divertirti. E non si può dire Flavia non si stia divertendo di questi tempi.

SORTE Lei che è sempre stata la pro up del tennis azzurro, ha un conto aperto con la sorte e mica solo per gli infortuni. Un giorno di nemmeno tanto tempo fa quando fu la prima azzurra della storia a mettere piede nella top ten ebbe a confessare candidamente: mi piacerebbe un giorno essere ricordata come l'italiana più forte di sempre. Zac, detto fatto: da quel momento la Schiavone ha vinto Roland Garros, ci è arrivata in finale un'altra volta, è salita 4 del mondo. Poi è arrivata la Errani che fatto miracoli ed è salita cinque del mondo: e ora c'è pure la Vinci che un piede fra le prime dieci è lí d per mettercelo. Solo per aver espresso un desiderio. Un consiglio? Non dica nulla, Flavia e pensi solo come infastidire la romenache-sii-ridottaIe-tette. A direzione agonistica, famiglia e figli ci sarà un sacco di tempo per pensare. Chissà che la sorte maligna non guardi da un'altra parte, per una volta.

 

Anche Hewitt è redivivo, Del Potro k.o. (La Gazzetta Sportiva, 01-09-2013)

Rafa Nadal che tritura anche Dodig fa meno effetto del ruggito di «Lleyton il guerriero», che accende in mondovisione la deliziosa mogliettina, Bec Hewitt, e riecheggia dalle 23.30 di venerdì e anche la mattina dopo, insieme alle 4 ore di match, alle risposte, ai passanti, alle corse, alla rimonta (dai due set point gettati alle ortiche sul 6-4 5-4, e poi dal 6-4 5-7 3-6, che trasforma col 7-6 6-1 decisivo), ai 43 vincenti e alla prestazione del redivivo furetto australiano che stende il gigante argentino Juan Martin Del Potro. «E' stata la mia vittoria migliore da un bel po'. Ho sentito bene la palla per tutto il match, ho tenuto la strategia giusta per tutta la sera. Delpo era salito nel secondo e terzo set, e mi aveva messo sulla difensiva ma, nel quarto, sentivo che stavo giocando meglio in risposta, leggevo meglio i suoi servizi e lui era meno veloce, così mi sono concentrato sulla loia battuta, in attesa di una chance. E, dopo quel tie-break alla grande...», analizza stremato ma felice l'ex numero 1 (oggi 32 anni, e 66 del mondo). «Sono felice. Come non esserlo? E' stato incredibile. Appena un anno e mezzo fa, dopo il secondo intervento alle anche, mi avevano detto che forse non avrei più potuto giocare. Per questo ho vissuto con tutto me stesso ogni istante di questo match: non so quante altre volte tornerò su questo campo. E' per momenti così che continuo a giocare». Prima della prossima fermata, il coriaceo Donskoy, sosia di Davydenko, solo massaggi per il vecchio campione. Mentre Del Potro piange solo un po' per il polso: «Non va ancora bene, ma bravo Lleyton che ha trovato un modo per battermi, nel tie-break ha giocato dei passanti fantastici e poi era sempre ll e ha preso tutte le possibilità. Perciò, sono triste perché ho perso, ma nemmeno tanto perché l'avversario ha meritato, e ha vinto una partita davvero importante». Contro Delpo (n. 6), Hewitt supera il primo top 10 agli Us Open dalla finale 2001 vinta con Sampras.

Americanine In attesa del derby Serena Williams-Sloane Stephens di oggi, la wildcard di casa, Alison Riske, 23 anni, 81 del mondo, migliora il terzo turno di due mesi fa a Wimbledon con gli ottavi agli Us Open, battendo, ancora senza cedere un set, dopo Pironkova e Barthel, la più nota Kvitova (regina sempre più appannata di Wimbledon 2011). L'americana, figlia di un agente dell'Fbi (ora in pensione), ha come come pedigree tanto tennis fra College e High School (4 anni fa aveva accettato una borsa di studio alla Vanderbilt University, ma 11 ore dopo fece inversione a U accettando l'offerta di un amico di famiglia che la sponsorizzò se fosse passata pro) e come segreto la copertina da neonata con cui viaggia nei tornei: «Me la porto sempre dietro, ormai mi sta in una mano e l'ho portata in tanti di quei posti che non so più di che colore sia». Può ancora far danni, magari contro la veterana Hantuchova che salva ben 4 match point all'altra 23enne, la qualificata israeliana Julia Glushko, 128 del mondo. Cosl come c'è da attendersi un altro acuto dalla rediviva Ana Ivanovic, ex numero 1 del mondo 2008, riemersa da una lunga crisi di identità, che doma l'altra americanina Christina McHale, e sfida Vika Azarenka.

 

Hewitt batte anche gli acciacchi (Roberto Zanni, Il Corriere dello Sport, 01-09-2013)

Quando aveva vent'anni, nel 2001, Lleyton Hewitt era già il numero 1 al mondo, il più giovane "all time". Lo stesso anno a New York superò Pete Sampras per aggiudicarsi il primo Slam in carriera, al quale aggiunse poi Wimbledon, la stagione successiva. Ha visto passare accanto a se i più grandi, è stato al vertice, poi è sceso, ma ha dovuto combattere contro ogni tipo di infortunio: dalle mani ai piedi, dall'anca alla schiena. «Solo per l'intervento al piede avrò consultato otto chirurghi in tutto il mondo - ha raccontato - almeno sei di loro mi avevano detto che se mi fossi operato avrei dovuto smettere di giocare». Hewitt ha avuto l'alluce ricostruito, a causa dell'artrite, adesso non lo può più muovere, però almeno non fa più male. «Pensavamo che avrei potuto giocare solo il doppio...». Ma venerdì sera Hewitt, 32 anni, coetaneo di Roger Federer, quasi 20 milioni di dollari guadagnati in carriera, con la bella moglie, l'attrice e cantante Bec Cartwright nel suo box, da 66 al mondo ha battuto il numero 6 Juan Martin Del Potro al termine di una battaglia durata 4h03' e finita al quinto set, dominato dall'australiano per 6-1. «È stato divertente - ha detto subito dopo la vittoria - ecco perchè gioco ancora, per avere momenti come questi. C'era una atmosfera incredibile». Anche Del Potro, vincitore agli US Open nel 2009, ha sottolineato la forza dell'avversario: «È un grande campione e un grande lottatore». Oggi Hewitt affronterà il russo Evgeny Donskoy, 23 anni, numero 102: l'ha conosciuto pochi giorni fa, quando si sono allenati assieme e nessuno dei due poteva immaginare che poi si sarebbero ritrovati per giocarsi un posto negli ottavi.

 

Volèe di rovescio - Djokovic balbetta con dritto e servizio, Tra i fantastici 4 è quello più indietro (Paolo Bertolucci, La Gazzetta Sportiva, 01-09-2013)

Chi si attendeva una prima settimana scoppiettante, piena di sorprese e di risultati eclatanti stile Wimbledon 2013, è rimasto deluso. E non poteva essere altrimenti, visto il sorteggio. I grandi, Djokovic, Nadal, Murray e Federer, hanno passeggiato sugli avversari, tenendoli con poco sforzo a distanza di sicurezza, senza mai dover spingere a fondo l'acceleratore. Era interessante verificare la condizione di Rafa dopo la settimana di pausa seguita ai due splendidi successi sul cemento. La fiducia accumulata con le vittorie sembra aver dato maggior vigore e ancor più consistenza ai colpi di rimbalzo,il servizio risponde quasi sempre alle sollecitazioni, la ribattuta è profonda e continua e il gioco, nel complesso, è impreziosito da numerose soluzioni. Roger, pur alle prese con avversari modesti, ha ritrovato alcune vecchie e positive sensazioni. I piedi hanno ripreso a danzare sul terreno, il diritto atterra con precisione vicino alle righe, il servizio risponde ai comandi e il rovescio appare meno balbettante. Il campione uscente Andy Murray, pur contrariato per la pessima programmazione degli organizzatori, sembra aver smaltito la sbornia londinese e digerito senza troppe difficoltà gli inciampi delle ultime settimane. Deve ancora oliare alcuni meccanismi, ma la strada intrapresa dovrebbe portarlo a breve al top, pronto per la fase finale, quando oltre al tennis dovrà essere in grado di esibire testa e gambe. L'unico che ha mostrato qualche intoppo è Nole, partito con le marce basse e con poca cattiveria. Necessita di registrare il diritto, accusa problemi nella ricerca della palla e il servizio funziona a intermittenza. Niente di irreparabile, ma il tempo stringe e il momento della verità si avvicina.

 

Serena ritrova Sloane, scontro generazionale (Daniele Azzolini, Tuttosport, 01-09-2013)

Gnocchi al pesto e due succhi di ananas. Si potrebbe persino partire da qui, per dire, e spiegare, quanto sia coraggiosa Sloane Stephens. Da un accostamento gastronomico che nessuno tenterebbe mai, sempre che abbia un minimo a cuore i propri succhi gastrici. Seduta a un tavolino in fondo al ristorante Pizza Napoli, al numero 122 di Russell Street, Melbourne, Sloane ha celebrato tutti i giorni il rito del-l'improbabile unione fra il pesto e l'ananas, al fianco di David Nainkin, il coach. All'inizio da ospite sconosciuta, alla fine da autentica star del ristorante, autografi e foto con gli altri commensali fra uno gnocco e l'altro.

Tranquilli, non partiamo da troppo lontano, In quei giorni di Melbourne, Sloane staccò il biglietto per la top class del tennis. Somiglia a Serena, dicevano di lei, dopo il primo match. Sono buone amiche, continuarono a raccontare nel match successivo, spiegando come Serena avesse preso Sloane sotto la sua ala protettrice, un'ala molto grande e muscolosa potete immaginarla. Infine le due s'incontrarono, nei quarti, e Sloane superò Serena Una Nllllame acciaccata, per dirla tutta, che in uno degli scambi iniziali si procurò una contrattura dolorosa. Continuò fino in fondo, però, ma solo per rispetto dell'amica. Meno carina, Sloane, agguantata la vittoria, mise da parte i molti buoni consigli ricevuti e spiegò che non vedeva l'ora di battere la Williams. Le due si ritrovano qui, oggi. E l'America del tennis le guarda con un pizzico di batticuore e molta curio- sità. Il movimento, si sa, trova sbocchi solo nel tennis femminile, e sforna atlete che rassicurano sulla continuità di una presenza americana al vertice del no- stro sport, a bilanciare la quasi totale scomparsa di atleti da Top Class nel settore maschile, dove il solo Isner, al momento, sembra agganciato al carro dei più forti. Alison Riske che ieri ha spazzato via la solita inebetita Kvitova. La McHale che-ha molti buoni colpi nel suo arsenale. Sloane ha fatto più in fretta delle altre. Numero 97 della Wta a fine 2012, numero 17 a fine Australian Open. "Se batti una leggenda, diventi una leggenda", le ha scritto Shaquille O'-Neal via ama. E pazienza se il seguito sia stato meno leggendario. Dopo Serena, oggi, c'è Sloane nei pensieri degli appassionati americani. La quinta nera che fa parlare di sé, dopo la grande Althea Gibson, dopo Zina Garrison, e dopo le due Sister Williams.

Ora, forse, Serena la considera meno amica. Forse, addirittura, la teme. Sloane, con la vittoria di Melboume si è staccata dal carro. E lei a condurre in prima persona le sue scelte da tennista, temprata da una vita che prime di darle un po' di tregua le si è rovesciata addosso con accanimento. Figlia di John, running back per sei campionati nella NFL, Sloane il padre non lo ha quasi conosciuto. Non ha fatto in tempo. Lui se n'era andato quando lei era appena nata, e si era fatto sentire solo anni dopo, quando una malattia degenerativa del sistema osseo lo stava ormai devastando. La volle conoscere, si videro qualche volta, poi lui trovò morte improvvisa in un incidente stradale. Aveva 43 anni. Sloane sedici e stava giocando il suo primo Us Open. «Devi giocare con le carte che ti offre il destino', dice oggi Sloane.
 

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti