09/09/2013 19:45 CEST - Us Open

Serena eguaglia Federer ma lei vincerà ancora

TENNIS - Serena Williams conquista il 17mo slam della sua carriera, uno in meno di Evert e Navratilova. E' il quinto trionfo agli Us Open, come Graf e Court. Serena ha tutte le possibilità per chiudere la carriera con più slam di Federer. Da New York, Ubaldo Scanagatta

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Serena Williams abbraccia il trofeo degli Us Open 2013
Serena Williams abbraccia il trofeo degli Us Open 2013
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Serena Williams ha eguagliato due volte Roger Federer: 5 US Open e 17 Slam. Stessa classe d’età, 1981, più giovane di un mese e spiccioli rispetto allo svizzero nato l’8 agosto e lei il 26 settembre. La sola differenza _ non piccola peraltro _ è che Serena quest’anno ha vinto due Slam e Roger Federer non ha giocato neppure una finale. Chiaro che la concorrenza nei tornei maschili è tutta altra cosa, ma anche per questo mi sento di dire che il 17mo Slam di Serena non sarà l’ultimo, che il titolo n.18 per eguagliare il record delle due extraterrestri degli anni-Settanta/Ottanta, Martina Navratilova e Chris Evert (18 Slam per ciascuna) arriverà quasi certamente.

Vorrei poter scrivere la stessa cosa per Roger Federer, ma francamente non me la sento, anche se un buon sorteggio a Wimbledon potrebbe concedergli ancora l’ultima chance. La finale di oggi è stata combattutissima, più o meno come lo scorso anno, dove però la Azarenka riuscì a non farsi soverchiare nel terzo set. 62 26 75 un anno fa, per 2h e 18 minuti, 75 67 61 quest’anno per 2h 43 minuti, più lunga  finale da un pezzo a questa parte (nel 1981 Tracy Austin e Martina Navratilova giocarono 2 h e 40) ma alla fine il pronostico generale è stato rispettato.


La Azarenka si è difesa con le unghie e i denti, mi ha spaccato i timpani per due ore e tre quarti e ha dimostratoi di meritare la seconda posizione mondiale, ma contrariamente a quanto ho letto su qualche twittomane folle non mi pare sia stato questo il match del secolo. Ne ho visti tanti meglio. Dopo 16 anni di finali tutte concluse in due set l’anno scorso e quest’anno ne abbiamo avuta due decise al terzo. Una mezza sorpresa per come si erano messe le cose, con Serena capace di vincere il primo set e passare a condurre 2-0 nel secondo con una striscia positiva di 5 games. Ha servito inutilmente due volte per il match già nel secondo set, sul 5-4 e sul 6-5, poi ha annullato due setpoint consecutivi nel successivo tiebreak, quand’era sotto per 4-6, ma sul terzo setpoint seguito a un servizio sulla riga di Vika,  un rovescio lungo di Serena ha consentito alla bielorussa di pareggiare il conto dei set dopo 2h e 9 minuti di bel tennis a sprazzi.

Tutto sommato secondo me il copione è stato abbastanza prevedibile. Molte nervose entrambe all’inizio, subito break e controbreak come era successo anche fra Pennetta ed Azarenka, tanti errori, favoriti anche da un vento assurdo. Nemmeno in Australia, a Sydney, o nell’Arizona a Phoenix dove a volte hanno sospeso anche gli incontri per troppo vento (e in Australia quando il vento è caldo c’è pure il fastidio delle mosche), m’era sembrato di vederne tanto così. Non avessere preso la precauzione, sia Serena sia Vika, di  indossare pantaloncini di protezione e sicurezza sotto gli svolazzanti gonnellini (o anche gonnelloni…di dubbio gusto secondo me, ma de gustibus…), sarebbe stato un match per male chauvinist pigs, per “guardoni” insomma.

Serena in particolare era visibilmente infastidita dalla gonna che le saliva sempre sopra la vita scoprendole schiena ed ombellico, e anche John McEnroe, instancabile logorroico commentatore della CBS (e della ESPN) si è chiesto spesso perché mai Serena non si precipitasse negli spogliatoi per cambiare mise. Davvero rischiava di perdere concentrazione ogni volta che doveva sistemarsi. E le pause fra un punto e l’altro hanno spesso superato i 20 secondi previsti dal regolamento.

Sul mio blocchetto degli appunti, costellato di geroglifici ho scritto su 2 pari: match orribile. Poi  il livello è un po’ cresciuto, ma certo il vento era a volte padrone delle trame. Ci sarebbe voluto un marinaio di quelli che a San Francisco stanno regatando per l’America’s Cup (con Team New Zealand avanti 3-0 dopo 4 regate. Alla squadra statunitense che ha vinto l'ultima regata è stata data una penalità e non potrà ottenere il punto fino alla sua terza vittoria. Troppo più bello ritrovarsi in Nuova Zelanda, il Paese di una barca a vela ogni tre abitanti, per la prossima sfida anziché a San Francisco nella completa indifferenza del pubblico americano).

Fino al 5-4 le due giocatrici, costrette ad abbassare il lancio di palla per evitare che un refolo se la portasse via, hanno comunque tenute i rispetti servizi con sufficiente disinvoltura. Sei volte in 7 games a 15, una a 30. Ma sul 4-5 Serena ha rischiato per via di due doppi falli: è riuscita ad evitare di concedere una palla-break ma ha avuto bisogno di 10 punti sprecando 3 pallle game, le prime sul 40-15, un’altra su un successivo vantaggio.

Già  nel quarto punto del primo game mi era parso di intravedere una certa lentezza da parte di Serena nel reagire, uscendo dal servizio, alle risposte aggressive di Vika. Soprattutto a quelle di rovescio. Ma sul 5 pari, nonostante un 40-15 d’abbrivio per Vika sul proprio servizio un paio di errori con un dritto scentrato e poi un attacco un po’ avventato sul quale la Williams l’ha infilata con un passing di dritto, è arrivato il terzo break del primo set. Quello che in pratica l’ha deciso visto che nel game successivo Serena ha tenuto la battuta a 0. Insomma, coem detto sopra, da 4-5 Serena ha fatto suoi 3 games per vincere il prino set (in 58 minuti) e poi anche i primi due del secondo set.

Partita finita? Niente affatto. Il bello del tennis femminile è che non è mai finita, anche se quando da un lato della rete c’è Serena Williams è molto probabile che finisca a favor suo. La Azarenka aveva solo una chance di portare a casa i punti: quella di riuscire a far correre Serena, di spostarla tenendola sotto pressione e poi di lasciar partire uno dei suoi micidiali rovesci lunbolinea. Ma mentre Serena ha mostrato un certo equilibrio fra punti vincenti (una dozzina di rovesci vincenti almeno) e errori gratuiti (36 a 35 secondo statistiche non sempre del tutto credibili), la Azarnka ha invece fatto 27 errori e 17 vincenti. Dieci punti in meno.

Nel tabellino statistico bisogna tenere presente però che Serena vincendo per 6-1 il terzo set falsa un po’ tutto. Certo vedendola saltare cone un grillo _ lei che tutto è fuor che un grillo _ si è capito (semmai ci fossero dubbi) quanto ci tenesse. Aveva vinto qui anche un anno fa, ma forse stavolta aveva qualche dubbio in più dopo aver perso dalla Azarenka recentemente a Cincinnati.

Gli americani se ne sono andati via contenti. Hanno avuto 2 h e tre quarti di spettacolo, hanno vista una battaglia che valeva la pena di vedere. Ha dato un po’ una mano a Serena Vika con 7 doppi falli in momenti importanti, ma inutile discutere tanto: ha vinto la migliore, la più forte, la regina del Tennis. Una che un anno e mezzo fa sembrava persa per il tennis, prima lo stop prolungato per la ferita al piede, poi la mezza trombosi. Il suo unico problema, d’ora in avanti, sarà mantenere il peso, non diventare come la madre. Per raggiungerla c’è tempo. 

Si è spellato le mani per lei anche l’ex Presidente degli Stati Uniti, l’amatissimo Bill Clinton in candida camicia bianca. Ma la regia dell’US open ha sbagliato clamorosamente nell’inquadrarlo a lungo nel bel mezzo di un game anziché aspettare il cambio di campo. E’ accaduto sul 4 a 2 per Serena nel secondo set e l’americana ha perso il servizio. Quasi una tradizione per Clinton che arrivò al Roland Garros nel bel mezzo di una partita fra il francese Grosjean (ex n.4 del mondo oggi copartner di Riccardo Piatti nell’allenare Richard Gasquet) e il kid di Las Vegas Andre Agassi che era avnti di un set, si distrasse e non perse un solo game di servizio come Serena, ma l’intero match.

Altro episodio simile ebbe per protaginista Boris Yeltsin che con un gruppo di notabili arrivò allo Stadio Olimpico di Mosca quando Alexander Volkov stava per servire per il primo match della finale di Coppa Davis Russia Svezia. Il gioco fu interrotto per qualche minuto _ e sì che Yeltsin le regole le conosceva bene, ma aveva creduto di poter arrivare ed essere considerato un portafortuna: mai clalcolo fu più sbagliato! _ e Volkov perse battuta e match. A Yeltsin dettero di menagramo e Evgeny Kafelnikov, con grande coraggio considerati i tempi, non gliele mandò a dire dietro le spalle. Per via di quell’incontro sfumato la Russia perse l’occasione di vincere la sua prima Davis.

Ormai per quanto riguarda Serena ci comporteremo tutti come ci siamo comportati con Roger Federer. Controllando quotidianamente, o quasi, il suo documento d’identità. Ad alcune differenze sostanziali ho già accennato: fra le donne è quasi impossibile che la n.116 (una Stakhovski in gonnella) batta la n.1 (salvo che non sia una reduce da un’operazione come la nostra Flavia Pennetta, una “falsa” n.83 del mondo. Ma finchè Serena potrà arrivare alle finali passeggiando con le sue avversarie, come le è successo qui quando ha ceduto appena 16 games in 6 incontri, non ci saranno per lei gli stessi problemi di recupero atletico che invece toccheranno a Federer in un qualsiasi torneo dello Slam per via della distanza dei tre set su cinque ingenerosa per per un trentaduenne che l’anno prossimo ne compierà 33, come gli anni di Qualcuno più importante di lui.

Nel giugno 1898 Miss Juliette Atkinson ha battuto Miss Marion Jones (Che omonimia!) in cinque set e 3 ore! Quel match fu il più lungo anche  in termini di games (51), quando ovviamente il tiebreak non era stato ancora introdotto.
J. Atkinson – M. Jones 6-3 5-7 6-4 2-6 7-5
S. Williams – V. Azarenka 7-5 6-7(devil) 6-1

Serena Williams (1) b.Victoria Azarenka (2) 75 67 61
 

LE DICHIARAZIONI DI SERENA E AZARENKA DURANTE LA PREMIAZIONE

Victoria Azarenka, scoppiata in lacrime a fine partita, ha parlato per prima nella cerimonia d'apertura preparata in fretta e furia, anche perché la CBS ha già dovuto ritardare la trasmissione "60 minutes". Fa fatica a parlare all'inizio, ma l'applauso del pubblico, guidato dall'ex presidente Bill Clinton, la aiuta. "E' una sconfitta dura, ma è stato incredibile essere oggi in finale contro la migliore, che ha meritato di vincere. Oggi abbiamo dato tutto quello che avevamo. Congratulazioni, Serena".

Serena Williams, che oltre al prize money record di quest'anno aggiunge un milione di dollari di bonus in quanto vincitrice delle Us Open series, restituisce i complimenti. "Victoria, hai giocato una partita incredibile. Che gran match, che gran persona e che onore giocare contro di te. Vika è un'avversaria straordinaria, una lottatrice incredibile, con lei non è mai finita fino all'ultimo punto". Serena saluta con i ringraziamenti di rito al pubblico e a tutto il suo box.

 

Da New York, Ubaldo Scanagatta

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