19/09/2013 18:28 CEST - WTA

Taylor Townsend, saranno pennellate di gloria?

TENNIS - Agli ultimi US Open Taylor Townsend ha deciso: basta junior, è ora di dedicarsi completamente al mondo pro. Ce la farà a sfondare, considerando il suo gioco e che la consacrazione arriva sempre più tardi? Riccardo Nuziale

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Tweet di Taylor Townsend dove la giovane americana consiglia a Roger Federer di andare a rete
Tweet di Taylor Townsend dove la giovane americana consiglia a Roger Federer di andare a rete

Uno dei leitmotiv delle discussioni tennistiche odierne è il constatare come nel nostro sport il raggiungimento delle vette arrivi sempre più in ritardo. In maniera tragica tra i maschi, dove il teenager più avanti in classifica è Nick Kyrgios, alla 188a posizione mondiale, quando dieci anni fa c'erano quattro top 100 (Nadal, Soderling, Ancic e Gasquet) e 20 anni fa un top 10 (Medvedev), un po' meno devastante tra le ragazze.

A rafforzare questa convinzione empirica, sono andato a spulciare con più attenzione gli archivi della classifica femminile per quantificare le crescenti difficoltà delle teenager a trovare posizioni importanti nel ranking. Ebbene, selezionando la top 5 delle giocatrici non ancora ventenni degli ultimi tre decenni, si può chiaramente constatare come l'influenza delle giovanissime stia andando progressivamente scemando, se si pensa tra l'altro che non solo oggigiorno non sono protagoniste in classifica e nei grandi tornei, ma anche che delle cinque giocatrici attuali solo la Svitolina ha già vinto un titolo WTA.

Tra parentesi Slam vinti e finali major perse (in carriera, quindi le giocatrici in attività risultano potenzialmente penalizzate dal confronto, ma trattasi di semplice curiosità statistica, non approfondito studio o riflessione).

1983 (0-6)
3 Jaeger, Andrea United States 04 Jun 1965 (0-2, si ritirò ufficialmente nel 1985, ma di fatto l'83 fu il suo ultimo anno vero)
10 Temesvari, Andrea Hungary 26 Apr 1966 (0-0, nel 1986 vinse in doppio il titolo del Roland Garros da "intrusa" in una finale stellare: la sua compagna era infatti Martina Navratilova, le avversarie Steffi Graf e Gabriela Sabatini)
14 Rinaldi Stunkel, Kathy United States 24 Mar 1967 (0-0)
15 Horvath, Kathleen United States 25 Aug 1965 (0-0)
16 Sukova, Helena Czech Republic 23 Feb 1965 (0-4, 14 titoli tra doppio e misto)

1993 (8-9)
9 Capriati, Jennifer United States 29 Mar 1976 (3-0)
10 Huber, Anke Germany 04 Dec 1974 (0-1)
12 Pierce, Mary France 15 Jan 1975 (2-4)
16 Maleeva, Magdalena Bulgaria 01 Apr 1975 (0-0)
20 Davenport, Lindsay United States 08 Jun 1976 (3-4)

2003 (6-8)
13 Zvonareva, Vera Russia 07 Sep 1984 (0-2, 4 titoli tra doppio e misto)
28 Krasnoroutskaya, Lina Russia 29 Apr 1984 (0-0, ritiratasi a inizio 2005)
32 Sharapova, Maria Russia 19 Apr 1987 (4-4)
35 Kuznetsova, Svetlana Russia 27 Jun 1985 (2-2)
52 Harkleroad, Ashley United States 02 May 1985 (0-0)

2013
35 Robson, Laura United Kingdom 21 Jan 1994
40 Svitolina, Elina Ukraine 12 Sep 1994
44 Keys, Madison United States 17 Feb 1995
46 Bouchard, Eugenie Canada 25 Feb 1994
48 Puig, Monica Puerto Rico 27 Sep 1993

Una curiosa invertenza di tendenza è avvenuta un lustro fa, quando tutte le cinque più forti teenager dell'epoca erano tra le prime venti giocatrici del mondo, riportando medie (anche se quasi sicuramente non il prestigio) degli anni '90. Aga Radwanska era addirittura in top 10 e non va dimenticato che finora il meglio di sé (con finale agli US Open e n.1 mondiale) Caroline Wozniacki l'ha dato prima dei vent'anni, risultati che non vede le pari età di oggi assolutamente in grado di raggiungere.

2008 (2-4)
10 Radwanska, Agnieszka Poland 06 Mar 1989 (0-1)
12 Wozniacki, Caroline Denmark 11 Jul 1990 (0-1)
15 Azarenka, Victoria Belarus 31 Jul 1989 (2-2)
16 Cornet, Alize France 22 Jan 1990 (0-0)
19 Cibulkova, Dominika Slovakia 06 May 1989 (0-0)

Una realtà che potrebbe essere ancora più complicata per Taylor Townsend, la giocatrice che tanto mi illuminò il weekend finale dei Championships, dove si arrese alla svizzerina Belinda Bencic.

Townsend che, non ancora 18enne (lo sarà il prossimo aprile), ha deciso di voltar pagina e dire addio al circuito juniores. Se l'anno scorso, per partecipare agli US Open, dovette farsi spesare dalla madre perché l'USTA si rifiutò di sostenerla economicamente in quanto troppo sovrappeso (per poi rimediare alla semi-offensiva gaffe diplomatica, oltre che suicidio tecnico, rimborsandola), quest'anno è stata la giocatrice stessa a non voler giocare il torneo junior. Ma per tentare quello senior.

“Ha semplicemente detto, 'Questa è la mia carriera, non sono passata pro per giocare i tornei junior, e non voglio partecipare a questo,'" ha confessato mamma Sheila. "Le ho detto 'Ok, se il tuo cuore non vuole questo, allora non ha senso giocare, dal momento che non saresti completamente focalizzata e non daresti il massimo'".

Una decisione che conferma la grande maturità della giocatrice, che in alcun modo vuole adagiarsi su realtà confortanti: vuole crescere. Anche e soprattutto con le sconfitte. Che in questo primo anno di tentativi "senior" stanno arrivando, anche pesanti talvolta. A New York ha perso all'ultimo turno di qualificazione (7-5 al terzo) contro la sudafricana Simmonds, n.165 del mondo, e quando ha incontrato le giocatrici di classifica superiore è uscita quasi sempre travolta: 61 62 dall'Ivanovic a Indian Wells, 63 60 dalla Petkovic a Charleston e dalla Niculescu a Washington.

Ci vorrà pazienza, d'altra parte. Non solo per la questione della maturità sempre più tardiva menzionata a inizio articolo, non solo per quel fisico che, senza peccare in giudizi di autolesionista crudeltà come quello USTA, va migliorato; ma anche e soprattutto perché si trova in quella fase dove la convivenza con il proprio tennis si sta facendo simbiotica identità. Mosse sbagliate ora potrebbero segnare un'intera carriera. Soprattutto in un tennis che così poco lascia spazio alla libertà di espressione. Perché è facile parlare di pennelli, quando poi a dominare il gioco e a vincere le partite è la spranga. Nessuno gioca per la gloria estetica, ma per quella agonistica. Che passa per forza di cose dal risultato. La mancanza di vittorie potrebbe avvilirla e confonderla al punto tale da tentare di "consolidare" il proprio gioco: sarebbe una catastrofe.

Il suo è un tennis estremamente pensato e in costante bilico, come tutti i giocatori che s'immolano nella varietà.

Mi tornano in mente le parole del giovane Federer che Gianni Clerici cita in "500 anni di tennis", l'amarcord del suo primo incontro romano con lo svizzero: "So che lei apprezza il mio gioco perché lo trova fluido, variato, un alternarsi di lift e slice, un tennis a tutto campo, rete inclusa. Ma una simile varietà può essere anche uno svantaggio. Il talento rischia di diventare una trappola. La possibilità di scelta può confondere. E quel ch'è ancora più pericoloso è il narcisismo. Ci si compiace del colpo miracoloso, si ricevono applausi, si finisce per giocare per gli altri, per il pubblico: rischiosissimo".

Nella Townsend trovo la stessa saggezza giovanile, la stessa consapevolezza di dover condividere con un bagaglio tecnico profondamente diverso dalla norma odierna: "Quando ho iniziato a giocare a tennis, una delle prime cose che ho imparato è come fare le volee. Quindi questo è davvero ciò che so (fare). Quando sono nei guai durante le partite, la prima cosa che faccio è cercare una via verso la rete."

Parole che così estrapolate potrebbero essere mal interpretate e portare alla descrizione di una giocatrice che si limita ad attuare meccanicamente ciò che ha imparato, a dar sfogo ad un'identità impostata, l'unica che conosce. Ma la conclusione della riflessione fa ben capire che non è così: "Non è tanto per farmi sentire a mio agio. E' più una questione di dare tutta me stessa in quel tipo di gioco, abbracciarlo, e dire 'Ok, questo è ciò che so fare meglio'. Quindi penso semplicemente che debbo accettare il fatto che sono diversa e che gioco diversamente, abbracciare questo fatto con tutto il cuore. Fare questo, ma con intelligenza. Posso fare un sacco di cose con queste mani, e questo può essere un dono e una maledizione, talvolta. M'ingolosisco con certi colpi, mi dico 'oh, fammi fare questo!' quando non ne avrei bisogno."

Questa settimana, a 17 anni e 5 mesi, è n.277 del mondo. Alla stessa età Sloane Stephens, nella settimana del 16 agosto 2010, era 278. Più avanti l'altra grande promessa americana, Madison Keys: nel luglio 2012 era 175. Ma sono paragoni che tolgono semplicemente una curiosità, non proiezioni sensate.

Comunque queste prime esperienze sono state tutt'altro che fallimentari: nelle quali degli US Open ha demolito la tds n.11 Bernarova, ora oltre la 100a posizione mondiale ma 59 nel 2007, e soprattutto, a Indian Wells, ha sconfitto in tre lottati set la Hradecka, all'epoca n.57 del mondo.

Non solo: il suo gioco e personalità non stanno passando inosservati, tra le giocatrici più forti ed esperte. Basti pensare ad Andrea Petkovic: vittoriosa 63 60, come ricordato poc'anzi, nelle parole post-partita gli elogi furono tali da credere quasi che fosse stata lei a vincere solo tre game, non la giovane avversaria. "(quando le ho stretto la mano) Le ho detto 'Ragazza, diventerai grande fra un po' di tempo, ma per favore aspetta che mi ritiri prima" disse la Petkovic, ridendo "Davvero, sono seria. Lo penso sul serio. Amo quel tipo di giocatrice. Quando avevo 16 anni ero una semplice spara-palle senza scopo od obiettivo. Lei è differente. Ho proprio la sensazione che sappia ciò che fa. Ora come ora va un po' di qua e di là in campo, perché ha così tante opzioni quando colpisce la palla che di tanto in tanto va in confusione. Può giocare slice, può giocare una smorzata, colpire piatto o carico. Sarà una stella del tennis americano, se sistema un po' di cose, se si mette un po' in forma."

A conferma di quanto detto dalla tedesca, il video della sconfitta con l'Ivanovic. Un ko netto tanto quanto quello subito con la Petkovic, figlio di tanta insicurezza tattica data dall'età, di un dislivello ancora evidente in confronto con le top player, ma che non nasconde colpi eccezionali e una capacità di prendersi responsabilità nei momenti che scottano fuori dal comune. Guardare come annulla una palla break (a set ancora in equilibrio) per credere. Non si tira indietro, mai. E questa è la mentalità dei n.1 (non che questa sia sufficiente per diventare tale, naturalmente).

Dulcis in fundo, la spiegazione della foto copertina. Dovete sapere che la giovane americana - non si stupisce a crederlo - è tifosa di Federer. O quantomeno una forte ammiratrice. Tanto che, in trepidazione durante la partita che lo svizzero si complicò maledettamente con Wawrinka a Indian Wells, si fece portavoce dell'istinto collettivo degli appassionati che seguono Roger da dieci anni a questa parte: "E' un così grande giocatore, ma sento appunto che ha così tanto talento e sappia giocare le volee così magnificamente, che mi fa male non vederlo a rete. Gli "dico" 'per favore, vacci!" perché costruisce i punti così bene, e tutto ciò che devi fare sono un paio di passi avanti, chiudere il punto...e tutto è ok!"

Visione semplicistica, nel suo entusiasmo di neonata della racchetta, ma che il Dio del tennis abbia in gloria una ragazza che di questi tempi osa anche solo formulare certi pensieri.

 

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