"Donald Young non sarà mai un top-player" (Wertheim, Sports Illustrated)

15.10.2013

Nel "Daily Bagel" settimanale di John Werhteim su Sports Illustrated, torna nell'occhio del ciclone il tema del tennis americano maschile. Un movimento al palo da anni, che pochissimo ha regalato dopo gli ultimi "picchi" targati Andy Roddick e Mardy Fish (e le delusioni con i giganti deboli Isner e Querrey). Il columnist di SI risponde così alle domande dei lettori su Donald Young, Tim Smyczek e Jack Sock: al momento tra le tante, grandi promesse a stelle e strisce degli ultimi circolate negli ultimi cinque-sei anni, ma senza fatti e risultati concreti.

Si parte da Young, che pure aveva vissuto un periodo lontano dall'etichetta di eterno prospetto, quando nel 2011 raggiunse gli ottavi di New York, approdando anche alla n.38 mondiale: un periodo che poi è sembrato appartenere ad un altro giocatore quasi un anno dopo, quando arrivano ben 17 sconfitte consecutive, la terza striscia più lunga nell'era Open. Oggi un nuovo, possibile turning point: due Challenger consecutivi (Napa Valley e Sacramento), il ritorno in top 100 ad un passo, ma Wertheim è scettico: "Sperare che Young sia quello che era da junior è come pensare che un contorno di patatine e ketchup possa migliorare un piatto pessimo. Io sono triste, deluso, ricordo che Donald era un giocatore che prima di passare pro aveva fatto meglio di gente come Murray e Del Potro, oggi potrà avere più esperienza, gli incidenti di percorso ce ne sono sempre, ma forse nel suo caso sono stati un pò troppo. Non lo vedremo mai ad alti livelli".

Discorso simile (e impietoso) per gli altri: " Smyczek è n.91, andrà certamente nei primi due Slam il prossimo anno, e avendo avuto meno pressioni di Donald va anche bene: il problema è che lui ha 25 anni, e gli altri come Sock, Kudla ed Harrison, non hanno fatto progressi, anzi. E la verità e che non abbiamo under 25 nei primi 75 del ranking".

Davide Uccella