21/10/2013 12:21 CEST - WTA CHAMPIONSHIPS

Verso Istanbul: Aga e Vika, ex amiche unite da una nemica

TENNIS - Radwanska e Azarenka contro Serena Williams hanno più di un conto in sospeso. La polacca ci ha sempre perso, la bielorussa non riesce a batterla nelle grandissime partite. Per motivi diversi, il passo di qualità può arrivare solo superando l'americana. Riccardo Nuziale

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Serena Williams ride beata dopo aver vinto la semifinale 2012 di Wimbledon contro una qui inconsolabile Victoria Azarenka
Serena Williams ride beata dopo aver vinto la semifinale 2012 di Wimbledon contro una qui inconsolabile Victoria Azarenka
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AGNIESZKA RADWANSKA
Ranking attuale: n.4
Highlight 2013: Auckland, Sydney, Seoul (vittoria), Stanford (finalista)
Prestazioni Slam 2013: Australian Open (quarti), French Open (quarti) Wimbledon (semifinale), US Open (ottavi)
Bilancio vittorie-sconfitte 2013: 56-16
Bilancio contro Top 10 2013: 5-8
Prestazioni precedenti ai WTA: semifinale (2012), round robin (2011), riserva (2009, 2008)

Ha vinto tre titoli WTA, fatto finale in un altro, negli Slam è sempre arrivata alla seconda settimana negli Slam ed è saldamente tra le prime quattro giocatrici del mondo, con buone possibilità di superare la malconcia Sharapova. Eppure il 2013 di Agnieszka Radwanska è un mezzo fallimento. Perché di fatto non si è mossa di un millimetro, negli equilibri contro le prime della classe, subendo come sempre nette sconfitte negli scontri diretti contro Serena e Azarenka; perché sono troppe le sconfitte subite contro giocatrici di rango inferiore, sebbene mai troppo inferiore (Robson, Kirilenko, Cibulkova, Halep, Hampton); ma soprattutto perché - questo è il fatto ben più grave - in nessuno Slam ha perso contro una delle tre giocatrici che la guardano dall'alto verso il basso. In Australia ha ceduto con Na Li, a Parigi con Sara Errani, agli US Open ha compiuto un inspiegabile harakiri con la Makarova, giocatrice sì pericolosa sul cemento, ma non al punto da farsi travolgere dopo essere stata avanti 4-0 nel primo set. Su tutte ovviamente spicca la sconfitta di Wimbledon con Sabine Lisicki, giocatrice velenosissima sull'erba e quest'anno certamente in stato di grazia, ma una giocatrice con ambizioni di status di campionessa vera una chance come quella di questi Championships, con semifinali che la vedevano di tre categorie superiore alle altre contendenti, la deve divorare. Non l'ha fatto e questo fa crescere dubbi pesanti su Aga. Che gioca splendidamente, ma che non può più essere scusata da una seconda eccessivamente attaccabile e un gioco generale troppo leggero e passivo. Ad essere leggera, ora, è la sua presenza, consapevolezza e arroganza di campionessa. Status che accarezza da tempo, senza mai abbracciarlo.

L'anno scorso a Istanbul giocò due battaglie (quella persa con la Sharapova e quella vinta con l'Errani) per arrivare sfinita in semifinale contro Serena Williams, che di questi aiuti non ha certo bisogno. Tanto che nella loro ultima sfida, a Pechino, a lamentare problemi fisici è stata l'americana. Come no, è finita 6-2 6-2. E l'impressione ancora una volta è che la polacca s'intestardisca a opporre semplicemente un tennis atletico, eccessivamente passivo; attuare variazioni e un gioco propositivo contro Serena è difficilissimo, senza la doverosa pesantezza di palla, ma Aga (mi) dà la costante impressione che contro le giocatrici troppo più violente di lei non osi abbastanza. Sebbene il risultato sia poi stato il medesimo del primo set, a Pechino c'è stato un frangente in cui la polacca ha tentato di aggredire a suon di variazioni e discese a rete: un paio di esiti infelici e game persi l'hanno riportata verso la depressione e il gioco di rimessa da fondo, ma invece sarebbe quello il gioco che dovrebbe attuare costantemente contro Serena. A costo di uscire in bicicletta, perché quella è l'unico modo che ha per battere Serena. Non è vero che quest'ultima è inscalfibile, bisogna crearle dubbi con un tennis che non sente suo.

Quest'anno è finita nel gruppo più violento attualmente concepibile dal tennis femminile: per confermare la semifinale dovrà davvero usare il goniometro di cristallo, un mix perfetto di difesa strenua, variazioni e coraggio offensivo. Probabilmente è proprio questo equilibrio a mancare (impedendole quindi il salto di qualità definitivo) alla top player esteticamente migliore del mondo WTA.

HEAD TO HEAD CONTRO LE ALTRE PROTAGONISTE
Serena Williams 0-7
Victoria Azarenka 3-12
Na Li 5-6
Petra Kvitova 1-4
Sara Errani 2-7
Jelena Jankovic 4-1
Angelique Kerber 5-3


VICTORIA AZARENKA
Ranking attuale: n.2
Highlight 2013: Australian Open, Doha, Cincinnati (vittoria), US Open, Rome, Carlsbad (finalista)
Prestazioni Slam 2013: Australian Open (vittoria), French Open (semifinale), Wimbledon (secondo turno) US Open (finale)
Bilancio vittorie-sconfitte 2013: 42-7
Bilancio contro Top 10 2013: 8-3
Prestazioni precedenti ai WTA Championships: finale (2011), semifinale (2012), round robin (2010, 2009)

E' uscita in lacrime, non è ancora tornata. Perché ancora una volta, pur così vicina, è risultata così lontana. Un sapore ancora più disgustoso di quello lasciato dalla finale 2012, questo, perché a inizio terzo set sembrava davvero improbabile quello che poi sarebbe successo.

E' rimasta a New York, Victoria Azarenka, fingendo di palesarsi poi in Asia, a Tokyo e Pechino. Non era lei.

Sebbene non generoso a livello di titoli come il 2012 (dove vinse sei trofei), il suo è stato un 2013 ottimo: uno Slam, tre titoli complessivi, sei finali giocate e la certezza di essere una colonna portante della scena attuale.

Negli Slam si è confermata di grande costanza: ha bissato il titolo di Melbourne, sebbene con più di una polemica (nella semifinale con Sloane Stephens e nella finale con la Li l'argomento "infortuni" è stato protagonista, in modi diversi), ha trovato la prima semifinale al Roland Garros (ko con la Sharapova), confermando i grandi progressi sulla superficie che sente meno sua, la terra, e, dopo il ritiro nel secondo turno di Wimbledon, ha dimostrato ancora una volta di essere una giocatrice di prima grandezza sul cemento di Flushing Meadows. Una vittoria, una finale e una semifinale: ha in pratica duplicato i risultati 2012, con la differenza che la semifinale lo scorso anno fu raggiunta ai Championships, non a Parigi.

E' la più continua. Ma...dopo Serena. Eccolo, il problema. Sempre lei. Che la batte, anche in finale, anche in partite lottatissime, dimostrando di essere l'unica in grado di tenerle testa per un lungo periodo di tempo. Le battaglie di Doha e Cincinnati sono state tecnicamente di livello e dal grande impatto emotivo. Finali dove Vika ha dimostrato che sul cemento lei è più di una numero 2.

Ma appena il discorso si trasferisce in ambito Slam, la situazione cambia: di pochissimo, di un'inezia, le partite (almeno le ultime) sono sempre lottatissime, banchi di prova delle grandissime qualità agonistiche della bielorussa, che a New York due mesi fa ha saputo far suo un secondo set che profumava di carcassa. Il problema è che le perde. Tutte: otto sconfitte in otto scontri major.

Dopo i ko con Venus e Petkovic, Vika attribuì alla scarsa forma fisica la causa delle debacle. Che non fosse al top atletico era evidentissimo (addirittura niente grunting contro Venere!), ma l'impressione è che non avesse ancora smaltito lo schiaffo di New York.

A Istanbul sarà inizialmente un punto di domanda: che Azarenka vedremo? Difficile vederla uscire: sebbene gli head to head siano equilibrati, con Na Li vince da cinque partite di fila (2-0 nel round robin del Masters, 2011 e 2012), con la Jankovic da quattro. Con Sara Errani è avanti 6-1 e negli ultimi cinque scontri non ha perso un set.

Secondo i calcoli, insomma, la settimana dovrebbe cominciare nel weekend, speranzosa di incrociare la strada con voi sapete chi.

HEAD TO HEAD CONTRO LE ALTRE PROTAGONISTE
Serena Williams 3-13
Agnieszka Radwanska 12-3
Na Li 6-4
Petra Kvitova 2-4
Sara Errani 6-1
Jelena Jankovic 5-3
Angelique Kerber 3-0

Riccardo Nuziale

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