03/11/2013 17:12 CEST - FED CUP

Quarta Fed Cup italiana in 7 anni in un clima di esaltazione

TENNIS - E' finita come doveva, 4-0, la finale vinta da Errani, Vinci, Pennetta e Knapp sulle riserve russe. Le dichiarazioni del vero vincitore: Angelo Binaghi. Tante sviolinate, molta retorica, ma brave le azzurre. Da Cagliari, Ubaldo Scanagatta

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La squadra italiana di Fed Cup festeggia il quarto trionfo
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“Dai Sara che così andiamo al Poetto!”. E’ stato il grido, applauditissimo, di uno spettatore che voleva incoraggiare la Errani a non regalare nulla e a far presto.

E lei gli ha dato retta, altroché. C’è infatti voluto meno di un’ora per sbrigare la terza pratica. Sara Errani non ha incontrato mezzo problema per superare con un significativo 61 61 una Kleybanova che è purtroppo l’ombra della tennista che era salita fino a n.20 del mondo nel 2011. Oggi è n.186 e forse per come si muove non vale neppure quella classifica. Ma ha vinto ben altre battaglie, nella sua vita martoriata da un male che poteva metterla k.o. per sempre, e quindi credo che si riprenderà.

Come premessa, ad un match che di fatto non c’è stato, va detto che Arcangelo Binaghi - così l’ha ribattezzato il principale giornale della regione - l’ha prima di tutto indovinata alla grande con il tempo: spettacoloso. 27 gradi, cielo azzurro, un sole magnifico, caldo, da stare in maglietta, da abbronzatura e da cappellino (se uno ha la pelata).

Anche per quanto concerne l’organizzazione niente da dire se non fare i complimenti a chi se ne è occupato. Dopo tutte le riserve che l’ITF aveva espresso all’epoca in cui la FIT aveva designato Cagliari come sede prediletta - d’altra parte quale ente regionale avrebbe garantito un contributo di 600.000 euro di questi tempi? - nell’isola si sono moltiplicati gli sforzi per organizzare il tutto al meglio e va detto che ci sono riusciti.

Salvo uno dei due tabelloni segnapunti sul campo centrale che ha fatto i capricci, tutto il resto - per quanto ho potuto accorgermi…alcuni colleghi avevano un pass con più accessi di quello che è stato dato a me, quindi sono potuti andare ovunque con il gli accessi n.1-3 e 7 (non mi pare corretto citare quali siano, ma vi assicuro che erano diversi), io il 7 non l’avevo e alla tribuna dirigenti-sponsor e non so dov’altro non ho potuto avvicinarmi: ecco questa è una discriminazione che se fossi stato un dirigente Fit non avrei fatto, una figuruccia evitabile, no? - mi sembra abbia funzionato molto bene. Anche le connessioni internet, tallone d’Achille a Roma durante gli Internazionali, hanno funzionato bene. Sarebbe opportuno che in avvenire funzionassero anche nelle tribune stampa, oggi che tutti lavoriamo ormai anche con i social network, twitter, facebook ed abbiamo necessità di restare continuamente connessi: speriamo che prima o poi si arrivi anche a quello.

Ma eventuali problemi dei giornalisti a parte, la priorità era soddisfare il pubblico e l’obiettivo è stato raggiunto. Alla fine, soprattutto dopo il match-passeggiata vinto dalla Errani sulla Kleybanova - che molto agile non era nemmeno quando era in forma, perché il suo fisico è sempre stato pesante - credo ci si debba paradossalmente rallegrare per il fatto che…Roberta Vinci abbia giocato decisamente male il suo match d’apertura contro Alexandra Panova. Una partita piena di suspense l’abbiamo vissuta. Una che valeva il prezzo del biglietto a prescindere dalla cornice.

Addirittura - anche se nessuno oserà mai dirlo - se Roby Vinci l’avesse persa la domenica di tennis sarebbe stata più interessante. L’Italia, tanto, avrebbe vinto ugualmente questa Fed Cup. Hanno fatto bene gli organizzatori ad insistere perché si giocasse almeno il doppio, anche se aveva il sapore di un’esibizione. La voglia di vedere tennis per quanti avevano pagato il biglietto era tanta che parecchi sono rimasti a vederlo e quando è stato annunciato che mezzora dopo la conclusione del singolare della Errani si sarebbe giocato il doppio c’è stato un grosso applauso.

Adesso, senza cadere nella retorica che ieri è stata diffusa a piene mani fin da troppi media - quante volte ho sentito dire, da dirigenti e colleghi “le ragazze italiane vincono perché giocano con il cuore!”, come se le altre giocassero senza - va certo festeggiata una quarta Fed Cup che, a prescindere dal tipo di formazioni che si battono in finale, costituisce comunque la più importante manifestazione tennistica femminile a squadre esistente. Campionati del mondo? Mah, io non considero campionato del mondo la Davis, che pure viene più rispettata dai giocatori di quanto non lo sia la Fed Cup dalle giocatrici e dalle rispettive federazioni, quindi sentir dire ”Siamo campioni del mondo” mi fa uno strano effetto.

Capisco che se lo giocassi io, o lo giocasse e vincesse mia figlia, difficilmente resisterei alla tentazione di chiamarlo così, soprattutto nell’ambito di un panorama sportivo semi-depresso. E penserei forse che chi non si sentisse di gridare a pieni polmoni: “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo” - come avrebbe detto Nando Martellini quando vincemmo il mondiale di calcio dell’82 - potrebbe esser tacciato di invidioso, rosicone (parola divenuta di gran moda) e quant’altro.

Diciamo che preferisco in genere un low-profile perché non sono un politico. Binaghi ha appena detto al compiacente microfono di Fabbretti e della Grande “Siamo diventatiuna superpotenza mondiale”.  
Al che dopo una serie di assist di Fabbretti “Quattro Fed Cup non si vincono per caso, se ci si arriva vuol dire che c’è tutto un grande lavoro dietro, che la Dedertennis ha lavorato bene e creato le premesse per tutti questi successi”, cui Binaghi rispondeva professando un’umiltà che magari fa sorridere chi lo lo conosce meglio :“Noi conosciamo le regole del gioco, sappiamo che se perdiamo è colpa della Federtennis, se vinciamo è merito delle giocatrici e del capitano”, e dopo una citazione del sempre politically correct Giovanni Malagò “E’ una vittoria che fa bene a tutto il nostro sport”…  Rita Grande ha voluto aggiungere l’ultima perla:  “Io non ho avuto la fortuna di avere un presidente come lei che ha messo a disposizione delle nostre ragazze tutto e di più…voi ci avete creduto dall’inizio e quando avete avuto in consiglio federale la Pennetta prima e la Santangelo oggi le avete ascoltate…a noi non ci ascoltava nessuno”.

Di fronte a tali e tanti complimenti perfino l’Arcangelo Binaghi si è sentito quasi in imbarazzo. “No, il merito è di Barazzutti, il miglior capitano della storia del nostro tennis. Abbiamo avuto fiducia in lui anche quando magari i risultati in campo maschile non arrivavano…ed è stata ripagata dai risultati. Abbiamo gente seria che lavora con noi…” E cita Graziano Risi, Sergio Palmieri, Renzo Furlan.

Poi passa a parlare del tennis maschile, “Ci sono nazioni che hanno avuto grandi campioni, la Svizzera di Federer, il Belgio di Henin e Clijsters senza avere alle spalle grandi federazioni…il campione pouò nascere dovunque. Noi pensiamo solo che alzando il livello medio avremo più chances di trovare questo campione”.

Dopo di che grandi elogi per Fabio Fognini: “Può arrivare tra i primi 10 del mondo, ci sono ottime premesse per l’anno prossimo, ha un coach che lo ha impostato bene…e con Andreas possono fare bene in Coppa davis. Per due palle non abbiamo battuto il Canada…”

Poi la Grande ha suggerito al presidente di creare un centro di allenamento preparatorio pre-Australian Open in Sardegna e Binaghi ha allora sottolineato come adesso “La Sardegna sia molto più vicina di sempre al resto dell’Italia, con i voli a 70 euro da Milano e le stesse tariffe per tutti gli italiani come quelle fino a ieri riservate ai sardi…”

Insomma, clima di grande esaltazione, favorito da assist di ogni tipo. Per carità, è normale che un dirigente tiri l’acqua al proprio mulino. Binaghi ha fatto del suo meglio. Aveva convinto il presidente della Regione Cappellacci che questo era un grandissimo evento, è riuscito a farsi dare il massimo dei contributi possibili, dopo di che però se l’è giocata bene. Del resto, come scrissi tempo fa, se la Regione Sardegna può disporre di un fondo speciale di 16 milioni di euro per consentire alle sue squadre in tutti gli sport di affrontare trasferte per i campionati altrimenti troppo onerose, se ha emanato un'altra legge per poter dare 400.000 euro per organizzare un concorso ippico di non straordinario livello, 600.000 euro per una gara di motocross (idem) un 600.000 o 800.000 (non ricordo bene quel che avevo scritto…verificate voi) per un rally che si corre nel nord della Sardegna, anche i 600.000 euro “strappati” per questa finale di Fed Cup non rappresentano uno scandalo. Ciò anche se magari i lavoratori licenziati dell’Alcoa forse non la pensano così. Ma non si può uscire sempre dal seminato, quando si parla di tennis.

Io vi lascio adesso, mentre in questo momento dopo Fratelli d'Italia risuonano dal campo centrale di Monte Urpinu le note dei Queen e di Freddy Mercury con il celeberrimo “We Are The Champions”, e con la Schiavone che insegue tutto e tutti per annaffiare chiunque gli capiti a tiro, giocatrici e dirigenti (solo Giovanni Malagò è riuscita a intimidirla un pochino).

Per finire mi pare quantomeno giusto sottolineare la bravura e la compostezza delle ragazze italiane: se sono arrivate in 3 su quattro tra le top-ten, se Sara Errani è stata per il secondo anno una top-ten, se Roberta Vinci è lì che bussa alle porte della top-ten da mesi, se Flavia Pennetta è sempre sulla breccia ed ha dimostrato all'US open di essere ancora competitiva, se anche la trentatreenne Schiavone non è per nulla rassegnata ad una carriera di comprimaria dopo aver conquistato un Roland Garros nel 2010  ed una finale l'anno successivo - se ha una classifica ancora modesta va detto che ha avuto un sacco di sorteggi sfortunati - questi risultati non sono un bluff. Sono risultati importanti. E tutti gli appassionati italiani devono dire loro un grazie grande così per i sacrifici che hanno fatto e continuano a fare. Dopo tanti, tanti anni. Al grazie di tutti gli italiani si aggiunge anche quello di Ubitennis e del suo direttore.

Errani b.Kleybanova 6-1, 6-1
Pennetta e Knapp b. Kromacheva-Gasparyan 4-6 6-2 10-4

da Cagliari, Ubaldo Scanagatta

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