30/11/2013 12:45 CEST - Interviste

Ivanisevic: come spaccare racchette ed essere felice

TENNIS - "Non c’è niente di sbagliato nel rompere una racchetta" dice Goran Ivanisevic a Tennis Space. "Se hai questo tipo di talento puoi spaccarne una ovunque, io lo posso fare perfino sull’acqua, ho una dote speciale". Il suo consiglio principale è: “Ignora i buu del pubblico quando lo fai, è la tua racchetta e puoi farne ciò che vuoi". Ruggero Canevazzi

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Fognini racchetta sfasciata
Fognini racchetta sfasciata

In un mondo del tennis dominato dal fair play e dal politically correct, personaggi del calibro di Ernest Gulbis, con i suoi eccessi e i suoi capricci, costituiscono un elemento di rottura essenziale per movimentare certe discussioni e rendere frizzante un circuito altrimenti denso di spettacolo in campo ma privo di picchi di follia.

Diverso era nel passato più o meno recente, quando Jimmy Connors cancellò il segno di palla in campo in faccia a un basito Barazzutti, John McEnroe deliziava il pubblico sia col suo tennis che con le sue intemerate verso i giudici di sedia (il leggendario “You can not be serious!” ma non solo), Marcelo Rios concorreva seriamente come tennista più cattivo di sempre (indimenticabile l’episodio del bimbo che alla fine di un match gli chiede l’autografo e lui non solo glielo nega, ma gli rompe la matita! Sì, è successo davvero). In questo contesto, non si può dimenticare il rapporto quasi sadomaso tra Goran Ivanisevic e le sue malcapitate racchette, oggetto prediletto di sfogo mediante distruzione tra un punto e l’altro dal campione di Spalato.

The Tennis Space riporta a tal proposito alcune dichiarazioni dello stesso ex giocatore sull’argomento, di fatto una vera e propria apologia della devastazione dello strumento. “Ignora i buu del pubblico quando lo fai, è la tua racchetta e puoi farne ciò che vuoi. Inoltre, quando lo voglio fare lo faccio, me ne scordo un attimo dopo, prendo una nuova racchetta dalla mia borsa e il match va avanti. Se hai questo tipo di talento (sì, lui parla proprio di talento!), puoi spaccare la racchetta su ogni superficie, io lo posso fare sull’acqua (ti prego Goran, facci vedere come!), ho una dote speciale, non c’è proprio niente di sbagliato nel rompere una racchetta da tennis. L’unico errore che puoi fare è spaccarla e poi pensarci sopra, perdendo concentrazione e quindi il game successivo. Ma se stai calmo, prendi un’altra racchetta e continua a giocare. Se vuoi, rompi due racchette! Ma assicurati di non distruggere tutte le racchette della tua borsa: io sono la prima persona ad aver perso un match perché avevo esaurito tutte le racchette (è successo nel 2000 al Samsung Open di Brighton). Non nego che mi sentii stupido, l’arbitro scese in campo e mi chiese cosa doveva fare, io gli risposi “Non lo so, sei tu il giudice” e mi squalificò. In ogni caso, se vuoi rompere la racchetta e sai di averne altre sette o otto con te, fallo e basta. La gente ti fischia quando lo fai ma poi si lamenta che il tennis è noioso, che mancano personaggi: dovrebbe decidersi e dire cosa preferisce!”.

Ora, l’argomento è meno immediato di quel che sembra: da una parte chi pensa che gli spacca-racchetta sono degli stupidi senza controllo, che lo fanno perché se lo possono permettere, ricchi montati con la racchetta peraltro pagata dagli sponsor (Toni Nadal ha sempre dato come regola a Rafa di non buttare mai la racchetta per terra pena la fine dell’allenamento, perché mancherebbe di rispetto a chi la racchetta non se la può permettere), dall’altra chi ritiene che sì, non sarà un bel vedere, ma almeno denota la voglia di reagire a un punto o una situazione di gioco infelice. Poi c’è il terzo partito, ossia coloro che hanno un debole per gli scavezzacollo e non baratterebbero una vittoria “ordinata” del loro beniamino per un loro show in campo.

Già, perché Goran Ivanisevic e Marat Safin avranno pure vinto meno di quello che avrebbero potuto, ma hanno regalato con i loro alti e bassi, comportamentali e no, più goduria di molti altri a chi intende il tennis come spettacolo in senso lato, non solo in funzione del tocco vellutato o del recupero impossibile. Perché diciamocelo, Roger Federer regala magie in campo e il suo comportamento da signore è un esempio per i più giovani e non, ma le frasi di Gulbis (“non capisco chi esce la sera e non si ubriaca”), le sparate di McEnroe e le racchette di Goran fanno sganasciare dalle risate.

Ruggero Canevazzi

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