08/12/2013 22:01 CEST - Personaggi

Le 16 stelle WTA: Sloane Stephens, tra potenza e controllo

TENNIS – In una stagione per lei caratterizzata dai match contro Serena Williams, Sloane Stephens si è distinta soprattutto negli Slam. Ha iniziato l'anno da giovane promessa e l'ha concluso sfiorando l'ingresso al Masters. Ma ha mancato qualche occasione di troppo. AGF

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Sloane Stephens
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Forse farei meglio a non dirlo, perché non depone a mio favore, ma voglio essere sincero: non mi ricordo quale sia stata la prima partita che ho visto giocare da Sloane Stephens. Ulteriore aggravante: data l'età di Sloane, non può che trattarsi di un match recente; eppure non riesco a recuperarlo dalla memoria.
Ho invece il chiaro ricordo di averla seguita (in tv) al torneo di Roma 2012 sapendo già, più o meno, come giocava; significa quindi che ci dovevano essere dei precedenti, che però non mi avevano colpito particolarmente.

Mi rendo conto che sarebbe stato più accattivante poter iniziare l'articolo con il racconto di una folgorazione: vedi un giocatore nuovo e immediatamente pensi di aver incontrato qualcuno che, se non sarà proprio un predestinato, mostra quantomeno qualcosa di speciale. Ma non è stato così.

A mia parziale scusante posso solo dire che Stephens ha alternato sino ad oggi partite di grande livello a match giocati con poca intensità e persi piuttosto malamente. Insomma: esibizioni memorabili, ma anche partite da dimenticare.

Forse gli alti e bassi derivano dall'impatto con il circuito professionistico WTA: sempre in viaggio, lontane per mesi da casa, e quasi ogni giorno un match da affrontare con giocatrici che per una esordiente sono praticamente tutte nuove (mai affrontate) e in maggioranza ben più esperte e smaliziate.

Non mi sorprende quindi che la continuità non sia ancora un punto forte del suo tennis, ma in compenso sembra avere già imparato a dare il meglio nelle occasioni importanti. Non per niente ha l'inusuale record di aver fatto più strada negli Slam che nei tornei WTA: Stephens, ventenne nata in Florida (20 marzo 1993) ha infatti al suo attivo come migliori risultati una semifinale agli Australian Open e un quarto di finale a Wimbledon; meglio cioè delle semifinali raggiunte in tornei International WTA (la categoria più bassa WTA: con tre vittorie si arriva in semifinale).

Il match che ha portato in prima pagina Sloane è stato il quarto di finale degli Australian Open 2013 in cui ha sconfitto Serena Williams in un drammatico confronto. Non entrerò nel dettaglio di quella partita, troppo ricca di eventi che richiederebbero di essere raccontati per esteso per poterla valutare correttamente.
Chi fosse interessato ad approfondire può recuperare gli articoli di Ubitennis, o rivedere tutto il match, reperibile in questo prezioso sito.

Vorrei invece considerare la relazione Stephens - Serena per fare un ragionamento più articolato. Non tanto per dire se sia o meno la nuova Williams; sotto questo aspetto il discorso si risolve in tre parole: non lo è (tennisticamente parlando); e non lo è perché ha ben poco in comune con Serena come giocatrice.

No, l'aspetto interessante della loro relazione è che la giovane Sloane è riuscita nel giro di una stagione (in tre match) a porsi, secondo me, come una credibile avversaria di Serena. E' poco? Penso sia un risultato straordinario. In questo momento Serena è il punto di riferimento del circuito femminile: il benchmark, come va di moda dire oggi.

E in quanto punto di riferimento con cui valutare il valore delle giocatrici, Serena ha spesso ridimensionato senza appello le candidature a “grandi”, avanzate da tenniste che avevano cominciato a farsi notare per i loro risultati: sì certo, brave, ma quando arriva la Williams raccolgono briciole. In realtà sono ben poche le giocatrici che non rischiano di perdere di credibilità contro di lei: nemmeno tutte le top ten sono in grado di proporsi per una partita interessante.

Invece sin dal loro primo incontro di Brisbane, Stephens ha mostrato di sapere tener testa al gioco di Serena. Suggerisco di seguire con attenzione questo game che, secondo me, nel suo piccolo ha qualcosa di storico.

A parte l'ace (che è comunque un segnale di personalità) la maggior parte delle altre giocatrici avrebbe probabilmente perso gli scambi giocati, specie quelli sulla seconda di servizio. Invece Sloane fa tre cose fantastiche (due prodezze in uscita dal servizio più un dritto lungolinea), vince il game e la partita rimane in equilibrio.

Credo che una giocatrice esperta come Serena impieghi poco ad inquadrare chi ha di fronte. E penso che questo game sia stato il segnale che le ha fatto capire che la “ragazzina” era una giocatrice tosta. Un'avversaria degna. Controllatissima e silenziosa in campo, Sloane ha comunicato a modo suo, dopo diciotto minuti di gioco: “Io ci sono; non sono di quelle che contro di te hanno già perso la partita prima di scendere in campo”.

E se Sloane ha mostrato che non le manca il carattere, bisogna dire che può permetterselo anche perché ha molte armi a disposizione. Non è altissima: fisicamente è un metro e settanta di elasticità e scatto. Ed è davvero rapida, molto rapida. In difesa ci si accorge di quanto sia veloce quando deve inseguire certe palle laterali: sembrerebbe già un'impresa riuscire ad agganciarle con un taglio difensivo; e invece trova ancora il tempo di giocare il top spin, addirittura incrociandolo con il movimento di polso.

E' capace di tirare forte: sia con il servizio che con il dritto; un colpo del quale ancora non credo di aver capito quali siano i suoi limiti: tiene magari una velocità di crociera medio alta, e all'improvviso può uscirsene con dei missili senza preavviso. In sostanza Sloane mostra di avere più forza di quello che la sua taglia farebbe forse presumere. Di rovescio è meno incisiva, in compenso sa giocare sia il colpo in top che il back. In risposta può essere in grado di compiere grandi prodezze, ma le alterna ancora con errori evitabilissimi su battute normali.

Se penso a quante volte è riuscita a respingere la risposta killer di Serena sulla sua seconda di servizio, mi trovo obbligato ad inserirla a livello delle migliori sul terzo colpo dello scambio: in uscita dal servizio ha mostrato capacità straordinarie.

A mio avviso un aspetto da migliorare nel gioco da fondo è la tendenza a sbagliare sulle palle senza peso: sembra faticare meno sulle palle ad alta velocità che su quelle da spingere in prima persona. Credo che gli errori arrivino non perché le manca la forza di caricare il colpo, ma perché tende a perdere il tempo sulla palla, più lenta del solito. Infine a rete ha già mostrato di essere una delle poche capaci di dare il giusto taglio alla palla per controllare la volée.

Ci sono grandi pregi nel suo gioco, ma credo che per dare una corretta valutazione del suo valore attuale non si possano dimenticare anche le debolezze: a parte un match  contro Cibulkova e quello di Melbourne contro Serena, ha sempre perso contro le top 20.

E poi c'è l'aspetto tattico: tende a iniziare i match con un atteggiamento piuttosto passivo; quando il palleggio si allunga e viene meno l'influenza dei colpi di inizio gioco, il più delle volte è la sua avversaria che finisce per prendere il comando delle operazioni; troppo spesso Stephens si accontenta di rimanere nello scambio, in attesa dell'errore altrui senza ricerca del vincente.

Una impostazione che in diverse occasioni l'ha portata sull'orlo della sconfitta. In molti casi quando si è trovata con le spalle al muro è però riuscita a ribaltare a suo favore la partita cambiando drasticamente atteggiamento: aumentando la velocità di palla, i rischi e i vincenti.

Può darsi che io sbagli nell'analisi, ma al momento mi risulta abbastanza incomprensibile la predilezione per una impostazione tattica prudente. Forse è una questione caratteriale, ma se così fosse, a mio avviso dovrebbe lavorarci sopra perché non credo che il gioco di contenimento sia quello che valorizza al massimo le sue caratteristiche.

Dicevo dei notevoli risultati a livello Slam: nel 2013 è uscita tre volte su quattro per mano della futura vincitrice del torneo e una volta della finalista (Roland Garros).

Quello che i database non riporteranno è che sia a Melbourne che a Wimbledon Sloane ha dovuto fronteggiare controverse interruzioni di gioco. A Wimbledon contro Bartoli ha cominciato a piovigginare quando nel primo set stava servendo sul 4-5 40-40. Mentre sugli altri campi gli arbitri prima di sospendere facevano proseguire per il tempo necessario a chiudere il game, il giudice di sedia del suo campo non è stato in grado di rimandare a giocare Marion, che si era portata sotto il seggiolone a discutere, sostenendo che bisognava fermarsi immediatamente.

Nel frattempo il tempo passava, e la pioggia aumentava: sino a che la sospensione è diventata inevitabile. Al rientro dopo un paio d'ore, la ripartenza da una situazione di punteggio tanto rischiosa per Sloane si è rivelata fatale: break subìto e set perso.

A Melbourne contro Azarenka si è probabilmente creato un precedente regolamentare: se non ho capito male, è stato introdotto il concetto di Medical Time Out accordato (a Vika) per ragioni psicologiche, quando nel secondo set dopo l'annullamento di cinque match point sul 3-5, Stephens pareva aver girato l'inerzia del set.

Ad ognuno il proprio giudizio su queste decisioni: personalmente non sono convinto che i giudici di sedia avrebbero agito allo stesso modo se al posto della giovane Stephens si fossero trovati davanti una giocatrice come Serena o Sharapova.

Insomma, la sua carriera professionistica è molto breve, ma ha già nel curriculum partite degne di essere raccontate. Sloane ha cominciato a sperimentare le malizie delle avversarie, e probabilmente non ha ancora del tutto imparato a non soffrire atteggiamenti che pure sono comuni nel circuito attuale.

E' una giocatrice ancora in formazione, piena di qualità ma con una identità da sviluppare completamente; eppure è stata in grado di raggiungere il numero 12 del mondo e lottare fino all'ultimo per un posto al Masters: per quanto mi riguarda sarà senz'altro nella lista delle osservate speciali per la stagione 2014.

AGF

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