12/12/2013 11:33 CEST - Personaggi

Le 16 stelle WTA: Caroline Wozniacki al bivio

TENNIS – Dopo i picchi del 2010-2011 per il secondo anno consecutivo Caroline Woazniacki ha concluso la stagione al decimo posto del ranking. Dopo diversi passaggi di allenatore, per il 2014 ha annunciato la collaborazione con Thomas Hogstedt, ex coach di Li Na e Sharapova. Cambierà qualcosa? AGF

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Caroline Wozniacki (foto di Art Seitz)
Caroline Wozniacki (foto di Art Seitz)
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Le tenniste giocano durante l'anno molte partite: se le cose non vanno proprio male (e allora sono tante le sconfitte premature), le più forti disputano 50-70 match all'anno, se non di più. Ma durante la stagione non tutte le situazioni sono uguali, i palcoscenici e le avversarie sono differenti. Nel tennis contemporaneo i tornei dello Slam sono il punto di riferimento degli appassionati e per questo si finisce per ricordare specialmente alcune partite rispetto ad altre.

Se ripenso a quelle giocate da Caroline Wozniacki negli Slam negli ultimi due anni, a me innanzitutto vengono in mente queste tre: Wimbledon 2012 (Tamira Paszek), Australian Open 2013 (Svetlana Kuznetsova), US Open 2013 (Camila Giorgi).  In tutti e tre i casi i match si sono risolti per Wozniacki con sconfitte in tre set. In tutti e tre i casi il palcoscenico era il più prestigioso possibile: il campo centrale dei rispettivi Major.

Agli Australian Open Wozniacki aveva di fronte Kuznetsova, che l'ha sconfitta esibendo un repertorio di colpi incontenibile, con un gioco di volo come raramente si è visto negli ultimi tempi, e con una qualità tecnica talmente superiore da sembrare impietosa nei confronti di Caroline. Incostante e umorale, la Sveta di oggi è una giocatrice sempre straordinariamente talentuosa: è un piacere seguirla nelle giornate di vena senza pretendere di farci troppo affidamento, ma in quelle giornate possono essere dolori per chiunque.

Molto simili e per tanti aspetti più allarmanti per Wozniacki le altre due partite. A Wimbledon 2012 con tutto il resto del torneo fermo per pioggia e con gli occhi degli appassionati concentrati sull'unico campo agibile (il Centrale a tetto chiuso) Wozniacki aveva perso un match contro una giocatrice più giovane di lei, Tamira Paszek, che nei momenti importanti aveva saputo prendere in mano il gioco conquistandosi i punti decisivi.

Più recente il ricordo di Flushing Meadows 2013 (nella sessione serale dell'Arthur Ashe Stadium): anche in quel caso la sconfitta è arrivata per mano di una giocatrice più giovane e più intraprendente. E con il pubblico progressivamente schierato a favore della quasi sconosciuta Camila Giorgi, fino a sostenerla apertamente nelle fasi conclusive.

Ecco: se sei una giocatrice che ha passato 67 settimane in cima al mondo, sei ancora giovane e molto popolare, questo tipo di sconfitte deve essere durissimo da digerire. Perdere a soli 23 anni da una di 21, proveniente dalle qualificazioni, numero 136 del mondo, e con lo stadio che decide di sostenerla: sono situazioni che sembrano fatte apposta per raccontare il tramonto di una giocatrice.

D'altra parte nel caso di Wozniacki, tutto si può dire tranne che queste sconfitte non fossero se non proprio prevedibili, quanto meno paventate. Perché Caroline ha intrapreso una involuzione che sembra senza rimedio. Ormai i problemi che la riguardano sono stati affrontati e sviscerati da tempo:

- Primo problema: come mai negli Slam non riesce a confermare i risultati dei tornei WTA?
Il problema di Caroline vale in realtà un po' per tutte le giocatrici di difesa. Sono ormai molti anni che nei tornei dello Slam femminili vincono solo le attaccanti. A mio avviso la ragione dipende dal fatto che nelle donne si gioca sempre due set su tre, ma nei tornei Slam l'impegno è una volta ogni due giorni. Quindi, al contrario che per gli uomini, i Major femminili sono fisicamente meno faticosi di un normale Premier.
Con il giorno di riposo è raro che il turno precedente rimanga nelle gambe delle giocatrici. Le attaccanti si presentano di conseguenza più brillanti e possono praticare al meglio il loro tennis ad alto rischio rispetto ai tornei che durano una sola settimana, e che finiscono per favorire il gioco più prudente delle difensiviste.

- Secondo problema: come mai Wozniacki ha così tante difficoltà con il dritto?
Qui le risposte sono, per quanto mi riguarda, meno chiare; e forse anche la stessa Caroline deve avere delle incertezze a individuarne i motivi. Una cosa mi sembra però abbastanza assodata: non le ha fatto bene il cambio di racchetta che ha deciso di compiere alla fine del 2010, quando è passata dalla Babolat alla Yonex. Ed essendo passata ad una azienda che produce telai di forma riconoscibile, ha dovuto effettivamente cambiare attrezzo, senza potersi limitare all'escamotage della  modifica di colorazione (mantenendo in realtà la vecchia marca). Salvo poi pentirsi e tornare indietro (credo anche pagando una penale), smentendo così anche le dichiarazioni un po' superficiali con cui aveva spiegato il primo cambio: “Posso giocare a tennis anche con una padella”.

Personalmente considererei già un buon progresso se si tornasse a vedere la tennista capace di spingere di dritto con tutto il corpo una palla colpita con il giusto anticipo, e non più la giocatrice timorosa che nei momenti di difficoltà usa quasi sempre lo stesso espediente tattico per giocare il minor numero di dritti possibile: l'immediato cambio di gioco attraverso un dritto lungolinea a parabola alta, che spesso consente all'avversaria di accelerare con l'incrociato.

- Terzo problema: come mai Wozniacki non riesce ad uscire da un gioco così rinunciatario? Questa è la domanda delle domande, e i recenti, frequenti cambi di allenatore sembrano confermare quanto la risposta sia difficile da trovare. Forse perché per quanto cerchi di rivolgersi altrove, alla fine sembra sempre che emerga come riferimento la figura di partenza, vale a dire quella di suo padre.

Se gli ultimi anni di carriera, sportivamente parlando, sono stati di crisi, non è stato altrettanto se prendiamo in considerazione la professionista dello sport. Dal 2010-11 Caroline Wozniacki compare nella top ten della classifica di Forbes, cioè la rivista che ogni anno stila l'elenco delle dieci atlete più pagate al mondo: a seconda degli anni è più o meno vicina alla leader Maria Sharapova, ma sempre con cifre assolutamente ragguardevoli ($12,5 milioni, $13,7 mil., $13,6 mil.).

E anche nel 2013 le cose sono andate allo stesso modo. Caroline ha vinto solo il torneo International di Lussemburgo: la classifica WTA non è più scintillante come due anni fa, mentre per quanto riguarda Forbes la posizione economica è sempre molto florida. Forse è solo una mia congettura, ma il fatto che un rendimento relativamente basso consenta ugualmente alti guadagni potrebbe non aver invogliato il team Wozniacki a cercare strade differenti con reale convinzione.

Per il 2014 è arrivato Thomas Hogstedt, il coach che in passato ha seguito Li Na e Maria Sharapova. Riuscirà ad essere Hogstedt l'uomo della svolta? In attesa della risposta credo che un aspetto vada sottolineato: Wozniacki non è sempre stata la giocatrice così passiva dell'ultimo periodo. Trovo estremamente significativo questo match, disputato nel gennaio 2009 a Sydney, in cui una Caroline diciottenne affronta Serena in modo molto più propositivo e coraggioso di quanto non abbia fatto negli anni successivi.

Il servizio è buono, il rovescio incisivo (quello è il “suo” colpo, ed è quello che l'ha tenuta a galla nei momenti più bui), il dritto penetrante quanto basta da consentirle di giocare simmetricamente, ottenendo anche dei vincenti.

Più che discreta anche in risposta, con un fisico abbastanza veloce e soprattutto resistentissimo; una vera maratoneta del tennis da non sfidare mai sulla tenuta alla distanza, perché difficilmente sarebbe la prima a cedere.

E se a rete c'è moltissimo da lavorare, una cosa mi sento di dire: Caroline ha la dote straordinaria di capire in anticipo il gioco avversario come poche. Anzi, forse come nessun'altra. Se Wozniacki riesce ad essere così forte in difesa anche se non è la tennista più veloce o più agile del circuito, secondo me lo deve proprio alla speciale capacità di prevedere le intenzioni di chi ha di fronte. Troppe volte durante i suoi match capitano situazioni come questa perché si possano ritenere colpi di fortuna. E' una preziosa qualità tennistica da cui provare a ripartire.
 

 

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