30/12/2013 15:43 CEST - ATP

Revival 80-90: Edberg, Becker, Lendl...è tennis d'antan!

TENNIS - La partita non è più sul campo ma in tribuna. E' scoppiata la leggenda mania: Federer con Edberg, Djokovic con Becker, prima ancora Murray con Lendl. Aspettando McEnroe o Wilander, si è scoperta una nuova moda. Stefano Pentagallo

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Stefan Edberg e Boris Becker
Stefan Edberg e Boris Becker

La partita non è più sul campo ma in tribuna. E' scoppiata la leggenda-mania: numeri 1 del passato al servizio dei numeri 1 del presente, o con l'ambizione di diventarlo. La notizia dell'inizio di collaborazione tra Roger Federer e Stefan Edberg è soltanto l'ultimo tassello d'un puzzle che ha visto precedentemente Novak Djokovic ingaggiare Boris Becker. Antesignano in tal senso è stato Andy Murray, primo dei big ad affidarsi alle cure di un grande ex della racchetta: un tale Ivan Lendl, tornato al primo amore dopo diciassette anni d'assenza dal circuito in cui s'è dedicato a famiglia e golf. Assunto per superare le ansie da Slam dovute a tre finali perse (Us Open 2008; Australian Open 2010, 2011) in quattro anni, Lendl ha saputo plasmare dritto e carattere di Murray, portandolo a vincere i suoi primi due major, Us Open e Wimbledon, non prima d'aver subìto una quarta cocente delusione, con tanto di pianto, a Wimbledon nel 2012. Un'accoppiata vincente che ha fatto proseliti tra i giocatori, trasformandosi in una vera e propria moda: Raonic con Ljubicic, Cilic con Ivanisevic, Nishikori con Chang e Gasquet con Bruguera.

Murray ci ha tenuto subito a sentenziare la superiorità del proprio coach, attraverso un tweet: "Com'è bello avere tutte queste leggende del tennis come allenatori?! Lo amo assolutamente.. #mycoachisbetterthanyoursnanananana".

Avrà ragione? Lo sapremo solamente tra qualche mese, a stagione in corso. Certo è che la coppia Slam per eccellenza è quella formata da Federer-Edberg con 23 major (17+6), a seguire Djokovic-Becker ampiamente staccati a 12 (6+6), poi Murray-Lendl a 10 (2+8) e a chiudere Gasquet-Bruguera a 2 (0+2) e Cilic-Ivanisevic (0+1), Nishikori-Chang (0-1) ad 1.

Ma cosa si cela dietro ad una scelta così popolare? C'è la volontà di migliorare, di trovare nuovi stimoli. In più, c'è da tener conto del fattore emotivo: chi ha giocato al livello più alto determinate esperienze le ha già vissute sulla sua pelle e sa esattamente cosa si vive, come le si affronta e può così consigliare e rapportarsi col giocatore meglio di chiunque altro. Che poi per alcuni possa rappresentare un notevole vantaggio anche in termini d'immagine, e conseguentemente economici, è un fattore in più. Più difficile invece è comprendere cosa spinge, gente come Becker ed Edberg, a tornare attivamente sul circuito rispettivamente a quindici e diciassette anni dal loro ritiro: nostalgia del tennis? Voglia di rimettersi in gioco? Quanto può aver influito la strada tracciata da Murray con Lendl?

Proprio come Lendl un paio d'anni fa, Becker ed Edberg sono alla loro prima esperienza. Il tedesco, con la passione per gli scacchi, finora balzava da un tavolo di poker all'altro, oltre a fare il commentatore tv. Lo svedese invece ha seguito il tennis giovanile nel proprio paese. Per entrambi è un importante banco di prova. Intanto sia Djokovic sia Federer non hanno rinunciato alle fondamenta: Marian Vajda e Severin Luthi restano lì al loro posto, sempre pronti a sorreggere eventuali capitomboli. Niente stravolgimenti del resto, solamente piccoli accorgimenti.

Djokovic può, deve e vuole migliorare servizio e volèe. Non bisogna toccare nient'altro nei meccanismi ben oleati del serbo. Becker deve avere la saggezza e l'accortezza di intervenire dove serve e non dove vuole.

Nole punta ad essere più aggressivo. Lo ha dimostrato sul finire della scorsa stagione cercando con continuità la via della rete. Aggressività per lui equivale a semplificarsi la vita: meno scambi maratona, più uno-due. Più punti facili, in sintesi. Soprattutto nei match con Nadal. Questa la ricetta che può venir fuori bene solamente se si hanno buoni ingredienti. Servizio e volèe. E qua ci vuole la mano di Becker.

Innovazione. E' questa invece la parola chiave per Roger Federer. E in tal senso va letta la scelta Edberg. "Non potrò mai giocare le volèe come le giocava Stefan," ha ammesso candidamente lo svizzero. Non si trasformerà tutto d'un tratto in un giocatore serve&volley, Roger. Non è questo quello di cui ha bisogno, bensì d'un taglio col passato che lo aiuti a mettersi alle spalle un anno particolarmente travagliato. Lo svedese porterà con sé nuove idee, nuove metodologie, nuovi consigli che Federer in piccola parte conosce già: starà poi a lui applicarli o meno una volta in campo.

Lo svizzero, forse anche per una sorta di idolatria giovanile, sente che Edberg può essere l'uomo giusto per iniziare sotto i migliori auspici l'ultima parte del viaggio. E a questo punto della sua carriera questo è fondamentale, quasi più d'un dritto o un rovescio. La fiducia è la chiave del successo. E la fiducia passa per l'innovazione in casa Federer.  No change? No chance!

Chi non ha nessunissima intenzione di cambiare è Rafael Nadal, ancorato ora più che mai allo zio coach Toni. In passato s'era paventata l'ipotesi di un cambio di guardia al suo fianco. Niente di più falso. "Mi affiderò al mio solito team. Ho ottenuto molti successi nella mia carriera con questo team. Ho passato periodi buoni e cattivi con loro. Capisco che se le cose vanno male, nessuno ne è responsabile più di me stesso," ha annunciato seraficamente Nadal. Maniacale com'è nelle sue routine in campo, altrettanto deve esserlo fuori il buon Rafa. Questione di feeling. E di abitudini.

A restare fuori dal valzer allenatori sono Wilander e McEnroe, già capitani in Davis come lo sono al momento Rafter, Courier e Moya. Con loro il revival anni 80-90 potrebbe dirsi completo. Anche perché ex campioni come Agassi, Sampras e Borg si sono sempre tenuti lontani dal ruolo di allenatore, mentre ad uno come Connors non ha giovato l'ultima parentesi con Maria Sharapova, dopo aver guidato con ottimi risultati Andy Roddick dal 2006 al 2008, riportandolo dal no.11 al no.3 del mondo.

Con loro, insieme ad Edberg, Becker e Lendl, potremmo tornare a respirare un po' di quell'indimenticata atmosfera vissuta sui campi d'una volta. Una sfida nella sfida: non più solamente Federer contro Djokovic, Djokovic contro Murray, Murray contro Federer ma anche Edberg contro Becker, Lendl contro Edberg, Becker contro Lendl. Aspettando McEnroe, o Wilander, (e Nadal) il tennis del nuovo millennio non è mai stato così d'antan. 

Stefano Pentagallo

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