21/01/2014 20:49 CEST - Il personaggio

Damir Dzumhur, storia di un grande film

TENNIS AUSTRALIAN OPEN - Damir Dzumhur, primo bosniaco ad accedere al main draw in un torneo dello Slam, è un attore mancato per aver recitato in due pellicole quando ancora adolescente. Il film più bello, però, lo ha interpretato nella vita reale. Stefano Pentagallo

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Damir Dzumhur
Damir Dzumhur

Stop. Sul set degli Australian Open si è da poco conclusa l'ultima ripresa con protagonista Damir Dzumhur, primo bosniaco ad accedere al main draw di un torneo del Grande Slam. Tomas Berdych, nei panni del cattivo, l'ha estromesso al terzo turno (6-4, 6-2, 6-2), a conclusione d'un copione cominciato dalle qualificazioni con le vittorie su Dustin Brown (6-4, 6-2), Niels Sedein (7-6, 6-1) e Ruben Bemelmans (7-6, 6-3). Una volta entrato nel tabellone principale sono arrivati i successi sul ceco Jan Hajek (6-4, 6-2, 6-1) e sul croato, nato in Bosnia, Ivan Dodig, ritiratosi sul punteggio di 4-6, 4-6, 6-3, 4-1 sul sottofondo delle canzoni popolari bosniache cantate a squarciagola, ondeggiando le braccia e sventolando bandiere, dai circa cinquanta fans vestiti di blu e giallo accorsi per sostenere Dzumhur.

"Conosco le parole di tutte le canzoni, ma non posso cantarle durante il match," ha spiegato Dzumhur. "Mi piacerebbe cantarle con loro, sai? Dentro me stesso, stavo cantandole."

Un'accoglienza che Dzumhur non si aspettava ma che non deve sorprendere se pensiamo che dal censimento australiano del 2011 è emerso che 9.000 sono i residenti che popolano il Victoria State, di cui Melbourne è capitale, nati in Bosnia-Erzegovina. "Sto giocando l'Australian Open, e sembra come se stessi giocando il Bosnian Open," ha ammesso Dzumhur al termine del match con Dodig.

Un match che ha generato attenzione soprattutto per il suo contenuto politico.

La Bosnia-Erzegovina ha ottenuto l'indipendenza dalla Yugoslavia nei primi anni del 1990. Nell'aprile del 1992 Sarajevo veniva posta sotto assedio dalle forze armate serbe, divenendo luogo simbolo della guerra serbo-bosniaca che causò poco meno di 100.000 morti e che si concluse nel settembre del 1995. 

"Quando ho visto che Dodig si era ritirato, ho iniziato a piangere e non riuscivo a smettere," ha spiegato Nerfid Dzumhur, padre e coach di Damir. "L'ospedale dove Damir è nato - il 20 maggio del 1992 - venne evacuato giusto un giorno dopo la sua nascita. Così mio fratello prese Damir e sua madre - Zaneta - quando lui nacque e li portò a casa sua." Nerfid intanto era bloccato a Konjic, trenta miglia distante da Sarajevo e non potè vedere Damir, suo primo figlio - il secondo, sei anni più giovane, si chiama Zlatan ed anch'egli gioca a tennis -, nei primi otto mesi. "Non pensavo di lasciare la Bosnia, l'unica cosa a cui pensavo era come tornare a Sarajevo per vedere Damir nonostante fosse davvero pericoloso." Al suo ritorno a Sarajevo, Nerfid insieme ad un altro maestro di tennis fonda un club sfidando la morte col quale bisognava convivere in quel periodo. "Sarajevo è posizionata in una valle in mezzo alle montagne, lì c'erano i pericoli, i cecchini, e tutto ciò che avrebbe potuto ucciderti. Ma non pensavo troppo a questo. Volevo solo lavorare sperando che andasse tutto ok." Memore di queste minacce, Nerfid non permetteva ai bambini di giocare sui campi esposti: "Nei primi due anni non potemmo avere una scuola di tennis. Allenavamo i giocatori, ma non ancora i bambini. Era troppo pericoloso, troppo pericoloso restare troppo a lungo sul campo." Ma non appena si iniziarono a calmare le acque e per i bambini divenne più sicuro giocare, fu allora che Damir si avvicinò al tennis. Aveva tre anni e fu amore a prima vista: "E' stato da subito grande amore e sono felice d'aver iniziato con il tennis, perché è uno sport bellissimo."

E' a sei anni che Damir inizia ad allenarsi seriamente presso il club "Classic Sarajevo" iniziando a partecipare negli eventi locali distribuiti tra Bosnia-Erzegovina, Croazia e Serbia-Montenegro. A sette anni già gioca il suo primo torneo. Da bambino ammira Patrick Rafter e Carlos Moya, ma come tanti è abbacinato dal talento disumano di Roger Federer. Già a dieci anni gioca con una Wilson ed è con essa che nel 2004 arriva al suo primo grande successo vincendo il Lemon Bowl nella categoria under 12, senza perdere un set, e finendo quell'anno con nove tornei vinti su nove ed un bilancio di 45-0. Nel 2008 inizia a giocare le competizioni juniores facendo anche il suo esordio tra i professionisti perdendo al primo turno di qualificazione del Challenger di Sarajevo. Due anni più tardi, nel 2010, nella sua ultima stagione da junior vince in singolare la medaglia di bronzo nei Giochi Olimpici giovanili disputatisi a Singapore, dove ha anche l'onore di rappresentare la sua nazione come portabandiera nella cerimonia d'apertura. Sempre nello stesso anno si classifica primo nel campionato europeo under 18 giocato a Klosters e partecipa a tre tornei del Grande Slam ottenendo il miglior risultato a Wimbledon, dove perde ai quarti. Come se non bastasse, debutta in Davis contro l'Estonia contribuendo in maniera decisiva alla vittoria grazie al punto conquistato contro Vladimir Ivanov. Finisce la stagione come numero 4 del ranking ITF dopo essere stato anche numero 3 ed entra per la prima volta nel ranking ATP al numero 1680.

Nel 2011 arriva il debutto nel circuito ATP nelle qualificazioni del torneo di Zagabria, ma è soprattutto tra Challenger e Futures che si mette in mostra dimostrando che la sua carriera da junior non è un bluff. Gioca cinque finali vincendone quattro e a fine anno si ritrova tra i primi 350 giocatori del mondo compiendo un notevole balzo avanti di 600 posizioni in classifica. L'anno seguente ottiene il prestigioso riconoscimento di atleta dell'anno del suo paese assegnato dalla Commissione Olimpica Bosniaca. Chiude il 2013 con un best ranking di numero 187 portando a dodici i titoli vinti nei Futures e raggiungendo anche le sue prime due finali nei Challenger, a Kosice e Poznan.

Presentatosi in Australia con un guadagno in carriera di 93.796 dollari, lascia Melbourne con 75.000 dollari in più in tasca. E tutti sappiamo che con un budget maggiore possono venir fuori pellicole sempre migliori e piene di effetti speciali. Non solo soldi però, perché Dzumhur ha vinto anche il premio della critica incassando i complimenti di Djokovic e Berdych.

"Credo che ne sentiremo parlare ancora tra qualche anno perché è giovane e molto affamato di vittorie," ha detto Berdych dopo averlo sconfitto. "Dopo aver superato le qualificazioni ha giocato altre due ottime partite. Penso che oggi gli sia mancata un po' di fortuna ed esperienza. Ma penso che sia un giocatore di grande talento." Sulla stessa lunghezza d'onda del collega, c'è Novak Djokovic: "E' fantastico. Non l'avevo mai visto giocare. Ma so che è un giocatore giovane. Si è qualificato ed ha superato un paio di turni, cosa incredibile per lui e per il suo paese. Questo è un messaggio di incoraggiamento e speranza per tutta la gente dei paesi della nostra regione che sta attraversando dei momenti difficili. Mi congratulo con lui e spero possa arrivare lontano." Complimenti che sono arrivati anche personalmente a Dzumhur, avvicinato da Djokovic subito dopo la sconfitta con Berdych, come raccontato da lui stesso: "Mi ha fatto i complimenti e mi ha detto 'ora sai che puoi giocare a questo livello. Se saprai tenere questa qualità nei Challenger ti vedremo presto tra i primi cento'. Io faccio un passo alla volta ma sarebbe bello affrontarlo in un torneo importante."

Destrorso con rovescio bimane, Dzumhur ricorda vagamente Djokovic. Seppur con le dovute proporzioni. La sua grande velocità di gambe unita ad una straordinaria reattività lo portano a rispondere alla maggior parte dei servizi avversari e ad avere un timing sempre perfetto sulla palla. Qualità che sono venute però a mancare nel match con Berdych, in cui ha totalizzato solo sedici punti sul servizio del ceco. I margini di miglioramento, fisici (è alto 1.75 m) e al servizio, però ci sono tutti. Un passo alla volta, sempre con estrema umiltà come dimostrato dalle sue dichiarazioni in conferenza stampa.

"L'obiettivo per quest'anno era entrare nei primi 150, ed ora che ci sono riuscito punto ad entrare nei 100." Col terzo turno in Australia infatti Dzumhur, classificato al numero 188 solo una settimana fa, si muoverà di oltre 40 posti assestandosi al di poco fuori dai 100.

Per la sua prossima pellicola farà ritorno in patria dove è stato scritturato come attore principale nella lotta contro la Grecia in Davis, competizione in cui vanta quattro vittorie in singolare su otto match disputati e una sola in doppio su due incontri. Dzumhur ha particolarmente a cuore le sorti del suo paese al quale è fortemente legato. "L'anno scorso contro la Moldavia piovve venerdì e sabato e la domenica giocai i due singolari conclusi al quinto set e il doppio al quarto…12 ore in campo e sono finito in ospedale."

Un finale drammatico ma a lieto fine per colui a cui piace interpretare il ruolo dell'eroe, esattamente ciò che è diventato in patria: simbolo d'una città risorta dalle macerie.

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Titoli di coda: questo film è tratto da una storia vera. Si ringrazia per la partecipazione Damir Dzumhur nel ruolo di se stesso.

Filmografia Damir Dzumhur: Grbavica (2006), Morderischer Frieden (2007)

Nota a margine: Damir Dzumhur ha recitato per davvero esibendosi come attore quando ancora era un adolescente nei due film succitati.

Stefano Pentagallo

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