27/01/2014 09:59 CEST - Rassegna Nazionale

Wawrinka è fatto d'acciaio Nadal si deve arrendere. Primo Slam per lo svizzero “di riserva” (Martucci, Clerici, Piccardi, Semeraro Mancuso, Valesio)

27.01.2014

| | condividi

Rubrica a cura di Daniele Flavi

Wawrinka, che Slam

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 27.01.2014


Stan il mite diventa «Stanimal» quando lo dice il primo della classe, Roger Federer, sempre più impressionato dal pulcino di casa Svizzera che l'anno scorso metteva alle corde due volte nello Slam il super atleta Djokovic. Ma Stanislas Wawrinka si fa finalmente un nome tutto suo, davanti ai miti del tennis, Rod Laver e Pete Sampras, prima ancora di mettersi la corona di re degli Australian Open 2014, quando impara a sbaragliare la paura, senza pensare che il totem Ra-fa è incrinato, prima dalle sue spallate e poi dal proprio mal di schiena. Questo significa quel picchiarsi la tempia col pugno con la stessa forza con cui spara i suoi missili da fondo campo: servizio, rovescio a una mano e, da un paio d'anni, anche dritto. Olimpiade Prima, non era un signor nessuno, ma il timido Stan che vinceva il Roland Garros juniores e sprizzava qua e là bagliori importanti fra i professionisti, a cominciare da quel magnifico rovescio a una mano, naturale. «Il migliore sulla piazza», secondo John McEnroe. Epperò non riusciva a ritagliarsi uno spazio degno nell'ombra di re Roger, facendogli da spalla nella trionfale corsa al l'oro olimpico di doppio, assoldando inutilmente il suo allenatore scartato (l'altro svedese Lundgren), abbandonando persino moglie (Ilham) e figlioletta neonata (Alexia) per inseguire il sogno di sempre. Quello che coltiva dalla culla di St Barthelmy, a 10 chilometri da Losanna, nella fattoria biologica gestita da papà Wolfram (tedesco) e mamma Isabel (svizzera) dove lavorano operai disabili: prima, col fratello maggiore, Jonathan (maestro di tennis) e poi con coach Dimitri Zavialoff, devastandosi l'anima per gli insuccessi, come da acne devastante. «In campo sono sempre stato insicuro, mi emozionavo, mi irritavo, vivevo troppo la partita, dentro». Il 28 marzo, è arrivato a 28 anni, con appena quattro titoli Atp fuori dal grande giro (Oeiras, Channai, Casablanca, Umago), con al massimo i quarti di finale, a New York 2010, Melbourne 2011 e Roland Garros 2012 negli Slam. Troppo poco per chi s'è sempre dedicato al massimo, ha sempre avuto i colpi ma solo con coach Magnus Norman (ex numero 2 del mondo), il preparatore atletico Pierre Paganini e la nuova dieta, ha fatto il salto di qualità: «M'ha dato sicurezza, calma, aggressività»…. Abbracciando un Rafa in lacrime: «So cosa prova, io l'anno scorso ho pianto tanto dopo aver perso con Djokovic proprio su questo campo». 12-10 al quinto. Ma non era ancora Stanimal.

Fine dei complessi, Wawrinka è da Slam

Gianni Clerici, la repubblica del 27.01.2014

Era da prevedere che la vicenda della vita sportiva di Stan Wawrinka sarebbe terminata con una happyend. Gli elementi del copione erano tutti presenti, dalla felice nascita tennistica, ai progressivi miglioramenti, contenuti tuttavia dalla presenza di una divinità autoctona, quel Roger Federer i cui avi hanno origini certo più antiche nel paese che ha accolto i Wawrinka. Non è stato facile per un giovane Stanislas, quattro anni meno del presunto Più Grande di Tutti i Tempi, crescere senza fame, al contrario di un idolo, un possibile avversario. E dico avversario ricordando il rapporto di vittorie tra RogereStan (tredici a uno). Tutto ciò poteva certo procurare a un giovane bennato una ovvia ammirazione, ma chissà che rapporto avrebbe rinvenuto Freud tra ammirazione e invidia, tra autostima e complesso di inferiorità, complesso che dai rapporti con Federer non poteva non amplificarsi nei riguardi degli altri campioni affermati, gli autentici avversari del Campionissimo. L'interessantissimo copione previsto dalla finale, l'inatteso riscatto, a 28 anni contro chi poteva aver sostituito l'imbattibile Federer, ci è stato ahimè sottratto da una smagliatura dorsale, un improvviso intervento degli Dei del Tennis in favore di Stan, a sottolinearne l'attuale buona sorte. Avevo io stesso avuto più di un sospetto sull'integrità di Nadal osservando in televisione il primo piano della sua magica mano sinistra, del suo indice martoriato da una ferita che aveva richiesto l'invio di una macchina ricrea-tessuti di invenzione iberica. Ma quell'aiuto all'apparenza casuale al Predestinato Stan non era stato ancor completato dalla Trinità Tennistica. Insieme al solito ginocchio bisognoso di infiltrazioni (controllate dall'antidoping?) sarebbe d'improvviso sopravvenuta la smagliatura dorsale che, a partite dal 2-1 del secondo, giungeva a far scomparire dal viso di Rafa le abituali smorfie, tramutandone l'espressione in quella di un bambino non più guerriero, ma addirittura rassegnato, prossimo al pianto…..

Wawrinka chi? Lo svizzero sbagliato si prende l'Australia

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 27.01.2014

Lo svizzero che non ti aspetti — Wawrinka chi? — si è bevuto in sette sorsi (Golubev, Falla, Pospisil, Robredo, Djokovic, Berdych, Nadal) l'Australian Open, e adesso ha le gambe molli, la gola secca e la testa che gli gira un po'. Nel mondo sottosopra, laggiù down under, il re del primo Slam della stagione è un giovane uomo con il braccio d'oro e un rovescio fatato a una mano («Il migliore del circuito» dice John McEnroe oggi che sul carro del vincitore rimangono solo posti in piedi), nato in Svizzera in pieni Anni Ottanta, l'uomo sbagliato al posto sbagliato che Pete Sampras, volato a Melbourne nella convinzione di celebrare l'aggancio di Nadal al suo bottino di Majors (14), guarda con occhi pallati da pesce d'acquario insieme a noi. Roger Federer? No. Stanislav Wawrinka Fino a ieri (da oggi sarà numero 3 del ranking) Stan era il magnifico perdente abituato alle delusioni in dosi da cavallo (k.o. con Djokovic in due maratone all'Australian Open e alllJs Open 2013), il recordman negativo della Coppa Davis (7 ore e 2' per perdere con il connazionale Chiudinelli un doppio finito nel Guinness dei Fiaschi), il biondino dall'aria perennemente ingrugnita capace di scrollarsi di dosso la maledizione dell'eterno secondo solo quando l'immenso primo se lo prendeva sulle spalle per andare a vincere l'oro in doppio ai Giochi di Pechino 2008. Era a lui, sorry Stan, che ci rivolgevamo nell'era Federer per capire qualcosa in più dell'eccellenza dell'ex numero i del mondo (com'è Roger nel privato? cosa mangia? cosa beve? cosa fa per concentrarsi prima di un match?) senza aver compreso, nostra maxima culpa, cosa ribolliva sotto il tatuaggio che cita Beckett («Ho provato. Ho sempre fallito. Non importa. Proverò ancora. Fallirò ancora. Fallirò meglio»), simbolo permanente di un'autostima precaria almeno fino al gennaio 2011, quando Wawrinka, da numero 19 del mondo, lasciò la moglie modella, Ilham, e la figlioletta Alexia per buttarsi anima e corpo nel tennis, o la va o la spacca. Antenati polacchi, nonni cechi, papà tedesco, mamma svizzera, allenatore svedese (il noto stakanovista Magnus Norman): dal melting pot, assemblato a Saint Barthélemy, nella quiete del Canton Vaud, troppo lontano da dove risiede Federer per pensare a un miracoloso travaso di talento tra connazionali — la Svizzera, ben servita dal Centro tecnico di Bienne, in 17 anni (dal primo Slam di Martina Hingis al primo di Wawrinka, passando per i 17 di Federer), ha vinto 23 Majors — è uscito Stan d'Australia, il campione per caso. «Non avrei mai pensato di vincere uno Slam a 28 anni. Non avrei mai immaginato di fare meglio di Roger in un grande torneo. Non ho ancora capito se sono sveglio o sto sognando...». La storia dello sport è zeppa di underdog mostruosi per un giorno o, nel caso di Wawrinka, per due settimane. Stan, che ha sempre saputo giocare a tennis, a Melbourne ha trovato la quadratura del suo personalissimo cerchio. «Ho più esperienza, mi sento più maturo». E tornato con la moglie: «Amore aspettami, sto arrivando...». Sulla strada, va detto….

Wawrinka, scacco al re del tennis

Stefano Semeraro, la stampa del 27.01.2014

Un giorno succede che Poulidor batte Merckx, Massa sorpassa Schumacher, l'Udinese vince lo scudetto ed è il giorno della marmotta che finisce, l'incubo degli eterni secondi che si rovescia in favola felice. Ma il sogno stavolta non c'entra nulla, è tutta realtà, carne, sport, e la più grossa sorpresa degli ultimi trent'anni di tennis dopo quella di Chang a Parigi nell'89 ha i connotati di Stanislas Wawrinka, detto Stanimal, nato a Losanna e cresciuto per 28 anni all'ombra di una foresta infinita che sia chiama Roger Federer. Agli Australian Open Stan è stato davvero «The Man», l'uomo che dopo la finale (chiusa in 4 set, 6-3 6-2 3-6 6-3) ha alzato la coppa che gli porgeva il divo Sampras davanti agli occhi colmi d'impotenza di Rafael Nadal, il favorito assoluto che in 12 precedenti contro Wawrinka non aveva mai perso neppure un set, ma che ieri è stato frenato all'inizio del secondo set da un colpetto della strega. Come il barone von Cramm, che nel 1936 a Wimbledon non volle rovinare la festa a Fred Perry e rimase in campo zoppo per tre set, l'hidalgo Rafa non si è ritirato. Ha strappato il terzo set al panico temporaneo di Iron Stan, poi ha inevitabilmente perso al quarto, il servizio ridotto a un sospiro e la coscienza da eroe tragico che virava in lacrime. Tutto per non rovinare la festa all'ex-amico fragile che in un solo torneo ha ribaltato un destino da perdente e stropicciato. Superato il mito Roger che scende al n. 8 to il tennis. Wawrinka, l'unico insieme con Del Potro capace negli ultimi nove anni di rompere il dominio Slam di Nadal, Federer e Murray, questa gioia se la meritava. Nel torneo ha approfittato di due ritiri (Golubev e Pospisil) ma nei quarti ha sradicato da fuoriclasse Djokovic, che a Melbourne bulleggiava da tre anni. In semifinale ha sverniciato l'altro top-10 Berdych e nel primo set del big-match ha comunque messo alle corde il Cannibale, dimostrando di aver finalmente imparato a memoria il manuale del perfetto anti-Nadal che da sempre si portava in tasca: rovescio-folgore da opporre al gancio mancino, servizio penetrante, voglia di tirare ogni colpo. Ci si può accapigliare all'infinito su come sarebbe finita con il Nino in salute, il fatto è che da oggi Wawrinka, entrato nel torneo da numero 8 Atp, è il nuovo terzo uomo del tennis, piazzato appena alle spalle di Nadal e Djokovic e cinque posti davanti a Fede-rer, che per la prima volta dal 2001 non è più il n.1 svizzero. Un sorpasso, non un dispetto. «Dopo il match ho parlato con mia moglie, mia figlia, mia sorella - ha raccontato Wawrinka - e con Roger, che mi ha sempre voluto bene. Mi dispiace per Nadal, un camStanislas WawnnMa IhNNISIA 21 Anni SENZA UN SUPER OUfSOER Era dal 1993 che le teste di serre n.1 e 2 dl uno Slam non venivano sconfitte dallo stessa giocatore: Serge Bruguera al Roland Gars.
Efficienza e accoglienza, la ricetta con cui si coltivano i talenti. Anche quelli stranieri pione di cui il tennis ha bisogno, per quello non ho esultato troppo alla fine. La verità è che non mi sarei mai aspettato di vincere uno Slam. Ma lo ho appena fatto». Stupore e delirio a Melbourne, per l'epifania tardiva di un campione tranquillo, timido, appassionato di hockey su ghiaccio (è un dirigente del team di Losanna), nato fra le mucche e i prati del cantone di Vaud, nella fattoria dove papà Wolfgram (tedesco di origini polacche) e mamma Isabelle (svizzera) gestiscono una fattoria che dà lavoro a persone con disordini mentali. Il talento c'è sempre stato, il resto, soprattutto a livello mentale, è arrivato negli anni. Con una accelerazione negli ultimi dodici mesi: prima la sconfitta in cinque set sterminati e sanguinosi con Djokovic in Australia nel 2013, che lo lasciò in lacrime ma convinto di potersela giocare con tutti. Poi l'incontro con Magnus Norman, coach svedese, ex n. 2 Atp, e il lavoro fisico con Pierre Paganini, il mago che da sempre accarezza i muscoli di seta di Federer. «E la vittoria di un grande lavoratore del tennis - spiega Claudio Mezzadri, ex-n.26 del mondo e davisman svizzero che oggi collabora con Swiss tennis -, di un ragazzo che ha saputo fare senza fretta i passi giusti, anche per conto suo. La sconfitta con Djokovic avrebbe stroncato tanta gente, lui ha saputo metabolizzarla nel modo giusto». E anche il trionfo di un sistema che si nutre di efficienza ed accoglienza, ricetta ideale per coltivare i talenti di casa o quelli stranieri attratti dalla solidità economica del Paese: da Gunthardt a Rosset, da Hlasek (origini ceche) a Mezzadri (italiano), da Federer a Wawrinka, dalla Hingis (slovacca) alla sedicenne Belinda Bencic (ceca come Hlasek) che a 16 anni ha già in tasca un contratto con la Rolex e nelle mani un futuro da regina

Stan, trionfo al primo colpo

Angelo Mancuso, il messaggero del 27.01.2014

Erano 4 anni e 4 mesi che il mondo del tennis si chiedeva chi avrebbe violato il dominio dei Fab Four nei tornei del Grande Slam. C'è riuscito Stanislas Wawrinka agli Australian Open che, come Juan Martin Del Porro nel 2009 agli US Open, ha centrato il titolo nella prima finale in un major. L'argentino superò Roger Federer, lo svizzero ha sconfitto Rafa Nadal in 4 set 6-3 6-2 3-6 6-3. Quello che l'albo d'oro non racconterà è che Wawrinka è stato favorito dal crac alla schiena del suo avversario. Nei 12 precedenti non aveva mai vinto neppure un set pensare che ne potesse portare a casa 3 in una volta sembrava utopia. CONTRO IL PRONOSTICO I bookmaker, intatti, davano favorito Rafa con una quota tra 1'1.10 e 1'1.20. Il maiorchino ha convissuto per tutto il torneo che le vesciche alla mano sinistra: dalla Spagna era arrivato appositamente per lui uno strumento, "Indiba", che utilizzando le radiofrequenze era servito ad accelerare il processo di guarigione. Nel momento cruciale a tradirlo è stata la schiena. «Ho sentito che qualcosa non andava già nel riscaldamento», ha detto in lacrime dopo il match. Per lui il giorno dell'Australia Day è diventato una maledizione. Il 26 gennaio 2010 fu costretto al ritiro nei quarti contro Andy Murray, l'anno seguente giocò menomato la sfida, sempre nei quarti, contro il connazionale David Ferrer. Va detto che nel primo set, l'unico ad avere una valenza tecnica, Wawrinka ha dominato. Rafa sfidava il rovescio ad una mano del rivale (il migliore del circuito), per poi cercare di colpirlo dall'altra parte. Dal canto suo lo svizzero serviva come un treno e accorciava gli scambi per evitare di andare fuori giri. A inizio secondo set Nadal si è toccato la schiena ed è rientrato negli spogliatoi per 7 minuti. Non ha gradito Wawrinka, che infastidito dalla sospensione, ha chiesto al giudice arbitro Carlos Ramos cosa mai avesse il rivale: «Se non me lo dici, faccio anche io così», ha urlato. Rafa un problema alla schiena lo aveva davvero: il servizio non viaggiava a più di 140-150 orari. Il secondo set è volato via in un amen (6-2), nel terzo c'è stata la reazione d'orgoglio del campione ferito, favorita da un calo di tensione dello svizzero. Ma anche per un gigante come il maiorchino sarebbe stato troppo allungare la sfida fino al quinto set in quelle condizioni. Rimandato l'appuntamento con il titolo Slam n.14, quanti ne vanta Sampras. Proprio "Pistole Pete", arrivato a Melbourne dal suo ritiro dorato in California, ha consegnato a Wawrinka il trofeo intitolato a Norman Brookes. Prima del trionfo australiano il 29enne di Losanna, finalista a Roma nel 2008, aveva vinto 5 tornei: da oggi è n.3 del ranking e ha scavalcato King Federer.

Wawrinka ha chiuso l'epoca dei fantastici 4

Piero Valesio, tuttosport del 27.01.2014

IL diversamente vincente, il diversamente bello. Quello col rovescio da godere, quello col cervello che talvolta va alla rovescia. E' toccato a lui chiudere l'epoca di una dittatura multipla e aprire una nuova pagina nella storia del tennis: il che non è certamente una cattiva notizia. Gli ultimi 16 tornei dello Slam prima dell'Australian Open avevano avuto un vincitore appartenente al ristretto gotha (che potrebbe sembrare una ridondanza ma non lo è) denominato Fab Four: una specie di cupola LA POSIZIONE che da oggi Wawrinka occuperà nel ranking mondiale I TITOLI conquistati in carriera prima di Melbourne composta da Nadal, Federer, Djokovic e Murray che, al di là delle rispettive posizioni di classifica, ha imposto il suo volere per anni. Quella dittatura è stata abbattuta dal diversamente vincente Stan Wawrinka, quello che fino a nemmeno troppo tempo addietro era definito l'altro svizzero; o forse «lo svizzero l'altro» come il ristorante di Gualtiero Marchesi. Da ieri ha un nome, un cognome e basta. ARIA Ce n'era bisogno, diciamolo. Ogni tanto aprire le finestre e cambiare aria. E poi si può legittimamente gioire del fatto che a spezzare il dominio dei soliti noti non sia stato uno ascrivibile alla corrente dei globetrotter da fondo con tante gambe, tantissimo fiato e talento non eccezionale: ma uno che comunque di talento ne ha in abbondanza. E che non è un androide senza emozione, ma uno che le emozioni deve gestirle e fa una fatica del diavolo. Come è successo nel terzo set di ieri, con Nadal depotenziato e lui stregato da quella presenza dolorante e capace di perdere un set che in condizioni normali avrebbe vinto a zero. Non un personaggio da copertina visto che il volto non lo aiuta, talvolta la simpatia nemmeno (ne sa qualcosa il povero Cipolla che da Wawrinka fu accusato di simulare un infortunio che invece era reale), e il fisico neppure: Stan non è un simbolo di armonia come Federer, non è da copertina come Nadal o Murray. C'è quell'accenno di addome pronunciato, quelle spalle che tendono a ingobbirsi che fanno di lui una declinazione della normalità. E ieri a Melbourne infatti è successo che quell'accenno di normalità abbia infranto l'eccezionalità. CONSAPEVOLEZZA Wawrinka ha seminato l'anno scorso, giusto di questi tempi, ciò che avrebbe dato vita al successo di ieri. Prima, a Melbourne, perse con Djokovic una battaglia di cinque ore, pazzesca. E poi a seguire, in Davis, fece di peggio (o di meglio, a seconda dei punti di vista) quando perse di sabato un doppio durato sette ore: e il giorno dopo un singolare contro Berdych di altre tre ore. Era lui il leader svizzero in quei giorni, in assenza di Federer. E' come se in quel terribile inverno avesse raggiunto la consapevolezza che la sorte in qualche modo avrebbe dovuto ripagarlo. Lui ci ha messo del suo, senza dubbio. Ma ha avuto ragione nell'attendere visto che ieri, quella stessa sorte, ha colpito duro Nadal, sottoponendolo a quella che per lui è una novità: un crac alla schiena. Rafa è stato enomiabile per lo stoicismo con cui ha sopportato il dolore e il pensiero del dolore (un antidolorifico gli ha dato una piccola mano) e ha continuato a restare in campo…..

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti