04/02/2014 13:35 CEST - Tennis al femminile

Ascesa e declino dell'Impero Russo

TENNIS AL FEMMINILE - Doppia vittoria russa in settimana: Pavlyuchenkova a Parigi e Makarova a Pattaya. Due successi che però non possono cancellare le attuali difficoltà del tennis russo se paragonato ai fasti di qualche anno fa. AGF

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Anastasia Pvalyuchenkova con il trofeo del 22esimo Open GDF Suez
Anastasia Pvalyuchenkova con il trofeo del 22esimo Open GDF Suez

In una settimana in cui quasi tutte le più forti si sono prese una pausa dopo l'impegno dello Slam australiano, nei due tornei giocati c'è stata una doppia affermazione russa: Makarova a Pattaya e Pavlyuchenkova a Parigi, nel Premier indoor.

In occasione dei soliti discorsi di rito della premiazione, ascoltando Pavlyuchenkova rivolgersi al pubblico in francese, ho avuto la sensazione di una specie di corto circuito temporale: una giovane donna russa, di nome Anastasia, che parla fluentemente il francese? Sembrava un salto nel passato di più di cento anni. C'è stato infatti un periodo in cui le élite russe comunicavano in francese: quella era la lingua usata nei salotti, la koinè di molta nobiltà europea dell'Ottocento. Lo era a tal punto che, tanto per fare un esempio, Tolstoj ha scritto e fatto dialogare direttamente in francese molti protagonisti di “Guerra e pace”.

In realtà i tempi cambiano profondamente le situazioni: Anastasia Pavlyuchenkova parla francese perché probabilmente lo ha imparato nella Academy di Mouratouglou, frequentata per affinare il suo gioco. Non è l'ultima erede dei Romanov, ma una giovane globetrotter del circuito professionistico femminile.

Anche se in un certo senso, di una specie di impero Pavlyuchenkova è effettivamente erede: è erede del movimento tennistico russo dei primi anni 2000, una età di successi molto recente, e che però sembra già irrimediabilmente in declino.
Parlo di impero perché c'è stato un momento, nemmeno troppo lontano, in cui non sarebbe stato assurdo ipotizzare un dominio russo, visto che le tenniste che raggiungevano il vertice continuavano ad aumentare, e con risultati sempre migliori. Un crescendo che era difficile prevedere quando si sarebbe fermato.
Era l'onda delle giocatrici emerse dopo l'intervento di Boris Eltsin (il leader successore di Gorbaciov), grande appassionato di tennis, che al movimento tennistico aveva dedicato attenzioni e finanziamenti come mai prima, contribuendo al reclutamento e alla diffusione tra i giovanissimi dello sport che amava di più.

I tempi della politica e quelli dello sport non sempre coincidono, e infatti Eltsin aveva già lasciato il potere (sostituito da Putin alla fine del 1999) quando le promesse scovate in giro per la nazione hanno cominciato a maturare: Kournikova, Dementieva, Myskina hanno raggiunto la top ten nel 2000-2002. Subito dopo sono arrivate Petrova e Zvonareva, e poi Sharapova e Kuznetsova.
Nel 2004 sei delle prime dodici giocatrici in classifica erano russe, e avevano vinto tre quarti di Slam: Roland Garros (Myskina, contro Dementieva), Wimbledon (Sharapova), Flushing Meadows (Kuznetsova, contro Dementieva).
Poi hanno scalato il ranking Chakvetadze (2007) e Safina (2008-9).
Ritirate (temporaneamente) le due big del Belgio, questa ad esempio era la classifica di fine 2008:

1 Jankovic, Jelena Srb
2 Williams, S USA
3 Safina, Dinara Rus
4 Dementieva, E Rus
5 Ivanovic, Ana Srb
6 Williams, Venus USA
7 Zvonareva, Vera Rus
8 Kuznetsova, S Rus
9 Sharapova, M Rus
10 Radwanska, A Pol
11 Petrova, Nadia Rus


Nel 2014, dieci anni dopo l'anno d'oro 2004, la situazione è profondamente cambiata: ai vertici è rimasta solo Maria Sharapova che, come la prima stella ad emergere (Kournikova), è di formazione quasi tutta americana, e vive negli Stati Uniti.
I dirigenti sportivi russi hanno ridotto attenzioni e finanziamenti al tennis, e il disinteresse non ha alimentato il movimento dopo le iniziative di Elstin.

In più bisogna dire che al declino del tennis russo, oltre al ritiro di alcune giocatrici (Myskina, Dementieva), ha contribuito anche la sfortuna: Safina si è dovuta ritirare per cronici malanni alla schiena. Chakvetadze ne ha passate di tutti i colori, e in pratica dopo essersi affacciata ai vertici ha potuto giocare senza problemi pochissimi mesi (e questo è stato un grande peccato perché lei era forse la giocatrice che più ricordava nelle geometrie da fondo campo il tennis di Martina Hingis).

Guai alla spalla molto seri hanno penalizzato Zvonareva (ferma in pratica più di un anno, con inevitabile operazione) e una delle due giovani speranze che si proponevano per il ricambio ad alto livello: parlo di Alisa Kleybanova, che ha dovuto sospendere l'attività sportiva per tre anni per affrontare una malattia come il linfoma di Hodgkin.
Petrova è alle prese con il logorio della carriera, e purtroppo bisogna anche registrare l'appannamento di Kuznetsova, forse la giocatrice più tecnica e talentuosa tra quelle rimasta in attività della sua generazione.

In sostanza, a raccogliere il testimone portato avanti dalle giocatrici del decennio passato, è rimasta una sola giocatrice davvero giovane: proprio la vincitrice del Premier di Parigi Pavlyuchenkova; un torneo conquistato sconfiggendo tre top ten (Kerber, Sharapova ed Errani)
Anastasia è nel circuito da parecchio, ma in realtà ha solo 22 anni (è nata il 3 luglio 1991). Si è messa in mostra sin da giovanissima, con risultati a livello junior da vera numero uno: tre Slam vinti, il primo a 15 anni, titolo di campionessa mondiale nel 2006. Poi abbastanza rapidamente ha raggiunto un ranking attorno al 20mo posto (dal 2010) e da allora si è un po' fermata, e si aspetta di capire fino a che punto possa spingersi e crescere.

E' una colpitrice naturale, con un timing superiore alla media; possiede un rovescio solido ma soprattutto un dritto potente.
La sua palla viaggia moltissimo e con il dritto può fare quasi tutto quello che vuole: traiettorie profonde e veloci, o strette e insidiose: se prende il controllo dello scambio sono dolori per tutte. Per questo è meglio non sfidarla nei confronti statici, perché è il modo migliore per far emergere le sue qualità.

Il suo fisico non le consente di muoversi al meglio. E sotto questo aspetto secondo me Pavlyuchenkova ha una particolarità: fatica di più nelle corse laterali che in quelle in avanti. In pratica se la cava meglio quando è obbligata a riprendere le palle corte rispetto alla tenuta sui palleggi difensivi da fondo.
Una caratteristica abbastanza inusuale, perché di solito le giocatrici un po' lente riescono più facilmente ad arrangiarsi nella difesa da fondo utilizzando i chop (facendo affidamento sulle loro qualità di braccio); mentre molto spesso vanno in crisi nelle corse verso rete.
Forse una ragione c'è: a mio avviso Anastasia ha particolari difficoltà a colpire se non può contare sulla spinta delle gambe, di conseguenza al termine di una rincorsa in verticale ha almeno il vantaggio di avere il peso del corpo che in qualche modo asseconda la direzione del colpo, mentre non lo può avere sugli allunghi in orizzontale.
La difficoltà ad utilizzare i chop diventa inequivocabile quando ha la necessità di produrre il massimo allungo sul lato sinistro: molto frequentemente invece che provare il rovescio in back preferisce addirittura cambiare mano, ed eseguire un dritto con la sinistra.

Vorrei sottolineare almeno un ultimo aspetto della carriera di Pavlyuchenkova: ha conosciuto una fase di profondo appannamento nel 2012 andando incontro a sconfitte
molto dure.
In quel periodo il più evidente sintomo di una crisi che aveva finito per minare la sua serenità di gioco è stata la resa al servizio. Ha disputato partite in cui ha superato i 15 doppi falli, qualche volta ha passato i 20: numeri impossibili da reggere per poter sperare di vincere, e che testimoniavano il fatto che Anastasia è consapevole di non poter prescindere da una seconda palla almeno discreta, perché se si fa attaccare in risposta le possibilità di aggiudicarsi il punto si riducono al lumicino. Da qui i rischi al servizio e la spirale dei doppi falli nei momenti negativi.

Come valutare le sue prospettive per il futuro? La “regina” di Monterrey (tre vittorie nel torneo messicano, dove non ha mai perso un match) già in altre occasioni ha fatto sperare che fosse finalmente arrivato il momento dell'ulteriore salto di qualità, per cui è difficile dire se questo torneo sia davvero un segnale inequivocabile di futuri progressi.
Di sicuro per il movimento tennistico russo sarebbe importante una nuova presenza ai vertici, di supporto alle veterana (quanto meno per carriera) Sharapova; anche perché non si vedono immediate alternative all'orizzonte, a meno che non riescano a crescere ancora Kirilenko e Makarova, che però hanno circa cinque più anni di Pavlyuchenkova.
Se non sarà lei a raccogliere il testimone di Masha e Kuznetsova, il tennis russo corre il rischio di andare incontro ad un “buco” generazionale, che interromperebbe la continuità ai vertici assicurata stabilmente da quando è iniziato il millennio.

Significherebbe quindi dover attendere, e sperare nell'affermazione di giocatrici ora giovanissime, teenager attualmente oltre il 100mo posto. Tenniste che hanno incominciato a giocare non tanto per l'impulso di Eltsin, ma probabilmente motivate da bambine seguendo i primi successi di Sharapova e compagne.

P.S. chiedo scusa per aver trascurato Ekaterina Makarova, ma lo spazio è quello che è: piuttosto che limitarmi ad un accenno, su di lei preferisco tornare in qualche altra occasione con il giusto approfondimento, perché credo lo meriti.

Indice della rubrica:

 

Puntata 0

Li Na, grande nonostante il carattere

LE TOP 16 WTA:

16 - Suarez Navarro

15 - Ana Ivanovic

14 - Sabine Lisicki

13 - Roberta Vinci

12 - Sloane Stephens

11 - Simona Halep

10 - Caroline Wozniacki

9 - Angelique Kerber

8 - Jelena Jankovic

7 - Sara Errani

6 - Petra Kvitova

5 - Agnieszka Radwanska

4 - Maria Sharapova

3 - Li Na

2 - Victoria Azarenka

1 - Serena Williams

AGF

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