08/03/2014 11:55 CEST - Tennis Lavagna Tattica

(S)punti tecnici: Masters 1000 Indian Wells, primo turno

TENNIS LAVAGNA TATTICA - In occasione del combined di Indian Wells torna la rubrica sugli spunti tecnici, che ci accompagneranno turno dopo turno. In questo primo appuntamento analizzeremo le variazioni di Francesca Schiavone ed il gioco di gambe di Nikolaj Davydenko. lucabaldi

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Francesca Schiavone
Francesca Schiavone

Le variazioni di Francesca
Non so per quanto ancora avremo la possibilità di veder giocare ad alto livello Francesca Schiavone: ma quando accade, è un piacere per chiunque non si sia irrimediabilmente rassegnato a un tennis femminile ormai conformato al corri e tira, esclusivamente rivolto alla ricerca della massima rotazione, spinta e consistenza nel gioco da fondo, e dove troppo spesso la differenza viene fatta da margini di riuscita percentuali nell'esecuzione di colpi tanto standardizzati da risultare quasi indistinguibili tra  giocatrici diverse.
L'avversaria battuta dalla Schiavone al primo turno, la tedesca Mona Barthel, è un'ottima “picchiatrice del terzo millennio”, ma non è stato un caso che dopo tante sconfitte ai primi turni Francesca si sia ritrovata proprio in un torneo la cui superficie è una tra le più lente, praticamente uguale alla terra battuta.
Quando la milanese ha il tempo di preparare i suoi colpi, e di lavorarli a sufficienza (cosa difficile con rimbalzi bassi e rapidi), è in grado di produrre una tale varietà di tagli e velocità, così come di angoli e altezza delle traiettorie, che il tilt per le robottine sparapalle moderne è sempre in agguato.
Una decina di anni fa, durante un modulo della Scuola Maestri svolto presso l'accademia di Vavassori a Cividino, vicino a Bergamo, ho avuto l'occasione di assistere da bordocampo ad alcuni allenamenti della Schiavone: uno spettacolo, che si può apprezzare davvero solo da vicino e ancor meglio lateralmente. Topponi tiratissimi due metri e mezzo sopra la rete, rasoiate in slice basse e filanti, anticipi stretti, angoli esterni, botte quasi piatte, palle corte, buone volée: il tutto mischiato e alternato senza che una palla una fosse uguale alla precedente. Un incubo da affrontare per chi cerca il ritmo e la potenza senza avere soluzioni alternative.
Il dubbio attuale su Francesca riguarda la continuità e la condizione fisica, ma se sarà a posto, sono convinto che anche la sua avversaria di secondo turno, la “vecchia nemica” Sam Stosur, dovrà stare molto attenta: anche perché sa benissimo come e perché si può perdere dalla Schiavone. Godiamocela finché dura.

Il footwork di Nikolaj
In modo simile a Francesca Schiavone, anche Nikolaj Davydenko è un giocatore ormai appartenente a una scuola e a una tipologia di tennis in via di estinzione.
Eh già, perchè non sta solamente scomparendo il tennis verticale, di attacco alla rete, e il serve&volley: ma anche i giocatori “leggeri” fisicamente, che ottengono penetrazione, angoli efficaci, e anticipi vincenti pur non caricando di top-spin la palla, trovando spinta grazie al timing e non solamente mediante la potenza muscolare, sono sempre di meno e sempre più in difficoltà.
Opposto a un avversario, il belga David Goffin, abbastanza simile a lui, non certo uno potente e quindi incapace di salirgli sopra semplicemente picchiando la palla, Davydenko ha potuto competere ad armi pari vincendo sul filo di lana, al tie-break del terzo.
Non è stata una partita memorabile, ma come nel caso del match della Schiavone, poter apprezzare le caratteristiche e le qualità del gioco del simpatico “Agassi russo” è un piacere che non ci sarà concesso per molto ancora.
In particolare, è interessantissimo notare la tecnica del gioco di gambe di Nikolaj, e quanto sia efficace pur essendo diversissima da quella dei Djokovic, dei Nadal e dei Murray, e vagamente paragonabile solo a quella di Ferrer (i migliori in termini di spostamenti tra i top-player).
I baby-step, o passetti brevi di avvicinamento verso la palla, sono di una rapidità, precisione e soprattutto sicurezza degli appoggi incredibili.
Se per esempio Djokovic viene chiamato a un recupero in allungo laterale, scatta dallo step iniziale a falcate progressivamente sempre più lunghe e veloci arrivando sul colpo addirittura in scivolata sul cemento, a volte in spaccata, e riuscendo a trasferire il peso grazie alla potenza e all'elasticità articolare.
Davydenko no: pure se deve farsi il campo per dieci metri in diagonale, frulla i piedi con una cadenza assurda, eseguendo una quantità di passi piccoli e fulminei inimitabile, e arriva sul colpo tanto in anticipo da poter scegliere qualsiasi angolo di ribattuta.
Quando era al suo meglio, ne hanno fatto le spese tutti i top-player. Non è più così, e sembra che il russo abbia deciso di ritirarsi alla fine di questa stagione: ma quando, anche se solo per un match, entra in modalità “speedy gonzales”, riesce ancora a dare autentiche lezioni in un aspetto tecnico (la copertura del campo attraverso la precisione e la velocità degli appoggi) meno spettacolare di altri, ma probabilmente più difficile e determinante della capacità di sparare il drittone in top-spin. Formichina.

One-handed backhand appreciation corner
Per chi si confronta con l'Epica e la Leggenda, un masters 1000 non è che una tappa: gli Eroi dell'impugnatura eastern di rovescio saranno quindi liberi di giocare senza troppe pressioni, perchè la Storia verrà scritta negli Slam, e in questa stagione la One-Handed band ha già inflitto alle orde bimani una sconfitta bruciante.
Con grande e meritato relax, quindi, seguiamo e sosteniamo i Guerrieri della Luce a una mano anche a Indian Wells, senza troppe aspettative e senza andare tanto nel dettaglio.
Oltre all'ormai mitico Stan-The-Man, medaglia d'oro al valore tennistico e imperitura stima per Lui, hanno buone possibilità tra gli uomini il Vecchio Jedi Roger, il Giovane Padawan Grigor, e gli Splendidi ma Incostanti Scudieri Richard, Mikhail e Tommy Haas. E chissà, magari qualche bella prestazione dei Soldatini Iberici (Feliciano e Tommy Robredo) ci può stare.

Tra le donne, che la Forza assista e guidi i rovesci delle nostre Francesca e Roberta, ma soprattutto quello della Giovanna D'Arco della resistenza contro la barbarie a due mani in campo femminile: Carla Suarez-Navarro, già al terzo turno, e attesa dall'infida e pericolosa Alize Cornet.
Perché un elegante lungolinea vincente a una mano potrà anche valere solo un quindici come una brutale sberla bimane, ma il brivido con cui solo la bellezza più autentica ci riempie il cuore non ha prezzo.

lucabaldi

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