TENNIS WIMBLEDON CHAMPIONSHIPS – Quattro azzurri al secondo turno su undici. Giorgi e Bolelli si aggiungono al duo Pennetta-Fognini. Peccato per la Knapp e la Errani. Brava la Schiavone. Fuori anche la Vinci, con altre 7 teste di serie di secondo piano.
Il commento di Ubaldo Scanagatta e Stefano Tarantino sul day 2 e sul programma del day 3 di Wimbledon
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Roger Federer che domina Paolo Lorenzi per 3 set a zero, con il senese che tifa Fiorentina sconfitto per la tredicesima volta di fila in uno Slam, non può onestamente fare notizia. Ma lo svizzero vittorioso in 7 Wimbledon e qui n.4 del tabellone – cui non dispiace probabilmente di ritrovarsi nella stessa metà tabellone di Rafa Nadal – merita sempre la ribalta qualunque cosa faccia (leggere Stefano Tarantino https://www.ubitennis.com/blog/2014/06/24/wimbledon-day-2-italiani/). Anche se il suo match con Lorenzi non passerà alla storia, perchè non batte nessun record. Nemmeno quello delle sconfitte consecutive al primo turno di uno Slam perchè quello appartiene, come scritto ieri, a Filippo Volandri, battuto per 18. Insomma Lorenzi ne deve perdere ancora cinque. E credo che …sarebbe felice di farlo, paradossalmente, perchè la sua partecipazione ad altri cinque slam è tutt’altro che scontata. A colpi di 32.000 euro a Slam, beh, chi li butterebbe via 158.000 euro divertendosi nei teatri tennistici più belli del mondo?
Poi può anche capitare qualche colpo di fortuna, come è successo due volte a Bolelli proprio qui a Wimbledon: prima lucky loser, per poi affrontare un qualificato al primo turno. Gli era accaduto nel 2010 quando al primo turno sconfisse da lucky loser un qualificato, Fisher, al secondo turno battè Wawrinka e al terzo perse da Richard Gasquet. Trovate cronaca e l’intervista sono di Vanni Gibertini al link https://www.ubitennis.com/blog/2014/06/24/wimbledon-day-2-italiani/.
Stavolta per arrivare al terzo turno dovrà battere il tedesco Kohlschreiber, un osso duro sull’erba. Ma intanto da n.132, dopo essere stato sconfitto nell’ultimo turno delle qualificazioni dall’australiano Groth, ha trovato un ostacolo non insormontabile nel giapponese Ito – che non è comunque così scarso come la sua classifica poteva far pensare, n.129 – e questi sono punti preziosi per uno che mira a rientrare il più rapidamente possibile fra i primi 100 del mondo per evitare le forche caudine delle qualificazioni (visto che gli capita di perderci).
A Roger Federer in conferenza stampa non sapevano che domandare, così si è dissertato a lungo sulla sua famiglia allargata, sui problemi che procurano 4 figli (“E’ molto simpatico avere la famiglia con te il più possibile da padre, da madre, ci piace davvero passare tanto tempo insieme come una grande famiglia”), se gli ultimi due, i gemellini maschi, ora dormono o meno, se le due figlie sanno che lui gioca a tennis per lavoro e non per hobby, se lui è un padre severo o permissivo, e Roger è stato quasi commovente nel dire “Mi mancano quando non sono cone me” e poi più che onesto nel ricordare “Ma abbiamo i mezzi che ci consentono di stare stare insieme”. Insomma, sarà il male di qualche baby sitter in più, ma per un multi-multi-milionario come lui quello è davvero l’ultimo dei problemi.
Più importante, direi, capire se intenderà fare tanto serve&volley come un tempo sull’erba, ora che ad ispirarlo c’è un certo Stefan Edberg campione su questi prati nell’88 e nel ’90: “Ricordo che nel 2001 quando feci qui i quarti (l’anno in cui battè Pete Sampras facendo vedere di quali panni si vestiva il futuro campione) venni a rete l’80 per cento delle volte dietro la prima di servizio e fra il 30% e il 50% dietro la seconda. E feci lo stesso nel 2003 quando vinsi la prima volta. Poi anno dopo anno l’ho fatto sempre meno quando il gioco nel circuito ha cominciato a cambiare”.
Vedremo al prossimo turno come si comporterà Roger: il suo avversario sarà più tosto che non Lorenzi. Il lussemburghese Gilles Muller, classe 1983, non ha paura di misurarsi con i grandi: qui nel 2005 sconfisse Rafa Nadal e tre mesi dopo all’US Open Andy Roddick. Oggi ha dato tre set a zero a Bennetau che pure vantava una vittoria su Federer a Parigi Bercy ed era arrivato sei volte a due punti dal match proprio qui a Wimbledon contro lo stesso Roger.
Come Federer hanno passeggiato anche Wawrinka e fra le donne la Williams e la Sharapova che sono le prime due favorite dei bookmakers, se non fosse che per l’appunto sono capitate nello stesso “quarto” del tabellone.
Insomma l’unico che è apparso in difficoltà fra i big è stato Rafa Nadal, che da un paio di anni non vinceva una partita sull’erba: però alla fine, anche se ha perso il primo set ed ha rischiato qualcosina nei primi games soprattutto del secondo con Klizan, ha vinto contro lo slovacco n. 51 del mondo con lo stesso identico punteggio con cui lo aveva battuto al Roland Garros un anno fa: 4-6, 6-3, 6-3, 6-3. Secondo Gianni Clerici, che però sui numeri non è troppo attendibile, lo slovacco sarebbe scivolato sull’erba almeno 11 volte ben prima della fine del match. Mah, forse avrebbe dovuto mettere le Lotto chiodate da erba.
Ma, dopo la sua vittoria n.700 nel circuito, è stata abbastanza interessante la sua conferenza stampa, soprattutto quando gli hanno chiesto come trovasse quest’anno l’erba – domanda che sento ripetere ogni anno invariabilmente da 41 anni e Rafa dacchè venne a Wimbledon la prima volta nel 2002 – “Se gioco bene mi sembra che l’erba sia lenta, se gioco male che invece sia troppo rapida. Il problema con i giocatori è sempre lo stesso. Nel 2002 giocai Wimbledon junior e ora che siamo nel 2014 non vedo nessuna differenza…”.
Chissà se Rafa scorgerà qualche differenza a secondo turno, quando affronterà per l’appunto quel Rosol che nel 2012 lo rimandò a casa… e ce lo rimandò per 8 mesi. Lì Nadal avvertì il problema al ginocchio, la sindrome di Hoffa. “So che se volgio vincere dovrò giocare molto bene, lui può giocare molto bene su questa superficie”.
Ha giocato più Slam di Nadal Feliciano Lopez: 51. Nessuno spagnolo in attività ha fatto più di lui. Sarà orgogliosa Judy Murray che lo adora. Il suo avversario, il giapponese Sugita era contento lo stesso: aveva provato a qualificarsi per uno Slam ben 18 volte senza mai riuscirsi prima.
Grandi sorprese non ce ne sono state, soprattutto in campo maschile: tali infatti non si possono considerare le sconfitte di teste di serie di retroguardia, Karlovic n.29 con Dancevic, di Tursunov n.32 con Istomin, di Garcia Lopez n.28 con Lajovic.
Più “coronate” le teste di serie eliminate nel femminile, ma anche qui la Jankovic n.7, che non ha mai amato l’erba, può perdere benissimo con la Kanepi che ricordo aver raggiunto i quarti qui 2 volte, con la Kvitova (poi semifinalista) e anche un anno fa, quando si arrese alla Lisicki. I bookmakers avevano preso un abbaglio dando la Jankovic favorita 1 a 4, e pagando la Kanepi vittoriosa quasi a 3, 11/4.
Anche la sconfitta di Sara Errani, n.14, che condivide con la Jankovic pochissimo entusiasmo per il tennis sull’erba, ci sta. E’ vero che Sara aveva avuto il matchpoint e che la Garcia le ha tirato un missile di dritto sul suo servizio (non irresistibile come sappiamo), ma insomma oggi Sara aveva fatto miracoli a rimontare dallo 0-4 al 5 pari, anche se era stata sfortunata nel perdere il terzo interminabile game, 21 minuti con sette pallebreak per la Garcia e non so più quante pallegame per lei. Sara aveva perso al primo turno anche un anno fa, quindi si può consolare con il fatto che non perde punti. Nemmeno ne guadagna però. E negli ultimi slam, salvo che a Parigi, ha davvero raccolto poco. “Voi mi massacrate, ma credo di essere decima nella race, quindi secondo me questo resta ancora un semestre positivo…non è facile vincere tante partite”.
Soprattutto quando si ha la febbre e si prendono gli antibiotici (“Ma io non cerco scuse, non ho perso per quello”). EUna febbre che le ha attaccato la Vinci! E anche Roberta, n.21, ha perso: dalla Vekic, la croata che parla italianO e che vincendo un torneo sull’erba l’anno scorso a Birmingham aveva dimostrato di non essere a disago sui lawns britannici.
Altre teste di serie schizzate fuori la Pavlyuchenkova, n.26 con l’americana Riske (che affronterà al prossimo turno la Giorgi), la Cirstea n.29 k.o. con la Duval, la Kuznetosva n.28 con l’urlatrice portoghese Larcher de Brito.
La conclusione della seconda giornata e del primo turno consente di fare un bilancio del tennis italiano. Non brillante invero: su 11 partenti, soltanto 4 sono approdati al secondo turno.
Dopo la coppia Fognini-Pennetta lunedì, Bolelli e Giorgi questo martedì. Tutti e due soffrendo forse un tantino più del dovuto, ma l’importante è il risultato finale. E in fondo entrambi hanno liquidato la pratica senza arrivare al set decisivo. Ha giocato una gran partita Francesca Schiavone, per nulla intimidita dai cinque precedenti negativi con la Ivanovic. Ma ha dovuto arrendersi e nella cronaca di Roberto Salerno, che consiglio di leggere su https://www.ubitennis.com/blog/2014/06/24/wimbledon-day-2-italiani/, troverete come.
Non finirà mai di piangersi addosso Karin Knapp, avanti 5-2 al terzo con una delle due Pliskova, Karolina, n.50 del mondo, tre posti dietro a lei. A due punti dal match è arrivata la ragazza di Caldaro trasferitasi a Fregene (o Anzio), come a due punti era arrivata anche contro la Sharapova a Melbourne. Non le va bene una. Ma forse ha anche un po’ di braccino al momento decisivo.
Lo scorso anno avevamo avuto sempre 11 rappresentanti a Wimbledon: 5 avevano passato il primo turno, ma soprattutto di quei cinque quattro erano arrivati agli ottavi: Vinci, Knapp, Pennetta e Seppi. Quest’anno quel risultato sarà difficile da ripetersi. Due anni fa la partecipazione azzurra fu ancora più massiccia: 15 rappresentanti, 8 donne e 7 uomini e a raggiungere il secondo turno furono anche lì 5 (Schiavone, Vinci, Fognini, Giorgi, Errani).
Anche se nei match di terzo turno del mercoledì sia Fognini con lo sconosciuto Puetz n.251 del mondo sia la “Penna” contro la Davis dovrebbero potercela fare.
Sul capo di Fabio Fognini però pende il rischio del nervosismo che potrebbe attanagliarlo quando gli verrà comunicata la probabile multa che gli infliggeranno Stefan Fransson e Wayne McKewan per le sue intemperanze nel corso del match giocato contro Kuznetsov. Ho parlato con i due “supervisors” e mi hanno detto che una decisione verrà presa in mattinata. Certe sue frasi, pronunciate in italiano nei confronti di Mc Kewan stesso e anche – parrebbe – forse nei confronti dell’arbitro Keothavong, sono state ascoltate e riascoltate a più riprese nei nastri registrati a bordo campo. E fatte tradurre da un interprete capace di capire l’italiano.
Il coach di Fognini, Josip Perlas, è stato visto da me e da altri sia negli uffici del referee che a lungo nei loro pressi. Appariva chiaramente preoccupato e nervoso, tanto da chiedermi con fare insistente se avessi per caso chiesto qualcosa a Mohammed Layani… come se ciò fosse proibito. Ho cercato di fargli capire che lui fa il coach e io il giornalista, ma credo senza successo.
Insomma la voce di un procedimento nei confronti di Fabio è giunta anche alle orecchie di più d’un collega della stampa americana. L’ITF doveva riunirsi in serata e poi anche in mattinata.
Fransson e McKewan sanno bene che Fognini, al di là delle sue intemperanze, è un personaggio che piace. Non hanno intenzione di infierire, direi, ma non mi sembravano nemmeno particolarmente propensi ad essere troppo indulgenti. Su Fognini può pesare anche il precedente dell’anno scorso quando qui durante il suo match con Melzer successe un po’ di tutto. Gli fu anche comminata una multa di 5.000 sterline. Che non so però se poi sia mai stata esatta. Perchè nel tennis, insomma, non sempre si dà vero seguito ai provvedimenti che vengono annunciati. Non credo che una multa, per quanto pesante, possa innervosire Fabio Fognini più del solito. L’ipotesi di una squalifica, a quanto so, non è stata neppure presa in considerazione. Se una multa arriverà non si verrà mai ufficialmente a sapere con esattezza per quali precise parole – mi hanno detto i due super-referee – sarà stata comminata. Si dirà soltanto, eventualmente, audible obscenities o verbal abuses.