Passato (recente), presente e futuro di Victoria Azarenka

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Passato (recente), presente e futuro di Victoria Azarenka

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A Doha Vika Azarenka è tornata protagonista di una finale dopo più di un anno. Un rientro importante per il movimento tennistico femminile

Il 2014 è stato l’annus horribilis di Azarenka: poche partite nelle prime settimane di circuito, e poi tutta una serie di problemi fisici che hanno compromesso la stagione.
E’ stata un grave mancanza: personalmente credo che il tennis femminile non possa fare a meno di Azarenka; certo, non è che in sua assenza il tennis si sia fermato, ma senza di lei qualcosa manca. Per almeno tre motivi:
ha già vinto due Slam, raggiunto due finali agli US Open e una al Masters, ed è stata numero uno del mondo. Fa cioè parte di una cerchia ridottissima di nomi che portano prestigio al torneo a cui partecipano
– negli ultimi anni, quando è stata a posto fisicamente, ha mantenuto una continuità di rendimento come pochissime altre; significa che non ha bisogno di sorteggi fortunati o di inciampi altrui per arrivare in fondo ai grandi eventi
– è stata la più credibile avversaria di Serena Williams, e l’ultima in grado di sconfiggerla in una finale, quando cioè Serena non si distrae ma ha al contrario ben chiaro l’obiettivo da cogliere.

Chiedo scusa ai sostenitori di Simona Halep, ma secondo me Azarenka, Sharapova e Williams costituiscono ancora la triade più logica per i vertici del circuito femminile. E finalmente nella settimana appena conclusa si è rivista Azarenka protagonista di un torneo sino in fondo.
E’ vero che perdendo in finale da Safarova (complimenti a Lucie, mi ha fatto piacere che il suo talento si esprimesse attraverso una vittoria importante) ha interrotto una striscia vincente nel torneo di Doha di 14 partite, ma ha comunque mostrato significativi progressi sul piano del rendimento.
Provo a fare il punto della situazione, affrontandola attraverso  temi diversi.

Fuori campo

– Vita privata e professionale
L’infortuno al piede subito l’anno scorso ha fermato la sua attività agonistica. Difficile dire se l’interruzione delle normale routine professionale abbia influito o no, fatto sta che anche la vita al di fuori dai campi di gioco ha subito dei cambiamenti: si è separata da Redfoo, il compagno che non passava inosservato al suo angolo.
Azarenka ha raccontato (in una intervista al New York Times) di avere attraversato un periodo emotivamente molto difficile, ma sembrava che almeno il legame con l’allenatore Sam Sumyk fosse uno degli elementi di solidità della sua vita. Invece proprio pochi giorni fa il coach ha scelto di lavorare con Eugenie Bouchard; e il fatto che la moglie di Sumyk sia ancora l’agente di Azarenka rende il divorzio tecnico più complicato del solito.
In ogni caso: oggi Vika ha iniziato a collaborare con Wim Fissette, non confermato da Simona Halep malgrado gli ottimi risultati ottenuti nel 2014.

In campo

– Situazione fisica
E’ stato un problema fisico a fermarla l’anno scorso, e quindi rimane decisamente l’aspetto più importante su cui ragionare. Come sta Azarenka oggi? E’ guarita al 100%?
Non è facile stabilirlo, anche perché in alcune situazioni Vika porta fuori strada chi la osserva con la sua innegabile tendenza a gigioneggiare. Le piace fare smorfie, enfatizzare le cadute, e sottolineare gli sforzi a cui sottopone il corpo durante la partita.
Del resto proprio a Doha nel 2012 Radwanska aveva avuto dei dubbi sul problema alla caviglia accusato da Vika, e questo aveva compromesso il loro rapporto anche fuori dal campo.
Ma dopo l’infortunio dell’anno scorso è inevitabile che un po’ tutti trattengano il fiato quando Azarenka mostra segni di disagio.

A questo aggiungerei la questione del peso forma. Sarebbe importante non andare troppo oltre il peso che aveva mostrato nella stagione migliore, il 2012; non soltanto per una banale ragione di efficienza tennistica, ma anche per evitare di sovraccaricare con chili in più il piede infortunato,
Nelle valutazioni sul peso è facilissimo sbagliare, ma provo a dire la mia:  oggi di sicuro non la vedo asciutta come nel 2012, ma tutto sommato la trovo meglio rispetto alla fine del 2013, quando si era allontanata in modo più evidente dalla condizione ideale.

– Situazione tecnica
La tennista di Doha è una signora giocatrice, ma non credo sia ancora ai “suoi” livelli. E non intendo i picchi di gioco: secondo me non ha ancora raggiunto nemmeno il suo standard medio, quello che le ha comunque consentito di stare tranquillamente tra le prime cinque del mondo. Cosa le manca per tornare la vera Azarenka?
Secondo me soprattutto la sicurezza con cui attaccava la palla, facendo quel passo avanti che le permetteva di velocizzare ulteriormente il palleggio; il risultato era una combinazione di alto ritmo, continuità e pesantezza di colpo che finiva per togliere il fiato alle avversarie, visto che Vika riusciva a reggere un tennis del genere per interi match, anche negli scambi prolungati.
E poi manca la padronanza nel momento di colpire al rimbalzo le palle più vicine alla rete; insidiose per quasi tutte le giocatrici, ma in passato uno dei suoi punti di forza.

In compenso nella semifinale contro Venus è stata capace di modificare profondamente il gioco per provare a rovesciare una partita che si metteva male.
Prima di venerdì scorso, Venus era la “kryptonite” di Azarenka: quattro vittorie a zero nei precedenti, otto set a zero. E anche all’inizio del match di Doha pareva la stessa storia. Venus non soffriva minimamente le traiettorie proposte: sembrava che la palla capitasse sempre nella sua hitting zone ideale, mentre a volte Vika appariva incerta e a disagio: alcuni colpi erano insicuri e l’atteggiamento lasciava trasparire il timore che stesse scegliendo la soluzione sbagliata.

Quando si assiste a queste situazioni da spalle al muro, non si dice “perso per perso, tanto vale provare a buttarsi a rete”? E’ esattamente quello che Azarenka ha fatto nel secondo set.
E’ stato sorprendente vedere una delle più forti esponenti del tennis di ritmo degli ultimi anni (se non la più forte, in questo tipo di gioco) fare di tutto per cercare di rendere il match il più aritmico possibile.
E così abbiamo visto una Azarenka sempre più di attacco, muovere lo scambio sulla verticale, obbligando l’avversaria ad eseguire passanti inattesi; oppure affidarsi a palle corte o a slice di rovescio per far colpire Venus dopo una corsa in avanti, o su rimbalzi bassi: tutte situazioni che hanno finalmente (dopo nove set) alterato gli equilibri consolidati del confronto.

Una varietà tecnico tattica che, unita all’alto livello di gioco e alla grande personalità delle protagoniste, ha prodotto una delle partite più belle, se non la più bella, di questo inizio di 2015 (saldo finale tra vincenti – errori non forzati: Azarenka +9, Venus addirittura +13).
Per concludere questo tema: in sostanza secondo me Vika deve ancora crescere per tornare a giocare più spesso scambi conclusi da colpi come questi:
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=y_jWle0rr50#t=654

Nel frattempo però ha dimostrato di poter allargare il suo repertorio con soluzioni differenti che le permettono di avere “piani b” a cui ricorrere nei frangenti difficili.

– Situazione mentale
Anche se una crisi è determinata da problemi fisici, inevitabilmente i periodi-no (con pochi match e sconfitte inusuali) producono effetti negativi anche sulla tenuta mentale. Penso per esempio alla partita persa in gennaio contro Pliskova a Brisbane dopo aver avuto match point a favore, in cui Vika si era spenta quasi senza reagire. O alla difficoltà a dare il meglio nei momenti chiave del match, come è capitato nella sconfitta contro Cibulkova agli Australian Open.

E la collaborazione con un nuovo coach è una questione delicata anche sul piano psicologico. Chissà che la novità del confronto con Wim Fissette non abbia, ad esempio, reso Vika più disposta a scelte estreme e coraggiose, come quella dell’arrembaggio nel secondo set contro Venus.
D’altra parte qualche volta nello stesso match mi è sembrata un po’ distratta dal rapporto visivo con il suo angolo, così insistito da sembrare eccessivo: come se volesse essere sicura di non far sentire trascurato il nuovo membro del team con cui ha meno familiarità.

Ma il torneo di Doha dovrebbe comunque avere aumentato la sua fiducia, anche perché credo che in Azarenka l’autostima di fondo sia sempre molto alta. Ed è un aspetto del carattere che secondo me serve moltissimo nel tennis, il tipico orgoglio di una (ex) numero uno.

Futuro
L’arretramento nel ranking è stato il risultato inevitabile di un anno in cui forse ha provato a rientrare troppo presto dall’infortunio, per poi decidere nuovamente di fermarsi. Oggi è 38ma, e questo significa essere fuori dalle teste di serie di tutti i tornei più importanti. Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
Secondo me, se sul piano fisico starà bene, tornerà molto presto in top ten. Azarenka e Sharapova sono state le due giocatrici più affidabili ad altissimi livelli degli ultimi anni di tennis femminile, e quindi il rientro tra le dieci mi pare inevitabile.
Sono invece meno sicuro sui tempi necessari per l’ulteriore salto di qualità che  le consentirebbe di  tornare in cima, insieme a Serena e Maria. Per arrivare così in alto, ci vogliono tanti punti, tanti tornei positivi, e una continuità di rendimento che non sono convinto possa essere recuperata nel giro di pochi mesi, dopo aver praticamente perso un anno.
E poi dopo Indian Wells e Miami inizia la stagione sulla terra, la superficie più indigesta per Vika.

Però forse per l’estate sul cemento americano potremmo tornare a vedere una giocatrice di altissimo livello. Ma prima di tutto occorre che possa dedicarsi al tennis con continuità, senza problemi fisici; perché  secondo me la vera discriminante del prossimo futuro di Azarenka, ciò che farà la differenza tra i successi o gli insuccessi, resta soprattutto la salute.

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