Ray Moore prima vittima della guerra dei sessi. Cacciato!

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Ray Moore prima vittima della guerra dei sessi. Cacciato!

Sono arrivate le dimissioni di Raymond Moore, CEO di Indian Wells, annunciate direttamente da Larry Ellison, proprietario del torneo. Moore aveva risposto ad una domanda dell’inviato di Ubitennis che “le donne dovrebbero inginocchiarsi davanti a Federer e Nadal”. Serena Williams e Victoria Azarenka avevano stigmatizzato l’accaduto. Ma Novak Djokovic… non si dimetterà di certo. Il n.1 del mondo è stato più diplomatico di Moore e Gilles Simon, ma la pensa come loro. E voi?

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Montepremi, Diokovjc sfida Serena (Semeraro), Djokovic scatena la guerra dei sessi: «Più soldi agli uomini» (Crivelli), Il valore delle tenniste (Piccardi), Lo sport visto dal macho (Audisio)

AGGIORNAMENTO – Dimissioni immediate di Raymond Moore da CEO e Direttore del Torneo BNP Paribas Open

Con un comunicato stampa diramato lunedì 21 marzo verso le 21 ora locale di Indian Wells, il patron del BNP Paribas Open Larry Ellison ha reso nota la decisione di Raymond Moore, CEO e Direttore del Torneo, di rassegnare le dimissioni con effetto immediato dalla sua carica.

Queste le dichiarazioni di Ellison:

“Nella giornata di oggi ho avuto occasione di parlare con Ray, il quale mi ha fatto sapere di aver deciso di dimettersi dal suo ruolo. Supporto pienamente la sua decisione”.

“Quasi mezzo secolo fa, Billie Jean King iniziò la sua storica campagna per l’eguaglianza di trattamento delle donne nel tennis. […] Grazie alla leadership di Billie Jean, Martina Navratiolva, Venus Williams, Serena Williams e numerose altre grandi atlete, sono stati raggiunti grandi risultati. Sono orgoglioso di dire che al nostro torneo di Indian Wells, ed in tutti i maggiori tornei del mondo, siamo fieri di continuare una tradizione ormai decennale che prevede uguaglianza di montepremi tra le donne e gli uomini.

“Vorrei ringraziare personalmente tutte le grandi atlete che hanno combattuto così duramente in questi anni per l’ottenimento di uguali montepremi tra uomini e donne nel tennis professionistico. E vorrei congratularmi con tutte per il loro successo. Tutti noi qui al BNP Paribas Open ci impegnamo a continuare a lavorare con tutti quanti per rendere il tennis uno sport migliore per tutti”.

Una delle consolidate tradizioni del BNP Paribas Open è “Colazione con Raymond Moore”, una chiacchierata con il Direttore del Torneo a commento dell’edizione che si sta per concludere. Tra un caffè ed un piatto di uova strapazzate gentilmente offerte dall’organizzazione del torneo, la stampa accreditata ha la possibilità di fare domande a Raymond Moore, l’uomo che da tanti anni fa parte del consiglio direttivo del torneo di Indian Wells, e che dopo l’abbandono da parte di Steve Simon (divenuto CEO della WTA lo scorso novembre) è diventato l’unico responsabile a rispondere direttamente al patron Larry Ellison.

Durante il torneo erano state pubblicate dalla giornalista francese Carole Bouchard delle dichiarazioni di Moore in base alle quali veniva dichiarato che il BNP Paribas Open vorrebbe avere una categoria superiore rispetto a quella degli altri Masters 1000, per riconoscerne il maggiore montepremi, i tabelloni con più giocatore, il grande successo di pubblico (anche quest’anno oltre 440.000 spettatori) ed in generale la superiore considerazione che gode tra i giocatori e la stampa specializzata. Il direttore del torneo, interrogato dai giornalisti presenti, ha confermato quanto era apparso sulla stampa, ed ha spiegato che il sistema attuale dei Masters 1000 ed i contratti in essere sono validi fino al 2018, e che quindi dal 2019 è verosimile che il sistema di classificazione dei tornei sarà diverso. Tutta la conversazione si stava sviluppando sulle caratteristiche dei Masters 1000, senza tenere in considerazione il fatto che Indian Wells ospita un torneo combined, che nella sua versione WTA gode già dello status di Premier Mandatory, insieme ad altri tre soli tornei (Miami, Madrid e Pechino), ragion per cui noi di Ubitennis abbiamo ritenuto opportuno chiedere se il torneo fosse alla ricerca di una riclassificazione anche a livello femminile. Questa la risposta ricevuta da Moore:

“Se dovessi rinascere vorrei avere un qualche ruolo nella WTA. Viaggiano nella scia del tennis maschile, non prendono alcuna decisione e sono fortunati. Molto fortunati. Se fossi una giocatrice mi inginocchierei ogni sera e ringrazierei Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono venuti al mondo, perché hanno letteralmente trascinato questo sport. Il testimone verrà poi passato a Djokovic e Murray e qualche altro giocatore […] Ma non abbiamo di che lamentarci, il nostro prize money è uguale per le donne e per gli uomini. Siamo uno dei quattro Premier Mandatory, e per il momento non ci sono indicazioni che il sistema cambierà”.

In seguito, parlando della necessità di avere grandi nomi ai nastri di partenza, Moore aveva spiegato come “nel tennis ci sono sei superstar, quattro tra gli uomini e due tra le donne”. Gli uomini sono ovviamente Djokovic, Murray, Federer e Nadal, mentre le donne sono state identificate in Serena Williams e Sharapova. Con Sharapova fuori gioco probabilmente per un lungo periodo di tempo, e con Serena Williams alla soglia dei 35 anni, è stato chiesto se, secondo Moore, il tennis femminile potrebbe avere problemi dal punto di vista promozionale in prospettiva futura. “La WTA ha un manipolo di giocatrici giovani – non soltanto una o due – che sono molto “attractive”, come Muguruza, come Genie Bouchard. Ci sono parecchie giocatrici “attractive”, e lo standard è aumentato incredibilmente negli ultimi anni”. L’utilizzo della parola “attractive”, che in inglese vuol dire essenzialmente “attraente, di bell’aspetto” ha causato qualche incomprensione, che Moore ha chiarito subito dopo. “Quando dico attraenti intendo dire che sono attraenti sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista competitivo”. Queste affermazioni, che sono state diffuse sui social media attraverso stralci della trascrizione ufficiale dell’incontro di Raymond Moore con la stampa, hanno suscitato un’ondata di polemiche per la loro natura apparentemente sessista. La prima a commentare, durante la conferenza stampa post-finale, è stata Serena Williams che non l’ha mandata a dire a Moore.

“Ogni giorno ci sono innumerevoli persone che mi dicono di guardare il tennis solamente quando giochiamo io o Venus. Per cui non credo che l’affermazione [di Moore] sia corretta. Ci sono parecchie donne nel Tour che sono più divertenti da guardare di parecchi uomini nel tour. Quelle considerazioni sono sbagliate e non corrette […]  Sono molto sorpresa di quanto è accaduto perché Venus ed io ed altre ragazze nel tour abbiamo dimostrato ripetutamente lo spettacolo che possiamo produrre. La finale femminile agli US Open lo scorso anno ha esaurito i biglietti prima di quella maschile, e non credo giocassero Roger o Rafa. Billie Jean King ha aperto parecchie porte per le tenniste e per le atlete professioniste in generale. Nessuna donna dovrebbe inginocchiarsi per ringraziare davanti a nessuno in quel modo”.

Dello stesso tono il commento di Victoria Azarenka.

“Le donne purtroppo devono convivere con questo tipo di commenti, che gli uomini invece non devono sopportare. Non voglio insultare nessuno, come invece noi donne lo siamo state, parzialmente, [da quelle affermazioni]. Non capisco questo atteggiamento generale degli uomini contro le donne: ogni singola persona è stata messa al mondo da una donna, no? Ma questo non è solo un problema nello sport, è un problema generale nella nostra società. Le donne devono semplicemente essere più grandi di questi commenti, e non scendere allo stesso livello. Personalmente, io cerco di lavorare duro ogni giorno, cogliere le opportunità che mi si presentano, senza cercare di sminuire gli altri per sentirmi più forte”.

Appena dopo l’intervento di Serena, e diversi minuti prima della conferenza stampa di Victoria Azarenka, Raymond Moore ha diffuso un breve comunicato di scuse per cercare di arginare il problema: “Le mie parole a proposito della WTA sono state di pessimo gusto e non corrispondono alla realtà. Sono davvero dispiaciuto per quei commenti e voglio presentare le mie sincere scuse alle giocatrici ed a tutta l’organizzazione della WTA. La finale femminile di quest’oggi ha rappresentato un esempio della forza delle giocatrici, specialmente Serena e Victoria, e di tutta la WTA. Ancora una volta, sono sinceramente dispiaciuto per i miei commenti”.

Di natura piuttosto diversa, ma altrettanto controversa, i commenti di Djokovic. Nonostante abbia ammesso che la scelta di parole da parte di Moore sia stata “non politicamente corretta”, ha comunque proseguito spiegando come a suo avviso, il nucleo del concetto sia condivisibile: “Ho un enorme rispetto per tutte le energie che la WTA e chi per lei ha dedicato nel corso degli anni per ottenere uguaglianza di prize money. Tuttavia, noi dell’ATP da parte nostra dovremmo combattere per ottenere una fetta più grande dei montepremi, perché possiamo dimostrare che i match maschili attirano più spettatori. Se ci sono statistiche e dati disponibili per verificare chi riesca ad attirare più attenzione, più spettatori, chi venda più biglietti, bisognerebbe far in modo che i montepremi vengano suddivisi di conseguenza”. Inutile dire che ci saranno sicuramente strascichi a questa vicenda, che tocca un argomento come la parità tra i sessi, molto sentito, specialmente negli Stati Uniti.

La mia sensazione personale, essendo stato presente alla conferenza stampa in questione, è che il Direttore del Torneo Raymond Moore abbia espresso in maniera un po’ troppo candida l’opinione che il tennis maschile, al momento, è molto più “vendibile” come prodotto del tennis femminile, soprattutto per merito dei personaggi che lo popolano, che hanno trasceso la dimensione del nostro sport per entrare in quella “mainstream”. Le parole sono state sicuramente scelte in maniera poco appropriata, e forse la sede non era delle più consone per esprimere un concetto di questo tipo. Tuttavia, superato lo sdegno per parole che sembrano non appartenere al nostro tempo, ritengo sarebbe opportuno analizzare i motivi che hanno portato una persona che ovviamente vive sulla propria pelle l’organizzazione di un grande torneo combined a parlare in quel modo. Moore lavora 12 mesi l’anno a stretto contatto con ATP e WTA per organizzare il suo evento; conosce la risposta del pubblico allo spettacolo offerto dai due tour, perché è il suo mestiere. Tralasciando per un attimo l’infelice scelta di terminologia, se davvero una persona nella sua posizione è convinta che la WTA sia esclusivamente un prodotto secondario dell’ATP, non sarebbe una brutta idea tentare di capire il perché, e se qualcosa può essere fatto per migliorare l’appeal del tennis femminile.

Buttare il bambino con l’acqua sporca è un lusso che uno sport di nicchia come il nostro non può permettersi. C’è bisogno dell’aiuto di tutti per promuovere il tennis, maschile e femminile. Perché come diceva sempre Rino Tommasi, citando il Manzoni, “il tennis femminile è come il cielo di Lombardia, tanto bello quando è bello”, e se vogliamo migliorare l’esposizione e la diffusione di questo sport non possiamo permetterci di snobbare una parte della disciplina che ha regalato, regala e sicuramente regalerà spettacoli di grande livello, ma dobbiamo impegnarci tutti per aiutarci a vicenda e migliorare sempre il nostro prodotto.

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