Certo, va ricordato che John McEnroe è stato il primo e unico tennista capace di vincere un titolo ATP in quattro decenni differenti. A partire dalla prima volta di Hartford (1978) fino al vittorioso ritorno in campo del 2006, quando un John ormai 47enne riusciva imporsi in coppia con Bjorkman nel torneo di doppio di San Jose. Nonostante questo, dal punto di vista della qualità il suo tennis ha offerto il massimo nel sessennio in cui lo statunitense ha vinto le sue sette prove dello Slam, tra il 1979 e il 1985. In questi sei anni Mac portava a casa anche 67 dei suoi 77 titoli.

Uno dei dieci allori arrivati nella seconda parte della sua carriera John lo conquistava contro un’avversario di un certo prestigio, Stefan Edberg, sui campi in cemento del Japan Open di Tokyo il 17 aprile 1988, 32 anni fa. Un doppio 6-2 piuttosto netto contro il 22enne svedese che aveva già conquistato due titoli dello Slam e di lì a tre mesi avrebbe messo le mani sul primo Wimbledon della sua carriera. La rivalità tra i due, sebbene pesantemente influenzata dai sette anni di differenza, avrebbe preso dopo quell’incontro una piega decisamente diversa. Fino al 1988 i due si erano incontrati otto volte con ben sette affermazioni di Mac, tutte piuttosto nette ad eccezione della semifinale sul carpet delle WCT Finals dell’anno precedente.

Dopo la sfida di Tokyo invece tutte le sfide sarebbero state vinte dello svedese: un 5-0 pesante in grado di riequilibrare il computo complessivo della rivalità. 7-6 per John alla fine, in qualche modo “salvato” dal ritiro nel momento in cui l’angelo biondo era invece al culmine della sua carriera (la stessa ‘strategia’ utilizzata da Roddick per mantenersi in vantaggio nei confronti diretti su Djokovic): nel 1992 McEnroe optava per il ritiro mentre Edberg si apprestava a vincere sui campi di Flushing Meadows l’ultimo Slam della carriera.

Oggi, lontani dal tennis giocato, John e Stefan si sono dedicati (anche) all’attività di allenatori. Non troppo fortunata la parentesi dello statunitense nel box di Milos Raonic, decisamente più incisivo invece il sodalizio tra Edberg e Federer, durato circa due anni da fine 2013 a fine 2015. Probabilmente è stata la vera scintilla che ha fatto scattare nello svizzero l’esigenza di ritrovare un tennis più offensivo, poi perfezionato sotto la guida di Ivan Ljubicic.