ATP Brisbane: Nick Kyrgios è finalmente profeta in patria

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ATP Brisbane: Nick Kyrgios è finalmente profeta in patria

Sconfitto lo statunitense Ryan Harrison al termine di una partita con poca storia. Kyrgios sale al 17esimo posto e punta il bersaglio grosso: l’Australian Open

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[3] N. Kyrgios b. R. Harrison 6-4 6-2

In un’epoca in cui il tennis maschile di altissimo livello pare essere appannaggio di giocatori nati negli anni ’80, fa piacere rendere conto di un torneo in cui il più “vecchio” dei semifinalisti era il ventiseienne Dimitrov e dove in finale la somma delle età dei due protagonisti era abbondantemente sotto i 50 anni. A disputarsi il titolo a Brisbane sono infatti stati il venticinquenne statunitense Ryan Harrison (n.47 ATP) e il ventiduenne australiano Nick Kyrgios (n.21 ATP). A parte questo, onestamente la partita non ha riservato altri spunti di particolare interesse: a vincere è stato il più giovane, il più esuberante, il più… tutto. Kyrgios era nettamente favorito, in virtù della classifica, dei precedenti (due a zero in suo favore) e, soprattutto, di un talento oggettivamente molto superiore a quello dello statunitense, un onesto e generoso impiegato della racchetta. E infatti ha vinto Kyrgios, senza patemi né sceneggiate, come vince un giocatore che questi tornei dovrebbe ruminarli con disinvoltura se vuole puntare lo sguardo in alto, laddove si entra nella storia del tennis. Ryan Harrison si consola invece con la terza finale raggiunta in carriera dopo quelle di Memphis (vinta) e Atlanta (persa), entrambe giocate nel 2017, ovvero da quando è iniziato il sodalizio con il nostro Davide Sanguinetti (intervistato a Londra dal Direttore durante le ATP Finals), un coach stimato e di successo che potrebbe forse un giorno rappresentare un autorevole candidato alla guida della nostra squadra di Davis.

Il match è esistito solo nella prima metà del primo set in cui Harrison si è mostrato molto solido nei primi tre turni di servizio e più in palla dell’avversario nei rari scambi prolungati concessi alla platea. L’australiano, parso un po’ letargico al principio, ha però potuto contare sulla solita mostruosa battuta che lo ha tolto dai guai nei frangenti critici. Su tutti i cinque break point complessivi che ha dovuto annullare tra il secondo e il sesto game del set, tra una smorfia di dolore e l’altra dovute al ginocchio sinistro, abbondantemente fasciato. Nel settimo game lo statunitense, per ragioni difficilmente comprensibili probabilmente anche a sé stesso, ha però sciaguratamente deciso di accorciare gli scambi invece di costringere Kyrgios a correre e si è buttato ripetutamente a rete ‘senza l’elmetto’ e, soprattutto, senza il necessario talento pagando immediatamente pegno e concedendo il break alla prima palla utile. Una manciata di minuti dopo, con l’11esimo ace dell’incontro, il nativo di Canberra si è portato in vantaggio di un set per la prima volta dall’inizio del torneo. In tutti e tre gli incontri precedenti, infatti, Nick era stato costretto alla rimonta.

Ancora più oscuri i motivi che hanno consigliato a Harrison di sparare una seconda di servizio a tutto braccio sul punteggio di 1-1 30-40 nel secondo parziale con il risultato di commettere doppio fallo e dare il via libera alla conquista del primo successo in patria a Kyrgios che, prima di chiudere l’incontro con il 17esimo ace in meno di 75’, si è pure concesso il lusso di cogliere un secondo break. In definitiva un successo sin troppo agevole per lo storico di Kyrgios, abituato tanto a luccicare nei grandi match quanto a perdersi nelle difficoltà che gli vengono proposte dai giocatori di cui dovrebbe disporre con assoluto agio. Oggi invece l’australiano ha semplicemente messo il campo il suo talento, si è poggiato sul servizio quando è stato necessario – nulla di cui vergognarsi, il più grande di tutti lo fa di consueto – e ha dunque rispettato il pronostico.

Grazie a questa vittoria (il termine trionfo pare un po’ eccessivo per l’occasione) Nick Kyrgios – che ora rivedremo a Melbourne – sale alla 17esima posizione in classifica a soli 5 punti dal numero 16, John Isner e porta a quattro il suo bottino complessivo nei tornei ATP. Questo significa che il forfait di uno tra Djokovic e Wawrinka, entrambi ancora pericolanti, gli garantirebbe un posto nel gruppo 1-16 delle teste di serie. Un vantaggio a cui forse uno come Kyrgios, abituato a fare un po’ tutto d’impulso, non presta attenzione; ma che potrebbe impattare sul suo destino a Melbourne. “Amo giocare per voi, anche se qualche volta potrebbe non sembrare. Ma è così“. Così l’australiano si è congedato dal pubblico di casa. Adesso è proprio il caso di alzare l’asticella, Nick.

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