Verso Italia-Francia, la sfida del '75: disastro Panatta, via Gardini

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Verso Italia-Francia, la sfida del ’75: disastro Panatta, via Gardini

Tra qualche giorno sfidiamo i galletti a Genova. Rievochiamo gli ultimi tre incontri tra le due nazionali. Partiamo da quello disputato al Roland Garros 33 anni fa e che costò la panchina a Fausto Gardini

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Nel week-end 6-8 aprile la nostra nazionale di tennis affronterà a Genova nella sfida dei quarti di finale di Coppa Davis la Francia campione in carica. Sarà l’undicesima sfida tra le due nazionali ed il bilancio è in perfetta parità, 5-5. La storia dei precedenti tra Italia e Francia è un po’ la storia del tennis europeo, perché se sulla sponda transalpina scorriamo i nomi dei famosi quattro moschettieri (Cochet, Brugnon, Borotra, Lacoste) seguiti poi dai vari Darmon, Jauffret, Dominguez, Boetsch, Forget e così via, su quella italiana leggiamo i nomi di Cucelli, Del Bello, Palmieri, Pietrangeli, Sirola, Panatta, Bertolucci, Barazzutti, fino ad arrivare ai più recenti Furlan, Gaudenzi e Nargiso. Insomma, la sintesi storica dei due movimenti tennistici.

Con questo articolo ci proponiamo di iniziare la marcia di avvicinamento alla sfida di Genova rievocando nel dettaglio gli ultimi 3 precedenti tra Italia e Francia, partendo dal contesto generale di ciò che avveniva in quegli anni nel mondo e calandoci poi gradualmente nel mondo dello sport prima ed in quello del tennis e della Davis poi. La prima sfida che andiamo ad analizzare è quella che ebbe luogo nel giugno del 1975 al Roland Garros, valevole come semifinale della Zona Europea.

Il 1975 è anno santo, lo ha proclamato Paolo VI che all’atto dell’apertura della Porta Santa il 24 dicembre dell’anno prima si vede sfiorare in diretta mondovisione da alcuni calcinacci che solo per miracolo non lo colpiscono. Margareth Thatcher diviene leader dei conservatori in Inghilterra, segnerà per lungo periodo le vicende politiche d’oltremanica. Il 1975 è l’anno del primo volo del Concorde, mentre in Cambogia inizia la dittatura sanguinosa di Pol Pot. Bill Gates fonda la Microsoft negli Stati Uniti, Federico Fellini vince il suo quarto oscar grazie al film Amarcord. Il Mozambico proclama la sua indipendenza e cessa di essere colonia portoghese, le isole Comore fanno lo stesso con la Francia. Muore in Spagna Francisco Franco ed un mese dopo si insedia Juan Carlos di Borbone. Finisce la guerra in Vietnam, un seguace di Charles Manson (il folle assassino di Sharon Tate, compagna del regista Roman Polanski) cerca di uccidere il presidente americano Gerald Ford, ma viene bloccato da un agente del FBI. Richard Burton e Liz Taylor si risposano per la seconda volta (e non sarà l’ultima).

In Italia siamo negli “anni di piombo”, viene rapito Vittorio Gancia, noto imprenditore veneto. Nel blitz organizzato per liberarlo dalle Forze dell’Ordine viene uccisa Mara Cagol che tentava di coprire la fuga del marito Renato Curcio, noto esponente delle Brigate Rosse. Viene approvato il nuovo diritto di Famiglia, si abolisce l’istituto della dote, si parificano i figli legittimi a quelli naturali, viene riconosciuta ad entrambi i genitori la patria potestà. Notevole crescita del PCI nelle elezioni (praticamente nel nostro paese non mancano mai), arriva al 33%, a soli 3 punti dalla Democrazia Cristiana. Il 2 novembre viene trovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini, sarà accusato del suo omicidio il minorenne Giovanni Pelosi. Il Festival di Sanremo attraversa il suo periodo più brutto, Mike Bongiorno e l’inseparabile Sabina Ciuffini conducono l’edizione che sarà vinta dalla sconosciuta Gilda. Il singolo più venduto nel nostro paese nel 1975 è Sabato Pomeriggio di Claudio Baglioni.

Lo sport italiano vive invece la sua epoca d’oro nello sci, quella della famosa Valanga Azzurra. Ad inizio anno nello slalom di Garmisch ci sono 3 italiani ai primi 3 posti (Piero Gros, Gustav Thoeni e Fausto Radici). La valanga azzurra. La Coppa del Mondo si decide in un incredibile slalom parallelo in Val Gardena. All’appuntamento arrivano in 3 a pari punti in testa alla classifica generale, il nostro Thoeni, il mitico Ingemar Stenmark e Franz Klammer. L’austriaco esce subito, Thoeni e Stenmark arrivano in finale, chi vince si porta a casa la Coppa. Stenmark è ancora poco esperto, Thoeni parte dal cancelletto come un fulmine e gli mette pressione, lo svedese inforca a poche porte dall’arrivo, la Coppa del Mondo rimane in Italia perché l’anno prima l’aveva vinta Piero Gros.

Nel calcio lo scudetto va alla Juve che sopravanza in classifica di due punti il Napoli (corsi e ricorsi storici), decisivo lo scontro diretto al Comunale di Torino a 6 giornate dal termine del campionato, finisce 2-1 per i bianconeri, decide Altafini (che l’anno prima giocava nel Napoli) all’89’. Per i napoletani diventerà “core ‘ngrato”. Napoli si rifà nella pallanuoto, dove lo scudetto lo vince la Canottieri allenata da Fritz Dennerlein che conclude imbattuta il campionato. Nel basket invece lo scudetto lo vince la Forst Cantù di Arnaldo Taurisano, mentre agli Europei l’Italia arriva terza, alle spalle dell’inarrivabile Jugoslavia (Dalipagic, Cosic, Slavnic, Delibasic e via dicendo) guidata dal santone Mirko Novosel e della Russia. Nei mondiali di ciclismo Merckx prova a vincere il suo quarto mondiale, si corre in Belgio, a casa sua, ma l’impresa non gli riesce, la spunta l’olandese Henny Kuiper. E’ il primo mondiale nel quale la nostra nazionale viene guidata da Alfredo Martini. Il giro d’Italia invece lo vince Fausto Bertoglio. Muhammad Alì batte Joe Frazier nella sfida di Manila, Niki Lauda riporta il campionato del Mondo piloti alla Ferrari, che vince anche quello costruttori. La stagione dell’automobilismo viene però funestata da un incredibile incidente durante il Gran Premio di Barcellona. La vettura del tedesco Stommelen perde l’alettone durante il 25° giro, sbatte contro il guard rail e finisce sulla folla. Alla fine si conteranno 4 morti e diversi feriti, la gara sarà sospesa 4 giri dopo e vedrà la vittoria (l’unica nella sua carriera) di Jochen Mass. Quella gara sarà ricordata anche perché l’italiana Lella Lombardi giungendo 6° sarà la prima e unica donna a raccogliere un punto mondiale.

Ed il nostro tennis come se la passava? Onestamente non male, il passaggio di consegne tra vecchia e nuova generazione era ormai avvenuto. A Pietrangeli e Sirola erano subentrati Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, coordinati e plasmati dal mitico Mario Belardinelli che se li era cresciuti presso il Centro Federale di Formia. Adriano era sempre vicino ai Top10 nella classifica mondiale e quell’anno esplose. Semifinale al Roland Garros, finali a Barcellona e Madrid, vittoria a Stoccolma contro Connors (allora nr.1 del ranking al quale annullò anche un match point nella finale) e finale anche a Buenos Aires, sconfitto da Guillermo Vilas. Annata che si concluse con la sua prima (ed unica) partecipazione al Master di fine stagione, dove raccolse però tre sconfitte (contro Orantes, Nastase ed Ashe). La sua consacrazione ci sarà l’anno dopo e ne conosciamo i motivi. Barazzutti si era già fatto apprezzare per la sua combattività e per le sue doti atletiche, Bertolucci rappresentava un’ottima alternativa e come doppista in coppia con Panatta non si discuteva, Tonino Zugarelli era l’uomo delle superfici veloci, al contrario dei suoi compagni.

I 4 in Davis si erano fatti onore nel 1974, dove erano arrivati ad un passo dalla finale, fermati dal Sudafrica nella finale Interzone (o semifinale che dir si voglia). I nostri eroi sprecarono un’occasione colossale per affrontare l’India in finale (la famosa finale che poi non fu mai giocata per protesta contro la politica dell’apartheid perpetrata in Sudafrica), ma l’avvicinamento a quella sfida fu davvero pessimo. Innanzitutto la nostra Federazione cercò di spostare la sfida in campo neutro per protestare (anche loro) contro l’apartheid ventilando la possibilità che i giocatori potessero boicottare l’appuntamento. Ma la richiesta venne bocciata dall’ITF. Inoltre invece di effettuare una preparazione atletica idonea ad una sfida delicata ed in condizioni anomale (sopratutto per l’altura) i nostri giocatori pensarono bene di restare fino a tre settimane  e mezzo  prima della stessa al mare – in Sardegna- , così i sudafricani ebbero vita facile e chiusero la contesa già dopo il doppio. I nostri non avevano giocato tornei da un pezzo, e così, complice anche l’altura, Zugarelli e Panatta ammassarono caterve di doppi falli. Ci fu uno scontro fra giocatori e stampa, Clerici e Tommasi in testa che furono particolarmente critici nei confronti di quella discutibile preparazione. Clerici criticò aspramente il ct Mario Belardinelli, Tommasi scrisse, anche per la scarsa personalità dimostrata nei confronti dei sudafricani fortissimi nel doppio (McMillan e Hewitt non si parlavano quasi, ma hanno vinto due Wimbledon e una volta senza perdere mai il servizio in tutto il torneo..,), ma non straordinari in singolare perchè Hewitt era ormai anziano, 34 anni e 9 mesi, mentre Ray Moore era un buon giocatore (poi diventato direttore del torneo di Indian Wells prima di essere “cacciato” per una osservazione considerata sessista) ma con una classifica inferiore ai nostri…

L’essere arrivati in semifinale ci consentì nel 1975 di saltare i primi turni della competizione e di partire direttamente dalla semifinale della Zona Europea. L’avversario non era di quelli più semplici, la Francia. Innanzitutto perché schierava due giocatori che erano probabilmente inferiori ai nostri ma che erano combattivi all’inverosimile, Francois Jauffret e Patrice Dominguez. Poi si sarebbe dovuti andare a Parigi, proprio al Roland Garros e comunque il pubblico francese si sarebbe fatto sentire e non poco. Inoltre c’era da tenere in considerazione che soprattutto Jauffret era un tennista abbastanza indigesto ad Adriano Panatta. Il tennista francese infatti era uno dei pochi capace di togliere il tempo ad Adriano, attaccandogli continuamente sul rovescio e costringendolo a fondo campo. Panatta lo sapeva ed ogni incontro con Jauffret era una sofferenza. Adriano lo riuscì a battere solo due volte su 5 incontri e ci perse sia a Parigi (anche se nel 1970 Panatta era appena ventenne mentre Jauffret aveva 8 anni in più) sia a Montecarlo nel 1976 (l’anno d’oro di Adriano). Dominguez era sicuramente meno talentuoso di Jauffret, ma era mancino ed in Davis dava l’anima. Grande amico proprio di Panatta, in molte occasioni si ritrovavano la sera a divertirsi in discoteca dopo le partite.

La sfida però era nettamente alla nostra portata, oltretutto poche settimane prima Panatta era come detto arrivato in semifinale al Roland Garros, battendo tra gli altri Ilie Nastase e venendo sconfitto solo da Bjorn Borg dopo 4 set. Insomma l’approdo alla finale Europea non sembrava assolutamente impossibile…ed invece accadde l’imponderabile. Si iniziò proprio con il singolare Jauffret-Panatta. Adriano sembrò la brutta copia di quanto visto solo pochi giorni prima su quegli stessi campi. Lento, svogliato, probabilmente non favorito dalle forti piogge che erano cadute in quei giorni su Parigi e che ostacolarono anche la stessa sfida. Il campo era molto lento e le palle abbastanza pesanti. Per quel vecchio volpone di Jauffret fu un gioco da ragazzi mettere nell’angolo il nostro numero 1 e superarlo in 3 set, 1-0 Francia. Corrado Barazzutti però non temeva la garra, Dominguez non era un mostro di continuità e dopo aver vinto il primo set raccolse appena 4 game nei tre seguenti, 1-1 e tutto in equilibrio prima del doppio. Troppo solidi Panatta e Bertolucci per la coppia Dominguez/Jauffret, netto 6-1 6-4 6-1 per i nostri, pubblico azzittito e 2-1 Italia, il gioco sembra fatto.

Anche perché la domenica sarebbero scesi in campo per primi Panatta e Dominguez. Vero che Dominguez aveva già battuto Adriano proprio a Parigi nel 1971 e a Roma nel 1973, ma ora Adriano sembrava nettamente più in forma dell’ostico francese e quindi si riteneva fattibile la vittoria del nostro nr.1. Ed invece l’orgoglio francese unito ad un Panatta in condizioni pessime crearono le basi per la rimonta dei nostri avversari. Dominguez ebbe la meglio in 4 set e tutto si decise nel singolare finale tra Barazzutti e Jauffret. La pioggia che già aveva ritardato l’inizio del primo singolare ostacolò anche lo svolgimento del secondo. Jauffret fece valere in tutto e per tutto la sua esperienza, Barazzutti fece molta fatica ad opporre resistenza alle discese improvvise del suo avversario, il pubblico recitò in pieno il suo ruolo, l’ambiente si fece carico ed ostile verso i nostri. Insomma una vera e propria corrida dove Jauffret recitava il ruolo del torero e Barazzutti provava ad incornarlo. Cala l’oscurità sul Roland Garros, Jauffret chiude il terzo set e si porta avanti due set a uno, match sospeso, si riprende l’indomani. Barazzutti il lunedì rientra in campo pronto a vendere cara la pelle, porta a casa il quarto set e riaccende le speranze italiche. Ma Jauffret la sa lunga, molto lunga. Nel quinto set non sbaglia una palla, finisce 6-3 per lui, la Francia vince 3-2 e noi veniamo subito eliminati.

Le polemiche divamparono tra gli addetti ai lavori al ritorno in Italia dei nostri. Primo a finire sul banco degli imputati Adriano Panatta (verso il quale anche in futuro non mancheranno mai le critiche per le sue prestazioni talvolta opache contro avversari di medio livello), colpevole di aver perso entrambi i singolari. Ma il dito venne puntato anche contro Fausto Gardini, ritenuto incapace di governare il talento di Adriano e soprattutto accusato di essere troppo distante dai giocatori caratterialmente. Alla fine Gardini sarà sostituito e si deciderà di far sedere sulla panchina di capitano il mostro sacro del tennis italiano, Nicola Pietrangeli. Mai scelta sarà più azzeccata, ma questa è un’altra storia. Di seguito il dettaglio della sfida del 1975

20-22 giugno 1975, Parigi, clay, outdoor, Zona Europea, semifinale B
FRANCIA-ITALIA 3-2

Jauffret-Panatta 6-1 6-4 8-6
Barazzutti-Dominguez 4-6 6-0 6-1 6-3
Bertoucci/Panatta-Dominguez/Jauffret 6-1 6-4 6-1
Dominguez-Panatta 6-3 1-6 7-5 6-3
Jauffret-Barazzutti 6-2 4-6 6-3 3-6 6-3

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